Percorso 14. La storia di TeleSanterno (Emilia-Romagna)
L’inizio della vicenda di TeleSanterno si colloca nel solco in un immaginario mitico, quello di una televisione dal basso, artigianale, fatta dai radio-tele-amatori della prima metà degli anni Settanta che montano ricevitori sulle colline, sperimentano con le bande radio e trasmettono da scantinati o studi improvvisati. Uno di questi è Tonino Ronchi, proprietario di un negozio di elettronica a Casalfiumanese, vicino a Imola. Abile tecnico, monta un’antenna su una collina vicina, così da ricevere e irradiare i segnali della tv svizzera e di Telecapodistria. Sfruttando il segnale della tv istriana, inizia poi a trasmettere in via sperimentale, intermittente e irregolare nel fine settimana. È la primavera del 1974 e TeleSanterno, che prende in prestito il nome dal fiume che bagna Casalfiumanese, inizia a farsi conoscere trasmettendo gare ciclistiche, piccoli resoconti di fiere ed eventi locali, o fotografie così da occupare la banda. A fine anno, nelle domeniche invernali, va in onda il primo programma vero e proprio: si chiama Scacciapensieri ed è uno show di musica dove Gaetano Vecci, famoso dj della zona, faceva ballare il pubblico nello studio, o meglio nella “tavernetta” di Ronchi in via Montanara 90.
Il 1976 è l’anno della svolta: alla piccola tv si interessa Domenico Berti, industriale imolese che, come scrive “Prima comunicazione”, ha la “classica biografia del selfmade man di provincia: partito da una modesta impresa agricola, ha messo insieme un piccolo impero che ha i suoi punti di forza in altrettante società dei settori ceramico, elettronico, impiantistica e costruzioni”. Gli investimenti sono ingenti: nel 1977 TeleSanterno si trasferisce in nuovi studi con attrezzature che rivaleggiano con quelle Rai. Berti assume professionisti come il regista Giampaolo Gulmanelli, la giornalista Gabriella Pirazzini, e istituisce corsi interni che formano lo scenografo e regista Fabio Orsi, il cameraman Raffaele Mattucci e tanti altri: costoro sono i testimoni fondamentali per ricostruire la vicenda di una tv che ha lasciato poca documentazione scritta. TeleSanterno inizia così la sua fase più dinamica: le sigle di apertura, frutto della collaborazione musicale con Stefano Gori e Marcello Scichilone e delle abilità di postproduzione grafica di Fabio Orsi, forniscono qualche indizio sulla varietà del palinsesto, che include programmi di intrattenimento autoprodotti, eventi sportivi, e ovviamente film, telefilm e cartoni animati.
La gestione della rete rimane rigorosamente familiare: la moglie di Berti, Giuliana Bendanti, coordina le attività, mentre il cognato Michele Bendanti si occupa formalmente del palinsesto. Il primo direttore di rete è Demos Palladini, esponente della Democrazia cristiana imolese. Tuttavia, la rete non si schiera mai apertamente e si relaziona alla politica soprattutto con fini commerciali, vendendo spazi ai partiti per programmi autoprodotti e organizzando tribune elettorali. Varie personalità politiche affermate o emergenti sono passate almeno una volta da TeleSanterno, come Marco Pannella, Arnaldo Forlani e un giovane Pierferdinando Casini. Una volta, racconta Orsi, il candidato di Avanguardia Operaia si scorda di portare in studio il simbolo elettorale, e cerca di porre rimedio con una soluzione piuttosto creativa.
Berti stesso si interessa in prima persona di molteplici aspetti della rete. Chi ha lavorato con lui lo descrive al contempo come un imprenditore, un visionario e un artista: “quando lui diceva una cosa noi eravamo dei boscaioli che dovevano andare a Manhattan”, dichiara Raffaele Matteucci, evidenziando lo scarto tra le ambizioni e le effettive risorse a disposizione. Conscio dei rischi e della fragilità economica dell’azienda, ma anche deciso a investire sui programmi, Berti tenta in un certo senso di localizzare l’immaginario nazionale, portando volti, generi e stili di una tv più grande in un “ambito commerciale” più ristretto, che tuttavia si allarga progressivamente: alla fine degli anni Settanta il segnale di TeleSanterno raggiunge infatti Bologna, Modena e parte della provincia di Reggio-Emilia.
