15. Videogruppo

Percorso 15. La storia di Videogruppo (Piemonte)

Il 3 ottobre 1976, il quotidiano “La Stampa”, in un piccolo trafiletto in fondo alla quarta pagina, dà notizia ai lettori che a partire da quella stessa sera “una nuova tv privata trasmette”. L’emittente è Videogruppo Piemonte; ha sede a Pino Torinese, piccolo comune alle porte di Torino, è stata fondata dall’ingegner Sergio Rogna Manassero di Costigliole e dichiara il proposito di favorire “l’accesso dei mezzi di informazione e delle forze politiche e sociali democratiche per fare di questa tv uno strumento di partecipazione”. In realtà, nell’autunno di quell’anno Videogruppo è tutt’altro che una realtà nuova: con il nome di TelePino, le sue attività sperimentali hanno inizio due anni prima, nel 1974. Inizialmente impegnata nella produzione di documentari su commissione di vari enti del territorio, si indirizza presto alla sperimentazione della trasmissione via etere. In rapida risposta al riconoscimento da parte della Corte costituzionale della legittimità della trasmissione privata in ambito locale (con la sentenza 202 del 28 luglio 1976), Telepino, ormai ribattezzata Videogruppo, installa un trasmettitore di 100W sul canale 52 UHF. Lo testimonia la lettera inviata dall’ingegner Rogna al questore di Torino per denunciare il “possesso di impianto radioelettrico trasmittente”.

Come precisato nella lettera, il trasmettitore è di marca ELPRO, non occupa – assicura lo scrivente –canali della Rai e la sua potenza permette a Videogruppo di raggiungere un’area ovviamente “locale”, ma più vasta di prima. Negli stessi mesi, l’aria di “provincialità” della rete (già accantonata con il cambio del nome) è totalmente cancellata dal trasferimento della sede televisiva nel centro di Torino. Come racconta il fondatore, Sergio Rogna, la prima sede torinese viene allestita in un appartamento preso in affitto al numero 5 della centralissima via Garibaldi.

L’emittente non conta ancora formalmente dei dipendenti, la strumentazione tecnica è acquistata dallo stesso Rogna e il locatore gli permette di riconfigurare l’appartamento per farne una stazione televisiva: consente all’ingegnere di “tirare già un muro e di metterci un vetro per la regia” e mentre il salone diventa lo studio televisivo, “la cucina diventa [la sala di] emissione”. Videogruppo inizia a ritagliarsi uno spazio consistente nell’informazione televisiva torinese. Alla pagina spettacoli de “La Stampa” compaiono i primi palinsesti dell’emittente – ancora ridotti, organizzati su una messa in onda di poche ore giornaliere – e il caratteristico logo “vg” su sfondo a scacchi bianchi e neri diventa familiare ai torinesi, che lo vedono comparire in inserzioni pubblicitarie su quotidiani e mezzi di trasporto. La caratteristica scacchiera ispira la bellissima locandina che nel 1979 Guido Crepax disegna per Videogruppo, firmandone 99 copie, come omaggio pensato per i collaboratori dell’emittente. 

La copia qui visibile è la n° 48/99, ancora oggi esposta nello studio domestico dell’ingegner Rogna: ritrae una donna dall’ampia scollatura sulla schiena e ripresa di spalle mentre si rivolge, rapita, al logo dell’emittente, un riquadro stilizzato in cui possiamo forse riconoscere uno schermo tv. Ma come si configura l’offerta originale dell’emittente, quali sono i programmi di punta? Qual è lo spirito, insomma, di Videogruppo? Dalla visione a campione dei nastri UMATIC ancora reperibili (alcune centinaia) dei programmi messi in onda, emerge una programmazione variegata, spiccatamente proiettata su questioni di attualità locale, con un occhio impegnato sul piano politico, culturale e sociale. Esempio interessante è la puntata del programma Cronache torinesi dedicata alla casa editrice Einaudi, causticamente intitolata “Giulio Einaudi editore in Marienbad”.

Il forbito commento over di Federico Peiretti – che critica la scarsa accoglienza delle troupe nella redazione di Einaudi, letta come sintomo e controprova di una generale, scarsa connessione dell’editore con la città – accompagna delle riprese effettuate all’interno della sede della casa editrice. Il servizio dà anche un assaggio della qualità tecnica raggiunta a questa altezza cronologica (siamo nel 1979): le riprese un po’ scure e la messa a fuoco non sempre ottimale, testimoniano un’acquisizione del mestiere del fare televisione fuori dallo studio ancora in fieri. Ne dà un ricordo anche Cristina Gallo, giovane assistente operatrice della Videogruppo dei primi anni, poi passata in Rai.

“Era veramente una scuola”, ricorda Gallo, rievocando le sfide tecniche e gli ostacoli da aggirare tipici delle riprese fatte sul campo. A onore del motto di Videogruppo (“il nostro studio è la città”), gli operatori raggiungono il luogo di ogni avvenimento degno di copertura con una rapidità e una capillarità che fanno del notiziario della rete una testata più frequentata, per i cittadini di Torino, rispetto al tg regionale Rai. Videonotizie, in effetti, si configura fin da subito come il prodotto di punta di Videogruppo, quello che più virtuosamente sfrutta la dimensione necessariamente locale dell’emittente.

