Black Witches: da Tituba a Beyoncé

Ilaria Sala

Negli ultimi anni c’è stata un’importante evoluzione nel modo in cui le donne, e in particolare le donne afroamericane, sono viste e mostrate dai mass media. L’evoluzione della figura della black witch (strega nera, ndt) è significativa, in quest’ottica, per tracciare com'è cambiata la percezione delle figure femminili di colore nella società. 

È un viaggio dalla visione stereotipata dell’alterità fino alle icone del femminismo nero odierno e alle loro recenti conquiste. 

Per citarne alcune: N. K. Jemisin, figura assolutamente rivoluzionaria nel panorama del fantascientifico, ambiente in cui tradizionalmente imperano uomini perlopiù bianchi e occidentali; la neo-vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris; Beyoncé, che con i suoi ultimi lavori ha dominato i Grammy 2020 con ben 9 nomination.

 

1. La magia ci scorre nelle vene

2. La penetrazione di culti africani nelle Americhe

3. Perturbante: Vodou e voodoo

4. Il riconoscimento del problema e la lotta

5. Beyoncé, la black queen

6. Conclusione

7. Bibliografia e sitografia

 

1. La magia ci scorre nelle vene

Molte comunità africane credono profondamente nell'esistenza delle streghe, tanto che ogni disgrazia può essere attribuita a loro. 

Un’importante distinzione, non direttamente percepibile in italiano, risiede nella traduzione delle parole witchcraft e sorcery, entrambe traducibili in italiano come stregoneria (ndr). Secondo gli abitanti di Yorùbáland (area dell’Africa occidentale che si estende fra Nigeria e Benin), i due termini però si riferiscono a entità ben diverse. Coloro che praticano sorcery si affidano a sortilegi e formule orali con premeditazione. I praticanti di witchcraft, invece, non compiono riti di alcun tipo né pronunciano incantesimi. Le streghe (witches) in questione sono associate al concetto di witchcraft, caratterizzate dal possedere poteri sconosciuti all’uomo comune e derivanti dal legame con spiriti perlopiù malvagi.

Nonostante l’urbanizzazione crescente e l’impatto dell’Islam e del Cristianesimo, la magia pervade ancora le vite di queste comunità.

Un buon numero di antropologi e filosofi si sono occupati dello studio della stregoneria chiedendosi se si tratti di semplice superstizione o di realtà ontologica. Si è presto compreso come i risultati dei vari studi non fossero estranei  ai paradigmi sociali e culturali di origine degli studiosi in questione. 

Opinione comune fra gli studiosi è che, nella visione cosmologica africana, tutto sia in vita o, perlomeno, che non vi sia nulla di completamente morto. È chiaro, dunque, che il mondo spirituale (inteso come “mondo degli spiriti”) venga considerato inscindibile da quello fisico e che questo influisca grandemente sull’esperienza di vita del continente Africa.

Se è vero che la stregoneria è percepita quantomeno negativamente, se ne riconosce anche la funzione stabilizzante a livello sociale locale. Permetterebbe, infatti, la convivenza armoniosa fra parenti, vicini e membri della stessa società.

 

2. La penetrazione di culti africani nelle Americhe

Con la tratta degli schiavi, parte della loro cultura e religione si diffuse dall'Africa occidentale alle Americhe.

Nel 1692 a Salem, Massachusetts, durante la caccia alle streghe, molte donne definibili come divergenti, ovvero che non rientravano totalmente nei dettami sociali promossi al tempo, furono accusate di praticare la stregoneria.

Tra queste c'era Tituba, una schiava (un ruolo socialmente fragile ad aggravare la condizione di marginalità della donna afroamericana).

Il registro giudiziario di Salem descrive Tituba come una schiava originaria delle Indie Occidentali che probabilmente praticava il hoodoo (termine vernacolare per indicare la pratica del voodoo, ndr) benché non vi fosse alcuna prova per sostenere questa ipotesi tranne il pregiudizio sul colore della sua pelle.

Quando Arthur Miller scrisse The Crucible, nel 1952, Tituba fu descritta come una schiava nera impegnata nella pratica delle arti oscure. Viene mostrata intenta a maneggiare sinistramente una rana, un calderone e del sangue di pollo.

 

3. Perturbante: Vodou e voodoo 

L'idea del voodoo è stata ovviamente manipolata dall'industria cinematografica, uno strumento molto potente nelle mani delle strutture patriarcali bianche, per definire meglio l’alterità, l’altro.

