Intervista a Giulia Bonetti

Conosciamo Giulia Bonetti, laureata in Economia e Finanza presso l'Università di Bologna e attualmente Contract Manager presso l'European Centre for Medium-Range Weather Forecasts.

Giulia, tu sei cresciuta a Forlì, e forse la tua scelta di studiare all'Università di Bologna è stata per te naturale, data la vicinanza tra la città e il capoluogo emiliano. Come descriveresti i tuoi anni universitari?

Essendo forlivese sono cresciuta con il mito dell’Alma Mater, e quando ho dovuto scegliere dove proseguire i miei studi non ho avuto dubbi. Ma non è stata una scelta “di pancia”, bensì ragionata: perché l’ambiente universitario bolognese è contraddistinto da una vivacità culturale incredibile e non è per niente settoriale. Io, ad esempio, ho studiato Economia e Finanza sia alla triennale che alla magistrale, ma ho avuto la possibilità di confrontarmi con colleghi che avevano intrapreso percorsi di studio differenti rispetto al mio, e che proprio in virtù di questo hanno contribuito alla mia formazione.

 

Dopo la laurea hai fatto molte esperienze lavorative all’estero: in Francia, in Spagna, in Inghilterra. Cosa ti ha spinto a metterti in gioco in realtà molto diverse tra loro e quanto ti hanno formato queste esperienze?

Tutto parte dalla mia personalità: sono una persona molto curiosa. Una volta concluso il mio percorso universitario sono stata mossa dal desiderio di conoscere nuovi luoghi, nuove culture, di vedere come si vive e si lavora all’estero. E devo dire che in questa mia scelta l’Università di Bologna mi ha aiutato tanto, perché in Europa se sei un Alumna o Alumnus dell’Alma Mater sei tenuto molto in considerazione. Per quanto riguarda invece le mie esperienze lavorative, devo dire che sono state tutte molto diverse tra loro. Inizialmente, ad esempio, ho lavorato in un’azienda che si occupava dipricing di prodotti strutturati; poi sono passata ad occuparmi di fusione nucleare per l’Unione Europea, ed ora invece mi occupo del cambiamento climatico. Cambiare ambito di lavoro mi è servito soprattutto ad acquisire competenze variegate che tutt’oggi mi tornano molto utili.

 

Attualmente nella tua carriera vi è però una costante: l’interesse nei confronti dell’ambiente e della sua preservazione. Quanto credi sia importante, oggi, sensibilizzare soprattutto i giovani su questo argomento?

E’ fondamentale. A volte pensiamo che un problema complesso come quello del cambiamento climatico possa essere risolto esclusivamente a livello globale, ma è sbagliato. Tutti noi possiamo contribuire nel nostro piccolo; anche il più piccolo gesto rappresenta una goccia che va ad alimentare un oceano. Per questo motivo è importante che la sensibilizzazione vada di pari passo con lo sviluppo di una coscienza civile. Ma siamo sulla buona strada: rispetto 2/3 anni fa le cose sono già cambiate molto. L’Italia, da questo punto di vista, si sta distinguendo positivamente. E’ stato uno dei primi paesi in Europa a introdurre l’educazione ambientale nelle scuole dell’obbligo ed è in procinto di ospitare il prossimo G20, a ottobre di quest’anno, dove il secondo tema di discussione, sui tre previsti, sarà  "Sostenibilità, Cambiamento Climatico e Ambiente".

 

Il tuo interesse nei confronti dell’ambiente è testimoniato anche dal tuo lavoro per il programma della Commissione Europea Copernicus, di cui 2 servizi su 6 sono implementati dallo European Centre for Medium-Range Weather Forecasts, e dal tuo coinvolgimento, in qualità di volontaria, in importanti progetti a livello europeo. Ci racconti di queste tue esperienze?

Il mio lavoro principale è quello di Contract Manager per lo European Centre for Medium-Range Weather Forecasts, dove mi occupo di contratti di appalti pubblici finalizzati alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico e della composizione atmosferica. Inoltre, svolgo due attività di volontariato. Per lo United Nations  Environment Program mi occupo, in qualità di capo-redattrice, di un canale YouTube dedicato agli effetti del cambiamento climatico; mentre, per il Brussels Advisors Programm dell’organizzazione Young Professionals in Foreign Policy ricopro il ruolo di Advisor e il mio compito è quello di consigliare i giovani che vogliono intraprendere un carriera in ambito internazionale.

 

Recentemente hai avuto molte soddisfazioni in ambito lavorativo. Sei stata ad esempio selezionata dall’istituto McKinsey come una delle Next Generation Women Leaders, sei entrata a far parte di un programma promosso da un’importante università americana, e sei stata invitata a prendere parte allo Youth Summit promosso dalla Banca Mondiale. Che effetto ti fa aver ottenuto questi riconoscimenti?

A livello personale, ho provato un grande orgoglio, ma credo che questi riconoscimenti siano importanti anche perché danno visibilità a ciò che faccio, oltre a darmi la possibilità di prendere parte a progetti che si traducono in imprescindibili esperienze formative. Grazie a un programma promosso dall’Università della Pennsylvania (Global Institute for Human Rights 2021 Program), ad esempio, per la prima volta focalizzerò la mia attenzione su un tema connesso a quello del cambiamento climatico ma che non ho mai affrontato direttamente: i diritti umani. Altrettanto stimolante sarà partecipare al Youth Summit della Banca Mondiale dove si parlerà di povertà e nuovi scenari post Pandemia: un appuntamento dove non ci si limiterà a riflettere sul problema, ma anche a trovare soluzioni per ricostruire un futuro più relisiente, non perdendo di vista la sostenibilità e l’ambiente.

 

Alla luce della tua esperienza e in quanto Alumna dell’Università di Bologna, quali ritieni essere punti di forza di un’Associazione come l’Almae Matris Alumni?

Sicuramente il networking. Per rimanere nel mio ambito: chiunque sia interessato ad intraprendere una carriera internazionale non può prescindere dal rapportarsi con coloro che già hanno intrapreso quella stessa strada. Confrontarsi con chi ha già avuto un certo tipo di esperienza è fondamentale perché dà la possibilità di ricevere informazioni utili per prepararsi al meglio: quali concorsi pubblici fare, come prepararsi, quali lingue imparare.

 

Collegandoci a quanto dicevi poc’anzi, tu quali consigli daresti ai giovani alumni interessati ad intraprendere una carriera internazionale?

Prima di tutto, formarsi a 360°, e da questo punto di vista l’Università di Bologna è il luogo ideale dove intraprendere i propri studi. Dopodiché, sperimentare molto a livello lavorativo. Non solo lavorare tanto, ma fare tanti lavori. E non avere paura di cambiare se ci si accorge che la strada intrapresa non fa per noi.

 

Intervista effettuata il 4/6/2021 – Associazione Almae Matris Alumni