La prima volta che ti è stato detto - da un compagno di corso bolognese, forse, o magari chissà dove l'hai letto - non ci potevi credere. Ma davvero quel luogo in cui mi reco tutte le mattine per andare a lezione, oppure per rinchiudermi in biblioteca, un tempo era un carcere?
Ancora oggi la cosa ti sorprende. Eppure, sì, è vero: San Giovanni in Monte per molto tempo è stato una prigione. Da quando Napoleone scese in Italia e i suoi generali decisero che quel luogo costruito secoli prima per ospitare un convento (dei canonici lateranensi) avrebbe potuto servire diversamente la comunità.
A volte ti è forse sembrato di percepire, nell'aria sferzate del primo inverno, quando il freddo discende dai colli fino in città e penetra nel chiostro alle prime ore del mattino, l'eco di un tempo remoto. E lo stesso forse hai provato quando, dopo ore di studio, hai distolto lo sguardo dai libri e ti sei guardato intorno.
Ma, in fondo, che cosa c'è di strano? San Giovanni in Monte ha vissuto molte vite. L'ultima, che ci appartiene un po' di più, è iniziato non molti anni fa, quando l'Università di Bologna ha voluto rivalutare il complesso, trasformando da un luogo di detenzione a un luogo di libero pensiero.
Un luogo che, dal 1985, generazione dopo generazione, attrae a sé studenti provenienti da tutto il mondo che hanno scelto Bologna come la loro casa. E che, protetti dalle mura antiche di San Giovanni in Monte, si sentono meno soli.