L’isola del conflitto. Le relazioni Cuba-USA in Cat’s Cradle di Kurt Vonnegut

Andrea Gabban

Nel secondo dopoguerra, fra tutti i Paesi in cui un governo comunista ha avuto momenti di scontro con gli Stati Uniti, Cuba occupa un posto particolare. In seguito alla crisi missilistica del 1962, infatti, il gelo diplomatico tra le due nazioni ha segnato il momento in cui lo scoppio di un conflitto atomico è apparso più drammaticamente vicino. La letteratura dell’epoca, ancora in molti casi impegnata a elaborare gli strascichi traumatici della Seconda Guerra Mondiale, si è tuttavia messa in gioco con un appassionato invito a liberarsi delle ideologie di morte per cercare di salvaguardare la sopravvivenza stessa della specie umana e del pianeta Terra.

In particolare, Kurt Vonnegut scrisse in presa diretta Cat’s Cradle (1963), un romanzo in cui la sua tipica visione apocalittica sul destino dell’umanità va a cozzare in modo ancora più violento che in altre opere con la preghiera disperata del testo a non aggravare le nostre sofferenze con inutili cattiverie.

In questo articolo, vedremo come Vonnegut colleghi direttamente la fine della Seconda Guerra Mondiale alla nuova realtà della crisi cubana e come cerchi di proporre forme di comunità alternative che creino sollievo da un mondo dominato dall’odio reciproco degli Stati nazionali. 

 

1. La bomba atomica e il ruolo della scienza

2. San Lorenzo e la follia della politica

3. Bokonon e la vera religione

4. Conclusioni

5. Bibliografia

 

1. La bomba atomica e il ruolo della scienza

Il romanzo di Vonnegut si apre con il protagonista, un individuo misterioso che si fa chiamare Jonah, che si rivolge direttamente al lettore, narrandogli la sua idea di scrivere un libro in cui intervistare varie personalità americane di spicco per scoprire cosa stessero facendo il giorno in cui furono sganciate le bombe atomiche su Hiroshima. Ben presto, ad attirare l’attenzione di Jonah è il dottor Felix Hoenikker, uno scienziato direttamente coinvolto nella ricerca atomica che ha poi portato allo sviluppo della bomba.

Hoenikker, personaggio di finzione, incarna lo stereotipo dello scienziato pazzo in una maniera inedita, profondamente calata nella realtà della sua epoca. Al contrario del cliché fumettistico dell’inventore impegnato nella ricerca del male, infatti, Hoenikker è pericoloso proprio perché concentrato solamente sulla scienza. La sua completa devozione alla causa della conoscenza gli impedisce di vedere le possibili conseguenze delle sue azioni ed è in questo molto diverso dal dottor Asa Breed, il direttore del centro di ricerca in cui lavorava. 

Entrambi, infatti, non si pongono alcun problema di fronte alla morte che hanno causato indirettamente grazie alle loro scoperte, ma se in Hoenikker ciò avviene per semplice disinteresse nei confronti della realtà, Breed è invece pervaso da una superiorità persino più insopportabile. Ciò è evidente soprattutto quando Jonah, intento nella ricerca dello scomparso Hoenikker, incontra per la prima volta Breed.

Costui lo accompagna in auto in una visita al proprio laboratorio, indicandogli improvvisamente il luogo in cui nel Settecento un uomo fu impiccato per l’omicidio di ventisei persone. Alla domanda di Jonah su quali fossero state le sue ultime parole, Breed afferma che non si era pentito di nulla: 

 

He wasn’t sorry about anything.’

‘Some people are like that.’

‘Think of it!’ said Breed. ‘Twenty-six people he had on his conscience!’

