Daniela Bruno
Jane Fonda, classe 1937, è un’icona artistica statunitense: attrice, produttrice cinematografica e modella. Vincitrice di due premi Oscar, quattro Golden Globe, la sua carriera è costellata di successi ma soprattutto di grandi battaglie: per i diritti delle donne lavoratrici, per i diritti civili e la più recente, quella al fianco di Greta Thunberg. Conta moltissimi arresti per le sue proteste in pubblica piazza.
L’ultima risale al 21 dicembre 2020: al compimento dei suoi 82 anni, Fonda è stata arrestata davanti al Campidoglio mentre protestava contro le politiche che non attuano sistemi di contrasto seri ed efficaci contro il cambiamento climatico. Con le manette alle mani, Fonda sorride ancora, cosciente e consapevole che è necessario schierarsi dalla parte dei più deboli, specialmente se si è una persona influente come lei. Una donna affermata dunque, con idee politiche chiare, pronta a lottare per le cose in cui crede nonostante i problemi con la legge americana che l’ha accusata spesso di sovversione e disturbo della quiete pubblica.
Figlia di Henry Fonda, divo hollywoodiano degli anni ‘40, sembrava non voler ripercorrere la carriera cinematografica del padre fino a quando l’incontro con Lee Strasberg, insegnante di recitazione e padre di una sua amica, non si rivelò cruciale per il percorso da intraprendere.
I suoi primi successi nel mondo cinematografico risalgono agli anni ‘60. Molti titoli noti costellano il primo periodo del lavoro come attrice. Il titolo di debutto è Tall Story (1960), una commedia romantica che la vede protagonista. Fonda pian piano cominciò a riconsiderare il suo ruolo all’interno del mondo del cinema americano, vestendo i panni di una grandiosa attrice e una donna bellissima - ma era abbastanza?
Il momento di svolta arrivò con Barbarella (1968). Fonda ancora una volta vestì i panni della protagonista: una sexy eroina con una disinibita sessualità, che aveva il compito di ritrovare uno scienziato smarrito. Il film si rivelò un clamoroso insuccesso, che le diede il pretesto giusto per riconsiderare il suo ruolo nel contesto cinematografico, infatti se fino a quel momento la sua immagine era sempre stata accostata a quella di icona di bellezza e sex simbol, Fonda cominciò a decostruire il cliché di donna che le avevano attribuito. La ricostruzione del suo personaggio passa anche da una presa di coscienza dolorosa: si rese conto di soffrire di dismorfia corporea, un disturbo che non permette a chi ne soffre di guardare il proprio corpo in maniera oggettiva, ma piuttosto di rilevare costantemente nuovi difetti che all’esterno sembrano lievi o addirittura inesistenti. Nonostante la minimizzazione costante di questo tipo di problema, chi ne soffre può ritrovarsi a subire diverse conseguenze dal punto di vista sociale e lavorativo: negli anni ‘60 anche solo il prendere atto di questo tipo di problematica fu un gesto rivoluzionario, il primo tra tanti da parte sua.
Il risveglio politico di Jane Fonda risale proprio agli anni francesi, successivi a Barbarella, quando pensava con una certa fermezza di abbandonare il mondo di Hollywood. Un amico riuscì, fortunatamente, a farle cambiare idea, convincendola a utilizzare la sua influenza e la sua popolarità per scopi giusti. Cominciò così a interessarsi ai problemi sociali che attraversavano il mondo in quel momento. La guerra in Vietnam era sulle prime pagine dei giornali internazionali e Fonda, dopo aver incontrato alcuni disertori, prestò la sua immagine a quella battaglia. Si impegnò attivamente per mostrare dissenso contro il massacro che imperava in Vietnam e quella fu solo la prima delle tante lotte che scelse di sposare. L’incontro con Ron Kovic le smosse qualcosa dentro, che la spinse a voler contribuire attivamente alle proteste contro la guerra in Vietnam, recitando come protagonista in Coming Home (1978), un film dal forte spessore politico, impegnato a sottolineare quanto quella guerra fosse stata soltanto sinonimo di morte e distruzione.
L’impegno per il Vietnam è stato forse il suo primo traguardo politico e sarebbe necessario un libro intero per passarli in rassegna tutti quanti.
Tra le ultime produzioni cinematografiche in cui Jane Fonda è protagonista compare Grace e Frankie, una serie televisiva leggera capace di commuovere e al contempo amareggiare. La serie televisiva, creata da Marta Kauffman, ha visto la luce nel 2015 e si è conclusa con 94 episodi, disponibili su Netflix.