TeleSanterno non ha un vero e proprio notiziario, ma trasmette numerose rubriche giornalistiche e di soft news, che testimoniano la natura acentrica della rete e la sua connessione al territorio. I programmi, che includono interviste e uscite in esterna, hanno il doppio scopo di informare la gente sulla vita locale – scarsamente considerata dalla Rai – e anche di legittimare e promuovere il canale al di fuori della Valle del Santerno. In particolare, Gabriella Pirazzini (alla quale Telepiù dedica un servizio nel maggio 1980) cura programmi come Terza pagina, rubrica di arte che evita di “cadere nel tran-tran un po’ noioso”, e Miscellanea, che mescola almanacco, cucina e aneddoti con le telefonate da casa e l’immancabile angolo della posta, il tutto sponsorizzato dalla Loacker.
La giornalista Gabriella Pirazzini al centro di un articolo di “Telepiù” (1980)
Servendosi dunque del racconto della provincia, la rete si impegna fortemente nell’autopromozione, coinvolgendo in questo gli spettatori e gli altri media locali. Traguardo a sorpresa (1978), ideata e condotta da Giorgio Santi, con sigla in romagnolo, è la prima produzione di successo della gestione Berti: gli spettatori devono rispondere a una domanda telefonando a una delle radio private che fa da tramite con la trasmissione. Ad assumere dimensione mitica è la serata del 1 febbraio 1979, quando TeleSanterno finge di annunciare in diretta un atterraggio UFO a Imola, omaggiando La guerra dei mondi radiofonica di Orson Welles (1938). Durante la trasmissione L’ora del topo, dedicata alla discussione di film e letteratura di genere, il conduttore Eugenio Marchi riceve una telefonata che annuncia uno sbarco alieno sulla sommità della vicina Rocchetta. I piani per la serata sono cancellati e lo studio si riempie di mappe, dati ed esperti. I “potenti mezzi” di TeleSanterno sono così dispiegati sulla sommità della collina.
Come racconta Orsi, Berti sostiene l’iniziativa a causa delle sue potenzialità promozionali: la rete ha estremo bisogno di farsi conoscere dagli spettatori e dagli sponsor. Il programma è registrato, ma sembra tutto in diretta, improvvisato e autentico. Nella simulazione sono coinvolte personalità di VideoBologna e VideoModena, sia per dare credibilità alla finta notizia, sia per rimarcare l’importanza di TeleSanterno in un contesto di emittenza plurale. Infatti, la cronaca dello sbarco passa in secondo piano quando Marchi finge collegamenti tramite ponti radio con le tv e le radio locali di tutta Italia, nonché (e qui la situazione sfugge un po’ di mano) con satelliti e basi della NATO e della NASA.
INSERIRE DI SEGUITO
7. Embed file video “L’ora del topo”, La mappa dei ponti radio per la trasmissione dell’atterraggio UFO
https://historica.unibo.it/bitstreams/fb0658bd-edbc-4c93-9adc-a8423be18516/download
Nonostante l’aggiunta di una scritta in sovrimpressione – “rappresentazione di atterraggio UFO” – per evitare problemi legali e politici, la trasmissione scatena un certo subbuglio nella zona: la rete è inondata di telefonate, staffette di automobili sono viste salire alla Rocchetta e i Carabinieri si mettono in allerta non tanto per gli UFO quanto per eventuali problemi di ordine pubblico. L’operazione promozionale va in porto senza grandi ricadute negative, e di TeleSanterno si parla anche sulla stampa nazionale.