‘The mind reels,’ I said. (Vonnegut 1963: 21)

 

La prosecuzione implicita del dialogo, che rimane sottintesa nel sarcasmo di Jonah, sarebbe quella di far notare a Breed che anche lui, assieme a Hoenikker e a numerosi altri scienziati, ha ucciso, per quanto involontariamente, ben più di ventisei persone. Tuttavia, egli non sembra sfiorato da questi pensieri, ponendosi così al di sopra della moralità che invece ritiene si applichi al caso dell’ignoto assassino settecentesco. Ciò avviene in quanto la retorica della “guerra giusta” per la difesa della libertà che gli Stati Uniti avevano impiegato durante la Seconda Guerra Mondiale lo porta a credere che le sue azioni siano servite a uno scopo più alto, per il quale le leggi ordinarie non si applicano

Questa convinzione di Breed è ovviamente solo un’illusione, dato che l’attacco atomico a Hiroshima fu lanciato quando ormai il destino della guerra era già deciso, ma è un’illusione che può avere strascichi ancora più nefasti sul presente. Anche la Guerra fredda, infatti, è rappresentata dalla propaganda statunitense come un conflitto necessario al mantenimento della libertà, ma l’avanzamento delle tecnologie belliche ha reso uno strumento già di per sé letale come la bomba atomica troppo debole per decidere la supremazia geopolitica.

Sarà, perciò, necessaria un’arma ancora più potente, che però dal punto di vista umanistico di Vonnegut potrebbe portare alla obliterazione totale della vita sulla Terra.

Nel romanzo, quest’arma è il cosiddetto «ice-nine», molecola cristallina messa a punto da Hoenikker nel corso dei suoi divertissement creativi, che ha il potere di congelare istantaneamente ogni superficie con cui entra in contatto. Così, i due modelli di scienziato pazzo diventano tragicamente complementari e Hoenikker, senza dubbio il meno colpevole dei due, è tuttavia responsabile per la scia di morte che le sue invenzioni disseminano, quando sfruttate da chi ritiene le proprie idee e la propria civiltà superiori a quelle degli avversari.

 

2. San Lorenzo e la follia della politica

Seguendo il figlio minore di Hoenikker, Newt, Jonah arriva su un’isola nei Caraibi che racchiude in sé il tema più pressante di quegli anni, vale a dire le frizioni tra gli Stati Uniti e varie repubbliche di stampo comunista del Centro e Sud America.

L’isola di San Lorenzo, che diventa la principale ambientazione degli ultimi due terzi del romanzo, si presenta come un concentrato delle caratteristiche di tutti questi staterelli. Vonnegut ne dà fin dall’inizio una descrizione appoggiandosi su un immaginario supplemento del New York Times Magazine: «San Lorenzo was fifty miles long and twenty miles wide […]. Its population was four hundred and fifty thousand souls» (Vonnegut 1963: 58).

La capitale è significativamente chiamata Bolivar e il punto più alto dell’isola è rappresentato da Mount McCabe; l’economia è ovviamente basata sulle esportazioni di zucchero e caffè

Come fa notare Benjamin Kunkel (2008: ix) nella sua introduzione al testo, San Lorenzo è «a miscellany of Yankee stereotypes of Latin America and the Caribbean». Il sistema di governo è autocratico, con il potere concentrato nelle mani del dittatore Papa Monzano, la cui figlia Mona è descritta come una ragazza estremamente attraente. Alla corte di Monzano si trasferiscono i figli di Hoenikker, con la promessa di un posto di governo per i meriti scientifici (e bellici) del loro padre, ritrovando così un ex-dottore nazista trasferitosi in America per sfuggire alle proprie responsabilità.

Sorprendentemente, l’arrivo di Jonah sull’isola coincide con l’aggravarsi della malattia di Monzano, che di lì a breve morirà. Messi di fronte al problema di proclamare il nuovo dittatore, gli alti funzionari dello Stato incontrano il rifiuto dei figli di Hoenikker fino a quando la loro scelta non ricade sullo stesso Jonah.

Egli tenta dapprima di schermirsi, ventilando la possibilità di indire delle elezioni, ma l’idea non fa presa, essendo contraria alle “tradizioni” dell’isola, in cui «there never has been [an election]. We’ll just announce who the new president is. [...] Nobody will object to anything. They aren’t interested. They don’t care» (Vonnegut 1963: 144).

Quando però gli viene offerta, oltre alla presidenza di San Lorenzo, anche la mano di Mona, Jonah finisce per accettare, ritrovandosi ormai coinvolto nel turbinio di eventi ufficiali cui deve partecipare a causa del suo nuovo ruolo pubblico.

