You’ll Be Okay: my life with Jack Kerouac

Ginevra Bianchini

L’incontro e la convivenza di Timothy Moran e Frankie Edith Kerouac-Parker crea le basi per un viaggio agli albori della Beat Generation fra le creature underground newyorkesi. Edie, prima moglie di Jack Kerouac nel 1944, trascorse i suoi ultimi anni scrivendo le proprie memorie legate alle avventure degli eroi dei “sotterranei” e ai ricordi di un matrimonio con il Re (Kerouac) per regalarli alla contemporaneità in un testo pubblicato nel 2007 da City Lights, curato da Timothy Moran e Bill Morgan: You’ll Be Okay: my life with Jack Kerouac (In italiano La mia vita con Jack: le memorie della prima moglie di Jack Kerouac, Nuovi Equilibri, 2008.

Edie Parker appartenne a quella generazione di rivoltosi affamati di libertà, jazz e sperimentazioni in tutti i campi della sfera umana, in una New York alterata dai mutamenti del secondo conflitto mondiale. Nel 1941 mentre era ancora alla Columbia, Jack Kerouac aveva conosciuto quella che sarebbe diventata la sua prima moglie. Edie aveva solo diciotto anni quando da Grosse Pointe, Michigan, si trasferì a New York per frequentare le lezioni di arte gettando le basi per una vita bohémien. Ciò le diede la possibilità di gravitare intorno ai centri di maggior fermento culturale come il West End Bar dove si incontravano e scontravano le idee e le esperienze dell’intellighenzia underground.

Edie Parker racconta la propria storia d’amore e la vita newyorkese caotica e dissipata all’interno dell’ambiente frenetico e tribolato dei beatnik, di come dalla convivenza con Kerouac e Joan Vollmer Adams nell’Apartment Club si crearono le basi del nuovo movimento culturale. L’appartamento infatti divenne il primo porto sicuro per Lucien Carr, William S. Burroughs, Allen Ginsberg, il gruppo del West End Bar e i nuovi intellettuali del Village.

In questo contesto, come è evidenziato nelle memorie, le figure femminili giocarono un ruolo essenziale per la nascita della nuova corrente culturale. Edie e Joan Adams si preoccuparono di garantire a Kerouac la possibilità di dedicarsi esclusivamente alla propria produzione letteraria e al raggiungimento del successo. Quella di Jack di fatto era considerata da tutti una missione; la scrittura e il proprio flusso di creatività inarrestabile rappresentavano la cosa più importante mentre Edie doveva provvedere economicamente al sostentamento della “famiglia”, svolgendo più lavori per cercare di supportare le spese dell’appartamento e dei bisogni primari.

“Our conversation were about our youth; the things he wanted to be (a writer), what I wanted to be (with him), our friends, their love lives and our dreams. […] I never wished for anything for myself, but Jack and I dreamed about his success. […] All of my wishes had been for him […] He was the genius, the writer.” (Kerouac-Parker, 2007:89)

 

Le aspirazioni di Edie si esaurivano in Jack e ben presto finì con l’abbandonare le proprie ambizioni per dedicarsi completamente alla realizzazione del mito di Kerouac. Al pari di Joan Vollmer Adams, compagna di William Burroghs, anche per Edie la devozione al proprio partner si fuse all’amore per l’arte del genio. Tuttavia le pressanti responsabilità, le difficoltà economiche e l’instabilità di una vita di stenti condussero presto alla fine dell’idillio. La prospettiva di una vita più agiata, la possibilità di un futuro a Grosse Pointe contribuirono a scalfire il senso di appartenenza di Edie alla cerchia dei beatnik e al loro stile di vita dissoluto. 

