Born in the USA

Ilaria Sala

Gli U.S.A. nelle parole di Bruce Springsteen

Bruce Springsteen è un musicista e cantautore nato negli Stati Uniti che ha influenzato intere generazioni con il suo rock e può vantare 50 candidature ai Grammy Awards, di cui 20 vittorie, un Oscar e un Academy Award per Streets Of Philadelphia, due Golden Globe Awards e un Tony Award

Ciò che si cela dietro ai riflettori e che i suoi lavori veicolano è una lettura profonda della società americana e della sua evoluzione. Gli studiosi hanno evidenziato come l’autenticità sia una cifra fondante della musica rock e quella di Springsteen non fa eccezione. 

Fiore all'occhiello di tutta la sua carriera, l'album Born in the U.S.A. (1984) non si discosta da questo filone produttivo.

 

1. Voci d’opposizione

2. Vita in una segregated blue collar town

3. Minister of rock n’roll

4. L’importanza dell’unità

5. Bibliografia

 

1. Voci d’opposizione

Uscito il 4 giugno 1984, Born in the U.S.A. ha venduto più di 30 milioni di copie. È infatti l’album che ha fruttato commercialmente di più a the Boss che è riuscito, però, a rimanere fedele all’idea di produrre testi in cui vengono affrontate problematiche riconosciute come particolarmente rilevanti dalla società americana. Per l’intera durata della sua carriera e dunque ancora oggi, il nativo di Freehold (NJ) è stato in grado di dipingere un quadro multiforme e realistico fungendo da catalizzatore per prese di coscienza.

La sola copertina dell’album è vista da molti come una presa di posizione politica marcata. 

Il 1984, infatti, rappresenta l’anno in cui era stato rieletto, tramite le votazioni tenutesi nel novembre dello stesso anno, il presidente repubblicano Ronald Reagan. Insediatosi alla Casa Bianca nel 1981, il grande comunicatore ha servito il Paese come 40° presidente fino al 1989. È stato leader della cosiddetta nuova destra che fondava il suo consenso sulla costruzione di un conservatorismo populista. Il mutato contesto politico-culturale aveva portato la maggioranza a votare per i repubblicani pur non necessariamente condividendone appieno le idee.

Born in the USA, Ilaria Sala, Canadausa

Il cappellino rosso sulla tasca destra dei jeans nella copertina richiamerebbe, secondo alcuni, il codice Hanky legato alla sfera omosessuale o, a parere d’altri, la posizione del corpo evocherebbe la minzione sulla bandiera americana screditando così la lettura patriottica del testo. Ad ogni modo, Springsteen si era sentito in dovere di prendere le distanze dall’utilizzo fatto, proprio nel suo New Jersey, del proprio nome da parte del presidente Reagan.

 

“And that’s why when Reagan mentioned my name in New Jersey, I felt it was another manipulation, and I had to disassociate myself from the president’s kind words” 

 

La canzone, nonostante il ritornello allegro, tratta di tematiche su cui Springsteen si era già espresso in precedenza, come ad esempio la guerra in Vietnam. Egli aveva incontrato Ron Kovic, veterano di guerra la cui biografia ha ispirato l’omonima pellicola Born on the Fourth of July, e con lui aveva aiutato nel 1981 a organizzare la serata di beneficenza A Night for the Vietnam Veteran

Forse è proprio la distanza tra i toni del chorus e quelli del resto del brano a dar vita al messaggio sotteso alla canzone: la volontà di migliorare il Paese, Paese che si evolve solo sulla linea di ciò che è espresso nella Declaration of Independence. Born in the U.S.A., ad ogni modo, non è l’unica canzone a trattare della tematica in questione: la ritroviamo in titoli come Shut Out the Light e Vietnam, mentre in Devils & Dust e Magic il cantautore si esprime sulle campagne in Iraq.

