Le ancelle del Pequod: retorica biblica tra Margaret Atwood e Herman Melville

Andrea Gabban

In un’intervista a proposito del suo adattamento di Little Women (1868), la regista Greta Gerwig ha lamentato come la letteratura femminile sia poco considerata dai lettori uomini affermando che «è divertente perché [Little Women] è uno dei classici della letteratura americana, giustamente nella lista dei grandi, ma come tanti altri esempi di letteratura di autrici è letto dalle donne e non dai maschi. Eppure noi abbiamo letto Moby Dick anche se non ci sono donne, c’è una balena e un mucchio di maschi» (Finos 2019). Ciò che colpisce in queste parole, oltre ovviamente alla discriminazione subita dalle scrittrici, è la scelta del capolavoro di Melville come emblema della scrittura patriarcale, considerata seria in quanto esclude dal suo campo d’interesse la rappresentazione dell’universo femminile

Se in soccorso a questa assenza potrebbero arrivare le ormai trite giustificazioni di una rappresentazione quanto più verosimile della realtà, a confermare l’assunzione involontaria di Moby Dick allo status denunciato da Gerwig arriva l’uso che ne fa Margaret Atwood in The Handmaid’s Tale (1985). L’opprimente condizione delle Ancelle, infatti, è basata su una lettura fondamentalista della Bibbia che si basa su personaggi e passi che sottendono anche la struttura del capolavoro melvilliano. Questo articolo punta a evidenziare queste analogie per sottolineare il loro trattamento opposto nei due romanzi, che si fanno fondamento della letteratura americana e maschile da un lato, canadese e femminile dall’altro.

1. Il Paese delle donne

2. La nascita di Ismaele

3. La moglie del capitano

4. Conclusioni

5. Riferimenti bibliografici



1. Il Paese delle donne 

Nel 1967, il centenario della formazione della Confederazione canadese venne celebrato dai cittadini per costruire una nazione sempre più indipendente dalla madrepatria. Alla distinzione politica, che conducesse alla formazione di uno Stato nazionale, si preferì un movimento intellettuale che puntasse come prima cosa ad accrescere un’identità e un approccio tipicamente canadesi alle arti. In questo senso, prese forma «un accresciuto “nazionalismo” culturale che, sostenuto finanziariamente dal governo centrale, [diede] vita ad una fioritura di iniziative editoriali e teatrali, intese a valorizzare la produzione locale» (Gebbia 1995: 199). 

Di fronte a questo progetto governativo, molti artisti tornarono a esplorare le origini storiche delle varie discipline in territorio canadese, cercando di valorizzare gli elementi di continuità per rappresentare nelle loro opere un sentire comune a tutti i cittadini. Identificare la nazione canadese permetteva anche di distinguersi dall'oppressione straniera: da un lato, la monarchia inglese, che ancora deteneva il potere sulla Confederazione, dall'altro, gli Stati Uniti, che avevano assunto il ruolo di superpotenza anche culturale che metteva spesso e volentieri in ombra quanto accadeva nel resto del Nordamerica.

In opposizione a questo schiacciamento e all'oppressione straniera, alcune intellettuali canadesi, tra cui la capofila Margaret Atwood, iniziarono a rintracciare le fondamenta della cultura canadese partendo da un primo punto: le sue origini al femminile. Fra i primi testi scritti dai coloni britannici in Canada, infatti, spiccano i travelogues, vale a dire i diari di viaggio che raccolgono le prime impressioni e il difficile rapporto tra gli europei emigrati e la natura selvaggia del luogo in cui si erano trasferiti. L’esempio più importante di questo vero e proprio genere letterario autoctono del Canada è senza dubbio Roughing It in the Bush, pubblicato prima a Londra nel 1852 poi a Toronto nel 1871, la cui autrice è Susanna Moodie, moglie di un soldato britannico che verrà poi nominato sceriffo nel Victoria. Moodie segue il marito e si trasferisce tra i principali insediamenti britannici, riuscendo a cogliere la totalità dell’esperienza canadese. 