La sua sigla, così come si presenta nell’edizione del 1985, ben rappresenta graficamente i presupposti di un’informazione locale – suggerita dall’immagine della Mole Antonelliana e dalla cartina del Piemonte suddiviso nelle sue sei province – che, pure, guarda nelle ambizioni della sua proposta estetica a una dimensione più ampia, addirittura internazionale – l’immagine dell’aereo in decollo, il dettaglio di una Torino illuminata al neon. Non mancano, certo, programmi più volti all’intrattenimento, e molti sono i servizi di costume o dedicati a eventi fieristici o culturali che hanno luogo nella città, ma l’attenzione all’informazione e all’aggiornamento politico sono il vero fiore all’occhiello dell’emittente. Curiosi i casi in cui queste due anime per certi versi si incrociano, come nel caso del noto programma La città chiama, risponde il sindaco (andato in onda dal 1979 al 1987), in cui il sindaco della città, in diretta dallo studio, rispondeva alle telefonate dei telespettatori torinesi su questioni di amministrazione comunale. Ma è anche il caso del servizio in diretta dal Salone dell’automobile di Torino del 1984, dove i microfoni di Videogruppo intercettano il Presidente della Repubblica Sandro Pertini che, in visita al Salone, si esprime amichevolmente sull’eccellenza dell’ingegneria meccanica italiana e sulla convenienza a guidare il bolide in compagnia, preferibilmente, di una bella donna. 

Gli eventi culturali, a ben vedere, trovano frequentemente destinazione in rubriche o in programmi dedicati; esempi particolarmente felici sono Quale cinema?, a cura di Federico Peiretti, che tra il 1977 e il 1980 porta negli studi dell’emittente grandi registi e attori come Dario Argento, Vittorio Gassman e Michel Piccoli, o i servizi che Laura Cerro cura per il programma Obiettivo Torino, promuovendo concerti, spettacoli teatrali e mostre ospitate in città. Esempio è il servizio che promuove la mostra sul mondo contadino (1980), o ancora quello in cui Laura Cerro intervista il cantautore Franco Califano. 

Nel servizio, la giornalista, presente alla serata di lancio del nuovo LP Io ti perdo presso il locale “Privé”, interroga il cantautore riguardo al suo rapporto con Torino – argomento assai battuto nel programma alla presenza di interlocutori celebri – e gli offre la possibilità di rispondere delle vicende giudiziarie (siamo nel 1980) che lo hanno recentemente coinvolto. Se gli esempi appena mostrati indicano una programmazione che si presenta variegata e capace di accogliere forme di intrattenimento come veicolo di promozione culturale, i dati elaborati dalla stessa emittente nel 1990 confermano in ogni caso un deciso interesse produttivo per l’informazione e per l’attualità di tipo politico.

La tabella elaborata per fotografare i “quattordici anni di Videogruppo […] dal 1976 al 31 luglio 1990” dichiara che “telegiornali” e “attualità e dibattiti” hanno occupato sommati più di 18mila ore di messa in onda – una presenza paragonabile solo a quella altrettanto nutrita dei film, o a quella dei telefilm, a fronte di un’attenzione allo “sport” e al “varietà” che scende, per entrambe le categorie, sotto alle 5mila ore di trasmissione. Il dato, tuttavia, assume un rilievo ben maggiore se si escludono i programmi non direttamente prodotti da Videogruppo (tra cui film e telefilm, appunto, e alcuni programmi sportivi). I molti dati già elaborati dall’emittente sulle sue stesse produzioni, ancora consultabili al pari degli annuari che ripercorrono, giorno per giorno, ora per ora, tutta la storia del trasmesso, attestano il serio interesse dell’emittente nel valorizzare una presenza continua e di qualità, guidata dal suo fondatore Sergio Rogna Manassero. L’intento di tenere vivo e vitale il panorama tv locale è testimoniato dall’impegno organizzativo e dalla presenza a diverse occasioni convegnistiche raccolte attorno ai temi del presente e del futuro dell’emittenza privata, come quella (tenutasi nel 1985) che conta un deciso intervento del fondatore di Videogruppo.

Rivolto ai parlamentari Antonio Bernardi e Aldo Aniasi, presenti al tavolo, Sergio Rogna rivendica delle “condizioni minime” di sopravvivenza per l’emittenza locale, tra cui quella del chiarimento e della definizione dell’ambito di competenza di trasmissione, proponendo “l’approssimazione della regione” come “buona”. L’ambizione di espansione alla regione non è ancora sopita nel 1990, come testimonia la mappa di un progetto tecnico elaborata da Videogruppo in quell’anno che ipotizza la futura collocazione di nuovi impianti di diffusione del segnale distribuiti su tutto il Piemonte.

Nello stesso anno in cui questa mappa viene disegnata, è promulgata la legge “Mammì” (legge 223 del 6 agosto 1990), e il destino dell’emittenza locale, com’è noto, si sviluppa per sentieri ben più ombrosi di quelli proposti e sperati dagli editori televisivi locali. L’entusiasmo e la ricchezza dei primi tre lustri di programmazione di Videogruppo, però, radicatamente “locali” per vocazione verso la città forse più che per limiti normativi, rivivono in un interessante esperimento televisivo, quello del programma Super80, qui in un estratto intitolato “La gente in primo piano”.

Sebbene Super80 superi i confini cronologici della ricerca, è una risorsa fondamentale per guardare alla storia del primo quindicennio di vita dell’emittente. Sorta di Blob firmato Videogruppo – ma senza intenti satirici –, il programma propone 30 minuti di brevi o brevissimi spezzoni di messe in onda degli anni passati tra loro giustapposti, in un utilizzo creativo dell’archivio dell’emittente che ci consegna uno sguardo curioso sulla storia di Torino, dei torinesi, e dei vecchi programmi della “loro” tv privata.

 

Percorso a cura di Paola Zeni (Università degli Studi di Torino)