Se la cosiddetta Dottrina Reagan, che si basava sul diritto a intervenire ovunque, aveva dato origine a una comunicazione per immagini piuttosto “muscolare” con film come Rambo First Blood (1982) e Top Gun (1986), non mancano anche voci d’opposizione.

Born in the USA, Ilaria Sala, Canadausa

Più tardi Springsteen si schiera apertamente a sostegno del partito democratico, in particolare appoggiando le campagne presidenziali di John Kerry nel 2004 e di Barack Obama nel 2008. Suona al Lincoln Memorial in occasione dell’Inauguration Day di Obama e più recentemente di Biden e Harris.

 

2. Vita in una segregated blue collar town

Il cantante ha sempre sostenuto quanto rilevante sia stato l’influsso che le esperienze dei suoi genitori ebbero sulla propria vita. 

Nato nel 1949 in una città operaia del New Jersey, segregata a livello razziale, Springsteen si era dovuto confrontare con le difficoltà lavorative del padre. La difficoltà a trovare lavoro lo aveva reso, secondo le parole del Boss, insicuro, arrabbiato e violento. La promessa dell’American Dream veniva a sgretolarsi sotto i suoi occhi. La sua strada è stata, dunque, diametralmente opposta rispetto a quella della famiglia: sceglie un lavoro creativo. 

Nei suoi lavori viene illustrato il cambiamento che ha investito la realtà americana, così come molte altre nazioni, soprattutto a partire dagli anni ’70. 

Born in the USA, Ilaria Sala, Canadausa

Nell’album Born to run (1975) il paese natio viene descritto come una trappola mortale (death trap) e il protagonista, mosso dal desiderio per una vita migliore, decide di cercare la terra promessa (A promised land) come un pioniere in cerca di una realtà utopica legata all’idea di mobilità sociale. La dinamica ricorda ciò che Steinbeck racconta nel suo Furore e dunque la quotidianità per migliaia di persone durante il fenomeno delle Dust Bowls. 

In Darkness on the Edge of Town (1977) mostra l’impossibilità del cambiamento: così come indicato dalle tesi marxiste, il lavoro in fabbrica è alienante. La memoria del padre infesta questa canzone e sottolinea come lo spirito di comunità sia venuto meno. Ed ecco l’American Nightmare: moltissimi lavoratori sono bloccati. Il paradigma del self-made man è perso a causa del capitalismo che non crea le condizioni necessarie alla realizzazione personale tramite il duro lavoro. 

 

Factory takes his hearing, factory gives him life (..) death in their eyes (..) somebody get hurt tonight (Factory)

 

Factory (1978) rende l’idea dell’alienazione dell’uomo in fabbrica tramite un semplice espediente: la ripetizione, per ben 12 volte, della parola lavoro (work).

 

3. Minister of rock n’roll (Reunion tour 2000)

Seguendo questa chiave di lettura si potrebbero leggere molte sue canzoni come appartenenti al genere della geremiade americana. Si tratta di una tipologia di sermoni di derivazione puritana usata come base per molti discorsi politici. Questa, infatti, connettendo bisogni individualistici e collettivi crea un senso di unità che nei discorsi politici si tramuta in senso di identità nazionale

La tensione fra un’ideale di vita sociale e le sue concrete manifestazioni si percepisce nel testo nella struttura tripartita:

  1. Lamento

  2. Invocazione a ritornare ai principi espressi dal covenant (per la società americana sarebbero i principi espressi nella Declaration of Independence, tutti volti alla ricerca della felicità)

  3. Ristorazione divina 

Come per la storia afroamericana, la musica ha un ruolo chiave nella mobilitazione delle coscienze. Vittime di secoli di oppressione, anche e soprattutto a livello culturale, la musica ha permesso alla comunità di origini africane sia di ricostruire la propria storia sia di sopravvivere alla realtà del lavoro schiavile.

