Conosciamo Andrea Pesce, Founder di ZeroCO2 e Alumnus dell’Università di Bologna. Andrea ci ha raccontato il suo percorso formativo e la sua carriera professionale.
Ti sei formato presso l’Università di Bologna laureandoti in Scienze Politiche, Sociali e Internazionali per poi proseguire la tua formazione all’Universidad de Buenos Aires. Che stimoli ti ha lasciato l’Alma Mater e in che termini credi abbia inciso sul tuo percorso professionale?
Mi sono preso un anno sabbatico tra il Liceo e l'Università, sono andato in Inghilterra e subito dopo in Africa ad occuparmi di cooperazione. Qui mi sono reso conto che bisognava mettere l'educazione al centro di qualsiasi ottica di sviluppo sostenibile, dove "sostenibile" non equivale a “verde”, ma a ciò che si può mantenere nel tempo. Dunque mi sono detto che Scienze politiche, con un occhio al mondo internazionale, era sicuramente la strada da prendere, a quel punto ho fatto scouting di quali fossero i migliori Atenei e Bologna era tra le migliori possibilità. Oltretutto nutrivo da quando ero piccolo un desiderio di andare a vivere a Bologna perché l'ho sempre vista come un luogo di sintesi internazionale di tanti profili diversi. Poi purtroppo non sono rimasto quanto avrei voluto: il secondo anno sono partito per Madrid con l'Erasmus, al terzo anno mi sono laureato e sono andato a lavorare a Bruxelles.
Bologna mi ha permesso di avere un'immagine molto concreta delle potenzialità che l'Università può avere per il territorio e per le persone (che non è solo quella di formare verticalmente i propri studenti, ma anche quella di essere un trampolino di lancio per il mondo del lavoro e in generale per la crescita di esseri umani più consapevoli). Questa è sicuramente una cosa che ho visto e vissuto all'Università di Bologna ed è il motivo per il quale oggi la reputo una delle migliori scelte nel mio percorso formativo.
Com’è nata ZeroCo2? Era un “seme” (è proprio il caso di dirlo!) che coltivavi già da tanto o hai avuto qualche ispirazione?
Non è un seme che coltivavo da tanto, l'ispirazione è nata vivendo in Guatemala: da quando sono molto piccolo frequento l'America Latina e questo mi ha permesso di avere sempre una visione un pochino più ampia dei contesti dove mi trovavo. Quando mi sono licenziato dalla Commissione Europea, sono andato in Guatemala a gestire un mio progetto di innovazione scolastica, finanziato da una ONLUS italiana. Lì mi sono reso conto che effettivamente l'educazione è la chiave di volta per comprendere il futuro e per analizzare e sperare in un futuro più sostenibile.
D'altra parte bisogna però iniziare a mettere un tampone alla crisi climatica, provare a mitigarla e credo che la riforestazione in questo senso sia lo strumento più veloce, economico e concreto. Di conseguenza sono nati i tre assi portanti dell'azienda: “alberi, impatto sociale, persone”, soprattutto persone. Difatti ZeroCO2, oggi vista come una realtà che opera nella sostenibilità ambientale, in realtà lavora nella sostenibilità a 360 °, mettendo al centro di qualsiasi logica l'essere umano e poi l'ambiente. E’ infatti inutile immaginare il futuro del nostro pianeta se non ci sono persone sazie e educate che lo possono vivere. Dunque benissimo occuparci della crisi climatica e cercare di mitigarla, però ricordiamoci che noi ci possiamo permettere il lusso di avere l'aria condizionata, di mangiare, nonostante la crisi del grano e di riscaldare l'acqua per farci la doccia, nonostante la crisi energetica e questi sono privilegi che ci permettono poi di affermare che c'è solo la crisi climatica, ma in realtà c’è anche una grave crisi sociale che va affrontata prima e insieme alla crisi ambientale.
Che obiettivi si prefigge la società benefit ZeroCO2? Raccontaci qual è la sua mission e in che aree del mondo è attiva.
Abbiamo già piantato oltre 650.000 alberi in poco più di due anni e mezzo di lavoro, supportando più di 20.000 famiglie contadine. Siamo già oggi in Amazzonia peruviana, Patagonia, Argentina, Tanzania, in tutta Italia e in Portogallo. Vogliamo continuare ad espandere la nostra rete di progetti, piantando sempre più alberi e supportando così centinaia di migliaia di famiglie contadine, ma rimanendo sempre scientifici e concreti. Ho infatti lavorato in diverse ONG e ho visto che spesso crescendo si perde la concretezza e la qualità progettuale. Per noi la qualità dei nostri progetti non è mai una variabile che può essere messa in discussione in favore di numeriche più alte: dobbiamo continuare a crescere e generare impatto, ma lo dobbiamo continuare a fare bene, nonostante la crescita, nonostante l'espansione in diversi Paesi e latitudini del Pianeta.
