Villaggio del Pescatore

Il sito paleontologico del Villaggio del Pescatore, vicino a Trieste, rappresenta una delle località fossilifere più importanti di tutta l'area Mediterranea e il primo giacimento italiano a preservare più individui di dinosauro.

Chiarenza et al., 2021 Scientific Reports 11:23295

Questo progetto vuole affrontare aspetti geologici, paleontologici e paleobiogeografici irrisolti relativi alla più importante località fossilifera risalente al periodo Campaniano (80 milioni di anni fa) d'Europa: il sito del Villaggio del Pescatore (Duino-Aurisina, Trieste). Anche se questa località è diventata celebre per lo scheletro del dinosauro Tethyshadros insularis ('Antonio' per la stampa), i dinosauri non sono gli unici animali fossili recuperati: pesci, coccodrilli, rettili volanti e persino piccoli crostacei hanno permesso di ricostruire una straordinaria immagine di questo antico ecosistema che non ha eguali al mondo. Oggi molti di questi reperti possono essere ammirati al Museo Civico di Storia Naturale di Trieste. Il sito paleontologico si trova su un terreno privato, è sotto la tutela della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, ed è ufficialmente incluso nell'inventario italiano dei Geositi dell'Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).

 Il progetto di ricerca si pone quattro obiettivi collegati tra loro, al fine di promuovere ricerca di eccellenza e gettare le basi per connettere la scienza con il tessuto sociale ed economico:

  1. comprendere i processi che hanno generato il sito e preservato i fossili nel tempo;
  2. documentare la ricca biodiversità rappresentata dai fossili recuperati, anche attraverso nuove tecnologie, per capire la paleoecologia e la paleobiogeografia della zona durante il Cretaceo;
  3. studiare le informazioni climatiche e ambientali;
  4. promuovere la didattica, le mostre e i progetti per la tutela e la valorizzazione del sito.

 

Questo progetto si basa su una collaborazione duratura tra partner scientifici e con tutte le necessarie autorizzazioni da parte del Ministero. Le attività di ricerca attive coinvolgono l'Università di Bologna (Dip. BiGeA), l'Università di Trieste (Dip. di Matematica e Scienze della Terra), il Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, ISPRA, Elettra Sincrotrone e ZOIC s.r.l.

Fotografia del cranio di Acynodon adriaticus e rendering 3D con dentatura in evidenza
Fotografia del cranio di Acynodon adriaticus e rendering 3D con dentatura in evidenza

Acynodon adriaticus - un gioiello passato in secondo piano

Sebbene il Villaggio del Pescatore sia diventato famoso grazie al dinosauro adrosauroide Tethyshadros, anche un secondo vertebrato ben conservato fu scoperto durante la campagna di scavo del 1998-99. Si trattava di un piccolo e robusto crocodylomorfo, rappresentato da due individui articolati e da materiale isolato. L'esemplare meglio conservato tra i due fu descritto nel 2008 e istituito olotipo di una nuova specie nel genere Acynodon, A. adriaticus. All'epoca, il genere Acynodon era stato scoperto e segnalato in Spagna, Francia e nel famoso bacino di Hateg in Romania (sia con crani abbastanza completi che per resti molto più frammentari e denti isolati), e le analisi filogenetiche lo collocavano tra gli alligatoroidi globidonti – quindi, un rappresentante primitivo della famiglia degli alligatori. Oggi il consenso è che Acynodon appartenga alla famiglia estinta degli Hylaeochampsidae, un clade molto più arcaico e diffuso in tutta Europa durante il Cretacico. Molti membri degli Hylaeochampsidae presentavano morfologie peculiari e bizzarre specializzazioni alimentari, con una particolare tendenza a perdere i denti conici caniniformi tipici dei coccodrilli predatori (lo stesso "Acynodon" significa letteralmente "senza canini") e a sviluppare denti posteriori ipertrofici. 

Vantando due esemplari articolati, Acynodon adriaticus è uno degli Hylaeochampsidae meglio documentati. Tra il 2022 e il 2024 entrambi gli esemplari sono stati riesaminati dal nostro team di ricerca che, grazie a nuove analisi e a un solido approccio multidisciplinare, ha rivelato dettagli precedentemente sconosciuti. Una ridescrizione dell'esemplare più gracile ha migliorato la risoluzione filogenetica riguardo al suo collocamento entro Hylaeochampsidae, che rimane però ancora piuttosto problematico in attesa di una ridescrizione e revisione completa di tutti i membri della famiglia. Inoltre, sebbene le dimensioni di questo individuo siano paragonabili al robusto olotipo, emerge un conflitto tra alcuni caratteri scheletrici, indicatori di immaturità, e le analisi istologiche, che suggeriscono invece un'età forse superiore ai 30 anni.