La produzione di Marta Kauffman, famosa per aver diretto la celebre serie televisiva Friends (1994), può sembrare una garanzia di successo, invece Grace e Frankie è una sfida alle imposizioni sociali che ci vogliono tutti giovani e belli e al mondo dello spettacolo che monetizza maggiormente con storie teen.
Marta Kauffman e la sua squadra prettamente femminile hanno capito che non importa quali siano le tendenze dei sondaggi: se i personaggi di una serie televisiva sono ben caratterizzati e ben studiati, la serie funzionerà ed è questo il caso di Grace e Frankie.
L’ageismo è una forma di svalutazione molto comune: anche inconsciamente, si preferisce non parlare della terza età; l’avanzare degli anni sembra essere un incubo senza uscita piuttosto che un processo normale della vita che ha un valore e nel quale è possibile creare ricordi e nuove esperienze. I corpi anziani non riscuotono successo, si è piuttosto spinti alla repulsione. Nella pratica, è proprio questo che la rende una serie indimenticabile, perché non solo ha riscosso un successo impensabile ma costringe lo spettatore a rivedere le teorie sull’età che avanza.
Grace, interpretata da Jane Fonda, e Frankie, interpretata da Lily Tomlin, sono due donne che hanno superato la settantina e si ritrovano vivere insieme dopo il coming-out dei rispettivi mariti, colleghi di lavoro e amanti.
Grace è una donna affermata nel settore cosmetico mentre Frankie è un’artista hippie. Le due si sopportano a fatica a causa delle divergenze caratteriali ma, quando la vita le costringe a riscoprirsi, capiranno di essere state fortunate ad avere avuto una seconda possibilità.
Grace e Frankie diventano coinquiline e grandi amiche arrivando a completarsi: la leggerezza di Frankie coinvolge Grace che, a sua volta, le trasmette un goccio di realismo. Le due diventano anche partner in affari creando una linea di vibratori per ultrasessantenni, una scelta coraggiosa da parte della produzione, che si espone su un argomento che è un tabù profondo e radicato.
La sessualità e l’autoerotismo di donne agè non sono soltanto un limite televisivo, quanto piuttosto un limite sociale.
Non è un caso infatti che le due capiscano di essere diventate amiche e di nutrire un sentimento reale l’una per l’altra durante un incidente causato dalla vecchiaia: Grace si rompe un’anca e Frankie la sussiste come può. Le due sono spinte l’una verso l’altra da una tenerezza che nasce anche dalla consapevolezza di avere un reciproco bisogno; il corpo si sgretola, le gambe si affaticano e l’udito diminuisce; avere una compagnia che le supporti nella quotidianità appare quasi necessario.
Già dalla seconda stagione le due protagoniste creano dei legami sentimentali, perchè il bisogno d’amore è una cosa umana che non scompare col tempo. Robert e Sol, ex mariti delle due protagoniste, si ritrovano a fare i conti con una relazione che fino a quel momento era stata costruita in gran segreto e questo spesso li mette a dura prova: fare i conti con il drastico cambiamento nella loro vita è anche doloroso, come nel caso di Robert, che quando racconta a sua madre della propria omosessualità viene trattato in malomodo, nonostante l’età e la sofferenza che celare la verità gli ha comportato. Questa meravigliosa coppia riesce a far interrogare lo spettatore su altre sfaccettature dell’amore, il bisogno di solitudine, la necessità di costruire rapporti sociali oltre la coppia, la possibilità di aprire la relazione ad altre persone per salvarne l’amore. Sono questioni non scontate, specialmente quando affrontate da personaggi che non sono nuovi alle relazioni.
Durante le sette stagioni sono approfondite le vite di tutti i personaggi. Grace e Frankie infatti hanno delle famiglie e degli amici, con delle storie diverse tra loro e delle personalità che spesso si scontrano. Li vediamo muoversi nella vita quotidiana in preda a sconfitte e vittorie in cui tutti fanno grandi cambiamenti.
Mallory, figlia di Grace, è sempre stata dedita alla sua famiglia. Da bambina era la figlia modello, specialmente rispetto a sua sorella Brianna, ribelle e testarda. Da adulta è la moglie perfetta e la madre ideale, fino a quando la famiglia che si era soltanto immaginata crolla e si ritrova a dover fare i conti con vecchi amori e tratti caratteriali che fino a quel momento ha sempre dovuto reprimere.
La serie tv è conclusa. L’ultima stagione costringe a salutare i personaggi di questa perla televisiva, con della tristezza certo, ma con la consapevolezza di aver imparato qualcosa in più da Grace e da Frankie.
Resta ancora una questione aperta: la serie sarà oggetto delle consuete operazioni di recupero delle grandi produzioni degli ultimi anni, con cui i produttori tornano a salutare i fan con qualche nuovo episodio?