Born in Slavery: la narrativa degli ultimi schiavi

Ilaria Sala

Born in Slavery è un’antologia di narrative sulla schiavitù degli afroamericani creata nell’ambito del Federal Writers' Project, tra il 1936 e il 1938.

Si tratta di storie raccontate da chi ha vissuto la schiavitù in prima persona. Al tempo della raccolta delle testimonianze, i narratori erano persone ormai giuridicamente libere, ma il cammino per porre fine a ulteriori forme di razzismo e discriminazione a loro danno è tuttora in corso. Questa condizione creò non pochi problemi nel riconoscimento del peso storico e culturale di questa raccolta.

 

1. L’origine del Federal Writers’ Project

2. Cos’è Born in Slavery

3. Problemi di riconoscimento

4. Bibliografia



1. L’origine del Federal Writers’ Project

Il clima dei ruggenti anni ’20 fu caratterizzato da un benessere diffuso e senza precedenti, che si accompagnò all'espansione di nuove tecnologie e piaceri. Furono gli anni del proibizionismo, caratterizzati dal contrasto fra il moralismo vittoriano e il divertimento sempre più libertino dello Shimmy (spesso bandito dai club), fatto di rapidi movimenti ravvicinati fra coppie, o del Jazz, del rossetto e degli abiti delle donne a poco a poco più libere. Il Grande Gatsby (1925) è l’incarnazione della vivacità del periodo.  

Questo clima di edonismo e piacevoli frivolezze giunse bruscamente al termine con il crollo della Borsa di Wall Street nell’agosto del 1929. La Grande Depressione avvolse gli Stati Uniti (e non solo) per tutti gli anni ’30 fino allo scoppio del secondo conflitto mondiale. Secondo i dati forniti dalla Franklin D. Roosevelt Presidential Library, tra il 1929 e il 1933, il 24,9% della forza lavoro nazionale era disoccupata e lo stipendio di coloro che avevano un’occupazione crollò del 42,5%. Per reagire a questo clima, il governo di Roosevelt ideò il New Deal, un piano di politica economica capillare volto a rompere il circolo vizioso tra domanda, produzione, salari e, di nuovo, altra domanda, grazie a un forte interventismo statale nell’economia.

La strategia ottenne grandi successi. L’agenzia Works Progress Administration (WPA) creò occupazione per lavoratori di ogni genere, sia per coloro con esperienza sia per chi non ne aveva, impiegandoli soprattutto nel settore delle opere pubbliche. Il Federal Writers’ Project, in particolare, diede lavoro a più di 6000 persone in modo capillare a livello federale tramite l’apertura di una sede in ciascuno stato tra il 1936 e il 1942. Il progetto pian piano ricevette meno fondi, utili ad aumentare le difese nazionali, e cessò di esistere definitivamente con l’entrata in guerra degli Stati Uniti. 

 

2. Cos’è Born in Slavery

In seno al Federal Writers’ Project sono state date alla stampa diverse pubblicazioni, come l’American Guide Series 

Uno dei principali obiettivi del direttore del Progetto, Henry Alsberg, era quello di creare una sorta di autoritratto americano. Per fare ciò, venne dedicata particolare attenzione alla raccolta in prima persona di resoconti e narrazioni di eventi storici, tradizioni folcloristiche e altri elementi che andavano a costituire il patrimonio intangibile della nazione

Born in Slavery si pone l’importante obiettivo di raccogliere la testimonianza delle condizioni di vita di coloro che vissero in prima persona la schiavitù, muovendosi celermente in tale direzione data l’età avanzata dei testimoni. 

Andava considerato, inoltre, che il XIII Emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti entrò in vigore il 18 dicembre 1865 e, con la vittoria nordista nella Guerra di Secessione, decretò la fine della società schiavistica in tutti i territori dell’Unione. Questo evento non coincise, però, con la parità di diritti a livello formale. La comunità afroamericana venne, dunque, rappresentata all’interno del progetto in due modalità: da una parte, venne dato lavoro a personalità di spicco quali Zora Neale Hurston e Ralph Waldo Ellison, dall'altra, vennero raccolte 2300 narrazioni e 500 fotografie di persone che vissero parte della loro vita da schiavi. 

L’innovazione del progetto stava nella volontà di creare una narrazione scritta là dove era assente, per l’alta percentuale di analfabetismo. Tale condizione era utile a preservare l’asservimento degli schiavi. Benché meno conosciuta rispetto a scritti come quelli di Frederick Douglas e Olaudah Equiano, questa antologia rappresenta sicuramente un importante patrimonio storico e una base per la riappropriazione di un’identità a lungo negata.

L’intera collezione è organizzata in volumi in ordine alfabetico per stato federale e le interviste sono catalogate per il luogo in cui vennero condotte. All’interno di ogni volume, inoltre, le testimonianze sono divise in ordine alfabetico per cognome dei testimoni.