L'esemplare tipo, nonostante il cranio perfettamente conservato, continua a celare importanti dettagli anatomici all'osservazione diretta a causa della grande quantità di matrice rocciosa che ancora lo ingloba. Nel 2024 sono stati pubblicati i risultati di un'approfondita analisi microtomografica del cranio realizzata presso ELETTRA Sincrotrone, un centro di ricerca avanguardistico a due passi da Trieste. Nonostante la sfida legata all'elevata densità della matrice calcarea, il team è riuscito a isolare digitalmente il cranio e ad esporre caratteri anatomici chiave come suture, forami, morfologie interne e denti, consentendo di descrivere l'esemplare con rinnovata chiarezza. Questa opportunità ha portato anche a considerare alcune testimonianze della storia personale di questo animale: oltre a una frattura dell'arto anteriore destro già guarita al momento della morte, l'esemplare presentava ossificazioni anomale sulla mandibola – sintomo di una forma di artrite cranio-mandibolare – e un possibile dente soprannumerario. Il confronto diretto con le sezioni della TAC ha inoltre confermato che un misterioso fossile ancora nella cava del Villaggio del Pescatore, di per sé difficile da interpretare, rappresenta un altro cranio di Acynodon – un terzo esemplare, ancora in attesa di essere estratto!

 

Il coccodrillo schiaccianoci

L'eccezionale mole di informazioni paleobiologiche ci permette di avere un'idea piuttosto precisa dell'aspetto e della biologia di A. adriaticus. Lungo poco più di un metro, questo crocodylomorfo era più piccolo persino dei più minuti caimani nani viventi oggi. La sua massiccia struttura scheletrica ne accentuava le proporzioni tozze, coronate da un cranio triangolare estremamente corto e largo. Le orbite di piccole dimensioni suggeriscono uno scarso affidamento sulla vista, una risposta adattativa comune tra i vertebrati che vivono in acque torbide con scarsa visibilità, ricche di alghe e vegetazione acquatica. A. adriaticus in tutta probabilità era un animale dalla crescita lenta e movimenti letargici, quasi sempre rintanato sul fondo di acque sature di materia organica, costantemente intento a sondare il substrato con il suo muso robusto - ma sensibile - alla ricerca di bivalvi, gasteropodi e grandi crostacei. La sua dentatura specializzata era progettata per afferrare e frantumare: i denti anteriori erano piccoli e sporgenti, simili a scalpelli. La frequente usura osservata sulla loro estremità suggerisce fossero usati per interagire con oggetti duri e abrasivi. Al contrario i denti posteriori, enormi e di forma globosa, erano ricoperti da uno smalto incredibilmente spesso e ornato da una meravigliosa texture perlinata: strumenti perfetti per frantumare conchiglie ed esoscheletri con inesorabile efficienza. La continua frammentazione di dure conchiglie calcaree probabilmente provocava una rapida usura dei denti: i dati tomografici mostrano che mentre i denti anteriori non andavano incontro a frequente sostituzione, i molariformi posteriori erano sempre pronti ad essere rimpiazzati da una batteria di enormi denti sostitutivi impilati all'interno degli alveoli. Questo pattern è opposto a quello dei coccodrilli moderni, ma è condiviso con altri antichi durofagi specializzati come i placodonti del Triassico. L'età del Villaggio del Pescatore corrisponde a una fase di estesa diversificazione di gasteropodi e di altri molluschi d'acqua dolce e salmastra, facilitata dalla diffusione di habitat paludosi favorevoli e dall'abbondanza di risorse in seguito all'esplosione di diversità delle piante angiosperme.

Parte di un clade già in grado di sfruttare risorse insolite, il lignaggio che ha portato ad Acynodon adriaticus ha risposto a quelle condizioni ambientali adattandosi a consumare prede scomode per altre specie, assicurandosi un posto nei floridi ecosistemi del Cretaceo superiore e producendo il coccodrillo più adattato alla durofagia noto alla scienza.

 

 

Fonti

Muscioni M., Chiarenza A. A., Fernandez D. B. H., Dreossi D., Bacchia F., & Fanti F., 2024. Cranial anatomy of Acynodon adriaticus and extreme durophagous adaptations in Eusuchia (Reptilia: Crocodylomorpha). The Anatomical Record, 1–32.

Muscioni M., Chiarenza A., Delfino M., Fabbri M., Milocco K., Fanti F., 2023. Acynodon adriaticus from Villaggio del Pescatore (Campanian of Italy): anatomical and chronostratigraphic integration improves phylogenetic resolution in Hylaeochampsidae (Eusuchia). Cretaceous Research, 151, 1–21.

Delfino M., Martin J. E. & Buffetaut E., 2008. A new species of Acynodon (Crocodylia) from the upper cretaceous (Santonian–Campanian) of Villaggio del Pescatore, Italy. Palaeontology, 51: 1091-1106.

Delfino M.,  Martin J. E. & Buffetaut E., 2008. I coccodrilli del Villaggio del Pescatore: una panoramica generale‬. Atti del Museo Civico di Storia Naturale di Trieste, 53: 277-284.

Rappresentazione in vivo di Doratodon, e corrispondente modello del materiale rinvenuto al Villaggio del Pescatore. Illustrazione di Simone Muscioni.
Rappresentazione in vivo di Doratodon, e corrispondente modello del materiale rinvenuto al Villaggio del Pescatore. Illustrazione di Simone Muscioni.

