Unabomber: un terrorista geniale?

Daniela Bruno

Theodore John Kaczynski (TK), noto come Unabomber, è uno dei criminali più conosciuti della recente storia americana. L’intera vicenda frammenta tuttora l’opinione pubblica e pone davanti a dilemmi morali profondi. Quando uno scienziato brillante si è trasformato in un sovversivo sanguinario? È accettabile che il manifesto di un serial killer sia stato condiviso e apprezzato su larga scala? Può il terrorista essere scisso dall’uomo che lo ha scritto?

Unabomber rientra senza dubbio nella sfera degli assassini seriali perché le sue vittime sono state scelte accuratamente, membri del mondo accademico, docenti di discipline scientifiche e del mondo delle compagnie aeree; gli uomini del progresso andavano accuratamente eliminati. Il metodo d’azione era sempre lo stesso: una bomba artigianale che TK spediva alla vittima prescelta. È questo modus operandi che differenzia TK da un serial killer comune: non si è mai messo in pericolo e non ha mai rischiato di essere colto in flagrante; la bomba è uno strumento impersonale, non si vede il mandante e soprattutto TK non fu mai costretto a osservare il dolore dei feriti o dei morti.

 

1. Dal genio all’eremita

2. Dall’eremita al serial killer

3. Il manifesto di Unabomber

4. Psiche di un omicida

5. Conclusioni

6. Sitografia

 

1. Dal genio all’eremita

Kaczynski nasce il 22 maggio 1942 a Chicago-Illinois in una famiglia amorevole che riconosce da subito le sue grandi doti intellettive. Nel 1962, all’età di soli 20 anni, si laurea ad Harvard, per poi ottenere un master e un PhD all’università del Michigan. Nel 1967 diventa un assistant professor di matematica alla Berkeley ma la sua esperienza nel mondo dell’insegnamento dura soltanto due anni, annuncerà il licenziamento in una lettera di sole tre righe per poi tornare a casa di sua madre.

La decisione di abbandonare il mondo dell’università fu un punto di svolta nella vita criminale di TK, che già durante gli anni ad Harvard ebbe modo di approfondire i suoi studi circa l’impatto che la tecnologia stava avendo nella contemporaneità. È a questo punto che le sue idee si trasformano in ideologie radicali, valori per cui TK era pronto a uccidere. Ormai disoccupato si allontana definitivamente dalla famiglia per sistemarsi in una baracca di soli 11 mq a Lincoln, in Montana, dove vive senza elettricità e sopravvive grazie alla caccia. Condurre una vita solitaria, ai margini più estremi della civiltà, dovette sembrargli una scelta conforme alle sue idee e alla vita che gli si prospettava: quella di Unabomber. Nella baracca TK è libero di costruire i suoi ordigni, tiene minuziosi diari in cui annota i progressi nella costruzione dei detonatori e segna i nomi delle potenziali vittime, il tutto in quell'isolamento dato dall'odio per il sistema:

 

I hate the system not because of some abstract humanitarian principle, but because I hated living in the system.I got out of it by getting into the mountains, but the system wouldn’t let me alone.  

 

2. Dall’eremita al serial killer

Il 25 maggio del 1978 un agente di guardia trova un pacco abbandonato nel parcheggio della Northwestern University, destinato a un professore dell’istituto tecnologico che però alla fine non rimane ferito, al contrario dell’agente. Nel 1982 Unabomber fabbrica e spedisce 7 bombe che hanno ferito almeno altrettante persone ma non abbastanza da placare la sua ossessione di sovvertire l’intero ordine mondiale attraverso ordigni domestici. Kaczynski scompare per due anni. È il 1985 e nel giro di 8 mesi vengono piazzate quattro bombe: l’ultima, quella dell’11 dicembre, fa una vittima, Hugh Scrutton, dirigente di una società informatica di Sacramento, ex studente di Kaczynski alla Berkeley. Passa ancora del tempo e dopo due anni di silenzio esplode la dodicesima bomba. Nel suo diario Unabomber la segna con il codice 121.