Come ci dicevamo, la persona deve essere protagonista e agente attivo di questa sfida. Operativamente ognuno di noi cosa può fare per generare un impatto sociale positivo e contribuire a contrastare il cambiamento climatico?
Buona domanda, ad esempio potremmo essere consapevoli che possiamo scegliere quale impatto avere. Quando vai a fare la spesa puoi infatti scegliere se avere un impatto positivo, negativo o neutro. Sembra un'azione semplice, ma in realtà ha un risvolto politico: se scegli di acquistare un prodotto invece che un altro, magari stai approvando un modello poco sostenibile e continui a sostenerlo economicamente. Come imprenditore, se ci fosse un crollo di fatturato su una delle nostre Business Unit andrei ad analizzare il perché e, qualora non fosse più sostenibile economicamente, cambierei strategia. Possiamo dunque fare delle scelte più consapevoli formandoci e comprendendo il problema a 360 °. Dissento sempre da coloro che ritengono che l'unica crisi di questo pianeta sia quella ambientale. Quando si sceglie un prodotto piuttosto che un altro, oppure di muoversi in un modo o in un altro, di studiare una cosa piuttosto che un'altra, si sta dando una direzione importante all'impatto che abbiamo sul pianeta.
Con ZeroCO2 come facciamo a piantare un albero? Come funziona?
Si va sull’ e-commerce di ZeroCO2, qui si può scegliere l'albero che si preferisce in base all'impatto che genera e in base alle caratteristiche di quell'albero. ZeroCO2 lo pianta dall’altra parte dell’Oceano o in Italia in base alla zona che ha scelto l’utente. Grazie al nostro sistema di tracciamento e trasparenza, ossia CHLOE, permettiamo a chiunque di monitorare la crescita di ogni singolo albero ricevendo fotografie personalizzate, la posizione GPS dell'albero ed essere sicuri che l'albero è stato davvero piantato.
Uno dei vostri claim è “L’educazione è il motore della sostenibilità”. Siete infatti coinvolti in progetti educativi con le Università locali in America latina con cui vi impegnate nel supportare le comunità partner con corsi su agricoltura organica e gestione sostenibile della terra. La transizione ecologica è uno dei pilastri del progetto Next Generation EU e costituisce una direttrice imprescindibile dello sviluppo futuro. Quanto credi sia importante oggi sensibilizzare i giovani al tema della salvaguardia ambientale, ad esempio con progetti in Università? Ce ne racconti uno?
Prima di fondare ZeroCO2 ho fondato Comparte, una Onlus italo guatemalteca che si occupa di progetti di qualità educativa tra America Latina e Italia a livello universitario. Comparte mette alla base dei propri progetti le conoscenze tecniche del team, cosa non scontata nel mondo della cooperazione, dove spesso si trascurano le competenze pur di fare progetti. Il progetto principale di Comparte è Comparte Universidad, ossia un progetto di scambio universitario tra Europa e America Latina: seminari online per Professori, Studenti e Studentesse dell'Università del Guatemala con un'ottica di digitalizzazione della formazione. La pandemia ha infatti generato una crisi educativa molto forte nelle Università guatemalteche con un crollo verticale delle iscrizioni perché non c'erano gli strumenti digitali per poter continuare a partecipare alle lezioni. Oggi è molto difficile riprendere quello zoccolo di studenti che è uscito e che ha difficoltà a rientrare. Comparte sta provando a dare degli strumenti digitali a livello di skill e di know how affinché i professori possano re-includere questi studenti che oggi si trovano al margine dell'educazione universitaria.
Con ZeroCO2, grazie a Comparte, andiamo inoltre nelle comunità contadine e le formiamo sulla cultura organica e la gestione sostenibile della terra. Se io pianto un albero e lo coltivo secondo degli standard dove al centro viene messo l’uso dei pesticidi chimici, non sto generando un beneficio per il pianeta. Da un lato l'albero cresce, assorbe CO2, produce frutta e dà beneficio economico e alimentare, però dall'altro distruggi e inquini la terra sul quale l'albero cresce. In sintesi per noi la formazione è davvero in ogni singola scelta che facciamo e nel nostro team siamo infatti particolarmente convinti dell’importanza della formazione continua.
Siete sempre proiettati al futuro, con le fronde verso il cielo, sebbene tutti i progetti di cui mi hai parlato abbiano le radici ben radicate nel presente. Puoi anticiparci qualche progetto in cantiere con ZeroCO2? Quali nuove sfide vi ponete?
Qualche mese fa ci siamo posti il problema di come poter provocare l'attenzione di chi ci guarda sull'importanza della salvaguardia. Noi siamo un attore che, a differenza di altre possibili soluzioni alla crisi climatica, genera un qualcosa di nuovo: piantiamo un albero che prima non c'era, rigeneriamo una foresta che era stata distrutta. Generando qualcosa di nuovo creiamo anche un impatto.
