Andrea Gabban
Secondo l'analisi dell'ecologia dei media, quello radiofonico è un medium caldo, in quanto particolarmente adatto alla trasmissione di un linguaggio complesso e razionale (cfr. Postman 1985:112). Nonostante ciò, Marshall McLuhan nota che i suoi subliminal depths […] are charged with the resonating echoes of tribal horns and antique drums (McLuhan 1964:401). La radio, pertanto, sembra collocarsi a metà nello spettro dei media, tra quelli tipografici e caldi (come la stampa) e quelli elettrici e freddi (come la televisione). Mentre i primi hanno una forte inclinazione verso lo sviluppo di una mentalità individualistica e razionale, gli altri favoriscono il ritorno del pensiero analogico tipico delle società tribali.
Ciononostante, nel suo uso storico, la radio sembra più spostata verso questi ultimi, contribuendo così a infliggere un duro colpo alla «Gutenberg galaxy» dei primi, egemoni fino a fine Ottocento, prima del loro definitivo tramonto a causa della comparsa della televisione. Questa svolta epocale nei media dominanti ha provocato molti eventi traumatici nella fase intermedia (quando cioè i media tipografici non erano ancora del tutto sconfitti) oppure quando tentavano di sopravvivere adattandosi alle caratteristiche degli ormai vittoriosi rivali. Cercheremo qui di analizzare gli effetti sulla psiche umana di queste fasi di svolta, prendendo ad esempio The Plot Against America (2004) di Philip Roth e Host (2005) di David Foster Wallace.
The Plot Against America è un romanzo ucronico, vale a dire un testo ambientato in un mondo in cui la Storia ha preso una svolta diversa rispetto al nostro. In particolare, il romanzo di Roth narra il percorso che gli Stati Uniti avrebbero intrapreso se le elezioni presidenziali del 1940 fossero state vinte dall'aviatore filonazista Charles A. Lindbergh, anziché da Franklin Delano Roosevelt. Fin dall'inizio, questa scelta produce nel lettore l'impressione che Roth non volesse cambiare semplicemente il nome del Presidente americano, né il suo atteggiamento nei confronti del popolo ebraico, ma piuttosto la reazione psicologica dell'intero popolo statunitense ai media più diffusi dell'epoca, e alla radio in particolare (cfr. Lamberti 2019).
Per McLuhan (1964: 399), l'ascesa del fascismo in tutta Europa fu profondamente influenzata dall'abilità di dittatori come Adolf Hitler di far risuonare di nuovo gli antichi legami tribali in una popolazione ancora particolarmente sensibile a essi. Nella letterata società americana, al contrario, questo non si verificò prima degli anni ‘60 grazie ai frequenti discorsi radiofonici del presidente Roosevelt, il quale had learned [...] how to use the hot radio medium for his very cool job of fireside chatting (ivi:401).
Tuttavia nell'invenzione ucronica di Roth, Roosevelt non viene mai mostrato parlare alla radio. Lindbergh e i suoi sostenitori, invece, dominano i media, riuscendo così a influenzare profondamente la percezione popolare del dibattito politico. All'inizio del romanzo, ad esempio, le famiglie ebree di Newark sono scioccate dalla vittoria di Lindbergh alle primarie repubblicane e si riversano nelle strade in camicia da notte per condividere con i vicini la loro preoccupazione per il futuro:
But what shocked a child most was the anger, the anger of men whom I knew as lighthearted kibbitzers or silent, dutiful breadwinners who all day long unclogged drainpipes or serviced furnaces or sold apples by the pound and then in the evening looked at the paper and listened to the radio (Roth 2004:16).
Il suono del tamburo tribale spinge questi membri della classe operaia a rispondere alla dichiarazione di guerra dei villaggi vicini, vale a dire i quartieri bianchi, anglosassoni e cattolici che circondano il loro. In questo modo, il prevalere di Lindbergh su Roosevelt nell'uso dei media provoca una netta divisione nella cittadinanza tra coloro che adorano religiosamente il nuovo Presidente e l'idea di America che incarna e coloro che lo odiano in modo altrettanto cieco.