Il primo di questi eventi è l’incoronazione, in cui Jonah pronuncia un discorso dal punto più alto del suo castello, di fronte a dignitari internazionali e a tutte le personalità più in vista di San Lorenzo. Come ci si può aspettare da un’isola dei Caraibi così stereotipata, il buffet comprende crostacei fritti nell’acqua di cocco e barracuda con crema di banane, il tutto innaffiato da rum e Coca Cola.

Dopo il discorso, l’aeronautica nazionale dà una dimostrazione di forza con uno spettacolo acrobatico in cui spara simbolicamente a dei manichini che raffigurano tutti i nemici di San Lorenzo e della libertà. La lista, lunga e variegata, comprende i personaggi che hanno sostenuto dittature nell’Ottocento e nel Novecento:

 

‘There’s old Joe Stalin, closest in, and old Fidel Castro’s anchored right next to him.’

‘And there’s old Hitler [...]. And there’s old Mussolini and some old Jap.’

‘And there’s old Karl Marx.’

‘And there’s old Kaiser Bill, spiked hat and all [...]. I never expected to see him again.’

‘And there’s old Mao. You see old Mao?’ [...]

‘They got practically every enemy that freedom ever had out there’ (ivi: 164s.).

 

Come sa il lettore, questa lista non comprende affatto tutti i nemici che la libertà abbia mai avuto: per tacere degli altri, mancano ad esempio i governatori della stessa San Lorenzo, e tra essi anche Jonah stesso. L’intento di Vonnegut sembra dunque essere ancora una volta quello di mettere in guardia dalla pericolosità di questa retorica. Anche i dittatori stessi, infatti, credono di combattere per la libertà, spesso una libertà diversa e forse più imperfetta di quella della democrazia, ma usano i medesimi schemi di ragionamento e per essi sono disposti a tutto.

Pertanto, è necessario abbandonare la contrapposizione divisiva tra Stati, pur senza sottrarsi a un giudizio morale, ma cercando di non perdere il rispetto dell’umanità nel corso della propria lotta politica.

 

3. Bokonon e la vera religione

La posizione umanistica di Vonnegut è presente soprattutto negli inserti, spesso presentati dalla stessa voce narrante di Jonah, che riguardano la religione più diffusa di San Lorenzo, il bokononismo.

Seppur ufficialmente messa fuorilegge da tutti i tiranni dell’isola - compreso Jonah - in favore del cristianesimo, questa fede paradossale pervade il romanzo con la sua voce ambigua, in bilico tra la condivisione dei peccati che Vonnegut attribuisce alle altre religioni e una spinta diversa, che porta il bokononismo a incarnare il desiderio, necessariamente imperfetto, della fratellanza e dell’amore fra esseri umani.

Le religioni tradizionali, infatti, sono per Vonnegut accomunabili alla scienza e alla politica nel loro trasformarsi in ideologie di morte che portano in maniera naturale a creare divisioni e pretesti per scatenare la violenza. Al contrario, il bokononismo si basa sulla convinzione che tutte le sue verità di fede siano innocue menzogne, che come tali sfuggono al rischio di fanatismi che tentano di imporre la verità del proprio credo con le armi. In una tale religione, il concetto stesso di Dio passa in secondo piano rispetto a quello che è il suo focus principale:

 

What is sacred to Bokononists?’ I asked after a while.

‘Not even God, as near as I can tell.’

‘Nothing?’

‘Just one thing.’

I made some guesses. ‘The ocean? The sun?’

‘Man [...]. That’s all. Just man’ (ivi: 151).

  

Nella loro sacralità dell’essere umano, i bokononisti si organizzano in «karass», dei gruppi che compiono la volontà di Dio senza neppure accorgersi di ciò che stanno facendo (ivi: 2). L’enfasi posta sulla mancanza di consapevolezza è un riflesso del fatalismo di Vonnegut, che non ritiene l’uomo capace di influenzare positivamente la realtà, governata soprattutto nel Novecento dalle forze disumane e distruttrici della guerra e del nazionalismo.

Tuttavia, essere inconsapevoli del proprio ruolo nel realizzare il volere divino serve anche a sottrarre l’autorità da coloro, come i cristiani che ufficialmente dominano San Lorenzo, che sono seriamente convinti di conoscere tale volere e sono pertanto disposti a tutto pur di portare a compimento i loro propositi.