E’ evidente che la base sulla quale costruire qualsiasi analisi sia la salvaguardia: ambientale, sottomarina o terrestre. Qualche mese fa per provocare l'attenzione sull'importanza alla salvaguardia ci siamo chiesti che cosa potevamo fare. Così ci siamo inventati un progetto di riforestazione marina che si chiama Posidonia. La Posidonia è una pianta, non è un'alga e la differenza tra una pianta e un'alga è molto semplice: una pianta fa la fotosintesi, quindi assorbe CO2 e produce ossigeno, a differenza delle alghe. Per capirci, cos'è la Posidonia? Quella pianta marrone che ti si attacca alle caviglie quando fai il bagno e magari ti schifa anche un po’, eppure è un ecosistema importantissimo nel Mar Mediterraneo, distrutto principalmente per trazione meccanica. Ad esempio quando in Estate prendiamo il gommone e andiamo ad ancorarlo in una baia, poi quando buttiamo l’ancora spesso succede che ci si attacca la Posidonia e così facendo l’abbiamo appena distrutta e staccata, non sappiamo che è un po’ come staccare un albero dal terreno. Abbiamo quindi fatto un progetto di riforestazione marina al Golfo Aranci in Sardegna, in provincia di Olbia piantando 100 m² di Posidonia. Il tema era provocare l'attenzione per arrivare all'Estate. Dobbiamo infatti comprendere che le nostre scelte hanno una ricaduta fondamentale su come si salvaguardano i nostri ecosistemi: alla base di tutto c'è la salvaguardia.
In merito alle sfide quella più grande per il team di ZeroCO2 è quello di mantenere alta l'attenzione sulla qualità dei progetti, mettendo al centro l'essere umano. Spesso non è facile perché quello che chiede il mercato italiano è sostenibilità "verde", non è interessata agli altri colori e alle altre variabili. Noi invece dobbiamo essere tutori della nostra posizione, delle nostre analisi di sviluppo sostenibile che mettono sempre al centro l'essere umano e poi come corollario l'ambiente.
Che cosa significa per te essere un Alumnus dell’Università di Bologna e quali possono essere i vantaggi che un’Associazione Alumni come quella dell’Alma Mater può offrire a studenti ed ex studenti?
La maggior parte delle persone che lavora in ZeroCO2 ha studiato all'Università di Bologna, dunque quella è una variabile che guardiamo sempre di buon’occhio, anche quando ci arriva un curriculum. Bologna è sempre stata un pezzo di vita che io ricordo per avermi aperto gli occhi sul resto del mondo e quantomeno sul resto dell'Europa perché a Bologna sentivo battere il cuore di europeisti. Io sono arrivato come europeista convinto, sono ripartito come europeista attivista e penso quindi che Bologna per me significhi Internazionalizzazione a tutti gli effetti. Cosa può fare l’Associazione Alumni dell’Alma Mater per gli studenti di oggi? Creare network e connessioni con noi, ex-studenti che vogliamo bene all'Università e la ricordano con tanto affetto.
Sei stato inserito da Forbes nella lista dei 100 talenti Under 30 italiani: un riconoscimento molto importante e prestigioso. Quali consigli daresti ai giovani Alumni interessati ad intraprendere una carriera come la tua e raggiungere traguardi così sfidanti?
Consiglio di abbassare le penne al massimo e viaggiare, mettere in discussione la propria visione del mondo e della realtà. Viviamo in un pianeta con oltre 7 miliardi di persone, vale veramente il giusto la nostra visione. Dunque viaggiare, uscire dalla propria comfort zone e trovarsi sempre di fronte a nuove sfide permette di avere una visione più ampia del contesto dove ci troviamo. La cosa più importante da fare a mio avviso quando si è giovani e si è in cerca di una direzione professionale è fare un passo indietro, cercare di guardare l'immagine complessiva. Spesso ci rendiamo conto che noi stiamo vedendo solo un piccolo pixel di tutta l'immagine, quando in realtà lo schermo stava cercando di farci vedere una cosa completamente diversa. Per farlo è necessario uscire dal proprio contesto di riferimento e vedere nuove culture, magari non ci piaceranno, ma ci daranno degli elementi di analisi che viceversa non avremmo. Vivere a Londra ad esempio a me non è piaciuto e dopo tre mesi sono andato in Africa, dove ho trovato una frammentazione culturale gigantesca che non mi ha appassionato, tant'è che io la mia vita l'ho impostata a livello personale, accademico e professionale in America Latina, dove invece ho trovato una cultura che tutt'oggi mi riempie la libreria di casa di libri, saggi e romanzi. Quindi l'invito è ad uscire dalla campana di vetro, altrimenti non avremo nessun valore aggiunto da offrire a questo pianeta!
Intervista effettuata il 20/07/2022 - Associazione Almae Matris Alumni