Questa polarizzazione radicale delle posizioni politiche è rappresentata chiaramente nel secondo capitolo di The Plot Against America, quando viene narrato come Herman Roth, il padre del protagonista, ne sia influenzato a tal punto da assumere comportamenti ossessivi e rovinare il tanto atteso viaggio della famiglia a Washington D.C. Nella capitale, infatti, Herman non riesce a trattenersi dal criticare Lindbergh ogni volta che ne ha l'occasione, attirandosi così molte occhiate di sdegno da parte degli altri turisti. Tuttavia, a Washington, la famiglia Roth è vittima, oltre che del comportamento di Herman, anche di ingiurie antisemite. L'ultima sera della vacanza, infatti, un uomo aggredisce Herman nel ristorante dove stavano cenando e gli dà del loudmouth Jew (ivi:78), peggiorando così il senso di claustrofobia dei Roth, che ritengono che in America non sia più garantita agli ebrei una condizione di vita accettabile, esattamente come accade in Germania.
È interessante notare che questo bisogno di uno spazio psicologico e politico, detto in tedesco lebensraum (spazio vitale), è per l'appunto ciò che McLuhan riteneva ossessionare i tedeschi dopo la loro débâcle nella Prima Guerra Mondiale. Facendo pressione su questo bisogno ancestrale di spazio attraverso la sua abilità nell'uso della radio, Hitler fece implodere le differenze interne alla popolazione tedesca, portando così allo scoppio del conflitto mondiale e dell'antisemitismo (cfr. McLuhan 1964:403).
Un altro aspetto su cui i media elettrici hanno un forte impatto è il modello dell'uomo politico. Lindbergh è l'incarnazione di un nuovo tipo di statista (se così può essere definito), che nella realtà in cui viviamo ha preso piede solo dopo l'invenzione della TV, e la conseguente importanza dell'apparenza. Il Lindbergh del romanzo, però, non ha nulla da invidiare a un Ronald Reagan: ambedue, infatti, sono già famosi prima di scendere nell'agone politico - il primo come pioniere dell'aviazione, mentre il secondo come attore - sono ambedue molto più attraenti dei loro rivali e ambedue fanno leva su queste caratteristiche per dare forza ai loro argomenti.
Nel romanzo di Roth, infatti, con l'eccezione del discorso realmente tenuto a Des Moines, Lindbergh non rivolge mai alla nazione più di qualche parola. Nel Labor Day del 1940, ad esempio, il modus operandi politico che manterrà costante per l'intero romanzo si manifesta per la prima volta: anziché partecipare a una parata ufficiale a Detroit, Lindbergh vola a Long Island sul suo leggendario Spirit of St. Louis e, una volta sceso dall'aeroplano, rivolge alla folla un discorso estremamente conciso:
"My intention in running for the presidency," he told the raucous crowd once they had stopped chanting his name, "is to preserve American democracy by preventing America from taking part in another world war. Your choice is simple. It's not between Charles A. Lindbergh and Franklin Delano Roosevelt. It's between Lindbergh and war.” (Roth 2004:30)
Dopo queste pochissime parole, il Presidente dorme per qualche ora, quindi riprende a volare verso la destinazione successiva. Un tale comportamento è reso possibile dal fatto che, a causa dell'azione dei nuovi media, le persone non sono più realmente interessate ai pensieri di un politico, né alle sue parole, ma solo alla sua capacità di guadagnarsi la loro simpatia grazie all'apparenza o attraverso delle vere e proprie vanterie. In questo modo, la pubblicità diventa la metafora più veritiera per il discorso politico e le elezioni si trasformano nel mero selling of a President (Postman 1985:126; cfr. anche Lamberti 2019). Naturalmente, la radio influisce solo in misura minore su questa trasformazione, mentre il medium che davvero gioca un ruolo centrale è il quotidiano, sulle cui pagine ognuno poteva vedere la politica e la pubblicità semplicemente giustapposte.
