(1881-1942)
La più antica menzione di ruderi affioranti dal terreno in questa zona, si deve allo storiografo ed erudito piazzese G. Paolo Chiarandà nel 1654. Tra le pagine di eruditi locali come G. M. Capodieci, G. Di Marzo e soprattutto A. Roccella, si colgono notizie sporadiche relative a scavi clandestini.
Il primo scavo regolare venne eseguito, per incarico del Comune di Piazza, dall’ing. L. Pappalardo soltanto nel 1881. I lavori consistettero in uno scavo vero e proprio, riguardante la parte centrale della sala triabsidata dove venne scoperto il settore di sud-est del mosaico con le fatiche di Ercole, e in tre saggi eseguiti ai lati dello stesso mosaico. Tutto lo scavo venne poi ricoperto.
Nel 1929 Paolo Orsi, allora Soprintendente alle Antichità della Sicilia Orientale, diede inizio ad una regolare campagna di scavo con l’assistenza di Rosario Carta; venne così ampliato lo scavo del mosaico dell’aula triabsidata e venne fatto un saggio all’esterno del muro dell’esedra del cortile ellittico. Anche questa volta, però, non appena concluso il lavoro, i mosaici furono reinterrati. Venne fatta anche una ricognizione nella necropoli del IV-V secolo alle pendici di Monte Mangone.
Gli scavi vennero poi ripresi nel 1935 dal Soprintendente di Siracusa Giuseppe Cultrera, il quale provvide inizialmente a compiere un vasto sbancamento del terreno di copertura. Soltanto in una seconda campagna di scavo, nel 1938, si poté finalmente portare alla luce tutto il grande ambiente triabsidato che venne dotato di una copertura. Vennero asportate alcune strutture medievali costruite sulle rovine dell’edificio.
Tra la fine del 1940 e il maggio del 1941 vennero eseguiti da Biagio Pace alcuni saggi che rivelarono l’esedra sud dell’ambulacro della “Grande Caccia” e parte della sala delle “ragazze in bikini”. Nello stesso anno venne realizzata la copertura della sala tricora e l’anno seguente si iniziarono i restauri dei mosaici.