L'esperimento fallisce, perché il dispositivo non provoca alcun morto ma un uomo rimane ferito. Scompare ancora una volta e, chiuso nella minuscola baita del Montana, prepara nuove bombe e comincia a scrivere il suo Manifesto. È il 22 giugno del 1993, mentre Charles Epstein fa colazione con la sua famiglia, un pacco bomba gli esplode tra le mani, perde i timpani e avrà danni permanenti alle articolazioni. La sua colpa è quella di essere stato un genetista, i suoi studi sulla sindrome di Down hanno tuttora importanza internazionale. Nello stesso anno i dispositivi di Unabomber feriscono un altro uomo, David Gelernter, un professore di informatica all’università di Yale. Il colpevole (che per i media resta ancora senza identità) scompare di nuovo, salvo poi rompere il silenzio nel settembre del 1995 quando scrive a diversi giornali chiedendo che venga pubblicato su ampia scala un documento sulla distruzione mondiale che avrebbe inviato lui stesso. In cambio promette di smettere con le bombe.

Nella comunicazione inviata, TK dice di far parte di una setta, la F.C., che sta per Freedom Club, composta da anarchici ed ecologisti. Il manifesto venne pubblicato dal New York Times e dal Washington Post il 19 settembre di quell’anno.

 

3. Il manifesto di Unabomber

Non esisteva ovviamente nessun Freedom Club ma il Manifesto di Unabomber aveva tutta l’aria di essere un programma politico lanciato da un gruppo di ambientalisti in preda a deliri di onnipotenza. La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana, è la prima frase che si legge e sembra disonesto non concordare almeno in parte. Leggere con attenzione i 232 punti che si susseguono appare a tratti estenuante. A uno sguardo superficiale sembra che a Kaczynski stia veramente a cuore la salvaguardia del pianeta e della specie umana, ma soppesando le parole che ha scelto, l’unico sentimento che emerge è uno smisurato odio per le persone. Unabomber si scaglia con ferocia contro gli uomini di sinistra, poiché incapaci di comprendere le esigenze degli ultimi. 

Professori universitari, attivisti e femministe, per Theodore sono infatti schiacciati da un senso di buonismo e superiorità:

 

28. Le persone di sinistra del tipo sovrasocializzato cercano di liberarsi dal guinzaglio psicologico e asserire la loro autonomia attraverso la ribellione. Ma di solito non sono così forti da ribellarsi contro i valori più fondamentali della società. Parlando in generale, gli obiettivi degli uomini della sinistra non sono in conflitto con la moralità accettata. Al contrario, la sinistra prende un principio morale accettato, lo adotta per suoi comodi, e quindi accusa la maggioranza della società di violare quel principio.

titoli manifesto Unabomber-Daniela Bruno-Canadausa

Kaczynski auspica un ritorno a uno stile di vita primitivo in cui gli uomini possano tornare ad assembrarsi in piccole tribù e vivere principalmente di caccia e allevamento, individuando i problemi maggiori dell’infelicità umana nel progresso e nel lavoro industriale alla base di divisioni, guerre e disparità sociali. Unabomber procede ancora col suo discorso tracciando differenze tra l’Occidente -padrone di usi e costumi socialmente accettabili- e il resto del mondo, visto invece come un satellite da governare e da cui trarre profitto. Il progresso scientifico è nemico della razza umana non solo perché rende l’uomo schiavo ma soprattutto perché permette ai deboli di sopravvivere: le cure mediche e la ricerca scientifica snaturano l’essenza umana, in cui solo il più forte resiste, trasformando chi naturalmente dovrebbe sopperire in un surrogato umano della tecnologia.

 

121. […]  I trattamenti medici più sofisticati richiedono equipaggiamenti costosi e ad alta tecnologia, disponibili solo nelle società tecnologicamente più progredite ed economicamente più forti. Naturalmente non si può immaginare un progresso medico che non coinvolga un progresso del sistema tecnologico con le sue inevitabili conseguenze. […] L’unica soluzione sarebbe una qualche forma di programma eugenetico o una ricostruzione intensiva del patrimonio genetico della razza umana: in questo modo in futuro l’uomo smetterebbe di essere una creazione della natura, del caso o di Dio (a seconda delle più diverse opinioni religiose o filosofiche), per trasformarsi in un prodotto tecnologico.