L'abilità nell'uso della radio quanto dei quotidiani è ciò che caratterizza Walter Winchell, ritenuto dagli oppositori di Lindbergh una sorta di Presidente ombra, al posto di un Roosevelt sorprendentemente silenzioso. Winchell, un famoso giornalista di origini ebraiche che scriveva una colonna di gossip sui giornali nazionali, riveste un ruolo importante in The Plot Against America in quanto conduttore di un programma radiofonico di carattere politico che diventa l'ultimo baluardo contro il culto della personalità di Lindbergh regnante tra i media e la popolazione.Perciò i Roth e le altre famiglie, perlopiù ebraiche, preoccupate delle idee antisemite di Lindbergh, ascoltano il programma di Winchell con un'attenzione quasi religiosa.
In particolare, Herman Roth, ancora in preda a un interesse fanatico per la politica, attende spesso con ansia di poter sentire l'opinione di Winchell ogni volta che Lindbergh prende un provvedimento ritenuto discriminatorio dalla comunità ebraica, oppure quando incontra i suoi compromettenti alleati della Germania nazista. Quest'ansia ha a che fare con l'abilità di Winchell in quanto giornalista scandalistico di essere un suonatore del Broadway beat e the symbolic "gunman" reporter (McLuhan 1951:19).
Sarà proprio Winchell nel suo ruolo di pistolero simbolico a condurre il romanzo al suo finale ben poco rassicurante. A ridosso delle elezioni di mid-term, infatti, Lindbergh decide di lanciare Homestead 42, un piano di trasferimento forzoso a spese dello Stato di alcune famiglie di immigrati (ebrei, in particolare) verso zone dell'America considerate fino ad allora refrattarie, o al di sopra delle loro possibilità economiche (cfr. Roth 2004:204).
Com'è naturale, la comunità ebraica di Newark, tra cui anche i Roth, è presa dal panico all'idea di essere trasferita a migliaia di chilometri da dove ha sempre vissuto. In particolare, il loro disagio aumenta all’idea di dover andare a vivere in un luogo in cui sarebbe stata facilmente riconosciuta come aliena dalla maggioranza dei cristiani autoctoni a causa del diffondersi delle malelingue. Per queste ragioni, Homestead 42, pericolosamente simile ai campi di concentramento nazisti, viene attaccata da Winchell con un lungo discorso nel suo programma radiofonico, a causa del quale la già tesa situazione politica peggiora al punto di portare gli Stati Uniti sull'orlo di una nuova guerra civile.
Il discorso di Winchell è un esempio perfetto del nuovo linguaggio tipico dei media elettrici e chiarisce la metafora di McLuhan del giornalista come pistolero. Fin dalle primissime frasi, Winchell parla con un ritmo molto sostenuto, concepito come un mezzo per impedire l'abbassamento dell'attenzione degli ascoltatori grazie al rat-a-tat-tat of the vocal delivery (McLuhan 1951:19). Ecco come il cowboy Winchell apre il fuoco contro Homestead 42:
Good evening, Mr. and Mrs. America and all the ships at sea. Let's go to press! Flash! To the glee of rat-faced Joe Goebbels and his boss, the Berlin Butcher, the targeting of America's Jews by the Lindbergh fascists is officially under way. The phony moniker for phase one of organized Jewish persecution in the land of the free is 'Homestead 42'. Homestead 42 is being aided and abetted by the most respectable of America's robber barons - but don't worry, they'll be rewarded in giveaway tax breaks by Lindbergh's Republican henchmen in the next pro-greed Congress (Roth 2004:228).