Cat’s Cradle è, dunque, anche il racconto di come Jonah, attraverso il suo libro incompiuto sulla bomba atomica, sia arrivato a incontrare i membri del proprio karass, tra cui i figli di Hoenikker e la moglie Mona. La verità che questo gruppo doveva svelare, però, è l’imperfezione del bokononismo stesso, che è nella sua essenza strumento di morte in maniera uguale e contraria rispetto alle altre religioni.

A causa di un incidente seguito alla morte di Papa Monzano, l’arma più potente del regime (qualche cristallo dell’ice-nine sviluppato da Hoenikker e portato sull’isola dal suo figlio primogenito) sparisce e, dopo varie vicissitudini, cade in mare. Ne segue un cataclisma imponente: immediatamente, l’oceano e tutta la vegetazione di San Lorenzo si ghiacciano in modo permanente, lasciando in vita solo Jonah, Mona e pochi altri superstiti. 

In cerca di questi sopravvissuti, Jonah si mette a vagare per l’isola fino a quando non giunge in una valle ghiacciata alle pendici del Mount McCabe in cui migliaia di persone giacciono morte con le labbra macchiate del colore biancastro dei cristalli di ghiaccio. Accanto a loro, unica cosa libera dalle conseguenze della tragedia, Jonah trova un biglietto firmato dal leggendario Bokonon:

 

To whom it may concern: These people around you are almost all of the survivors on San Lorenzo of the winds that followed the freezing of the sea. These people made a captive of the spurious holy man named Bokonon. They brought him here [...] to tell them exactly what God Almighty was up to and what they should do now. The mountebank told them that God was surely trying to kill them [...] and that they should have the good manners to die. This, as you can see, they did (ivi: 195).

 

Nel momento della catastrofe, neppure il fondatore di questa religione che pareva offrire uno slancio differente all’umanità si rivela capace di superare il cortocircuito dell’odio. Bokonon, infatti, istiga queste persone al suicidio, non si capisce se per vendicarsi di essere stato imprigionato o per un’estremizzazione del cinismo intuibile già nel dogma della falsità della sua stessa professione di fede.

A sottolineare ulteriormente le ombre del bokononismo è anche il finale del romanzo, che presenta una visione apocalittica che Jonah immagina essere la fine dei Books of Bokonon, testo sacro della religione. In essa, un uomo scala il Mount McCabe fino alla sommità e, con un gesto di scherno nei confronti di Dio stesso, lascia cadere cristalli di ice-nine dal punto più alto di San Lorenzo, portando a compimento la distruzione già iniziata dall’incidente seguito alla morte di Papa Monzano.

In questo modo, Vonnegut getta un alone di pessimismo anche sulla religione di Bokonon, che si rivela essere identica alle altre fedi nel portare ad annichilire il genere umano, esattamente come Hoenikker e Breed erano due facce complementari del potenziale distruttivo della scienza.

 

4. Conclusioni

Dopo la sua partecipazione tragica alla Seconda Guerra Mondiale, che ha lasciato in lui un trauma indelebile, Vonnegut reagisce con un pessimismo radicale alla possibilità del conflitto atomico che avrebbe potuto scaturire dalla crisi cubana.

Cat’s Cradle riflette questo stato d’animo nel suo attacco rabbioso e senza vie di scampo alle maggiori ideologie del suo tempo, che colpisce allo stesso modo scienziati, politici e uomini di fede.

In questo scenario apocalittico e privo di punti di riferimento, il caso è l’unica forza che potrebbe determinare la salvezza dell’umanità. Solo il sistema del karass, slegato anche dall’ideologia di Bokonon, si pone come speranza di creare uno spirito di coesione e fratellanza tra uomini e donne in un secolo che pare invece votato alle divisioni e destinato a concludersi come il romanzo che ne denuncia la natura.

 

5. Bibliografia

Kunkel, Benjamin (2008), Introduction, in Vonnegut 1963: v-xiii.

Vonnegut, Kurt (1963), Cat’s Cradle, Penguin, London 2008.

 

Foto 1 da wikipedia.org (data ultima consultazione 22/07/21)