 

4. Psiche di un omicida

Unabomber non tiene fede alla parola data ai giornali e dopo la pubblicazione del suo Manifesto, invia altre due bombe che uccidono due uomini: la prima vittima è Thomas Mosser, pubblicitario di una multinazionale; nell’aprile del 1996 muore la seconda vittima, Gilbert Murray, presidente della California Forestry Association. È il fratello di Theodore a restituire all’FBI l’identità del terrorista inarrestabile che si cela dietro Unabomber. Da molti anni David Kaczynski e sua moglie nutrono dei sospetti nei confronti di TK e la pubblicazione del Manifesto gli dà la prova che i dubbi erano fondati, perché molte delle frasi della carta di intenti di Unabomber corrispondono agli appunti di Theodore scritti anni ed anni prima. Certo all’FBI non bastò un’analisi linguistica per incastrare Kaczynski. Fu però nella sua baita che trovarono prove schiaccianti della sua colpevolezza.

Theodore John Kaczynski viene arrestato dall'FBI il 3 aprile 1996 e la sua condizione psichica viene approfondita durante il processo giudiziario: gli venne diagnosticata una tendenza schizofrenico-paranoide. Secondo il DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), i soggetti con disturbo paranoide portano costantemente rancore, hanno di solito difficoltà ad andare d’accordo con gli altri e spesso hanno problemi nelle relazioni affettive. Poiché non hanno fiducia negli altri, hanno un’eccessiva necessità di essere autosufficienti e risultano spesso incapaci di collaborare. I soggetti affetti da disturbo schizoide sembrano presentare un pattern pervasivo di distacco dalle relazioni sociali, appaiono indifferenti alle opportunità di stabilire relazioni affettive e sembrano non trarre soddisfazione dal far parte di una famiglia, finendo quasi sempre per scegliere attività o passatempi individuali.

Lo stato psichico di Unabomber è stato oggetto di lunghi dibattiti pubblici, questo non solo perché viene spontaneo chiedersi come un uomo possa covare a lungo idee omicide senza che nessuno noti cenni di instabilità, ma soprattutto per la freddezza e l’ostinazione che Kaczynski ha sfoggiato durante gli interrogatori. Dopo la cattura infatti ha tentato con ostinazione di liberarsi dei suoi avvocati che cercavano di appellarsi all’infermità mentale per garantirgli una pena ridotta e ha sempre affermato di aver agito con profonda lucidità seguendo quelli che sono i suoi ideali.

 

5. Conclusioni

Kaczynski sperava che la diffusione del suo manifesto potesse in qualche modo cambiare le sorti del mondo. Credeva che le bombe fossero l’unico modo per dare un chiaro segnale di chi fosse il vero nemico ma probabilmente non si aspettava l’eco che le sue idee avrebbero avuto nel corso dei decenni successivi al suo arresto. Il caso di Unabomber potrebbe rientrare nella sfera dell’ecoterrorismo (l’insieme delle azioni terroristiche compiute contro società o imprese ritenute responsabili di causare gravi danni ambientali, ndr.) ed è forse per questa ragione che folti gruppi di anarchici ed ecologisti ne hanno fatto un modello.

Gli anni appena successivi alla cattura di Unabomber hanno visto negli Stati Uniti una crescita esponenziale di interesse nei confronti delle questioni ambientali. Durante l’incendio a Vail Resort del 1998, ad esempio, portato avanti dall’Earth Liberation Front, in molti parlarono della figura di Unabomber come ispiratore o incoraggiatore di quelle azioni. Se l’influenza di Kaczynski sui gruppi estremisti resta una questione discutibile è evidente il fascino che il mondo del cinema nutre nei confronti della sua personalità: almeno tre sono i film che ne narrano le sue vicende. Di recente Unabomber è raccontato anche in una serie televisiva trasmessa da Netflix, Unabomber In His Own Words.

6. Sitografia

Forensic Evaluation: Kaczynski, Theodore John da encyclopedia.com (data di ultima consultazione: 20/04/22) 

The Unabomber Trial: The Manifesto da washingtonpost.com (data di ultima consultazione: 20/04/22)

The Unabomber-History da fbi.gov (data di ultima consultazione: 20/04/22)

 

Immagine 1 da hstoday.us (data di ultima consultazione: 20/04/22)

Immagine 2 da wikipedia.org (data di ultima consultazione: 20/04/22)

Immagine 3 da vdnews.tv (data di ultima consultazione: 20/04/22)

Immagine 4 da denverpost.com (data di ultima consultazione: 20/04/22)