L’esperienza di Moodie venne ripresa da Atwood in una raccolta poetica del 1972, intitolata The Journals of Susanna Moodie. In essa, la vita canadese dell’Ottocento è raccontata facendo della scrittrice emigrata un modello di vita alternativo rispetto a quello statunitense. La sofferenza prodotta dal contatto con una wilderness che appare come schiacciante prima di tutto sul piano psicologico è affrontato dalle donne canadesi attraverso una resistenza ostinata e rispettosa. Questo comportamento contrasta con la violenza del pioniere, sempre teso alla conquista di nuovo territorio da plasmare con le proprie mani convinto di rappresentare un popolo eletto che deve lottare alla conquista della terra promessa da Dio.

In queste poesie, la vita di Moodie è ripercorsa così come raccontata nei suoi travelogues, dall’arrivo in Canada fino al momento della morte. Atwood, tuttavia, decide di fare un passo ulteriore, immaginando una sua resurrezione nel Canada degli anni ‘60. In questo contesto, la moglie del soldato colonizzatore diventa un’anziana signora seduta su un autobus di Toronto, con occhi che sembrano fulminare ciò che le sta intorno (Atwood 1972: 61). Questa vecchina minacciosa, che osserva la natura selvaggia del suo Canada trasformata in una giungla cittadina altrettanto difficile da abitare, riesce anche in questo caso a trovare il suo posto nel nuovo ambiente, grazie a una lotta continua che l’ha vista trasformarsi, secondo Atwood, in uno spirito ancestrale, che veglia sulla terra che un tempo le sembrava così aliena. 

Al contrario, in un intervento letterario molto successivo, Atwood estrae dai classici fondativi della letteratura statunitense un modello culturale completamente agli antipodi. In alcuni famosi racconti di Nathaniel Hawthorne, ad esempio, Atwood legge la stessa retorica biblica che sottende Moby Dick come una gabbia asfissiante, in cui molti rimangono rinchiusi e incapaci di esprimere sé stessi:

 

“In ʻThe Maypole of Merry Mount,’ ” I said, “some people having a fun party in the woods are disrupted by the Puritans, who consider them immoral. [...] The Merry Mounters interpret ʻfreedom’ as sexual and individual freedom, the Puritans as freedom to practice their own religion while outlawing the behavior of others. This fight is still going on in America: the same issues come up in every election. In my novel ʻThe Handmaid’s Tale,’ ” I added modestly, “I’ve included them as ʻfreedom to’ and ʻfreedom from.’ ” (Atwood 2012). 

 

La lotta statunitense è dunque totalmente diversa da quella canadese ed è forgiata dalla tradizione puritana di contatto quotidiano con la Bibbia. Sull’origine profondamente religiosa dell’identità a stelle e strisce si basa anche il tentativo da parte di chi si sente investito della missione divina di schiacciare anche con la violenza gli stili di vita alternativi, siano quello degli abitanti di Merry Mount o quello di The Handmaid’s Tale segnato dall’emancipazione femminile. Lo stesso atteggiamento viene poi applicato anche alla natura: se in Canada era una presenza ingombrante e talora fastidiosa con cui si doveva però convivere, proprio Moby Dick rappresenta, nella lettura di Atwood, l’esempio letterario dell’oppressione dei pionieri nei confronti della wilderness: «Moby-Dick is about the oil industry [...]. And the Ship of American State. The owners of the Pequod are rapacious and stingy religious hypocrites. [...] Ahab is a megalomaniac who wants to annihilate nature» (ibidem). 

Da un così diverso modo di rapportarsi tra l’individuo e l’altro, sia esso la natura o altri esseri umani, non può che derivare una stessa diversità nel modo in cui riconoscono e attribuiscono valori letterari. È questo il principio che regola l’uso opposto della retorica biblica nel romanzo di Melville e in quello di Atwood: nel tematizzare passi analoghi, infatti, ciò che lo scrittore statunitense carica di segno positivo è invece negativo per la sua collega canadese e viceversa. I due Paesi del Nordamerica diventano, così, due modelli di vita alternativi per tutto l’Occidente e, dato il successo ottenuto dagli Stati Uniti nel Novecento, definito non a caso il “secolo americano”, il Canada pone la sua identità nazionale più rispettosa delle differenze come panacea per alcuni dei mali che hanno caratterizzato gli ultimi decenni.