Born in the USA, Ilaria Sala, Canadausa

Parallelamente si potrebbe dire che Springsteen la utilizza per spronare a prendere coscienza di problematiche attuali, se non affrontarle attivamente e concretamente. Un esempio potrebbe essere il concerto tenuto nella Berlino Est

 

4. L’importanza dell’unità 

Il senso di comunità, con l’aiuto reciproco che essa sottende, è il centro del messaggio. 

In un’intervista per Esquire non ha fatto mistero di quello che lui riteneva essere un grande pericolo per la società americana: Donald Trump. Springsteen ha sottolineato come, a suo parere, la sua idea di United States of America non fosse per nulla inclusiva.

 

"Invested in denying the idea of a united America and an America for all. […] He has no interest in uniting the country […]. So that’s simply a crime against humanity, as far as I’m concerned".

 

Nelle sue canzoni, pertanto, c’è un costante ritorno al tema dell’integrazione e accettazione. In Streets of Philadelphia scrive dalla prospettiva di qualcuno affetto da AIDS e in The Ghost of Tom Joad mostra la realtà di immigrati messicani venuti negli States per inseguire il loro sogno americano. 

Born in the USA, Ilaria Sala, Canadausa

Lo stretto rapporto con il sassofonista della sua E Street Band, Clarence Clemons e la canzone American Skin scritta in riferimento all’uccisione del giovane ventiduenne Amadou Diallo nel 1979 a New York sono due esempi di come il Boss tenga particolarmente all’inclusione razziale.

 

[...] you can get killed just for living in your American skin (American Skin)    

 

La sua continua lotta gli valse anche il premio per il servizio comunitario umanitario della NAACP, cioè l’Associazione nazionale per il progresso delle persone di colore, oltre che al 2013 MusiCares Person of the Year.

 

5. Bibliografia

Bruce Springsteen and the duality of the ‘American Dream’ - Alexander, M., su blogs.baruch.cuny.edu  (data di ultima consultazione: 23/05/22)

Authenticity in the USA: How Springsteen’s music stayed true through the years – Bohn, K., su Psu.edu  (data di ultima consultazione: 23/05/22)

Borgognone, G. (2021). Storia degli Stati Uniti: la democrazia americana dalla fondazione all'era globale.

Beneath the Surface of Bruce Springsteen – Hainey, M., su Esquire.com  (data di ultima consultazione: 20/05/22) 

McMillan, R.S. (2016). The Distance between American reality and The American Dream”: Bruce Springsteen’s American Jeremiad 2002-2012, Middle Tennessee State University  (data di ultima consultazione: 20/05/22) 

In a divided land, Bruce Springsteen and the runaway American dream – McNichol, T., su https://nieman.harvard.edu  (data di ultima consultazione: 23/05/22)

Bruce Springsteen Named 2013 MusiCares Person Of The Year – McPhate, T., su www.grammy.com  (data di ultima consultazione: 23/05/22)

Sibilla, G. (2019). “Dancing in the Dark. MTV, Music Videos, Bruce Springsteen and the Aesthetics of Rock in the Eighties”, in ZoneModa Journal9(1), 107–118.

Bruce Springsteen, In His Own Words: The American Dream - Springsteen, B., su www.rollingstone.com  (data di ultima consultazione: 23/05/22)

The American Jeremiad – Wood, A., su www.sjsu.edu  (data di ultima consultazione: 20/05/22)

Born to Run and the Decline of the American Dream – Zeist, J., su www.theatlantic.com  (data di ultima consultazione: 23/05/22)

 

Foto 1, da bbc.com (data di ultima consultazione: 23/05/22)

Foto 2, da zimbio.com (data di ultima consultazione: 23/05/22)

Foto 3, da therake.com (data di ultima consultazione: 23/05/22)

Foto 4, da allfamous.org (data di ultima consultazione: 23/05/22)

Foto 5, da pinterest.com (data di ultima consultazione: 23/05/22)