Già da queste prime frasi si nota che Winchell, per quanto abbia ragione in merito alla politica di Lindbergh, non esprime la sua indignazione attraverso una struttura razionale del discorso (o per lo meno il suo ragionamento non viene esplicitato). Ciò significa che, a differenza di quanto avveniva nei dibattiti presidenziali dell'Ottocento (cfr. Postman 1985:48-49), il nuovo modello del discorso politico non è più basato sulla logica e a ciascun candidato non è necessariamente garantito un medesimo spazio di parola. Al contrario, il romanzo di Roth mostra come quella di Winchell sia l’unica voce dissidente in uno spazio mediale altrimenti dominato da Lindbergh e dalla retorica a lui favorevole. Inoltre, gli ascoltatori del programma vengono travolti da un linguaggio pirotecnico, basato su esclamazioni - come Let's go to press! Flash! - e caricature.
Così, Joseph Goebbels, ministro della propaganda del Terzo Reich, diventa rat-faced Joe Goebbels e lo stesso Hitler viene apostrofato the Berlin Butcher. Neppure i politici e gli imprenditori americani sono risparmiati dal vivido linguaggio di Winchell: mentre i primi sono definiti Republican henchmen in un Congresso dell’avidità, gli altri vengono ironicamente chiamati the most respectable of America's robber barons. Ancora, Homestead 42 non sarebbe altro che il finto nomignolo di un programma che è destinato a condurre l’America a una soluzione finale sul modello di quella tedesca, la cui messa in pratica è resa possibile dall’alleanza fra Lindbergh e i più spregiudicati operatori finanziari, comprati dal governo in cambio di una politica fiscale vantaggiosa.
Il resto del discorso di Winchell è caratterizzato dalla ripetizione di termini come Item e Scoop! (Roth 2004:229), pensati per mantenere alta l’attenzione e caratterizzare rispettivamente il punto di vista del reporter sui fatti e le sue previsioni sui piani futuri di Lindbergh. Improvvisamente, Winchell interrompe il programma per dare spazio alla pubblicità, lasciando così liberi gli ascoltatori di esprimere i loro commenti su quanto hanno appena sentito. Ad esempio, Sandy Roth, il primogenito di Herman, nonché uno dei molti ebrei americani affascinati da Lindbergh, reagisce violentemente e insulta il reporter dandogli, fra le altre cose, del bugiardo (ivi:230). Nel frattempo, sua madre è trattenuta al telefono per ore dalle continue chiamate di amici e vicini, completamente nel panico al pensiero di ciò che accadrà.
Come mostrano questi due esempi, l’unico effetto del discorso di Winchell è quello di completare la divisione interna alla società americana che era stata originata dalla propaganda di Lindbergh. In virtù dell’aforisma per cui the medium is the message (McLuhan 1964:17), infatti, gli ascoltatori non sono influenzati tanto dalle giuste parole del reporter contro la presa di potere del fascismo negli Stati Uniti; al contrario, sono preda dello stile di comunicazione tipico del medium radiofonico, cioè il declino della logica come base del discorso politico e la nascita di una nuova mentalità tribale sulle ceneri del nazionalismo.
Per quanto possa apparire paradossale, non fa molta differenza se la radio viene usata per instillare paura nella popolazione o per difendersi da essa, se manca the playful approach necessary for tackling new and obscure relationships (ivi:401). Questo era ovviamente il caso di Roosevelt e dei suoi fireside chats e non è un caso che nel romanzo di Roth non sia lui a opporsi a Lindbergh, lasciando invece spazio a Winchell. Infatti, l’obiettivo del giornalista non sembra essere quello di riunire la popolazione americana negli ideali di libertà e tolleranza che ha dimenticato a causa di Lindbergh, ma semplicemente di combattere per i diritti della sua fazione, senza preoccuparsi di ristabilire l’unità nazionale. Per fare ciò, infatti, sarebbe necessaria una diversa retorica, se non proprio un diverso medium.