 

2. La nascita di Ismaele 

Nella Bibbia si contano numerosi episodi di coppie che, ormai giunte in tarda età, non riescono ad avere figli e sono preoccupate per la continuità della loro stirpe. La soluzione viene spesso da Dio, il quale consente gravidanze miracolose a personaggi devoti che ormai avrebbero oltrepassato l’età fertile. In alcuni casi, però, questi miracoli sono preceduti o persino sostituiti da tentativi più terreni, che prevedono di far accoppiare il patriarca in questione con una giovane schiava della moglie. È questo, ad esempio, il caso di Rachele, ripetuto allo sfinimento nel Centro in cui le Ancelle di Atwood sono istruite sulla loro funzione. La moglie di Giacobbe, che non aveva figli, era gelosa della sorella Lia, che invece aveva concepito due bambini:

 

Then comes the moldy old Rachel and Leah stuff we had drummed into us at the center. Give me children, or else I die. Am I in God’s stead, who hath withheld from thee the fruit of the womb? Behold my maid Bilhah. She shall bear upon my knees, that I may also have children by her. And so on and so forth. We had read it to us every breakfast, as we sat in the high school cafeteria, eating porridge with brown sugar (Atwood 1985: 85).

 

Presso il Centro, l’individualità delle Ancelle veniva oppressa in vista del loro compito futuro e proprio per questo era data una forte enfasi al passo biblico in questione: nello Stato di Gilead, infatti, tutte le donne hanno un ruolo predeterminato sulla base della loro capacità di concepire. Le Ancelle come Offred, in particolare, sono donne nel loro periodo fertile che vengono costrette ad avere figli dai dirigenti della nazione, i Comandanti, al posto delle loro anziane mogli. Su di loro, insomma, grava lo stesso fardello che, nel passo in questione, viene caricato sulle spalle di Bilhah, senza preoccuparsi di chiedere il loro consenso: come la loro controparte biblica, le Ancelle sono schiave di cui i padroni possono disporre a loro piacimento.

La connessione con Moby Dick si esplicita prendendo in considerazione il bambino nato da un’unione simile a quella tra Giacobbe e Bilhah. In un altro passo, infatti, il patriarca Abramo, arrivato in tarda età senza avere figli, avrebbe stipulato un accordo con la moglie Sara affinché potesse dare continuità alla stirpe impiegando una delle loro serve come ricettacolo della gravidanza. La schiava in questione, Agar, partorirà Ismaele, il cui destino sarà poi avversato dalla nascita di Cam e Sem, fratelli originati grazie al miracolo divino dall’unione legittima tra Abramo e Sara:

«Soggiunse poi l’angelo del Signore: | “Ecco, sei incinta: partorirai un figlio | e lo chiamerai Ismaele, | perché il Signore ha ascoltato la tua afflizione. | Egli sarà come un onagro; | la sua mano sarà contro tutti | e la mano di tutti contro di lui | e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli”» (Gn 16, 11-12 CEI).

Come spiega Greil Marcus (2009: 285), il destino di Ismaele, così come la figura omonima nel romanzo di Melville, esprime al meglio la condizione del popolo americano. Nell’incipit del romanzo, «Call me Ishmael» (Melville 1851: 16) significherebbe la volontà di assumere su di sé un nome che non è necessariamente quello conferito alla nascita, ma rappresenta piuttosto il destino di cui l’individuo si sente portatore, che è quello di chi è dominato da una volontà continua di scontro e rivalsa nei confronti degli altri.  

Al contrario, nel romanzo di Atwood, Offred e le altre Ancelle svolgono piuttosto il ruolo di Agar: l’ostilità di cui sono fatte oggetto dalle Mogli dei Comandanti non è da imputare al loro carattere, com’è invece il caso di Ismaele, ma al disinteresse di Abramo, che permette alla moglie Sara di maltrattare la schiava punendola per i suoi comportamenti. Nel racconto biblico, infatti, Sara maltratta Agar credendo che la schiava, dopo l'unione col marito, si mostrasse più altezzosa nei suoi confronti.

