La Villa romana di Piazza Armerina, dal 1997 nella lista dei siti UNESCO, rappresenta un esempio eccezionale di residenza di prestigio di età tardoantica: singoli elementi architettonici e figurativi di cui la villa si compone ricorrono altrove nell’architettura residenziale coeva ma in nessuno degli altri edifici noti è possibile riscontrare una complessità paragonabile a quella presente in questa dimora.
Sin dal momento della messa in luce della parte residenziale dell’edificio, avvenuta negli anni ’50, lo straordinario complesso di mosaici figurati ha particolarmente attirato l’attenzione di studiosi e visitatori, facendo però spesso trascurare da un lato l’importanza del contesto architettonico, dall’altra quella del contesto paesaggistico e territoriale.
In una visione globale del monumento, invece, il mosaico, oltre che dal punto di vista storico-artistico, va analizzato per il suo valore di documento ideologico e storico, come uno spaccato di storia del costume e della mentalità in grado di fornire informazioni sulla cultura e la vita di un’intera epoca. Altrettanto importanti e indicative sono inoltre le informazioni che provengono dall’analisi delle tipologie architettoniche, delle pitture parietali, della decorazione architettonica, insieme a tutti gli elementi della cultura materiale.
Come hanno dimostrato le ricerche più recenti, dunque, la villa del Casale non va vista come un “monumento” cristallizzato nel momento della sua realizzazione ma come un organismo “vivo”, con una lunga storia che attraversa i secoli. Sulla villa si sviluppa infatti un abitato medievale che ebbe la sua fase principale in epoca arabo-normanna, ma anche una frequentazione fino al XV-XVI secolo e poi fino ai nostri giorni. L’edificio va inoltre inquadrato nel contesto territoriale e paesaggistico a cui appartiene e che costituisce in gran parte la sua ragion d’essere e ne giustifica la continuità di vita nel corso dei secoli, sia pure in forme diverse. La ricerca delle parti produttive e di servizio, probabilmente separate dal complesso residenziale, e l’analisi dei collegamenti viari e dei rapporti con le altre evidenze archeologiche presenti nel territorio, in particolare la mansio individuata in contrada Sofiana, si pongono quindi tra gli obiettivi imprescindibili delle ricerche future, insieme al recupero di ulteriori informazioni sulle fasi di frequentazione, di abbandono e di riuso per altri fini abitativi dell’edificio e del suo territorio di pertinenza.
Una convenzione tra il Parco archeologico di Morgantina e della villa romana del Casale di Piazza Armerina e il CISEM (Centro interuniversitario di studi sull'edilizia abitativa tardoantica del Mediterraneo - https://centri.unibo.it/cisem/it) con sede presso l'Università di Bologna è stata stipulata nel 2021 per riprendere, con la partecipazione dell'Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC) del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dell'Università di Enna "Kore", attività sistematiche di ricerca e di valorizzazione di questo complesso unico al mondo.