La violenza, dunque, si prende la scena. Sia Winchell che Lindbergh muoiono, l’uno ucciso da alcuni simpatizzanti nazisti, l’altro scomparendo in un incidente aereo di cui non si trovano tracce, mentre il rinato Ku Klux Klan e le gang di immigrati si contendono il dominio del territorio. In questo modo, per impedire all’America di prendere parte alla Seconda Guerra Mondiale, Lindbergh ha condotto la nazione a una guerra civile molto simile alla faida fra due villaggi preistorici. Nel frattempo, la politica nazionale si trasforma in un intrigo degno di un film di spionaggio. Il vicepresidente Burton Wheeler assume su di sé la presidenza in pectore, mentre la moglie di Lindbergh e il suo amico, il rabbino Bengelsdorf, vengono imprigionati fino a quando, dopo ulteriori scontri, Wheeler viene destituito e il Congresso prende il potere per il tempo necessario a organizzare nuove elezioni. Il voto segnerà la rinascita di Roosevelt, appena in tempo per fronteggiare l’attacco giapponese a Pearl Harbor e riportare la Storia sui binari che conosciamo.
Nonostante ciò, per i lettori si pone ora il problema di identificare il complotto contro l’America che dà il titolo al romanzo: si trattava del tentativo di Lindbergh di instaurare un regime fascista negli Stati Uniti? O, come sostenevano i teorici del complotto, era tutto un tentativo di Hitler di conquistare il mondo tenendo fuori l’America dalla guerra attraverso il suo burattino Lindbergh? Forse, entrambe queste teorie non corrispondono alla realtà. Il vero complotto contro l’America (o meglio, contro il mondo) è vivo e vegeto nella nostra realtà almeno quanto in quella del romanzo e consiste nella manipolazione della società civile, da parte del potere politico ed economico, e attraverso i pericolosi effetti che i nuovi media hanno su chi li utilizza in modo ingenuo.
Occupandosi di un momento storico completamente diverso da quello del romanzo di Roth, David Foster Wallace chiarisce, nel suo saggio "Host", in che modo l’ucronia di The Plot Against America sia in realtà molto più simile al mondo in cui viviamo di quanto possa sembrare sulle prime.
Inviato come un corrispondente del The Atlantic a scrivere un reportage da dietro le quinte del John Ziegler Show, Wallace apre il suo resoconto con una descrizione del conduttore e degli studios della radio in cui lavora, la KFI del sud California. Improvvisamente, il suo discorso viene interrotto da una voce molto sicura di sé, che afferma con decisione: And I'll tell you why - it's because we are better than they are (Wallace 2005:277). Si tratta di Ziegler stesso, che sta parlando della decapitazione di un cittadino americano, Nick Berg, a opera di una cella terroristica legata ad al-Qaeda. Basandosi su questa tragedia, Ziegler ritiene quindi di poter definire la civiltà americana migliore di quella araba.
Com'è facile supporre, Wallace non concorda con il conduttore radiofonico e comincia a elencare le possibili obiezioni al suo pensiero. Ciò che davvero colpisce, però, è che nessun membro dello staff tecnico sembra preoccuparsi minimamente della gravità di ciò che Ziegler sta dicendo. La ragione, secondo Wallace, sarebbe che sono avvezzi ai codici e alle necessità dei talk show radiofonici a larga scala (cfr. ivi:281). Infatti, al contrario di quanto avviene per un giornalista, il cui mestiere implica un'assunzione di responsabilità su quanto dice, Ziegler è un semplice intrattenitore, la cui unica responsabilità è, secondo lo slogan di KFI, di essere stimolante (cfr. ivi:282).
L'ossessione per l'intrattenimento è una conseguenza tipica dell'ambiente psicologico creato dall'apparizione dei media elettrici di cui parlava Roth e portato all'estremo dalla televisione. In TV, ogni cosa va analizzata in relazione al divertimento che può suscitare nello spettatore, senza preoccuparsi di quanto possa sembrare tragica secondo una prospettiva razionale. La televisione ha pertanto plasmato i suoi spettatori a tal punto da averci abituato a interpretare persino la notizia di un omicidio come una possibile fonte di svago (cfr. Postman 1985:87).