La cultura pop americana sembra non poterne più fare a meno, soprattutto in relazione al genere horror. Alcuni studiosi definiscono questo fenomeno come voodoo chic o voodoo kitsch a sottolinearne i tratti quasi carnevaleschi. 

La pratica del voodoo è raffigurata in un modo che lega i modelli culturali neri e le persone di colore con idee di inferiorità intellettuale, ipersessualità comportamento sub-umano. È il modo di rappresentare l’ansia legate a questioni di razza che accompagna il processo evolutivo della condizione degli afroamericani: questo tipo di rappresentazione è, infatti, ispirata in modo prettamente irrealistico a pratiche religiose originarie dell’Africa Orientale e poi sedimentate nelle Americhe. Spesso ci si riferisce a essa con il termine Vodou haitiano.

In Angel Heart (1987), viene espressa una cifra comune del voodoo hollywoodiano: la sua connessione con il satanismo. Mickey Rourke interpreta un satanista amnesico al servizio di Lucifero stesso. Lisa Bonnet interpreta Epiphany Proudfoot, una sacerdotessa voodoo. La raffigurazione sfiora i limiti dell’umano tra sacrifici di pollame, stati estatici che la portano a mostrare i suoi seni e atti incestuosi (finisce per avere rapporti sessuali di natura violenta con il padre che la portano alla morte).

La storia delle black witches, però, nei film e in televisione, non è tanto una storia di travisamento della realtà quanto di assenza: sono trasposte sullo schermo come sketch superficiali, privi di alcuna profondità. La mancanza di streghe di origine africana nei film è un sintomo di un problema più grande: la paura di riconoscere alle donne di colore una chiave che le mostri autonome e potenti, sovvertendo la supremazia sociale e culturale dei bianchi.

 

4. Il riconoscimento del problema e la lotta

Ciò fa riferimento alla double jeopardy di cui Angela Davis ha parlato per la prima volta e che anche Malcom X ha definito come un grande problema: la doppia sofferenza femminile causata dalla razza (l’essere di colore) e dal genere (l’essere donna). Una parziale soluzione al problema venne quando le donne di colore hanno iniziato a parlare di black witches.

Nelle opere di molte autrici di colore, il potere della stregoneria è una metafora per una lotta contro le istituzioni che compongono la società e il dominio maschile, in cui le streghe sono dipinte come donne con poteri in grado di sovvertire potenzialmente l’autorità di queste istituzioni. Quei poteri non normativi sono in grado di liberare la donna dalle catene di quella rappresentazione per cui sarebbero solo fedeli e sottomesse, per acquisire finalmente le caratteristiche più frequentemente associate al genere maschile: indipendenza e ambizioni.

Le ondate femministe degli anni ‘60 e ‘70 si sono ri-appropriate del concetto di witch con una nuova connotazione politica positiva. In quegli anni, le donne lottavano già per la loro emancipazione ma, nella battaglia per i diritti civili degli anni '60, c'è un nuovo senso di necessità, di cambiamento, come Martin Luther King ben rimarca nel suo I have a dream usando il verbo urge.

Martin Luther King, nel suo discorso, si rifà alla struttura della geremiade nera, un genere letterario propriamente americano associabile ai sermoni religiosi che in un’ultima istanza cerca di unificare un gruppo. Iniziando con un lamento per la situazione attuale, si invita la platea a riconoscere gli errori commessi e a ripristinare il patto di alleanza (covenant) attraverso un risveglio della coscienza a lungo dormiente (“long slumbering conscience”. Obama:2015) e una promessa di restaurazione divina attraverso la magia.

 

5. Beyoncé, la black queen

Se guardiamo più da vicino al visual album Lemonade di Beyoncé, la vera magia delle donne nere non è lo spettacolo soprannaturale di una regina voodoo, ma piuttosto la capacità delle donne nere moderne di sopravvivere e fiorire in un mondo patriarcale e razzista.

Nelle stesse parole cantate e recitate dall’artista, elementi magici pervadono il testo con riferimento all'alchimia (complesso di pratiche esoteriche dal carattere sia filosofico che scientifico), antidoti, maledizioni e alla trasmissione delle conoscenze di generazione in generazione. 