Il rapporto tra Offred e Serena Joy, moglie del Comandante cui è stata assegnata, si basa fin dal loro primo incontro su premesse analoghe. Da un lato, la Moglie manifesta odio e gelosia nei confronti dell’Ancella, promettendole punizioni severe per ogni minima trasgressione. D’altro canto, però, Offred coltiva una superiorità interiore, animata dal disprezzo per la vita inutile e agiata della padrona. Il rapporto illecito che instaura col Comandante la fa gioire segretamente sia per la possibilità di sottrarsi al volere di Serena Joy sia per le notizie sui suoi affetti dal mondo di prima dell'ascesa di Gilead.

La polarizzazione Canada-Stati Uniti e donna-uomo, insomma, viene accentuata da Atwood, conferendo una dignità personale e una psicologia approfondita ai personaggi lasciati sullo sfondo dal racconto biblico. Su di essi, il racconto di Atwood agisce invertendo il segno del giudizio morale attribuito dalla tradizione: Agar e Offred non sono più semplici strumenti per portare avanti il potere patriarcale che rappresentano tanto Abramo e il Comandante quanto Ishmael, ma personaggi a tutto tondo, degni di decidere per sé stessi. Un procedimento simile, com’è ovvio, non si limita a essere applicato a Ishmael, ma investe anche il protagonista vero e proprio di Moby Dick, quel capitano Ahab il cui nome è altrettanto importante nella Bibbia e nel racconto di Atwood.

 

3. La moglie del capitano 

Verso la fine del romanzo, nel momento in cui la sua complicità segreta con il Comandante porterà allo scioglimento della vicenda, Offred viene condotta segretamente al di fuori della città in cui sembrava essere rinchiusa per sempre, per raggiungere un ambiguo locale in cui la rivoluzione puritana di Gilead sembra non aver avuto effetto. In questo luogo, adibito a valvola di sfogo per i Comandanti stessi, l’Ancella rivede Moira, la sua amica lesbica del mondo di prima, che ha sempre ricordato nel corso delle sue riflessioni notturne come colei che le aveva fatto forza, incarnando quello spirito apertamente ribelle che non aveva il coraggio di abbracciare fino in fondo. Dopo l’avvento di Gilead, Moira si è sottratta alle persecuzioni sempre più violente contro gli omosessuali accettando di prostituirsi nel locale pur di non dover soccombere allo stesso destino di Offred. 

Coerentemente con l’ossessivo richiamo alla Bibbia messo in campo dal regime, il luogo semiclandestino che dà rifugio a Moira porta il nome di Jezebel, figura in cui il discorso religioso sfoga la gran parte dei suoi pregiudizi misogini. Nel racconto biblico, infatti, si tratta di una principessa fenicia che sposa il re di Israele Ahab, riuscendo a sfruttare la debolezza di costui per esercitare il suo potere nell’ombra, fino a introdurre il culto del dio Baal e perseguitare i fedeli di Yahweh. Alla morte del marito in battaglia, i suoi figli furono uccisi in seguito a un colpo di stato e Jezebel fu defenestrata e lasciata in pasto ai cani.

Se per il fanatismo di Gilead il nome di Jezebel è semplicemente sinonimo di prostituta, Moira e Offred ne fanno una sorta di alter ego, richiamandosi alla forza del personaggio biblico e alla sua capacità di piegare l’arrogante mondo maschile al proprio volere. Nel finale del romanzo di Atwood, infatti, anche Offred sfrutta le sue relazioni segrete con tutti i personaggi che le stanno intorno per salvarsi inaspettatamente. Oltre alla complicità con il Comandante, infatti, instaura un patto con la Moglie per concepire un figlio con il giardiniere attribuendone la paternità al suo padrone, intreccia una disperata relazione sentimentale a seguito di quell’incontro clandestino e svolge il ruolo di informatrice per un’altra Ancella, Ofglen, che progetta la fuga dalla loro gabbia oppressiva.