A causa della enorme pervasività della televisione nella cultura occidentale, questo ambiente di perenne piacere, definito Age of Show Business, si è poi esteso in vari modi agli altri media. Ad esempio, la radio, soprattutto grazie all'influenza dell'industria della musica pop, ha contribuito enormemente a fornire un nuovo tipo di linguaggio alla società americana prima e occidentale poi (cfr. ivi:92). L'equiparazione delle notizie capaci di scatenare una forte reazione emotiva negli spettatori (o Monsters, come sono definite nel gergo radiofonico; cfr. Wallace 2005:279) con i successi della musica pop è poi ribadita nel saggio di Wallace da una conversazione tra Ziegler e la sua produttrice, che lo rimprovera per non aver dato sufficiente rilievo a un processo per stupro di gruppo. Quando Ziegler prova a sottolineare che il fatto era già stato trattato ampiamente nei programmi del mattino e del pomeriggio, la produttrice lo mette a tacere introducendo la similitudine con una nuova canzone di Christina Aguilera. Il pezzo, infatti, in virtù del suo valore commerciale per la radio, sarebbe comunque stato mandato in onda anche la sera (cfr. ivi:309).
Nell'analisi di Wallace (cfr. ivi:312-316), i talk show radiofonici a carattere politico come quello di Ziegler sarebbero la conseguenza di tre eventi degli anni Ottanta. Il primo è il suddetto rilievo dell'industria musicale, grazie alla maggiore fedeltà resa possibile dalla radio FM, che costrinse pertanto le stazioni AM a cercare altri modi per sopravvivere. Il secondo è l'abolizione da parte di Ronald Reagan della Fairness Doctrine, una sorta di par condicio perpetua promulgata da Roosevelt, che costringeva ogni radio a dare lo stesso spazio a ogni partito dello schieramento politico. Infine, vi fu il grande successo di Rush Limbaugh, iniziatore della radio ultraconservatrice, che riteneva che i media mainstream fornissero una visione politica di parte a favore delle posizioni liberali. Questi tre eventi contribuirono dunque a eliminare l'idea dei programmi politici alla radio come di un servizio pubblico, gettandoli una volta e per tutte nel regno della corsa selvaggia al profitto.
La teoria di Limbaugh del Mainstream Media’s Liberal Bias (ivi:315), in particolare, si presta bene a capire il cambiamento avvenuto dai tempi di Roosevelt. Limbaugh, infatti, sarebbe riuscito a replicare ciò che, secondo McLuhan (1964:401), Roosevelt era stato in grado di fare per primo, vale a dire crearsi un ambiente favorevole attirando su di sé le critiche dei giornali, che venivano quindi sfruttati in relazione al suo progetto radiofonico. Tuttavia, durante i fireside chats, Roosevelt aveva un'attitudine familiare che serviva a rilassare i cittadini preoccupati e che suscita un effetto molto diverso dalla ostentata sicurezza di Limbaugh (cfr. Wallace 2005:301), creata invece per risuonare con la rabbia di chi si sente perennemente assediato dal demone del politicamente corretto.
Mentre la gente negli anni Trenta e Quaranta, nonostante stesse vivendo tempi duri, si sentì rassicurata dalle parole di Roosevelt, che riuscì pertanto a rinforzare il legame di appartenenza al popolo americano, gli ascoltatori della radio contemporanea sono esposti - e dunque influenzati - a una filosofia che, nelle parole di Ziegler stesso, si basa sulla premessa che la civiltà statunitense sia destinata a crollare. Lo scopo del programma, quindi, diventa denunciare la situazione di decadenza e cercare di allontanare l'apocalisse il più possibile, senza però dimenticare di godersi il più possibile lo spettacolo dell'affondamento di questo secondo Titanic (cfr. ivi:279n.). Il nichilismo di Ziegler è la filosofia perfetta per la Age of Show Business, in quanto riprende quel misto di ironia e autocoscienza quasi metaletteraria che Wallace ritiene essere caratteristico della televisione (cfr. Wallace 1990).