Doratodon – una presenza inedita

Come parte rilevante del progetto di ricerca del Villaggio del Pescatore, la revisione della vasta collezione di fossili conservata a Trieste ha portato alla riconsiderazione di molti esemplari ignorati. Un minuscolo frammento isolato di mandibola ha catturato l'attenzione del team di ricerca: precedentemente considerato materiale non diagnostico, apparteneva certamente a un crocodylomorfo di qualche tipo. Esaminando attentamente la piccola mandibola al microscopio sono emersi due minuscoli denti, e quello più grande – purtroppo fratturato vicino alla base – presentava fini seghettature. Un coccodrillo con denti seghettati indica una presenza entusiasmante: negli ultimi 200 milioni di anni molti crocodylomorfi hanno sviluppato denti zifodonti simili a quelli dei dinosauri teropodi, ma pochissimi di essi sono noti dal Cretaceo europeo.

Per comprendere meglio l'identità della piccola mandibola – ancora per metà incastonata in una sproporzionata lastra di calcare – il gruppo di ricerca ha deciso di sottoporla a scansione tomografica presso il Tomolab di ELETTRA, riuscendo così a isolare virtualmente le ossa, la dentatura quasi completa e persino le trabecolature sede del sistema neurovascolare. Le conclusioni sono state convincenti: il reperto rappresenta la prima presenza definitiva del crocodylomorfo terrestre Doratodon in Italia. Due specie di questo insolito predatore sono note da altre località europee: il grande D. ibericus dalla Spagna, e il più piccolo e meglio documentato D. carcharidens da Austria, Ungheria e Romania. Non sorprende che l'esemplare del Villaggio del Pescatore si allinei perfettamente con la morfologia del taxon orientale, colmando un vuoto biogeografico e sottolineando l'importanza della Piattaforma Carbonatica Adriatica per le dispersioni faunistiche durante il Cretacico superiore. Cogliendo l'opportunità di questo studio, sono stati ispezionati anche denti enigmatici provenienti dalla località slovena di Kozina, a due passi da Villaggio del Pescatore; i colleghi sloveni avevano già notato sospette somiglianze con i denti di Acynodon adriaticus, ed è stata constatata anche la presenza di Doratodon. Man mano che le istituzioni locali conducono ulteriori ricerche, si fa strada il sospetto che i fossili del Villaggio del Pescatore e Kozina possano rappresentare la stessa associazione faunistica.

 

Un predatore terrestre

Doratodon è stato tradizionalmente ritenuto membro di Notosuchia, la stirpe di crocodylomorfi terrestri da cui si originarono i mostruosi baurusuchi e sebecidi, ma la sua identità evolutiva è ad oggi divenuta controversa. Nuovo materiale più completo proveniente dall'Ungheria potrebbe suggerire che si tratti di un insolito membro dei Paralligatoridae - animali molto più affini ai coccodrilli viventi - con adattamenti convergenti ad uno stile di vita terrestre. Indipendentemente dalla sua identità, il cranio altirostrino e i denti zifodonti convergono verso la stessa interpretazione: a differenza di altri coccodrilli semiacquatici, Doratodon cacciava le sue prede sulla terraferma. La sviluppata ramificazione del nervo trigemino osservata sull'esemplare dal Villaggio del Pescatore potrebbe indicare un'elevata sensibilità tattile, simile a quanto si osserva nelle specie di coccodrilli semiacquatici; resta da determinare se ciò rappresenti la ritenzione di un carattere ancestrale o un vero e proprio adattamento. Le dimensioni relativamente ridotte - 1.5 metri di lunghezza al massimo - e il pattern di sostituzione dei denti non specializzato, suggeriscono che Doratodon occupasse la nicchia di un versatile mesopredatore. E' ragionevole immaginare questo carnivoro opportunista, la cui ecologia avrebbe forse ricordato un grande varano, pattugliare il sottobosco del Villaggio del Pescatore insidiando piccoli animali e giovani dinosauri.

 

Fonti

Muscioni M., Chiarenza A. A., Nicholl C. S. C., Perentin T., Dreossi D. & Fanti F., 2025. A ziphodont crocodylomorph from Villaggio del Pescatore Lagerstätte (Campanian, Italy). Zoological Journal of the Linnean Society, 205: 4.

La fauna del Villaggio del Pescatore

Acynodon adriaticus

Acynodon adriaticus (bianco), Tethyshadros (grigio) e Homo sapiens di 170 cm

Doratodon cf. carcharidens

Doratodon cf. carcharidens (bianco), Tethyshadros (grigio) e Homo sapiens di 170 cm

Palaemonidae indet.

Palaemonidae indet. (white), probabilmente Palaemon sp.

Exuviae

Exuviae di piccolissimi decapodi, probabilmente stadi postlarvali dello stesso taxon di palaemonidi adulti. Il fossile più abbondante dell'intero Lagerstätte.

Cirolanidae

Isopode cirolanide

Heteroptera

Probabile eterottero indeterminato