Se da un lato il carattere soprannaturale pervade queste parole, queste si fanno anche e soprattutto portatrici di caratteri d’avanguardia nella battaglia per il femminismo. Se tradizionalmente era l’obbedienza la cifra distintiva della donna, la strega si caratterizza per la sua indipendenza e curiosità, proprie delle prime donne ribelli quali Eva e Pandora. Anche l’ambito scientifico viene chiamato in causa, ambito in cui le donne ancora costituiscono una minoranza soprattutto a livello medico. Le donne dedite alla preparazione di qualsiasi tipo di medicina e/o simili sono state per molti secoli additate come streghe e giustiziate in quanto tali: 

 

“Grandmother, the alchemist, you spun gold out of this hard life. Conjured beauty from the things left behind. Found healing where it did not live. Discovered the antidote in your own kitchen. Broke the curse with your own two hands. You passed these instructions down to your daughter, who then passed it down to her daughter.” (Beyoncé, Lemonade)  

 

A livello visivo, rientrando nell’ampio spettro del genere fantasy, le streghe sono generalmente anziane e di cattivo aspetto, ed eventualmente in grado di mascherare le loro sembianze tramite le arti magiche. Nel genere fantasy si può dire che, se a brutto corrisponde cattivo, a bello corrisponde buono. Nel visual album in questione i canoni sono ribaltati e le donne ne escono più forti e sicure delle loro piacevoli sembianze. 

Le madri di Trayvon Martin e Eric Garner sono mostrate nel video mentre reggono fra le mani le foto dei figli uccisi, sempre a sottolineare le promesse disattese di libertà ed uguaglianza.

 

6. Conclusione

“A quanti devono combattere per ottenere quel rispetto che gli altri è garantito” (Jemisin, 2019:6).

Le streghe sono diventate un simbolo forte dei diritti delle donne e della lotta per la loro emancipazione. Come accade ancora per i diritti di molte minoranze negli Stati Uniti, la lotta è ancora lunga ma non per questo priva di forza. Recentemente si è assistito alla forza con cui il movimento Black Lives Matter ha travolto l’opinione pubblica, inasprendo da un lato impopolarità di un cambiamento ma, dall’altro, mostrando l’urgenza con cui questo viene percepito. 

 

7. Bibliografia e sitografia 

Bastién, Angelica Jade. “Why Can’t Black Witches Get Some Respect in Popular Culture?”. Ottobre 2017, Volture.com. (data di ultima consultazione: 11/10/2021)

Beyoncé. “Lemonade”. HBO Go, 2016

Freud, Sigmund. Saggi sull’arte, la letteratura e il linguaggio, 2013. Bollati Berlinghieri (Books for Apple)

Horowitz, Mitch. “The persecution of Witches, 21st Century Style”. Nytimes.com, (data di ultima consultazione: 11/10/2021)

Ilesanmi Akanmidu Paul. “The Survival of the Yorùbá Healing Systems in the Modern Age”. news.clas.ufl.edu (data di ultima consultazione: 11/10/2021)

Jemisin, K. N. The fifth season, 2015. Orbit, Hachette Book Group.

Jemisin, K. N. La Quinta Stagione, 2019. Mondadori (Books for Apple)

King, Deborah K., "Multiple Jeopardy, Multiple Consciousness: The Context of a Black Feminist Ideology" (1988). In Open Dartmouth: Faculty Open Access Articles. 2042. (data di ultima consultazione: 11/10/2021)

McGee A., “Haitian Vodou and voodoo: Imagined religion and popular culture”. Studies in Religion/Sciences Religieuses. 2012;41 (2):231-56. scholar.harvard.edu (data di ultima consultazione: 11/10/2021)

Obama, Barak. Presidential Proclamation - Martin Luther King, Jr., Federal Holiday, 2015. obamawhitehouse.archives.gov (data di ultima consultazione: 11/10/2021)

Tinsley, N. Omise’eke. “Beyoncé’s Lemonade Is Black Woman Magic”. Aprile 2016, Time.com. (data di ultima consultazione: 11/10/2021)

Tucker, S. Veta. “Purloined Identity: The Racial Metamorphosis of Tituba of Salem Village”. In Journal of Black Studies, vol.20, no.4, 2000 (p.624-634) (data di ultima consultazione: 11/10/2021)

 

Foto 1, indipendent.co.uk (data di ultima consultazione: 11/10/2021)

Foto 2, www.history.com (data di ultima consultazione: 11/10/2021)

Foto 3, www.timeout.com (data di ultima consultazione: 11/10/2021)

Foto 4, billboard.com (data di ultima consultazione: 11/10/2021)

Foto 5, www.instyle.com (data di ultima consultazione: 11/10/2021)