Sia Limbaugh che Ziegler, infatti, mostrano di essere molto orgogliosi del loro senso dell'umorismo. Nella migliore tradizione televisiva (e postmoderna), si lasciano spesso andare all'autoironia, rispettivamente attraverso il tono di voce e l'uso di una sintassi pseudo-accademica, che impediscono di capire con chiarezza in che misura credano davvero a ciò che dicono. Inoltre, esattamente come Winchell, ambedue amano alleggerire i temi forti dei loro programmi attraverso dei motti di spirito (Wallace 2005:316). Ziegler, poi, grazie all'ulteriore avanzamento tecnologico dei computer e di Internet, carica le sue battute sulla sua pagina nel sito della KFI, in una sezione significativamente chiamata «Zieglerisms» (ibidem). Così facendo, riesce a creare un legame ancora più profondo con i suoi ascoltatori attraverso la condivisione di uno stesso linguaggio e di una lista comune di aforismi.
Oltre alla lotta contro i liberali e la loro ossessione del politicamente corretto, la tribù dei talk show radiofonici è spesso lacerata da scontri intestini. Se, infatti, Neil Postman notò come negli anni '80 the trend in call-in shows is for the “host” to insult callers whose language does not, in itself, go much beyond humanoid grunting (Postman 1985:112), vent'anni più tardi Wallace mostra chiaramente come una volta tanto non si trattasse di una moda passeggera.
Questa maleducazione da parte del conduttore è dovuta in parte alla necessità per chi ascolta il programma per la prima volta di superare una sorta di rito di iniziazione, attraverso il quale possono sentirsi come gli iniziati di un culto misterico, depositari cioè di un segreto ignoto a chiunque altro. È il caso, ad esempio, del Phil Hendrie Show, il cui presentatore imita le voci di ospiti fittizi a cui fa sostenere a spada tratta opinioni irricevibili – come il diritto di un uomo di lasciare la moglie che ha appena subito una mastectomia, o di un allenatore della categoria pulcini di infliggere punizioni corporali ai suoi giocatori (cfr. Wallace 2005:302) – con l'unico scopo di indispettire gli ascoltatori neofiti per poi litigare con quelli che chiamano. Alla fine di ogni trasmissione, però, Hendrie rivela che non c'era alcun ospite e tutta la discussione non era nient'altro che uno scherzo. A quanto pare, il successo di un programma come questo dipende dalla volontà degli spettatori di deridere coloro che, ignari della montatura, se la prendono sul serio con Hendrie e l'emittente radiofonica.
Anche per i membri stabili della tribù, però, ottenere un'udienza con il capovillaggio è tutt'altro che semplice. C'è bisogno, infatti, di superare una prima selezione a opera dello screener – un impiegato che ascolta tutte le chiamate e decide poi quali possono essere trasmesse, – il quale poi mette in ulteriore attesa un massimo di otto di loro sulla console del conduttore. Tuttavia, coloro che riescono finalmente a parlare in diretta non rappresentano affatto un campione fedele del pubblico. Infatti, gli ascoltatori dei talk show radiofonici sono per lo più maschi, ma nelle chiamate trasmesse si cerca di raggiungere una paradossale parità di genere, perché sentire voci femminili di tanto in tanto risulta piacevole per gli spettatori (ivi:328).
Alcune delle chiamate effettivamente trasmesse potrebbero poi esprimere disaccordo con le posizioni espresse dallo speaker. In questi casi, potrebbe succedere che l'accesa discussione che ne segue finisca per essere stimolante quanto la cronaca di un Monster (ivi:334), grazie all'abilità del conduttore di rinforzare la sua leadership carismatica. Egli, infatti, potrebbe esibirsi in una prova di eloquenza capace di riempire gli ascoltatori più fedeli di un orgoglio pari a quello degli Achei testimoni delle leggendarie imprese di Achille.
Simile è anche la violenza coinvolta. Ziegler, infatti, mostra un'abitudine ad attaccare membri di spicco della comunità afroamericana, come O.J. Simpson e Kobe Bryant, dando per sicura la loro colpevolezza fin dal giorno stesso del loro arresto, nonché a esprimere opinioni come l'esistenza di una distinzione mentale between people who just happen to be black and people who act like niggers (ivi:320). Queste dichiarazioni possono creare nella comunità un trauma comparabile a quello di veder trascinare il corpo di Ettore nel fango davanti alle mura cittadine.