 

“My heart was with him always. But my values ultimately led me back home” (Kerouac-Parker, 2007:23)

 

"You’ll Be Okay" è, dunque, la storia di una donna che non riuscì mai a riconciliare la propria dualità: da una parte la propensione ad una vita non convenzionale dei talentuosi artisti e ribelli del West End dall’altra la necessità di rientrare nella propria dimensione familiare e sociale. Edie tornò a Grosse Pointe, per prendersi cura della madre e abbandonò una volta per tutte l’universo dei beatnik. Il matrimonio non durò che quattro anni e venne annullato nel 1946. Jack e Edie ebbero un contatto poco dopo la pubblicazione di Vanity of Duloz (1968) quando entrambi avevano alle spalle due matrimoni e mantennero una corrispondenza fino alla morte di Kerouac nel 1969. 

In un certo senso Jack Kerouac non intraprese un percorso tanto diverso dalla sua life’s wife; in fin dei conti egli non riuscirà a staccarsi mai definitivamente dal focolare domestico. Tuttavia in gioventù Jack non avrebbe potuto condurre quella vita troppo comoda con Edie a Grosse Pointe, un luogo privo di “tragedie”. Il destino dello scrittore era quello di vagabondare per le terre americane beandosi della propria solitudine e costruendo il proprio mito. Egli non avrebbe certamente sacrificato la propria libertà prima di aver compiuto la missione leggendaria. Al tempo in cui si sentì di lasciare Jack, racconta l’autrice, tutti erano alle prese con la propria tossicodipendenza e con l’unico obiettivo di soddisfare la grande fame di Jazz, di straordinarie imprese e di una ricerca filosofico-letteraria che portasse all’illuminazione

Edie Parker

A distanza di tempo la rabbia e la frustrazione della donna, dovuta alla sopportazione di ritmi e situazioni tanto instabili, si dissolse, soprattutto dopo la lettura delle fatiche letterarie dell’ex marito. Ciò permise alla Parker di riconciliarsi con il trascorso giovanile e i sentimenti passati e maturare un’ammirazione ed un amore viscerale nei confronti di Kerouac. Le memorie di Edie Parker traboccano di devozione e la propria testimonianza è narrata con spontaneità, chiarezza e ironia.

A distanza di tempo ogni singolo ricordo viene riportato con la massima cura per ogni dettaglio. A seguito della morte dell’autrice,Timothy Moran spiegò quanto fosse stato frustrante per Edie vedersi ridotta ad una nota trascurabile nella vita di Jack Kerouac nonostante il suo contributo alla creazione di quel movimento underground che diventò la Beat Generation. 

You’ll Be Okay non rappresenta solo una testimonianza sulla nascita del mito di Kerouac, giovane scrittore alla ricerca della propria affermazione, ma offre soprattutto una chiara immagine delle donne che hanno accompagnato e sostenuto gli eroi della Beat Generation nel corso delle loro vite, su quanto abbiano dovuto sacrificare per i loro uomini e quale sia stato il prezzo da pagare. 

Con occhio indulgente, il lettore deve essere in grado di fare uno sforzo per capire quanto una donna sia disposta a rinunciare per amore del proprio partner. Edie accantonò la possibilità di crearsi il futuro sognato e decise deliberatamente di spendere tutte le sue energie per supportare la realizzazione dell’uomo che le stava al fianco. Tuttavia Edie non è Vera Nabokov o Sofia Tolstoj. L’autrice fu costretta ad abbandonare Kerouac, incapace di ripagarla della stessa devozione, e ritornare alla vita. Di questi tempi in cui la cura del sé e l’importanza della propria realizzazione personale appaiono centrali, quella di Edie sembra una storia difficile da immaginare. Molte parole possono essere spese a riguardo, ma leggendo il testo il lettore comprende le ragioni di tali scelte che ai nostri occhi appaiono spesso incomprensibili. La rivendicazione di Edie del proprio contributo alla vita di Kerouac ha inaspettatamente questa funzione: essa spinge chi legge queste memorie a far crollare ogni pregiudizio e riflettere sul concetto di libertà che ogni individuo sceglie di avere pur conscio delle imprevedibili, perfino tristi e dolorose, conseguenze.

Bibliografia

Kerouac-Parker, Edie. You'll Be Okay: My Life with Jack Kerouac. City Lights Books, 2007.