Ai lavoratori del FWP vennero date precise istruzioni sulle modalità d’intervista, in particolare sugli argomenti da trattare. Nel 1937 venne stilato un questionario standard da sottoporre. Le domande erano volte a fornire un quadro completo della vita di uno schiavo: vestiti indossati, abitudini in particolari ricorrenze ed eventi come matrimoni e funerali, cibo consumato (conigli, opossum o altro) e informazioni sui padroni. Su questi ultimi l’attenzione viene posta sui loro atteggiamenti come ad esempio si chiedeva se avessero comprato o venduto schiavi, se avessero offerto cure mediche a schiavi malati, o se avessero incoraggiato qualcuno a imparare a leggere e scrivere. I contenuti venivano, oltretutto, sottoposti a processi di editing da parte dei redattori principali. 

 

3. Problemi di riconoscimento

Il lavoro di Equiano venne ristampato ben 7 volte nel corso della vita dello scrittore stesso dalla prima edizione del 1789 di Londra. Il fatto si può naturalmente legare al successo che lo scritto ricevette all’epoca. Secondo Cathy N. Davidson, però, il progetto cadde poi nell’oblio per due secoli. Ciononostante, a partire dalla metà del secolo scorso con il fervore destato dai movimenti per i diritti civili, questo venne ripreso e ampiamente studiato nelle scuole. 

Il fato di Born in Slavery risulta nettamente diverso. Ciò è dovuto, almeno parzialmente, al fatto che fino al 1972, secondo la Library of Congress, l’antologia rimase pressoché inaccessibile al pubblico

Le riserve degli studiosi per la tipologia delle testimonianze in questione contribuirono alla limitazione della sua diffusione. Gli studiosi sottolinearono che si trattava di testimonianze basate su ricordi di soggetti che, al tempo dei fatti narrati, non erano nemmeno adolescenti. Questo li portò a pensare che le esperienze raccontate fossero state alterate dal naturale filtro applicato dai bambini alle storie di vita. Inoltre, il rapporto intervistato (afroamericano) e intervistatore (a maggioranza caucasica) sembra aver potuto alterare le narrazioni. Queste, infatti, sarebbero state cambiate per rispondere a ciò che i testimoni credevano che il governo si aspettasse da loro. Non riporterebbero, dunque, i fatti nella loro realtà ma filtrati secondo i rapporti fortemente gerarchici ancora radicati negli Stati Uniti: gli intervistatori, per la maggior parte, erano di fatto bianchi.

Nonostante i vari dubbi, anche in parte legittimi, sull’attendibilità di contenuto, le informazioni che si ricavano dalle trascrizioni sono un'importante fonte di materiale antropologico, psicologico, storico e sociale. La Library of Congress si è impegnata, infatti, a digitalizzare la maggior parte delle fotografie e documenti redatti in modo da renderli fruibili a livello internazionale. 

Ogni tipologia di narrazione viene influenzata dall’emotività umana. Questo, tuttavia, non deve indiscriminatamente renderle di poco valore. La ricchezza di immagini folkloriche, i dialetti regionali, la particolare declinazione dell’umorismo sono tra le informazioni di maggior interesse.



4. Bibliografia

Davidson, Cathy N. “Olaudah Equiano, Written by Himself.” NOVEL: A Forum on Fiction, vol. 40, no. 1/2, 2006, pp. 18–51. –  jstor.org (data di ultima consultazione: 07/06/23) 

Donald R. Schaffer, Elizabeth Regosin. “Union Pension Files Giving Voice to Former Slaves”, archives.gov in Voiced of Emancipation: Winter 2005, Vol. 37, No. 4. (data di ultima consultazione: 07/06/23)

Library of the Congress, American Life Histories: Manuscripts from the Federal Writers' Project, 1936 to 1940 – loc.gov (data di ultima consultazione: 07/06/23)

Library of the Congress, The Limitations of the Slave Narrative Collection – loc.gov (data di ultima consultazione: 07/06/23)

Library of the Congress, Born in Slavery: Slave Narratives from the Federal Writers' Project, 1936 to 1938 – loc.gov (data di ultima consultazione: 07/06/23)

The Library of Virginia, Federal Writers’ Project - lva.virginia.gov (data di ultima consultazione: 07/06/23)

 

Foto 1, whitneyplantation.org

Foto 2, loc.gov [Amos Clark, Age 96. United States Texas, 1936.]

Foto 3, loc.gov [Anne Clark, Age 112. United States Texas, 1936.]

Foto 4, loc.gov [Federal Writers' Project: Slave Narrative Project, Vol. 16, Texas, Part 1, Adams-Duhon. 1936. Manuscript/Mixed Material.]