In Moby Dick, al contrario, è il personaggio di Ahab a essere investito di una volontà titanica, per quanto volta al male, e il bellicoso re della Bibbia succube della propria moglie diventa il rappresentante del lato più oscuro dell’universo maschile ritratto nel romanzo, al punto da spingere tutta la propria ciurma al disastro al quale sopravvivrà solo Ishmael. Alla moglie del capitano non è riservata che una breve menzione, tra gli avvertimenti rivolti dal senzatetto-profeta Elijah a Ishmael stesso e a Queequeg, dipingendola come una donna che attende il marito al focolare domestico, esattamente come il regime di The Handmaid’s Tale vorrebbe costringere ogni donna a fare. 

Il differente stile di approccio tra il modello canadese e quello statunitense appare in modo evidente nella differenza tra Offred e Ahab. L’Ancella, infatti, mostra scarsa intraprendenza ma grande spirito di adattamento: nell’intrecciare la rete di relazioni clandestine che le permetteranno di riottenere la libertà non fa altro che cogliere occasioni che le vengono dagli altri, limitando la propria azione a correre il rischio di esporsi a possibili delatori. D’altro canto, Ahab reagisce alla ferita impostargli da Moby Dick rifiutandosi di venire a patti con la sua nuova condizione di invalido e sopravvive solo grazie al pensiero ossessivo della vendetta (cfr. Melville 1851: 82), al punto di organizzare i suoi viaggi per mare con l’unico scopo di uccidere quella specifica balena, e non una qualunque dalla quale ricavare olio.

 

4. Conclusioni

I romanzi di Atwood e Melville si trovano a dare risposte diametralmente opposte alla condizione di vita dei cittadini del Nuovo Mondo. Stati Uniti e Canada assumono modelli di vita molto diversi e sviluppano un’autocoscienza a tale proposito in periodi altrettanto distanti. Certamente, la condizione di Offred è più vicina alla sensibilità contemporanea, anche grazie al fatto di rendersi portavoce di una serie di minoranze storicamente oppresse, dandone però una rappresentazione complessa che evita letture manichee. Dal canto suo, Melville, pur non schierandosi dalla parte di personaggi come Ahab o lo stesso Ishmael, muove una critica solo parziale alla mentalità che incarnano, che investe solo i suoi personaggi e non la cultura che incarnano. 

La retorica biblica risulta fondamentale nell’evidenziare al meglio queste differenze, anche grazie all’importanza che riveste storicamente nella cultura nordamericana. Non bisogna dimenticare, infatti, l’appartenenza a minoranze religiose protestanti di molti coloni, spinti a cercare fortuna oltreoceano proprio per eludere le persecuzioni della madrepatria. Da tale immaginario emerge a pieno la capacità di Atwood di proporre una rivoluzione morale di ampia portata, che non si limiti a identificare i problemi grazie all’allegoria di figure della tradizione, ma che sappia sovvertire la tradizione stessa sottoponendo i suoi personaggi a un sistema valoriale alternativo.



5. Riferimenti bibliografici

Atwood, Margaret (1972). The Journals of Susanna Moodie, Oxford University Press, Don Mills (Ontario) 2016.

— (1985). The Handmaid’s Tale, Houghton Mifflin Harcourt, Boston-New York 1986.

— (2012). Hello, Martians. Let Moby-Dick Explain, «New York Times», 28 aprile 2012.

Finos, Arianna (2019). Greta Gerwig rilegge Piccole donne: “Le ragazze leggono Moby Dick, perché i maschi non Alcott?”, «la Repubblica», 27 dicembre 2019.

Gebbia, Alessandro (1995). “La letteratura anglocanadese”, in Lombardo, Agostino (a cura di), Le orme di Prospero. Le nuove letterature di lingua inglese: Africa, Caraibi, Canada, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1995, pp. 141-219.

Marcus, Greil (2009). ‘Give It Up, Sub-subs!’, in G. Marcus – W. Sollors (eds.), A New Literary History of America, The Belknap Press of Harvard University Press, Cambridge, MA-London 2009.

Melville, Herman (1851), Moby-Dick; or, The Whale, edited by Hershel Parker, 3a edizione, W.W. Norton, New York 2018 (1a edizione, 1967).

 

Foto 1 da ncronline.org (ultima consultazione 08/08/2021) 

Foto 2 da myjewishlearning.com (ultima consultazione 08/08/2021)

Foto 3 da britannica.com (ultima consultazione 08/08/2021)