Un'altra ragione per cui uno speaker dovrebbe comportarsi in questo modo nei confronti dei suoi ascoltatori, rischiando così di perderli, è più sottile e ha a che fare con ciò che Wallace chiama «persona» (ivi:301), cioè il suo stile di conduzione. Certamente, gli ascoltatori preferiscono pensare che colui con cui hanno indirettamente a che fare spesso per molte ore al giorno si stia comportando nel modo più naturale possibile, mentre invece per condurre uno show alla radio è necessaria una grande preparazione. A causa di ciò, Ziegler è solito annunciare all'inizio del programma, a mo' di slogan, che il suo è lo show in cui il conduttore pensa ciò che dice e dice ciò che pensa (cfr. ivi:303).
Un litigio occasionale con gli spettatori più infervorati può dare l'impressione che lo slogan corrisponda alla realtà, basandosi sul presupposto che, se lo speaker stesse mentendo per ottenere popolarità, non avrebbe bisogno di difendere le sue opinioni con tanta fermezza. Questo ragionamento, però, non tiene in considerazione quanto stimolante possa risultare quella discussione in diretta, né il fatto che, seppur qualche ascoltatore possa essere davvero perso, il grosso dei fan adorano questo tipo di scambi, soprattutto perché è difficile immaginare che un professionista come il conduttore possa uscirne sconfitto. In un modo o nell'altro, dunque, il potere economico che sta dietro alle emittenti radio ha sempre la meglio sugli ascoltatori ignari dei meccanismi di funzionamento del medium.
Nella nostra epoca, il linguaggio dominante sui media elettrici - dalla radio fino ai social network - favorisce dunque le divisioni interne alla società, facendo riemergere fenomeni quali l'odio per il diverso. La letteratura, quando è risultato di una riflessione e non mero oggetto di consumo, ci aiuta ad acquisire consapevolezza di questi pericoli e ricondurli non soltanto all'azione effimera di qualche uomo politico, ma alla struttura stessa della comunicazione che tutti, a prescindere dalle differenze di contenuto, condividiamo senza rendercene conto.
Una volta identificati questi pericoli, l'unica possibile soluzione è assumere un atteggiamento simile a quello di Roosevelt nei confronti della radio. Non serve, infatti, opporsi nettamente all'avanzata dei nuovi media, tentando di riportare la società indietro di decenni e fingendo che certe tecnologie non siano mai esistite. Al contrario, bisogna assumere una mentalità giocosa, che sappia farci inghiottire dal gorgo mediale che ci trascina verso il fondo, lasciando che a salvarci sia un divertimento uguale e contrario a quello prodotto dalla televisione, un divertimento nato dal distacco razionale che permette di usare in toto le nostre facoltà sensoriali (cfr. McLuhan 1951:v).
LAMBERTI, ELENA (2019). Philip Roth: metastoria, memoria e consapevolezza civica in epoca digitale, «CanadaUSA.net», 21 maggio 2019.
MCLUHAN, H. MARSHALL (1951). The Mechanical Bride: Folklore of Industrial Man, Gingko Press, Corte Madera, CA 2001.
— (1964). Understanding Media: The Extensions of Man, edited by W. Terrence Gordon, Gingko Press, Corte Madera, CA 2003.
POSTMAN, NEIL (1985). Amusing Ourselves to Death: Public Discourse in the Age of Show Business, Penguin, London 2005.
ROTH, PHILIP (2004). The Plot Against America, Vintage, London 2016.
WALLACE, DAVID FOSTER (1990). “E Unibus Pluram: Television and U.S. Fiction”, in A Supposedly Fun Thing I’ll Never Do Again. Essays and Arguments, Abacus, London 1998, pp. 21-82.
— (2005). “Host”, in Consider the Lobster. And Other Essays, Abacus, London 2005, pp. 275-343.
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