Introduzione
Nell’estate del 2022 ha preso avvio un nuovo programma di ricerca presso la Villa del Casale di Piazza Armerina, sviluppato nell’ambito di una convenzione quadriennale tra il Parco Archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale e il Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna, al cui interno opera il CISEM (Centro Interuniversitario di Studi sull’Edilizia Abitativa nel Mediterraneo). Al progetto partecipano anche l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC) del Consiglio Nazionale delle Ricerche , l’Università Kore di Enna e l’Institute for Digital Exploration dell’University of South Florida, quest’ultimo in collaborazione scientifica con l’Università di Bologna .
Uno degli obiettivi principali consiste da un lato nell’espansione dell’area conosciuta della Villa, sia attraverso nuovi scavi sia con l’uso di metodi non invasivi, e dall’altro nello sviluppo di un modello di documentazione archeologica digitale integrato.
Le nuove indagini archeologiche (2022-2024) sono state realizzate nell’ambito di due edizioni di una Summer School internazionale (ARCHLABS - Archaeological Heritage in Late Antique and Byzantine Sicily), resa possibile grazie al finanziamento del programma europeo Erasmus Plus - Blended Intensive Program (BIP), coordinato dal DISCI e del programma Erasmus+ . L’approccio multidisciplinare adottato nel progetto, che mira a integrare i dati delle nuove indagini archeologiche, geofisiche e delle survey di digitalizzazione di materiali e strutture con quelli derivanti dalle ricerche precedenti, intende fornire una visione più ampia dell’evoluzione del monumento e del suo contesto storico, con particolare attenzione alle trasformazioni intervenute tra l’epoca tardoantica e il periodo arabo-normanno. Alla luce della lunga e complessa storia delle ricerche che hanno coinvolto il monumento e il territorio circostante, un aspetto fondamentale del progetto consiste infatti nel riesame delle fonti documentarie e archivistiche relative alle prime indagini, da quelle condotte da P. Orsi nel 1929 fino agli scavi 2004-2014 di Sapienza Università di Roma, diretti da P. Pensabene.
Il progetto di digitalizzazione
Le attività di digitalizzazione, realizzate dall'University of South Florida, hanno incluso scansioni laser 3D e fotogrammetria terrestre e aerea per uno studio di dettaglio di reperti, mosaici e strutture. È stato inoltre prodotto un modello unitario per studi planivolumetrici, al fine di produrre una documentazione aggiornata delle aree e dei volumi.
Nell’ambito delle attività di ricerca si colloca anche il progetto “Digital strategies for enhancing cultural heritage: the Villa del Casale of Piazza Armerina, from the late antique building site to the Museum Collection". Il progetto rappresenta il caso di studio di un'iniziativa di ricerca finanziata dall'Unione Europea dal titolo “Virtual Technologies for Museums and Art Collections”, che funge da spoke del progetto “CHANGES - Cultural Heritage Active Innovation for Next-Gen Sustainable Society” (PE 0000020), che prevede la sperimentazione di tecnologie virtuali per la promozione, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale nei musei e nelle collezioni d'arte italiane. L’iniziativa mira nello specifico alla creazione di un ecosistema digitale per la valorizzazione del patrimonio culturale della Villa del Casale, in parte esposto presso il Museo di Palazzo Trigona e in massima parte conservato nei depositi della Villa.
I nuovi scavi
Durante le campagne di scavo svolte tra il 2022 e il 2024, l'attenzione è stata rivolta all'area occidentale della villa, in prossimità dei grandi magazzini precedentemente indagati da E. De Miro e G. Fiorentini tra il 1983 e il 1988. Tale settore, finora non sottoposto a scavi sistematici, era stato segnalato come di particolare interesse dalle ricerche geofisiche che avevano evidenziato la consistenza del deposito archeologico; ulteriori indagini geofisiche sono state eseguite in un’area più vasta ad ovest nel corso della prima campagna.
I saggi stratigrafici, effettuati lungo una fascia di circa 10 metri sul lato occidentale del grande magazzino ovest, hanno permesso di identificare nuove strutture attribuibili alla fase arabo-normanna dell’insediamento. Tra queste sono emersi due ambienti di notevole interesse, caratterizzati da muri realizzati in blocchetti e frammenti di tegole legati con argilla. Il primo, situato nella porzione meridionale dell’area addossato al muro del deposito, presenta una pianta rettangolare e al suo interno è stato rinvenuto un crollo in situ costituito da tegole vacuolate, coppi e frammenti ceramici, databili al X-XI secolo, che è stato interamente scavato nel corso dell’ultima campagna. Il secondo ambiente, localizzato nella parte nord-orientale, si distingue per un diverso orientamento e per il taglio del muro del magazzino stesso, evidenziando il legame con una porzione muraria già scoperta negli scavi De Miro e attribuita alla fase iniziale dell’insediamento medievale (XI-XII secolo). Durante le indagini sono inoltre emersi tratti del muro che in origine chiudeva il magazzino tardoantico sul lato O, conservati a una quota inferiore. Si è ampliato infine lo scavo all’interno del magazzino tardoantico, riportando alla luce strutture già rilevate nel corso delle campagne di scavo precedenti ma di cui sono state meglio precisate estensione e cronologia, ed individuandone di nuove. L’interesse delle indagini in questo settore è dato dalla complessa stratigrafia riscontrata, dalla fase pertinente alla c.d. Villa rustica (I-III sec.d.C.) ad epoca tardomedievale, con la fase tardoantica rappresentata dalle strutture dei magazzini, poi obliterate dall’insediamento arabo normanno. Come già durante gli scavi condotti da E. De Miro nel 1983, non sono stati invece rinvenuti elementi riferibili ad epoca bizantina (VI-IX secolo).