Lo "scherzo” degli UFO in un articolo de "Il Giorno" (1979)
La vocazione commerciale all’intrattenimento permea l’intera programmazione. Le produzioni proprie della rete, sebbene numericamente inferiori rispetto a film, telefilm e cartoni, seguono la doppia via della qualità e del disimpegno. Per Berti devono essere “decorose”, nel senso che devono evitare la sciatteria tipica di molte trasmissioni locali, e vincere l’attenzione del pubblico di fronte a un’offerta ormai vastissima. Il salto di qualità si ha nell’ottobre 1980, quando arriva Daniele Piombi con Ed è subito sabato. Il conduttore, che ha lavorato in Rai e si è interessato presto all’emittenza privata, conduce con Serena Grandi uno show che mescola gioco, talk, varietà e il coinvolgimento telefonico del pubblico.
Piombi infonde professionalità alle maestranze di TeleSanterno, impone un ritmo più serrato alle trasmissioni e insiste sulla necessità di valorizzare gli inserzionisti. Inoltre, porta sugli schermi ospiti di fama nazionale come Claudio Villa, Enzo Biagi e Doris Ghezzi, senza però tralasciare quel nazionale-locale che è ancora la cifra stilistica del canale. Nel suo salotto sarà ospite anche Vincenzo Muccioli: con la sua testimonianza, a cui seguirono diversi servizi giornalistici, la rete affronta anche la controversa vicenda della vicina Comunità di San Patrignano.
Lo stesso Piombi, intervistato nel documentario “Quelle antenne sui tetti” di Fabrizio Colliva – principale responsabile del salvataggio della documentazione video della rete – riconosce la qualità e la professionalità delle maestranze assunte da Berti, senza le quali sarebbe stato difficile condurre un programma come Ed è subito sabato. Piombi comunica gli ospiti a Gulmanelli, il regista, che si occupa di scrivere la scaletta il giorno prima della trasmissione. Questa va tendenzialmente in diretta, ma i segmenti di ospiti con esigenze particolari sono registrati già il sabato pomeriggio.
Nel 1981 TeleSanterno si trasferisce nell’ex sede della Tipografia Santerno, nella zona industriale di Casalfiumanese. La nuova dotazione include molteplici locali per camerini e uffici, uno studio di 60mq per le notizie, uno di 1000mq con due fondali mobili e una platea di 150 posti. Sono potenziati anche gli impianti tecnici e di emissione, e il segnale raggiunge l’intera Emilia-Romagna, Mantova, il sud del Veneto, Pesaro e l’appennino tosco-emiliano. La possibilità di raggiungere un vasto pubblico spinge altre figure dello spettacolo italiano a seguire l’esempio di Piombi e transitare negli studi della rete: con Gianna Tani arrivano Walter Chiari, Ilona Staller, i comici Pippo e Mario Santonastaso.
Un viavai di personalità e star attraversa gli studi, e i professionisti coinvolti ricordano l’emozione dei momenti concitati, ma anche i ritmi difficili, la sgradevolezza dei codazzi attorno alle star, così come la timidezza nell’approcciarsi ad artisti e cantautori importantissimi come Fabrizio De André.
Il reclutamento di importanti volti della tv italiana costringe TeleSanterno a fare i conti anche con alcune idiosincrasie, che generano giudizi ambivalenti. Di Cicciolina si segnala il grande professionismo, ma anche le grane con il pubblico e le autorità per le sue trasmissioni osé. Gulmanelli, poi, ricorda con grande piacere l’esperienza con Chiari, non badando troppo all’erraticità di un comico che talvolta non si presenta quando convocato, mentre altri sottolineano le difficoltà nel rapportarsi a lui e le ambiguità del ruolo di Gianna Tani. Il ricordo di Berti relativo a Chiari è cupo: “era un disastro proprio […] non riusciva a rispettare un orario neanche se lo ammazzavano”, afferma l’ex imprenditore, ricordando i tormenti di Chiari tra tossicodipendenze e problemi economici.
Nonostante si affaccino già i primi segni di cedimento, il 1982 è l’ultimo grande anno della rete. A questa espansione massima corrisponde però un forte indebitamento, e la grave crisi che colpisce le aziende del gruppo di Berti tocca anche la tv privata, che fallisce il 19 ottobre 1983. In alcuni momenti della giornata va in onda una scritta in sovrimpressione: “per cause indipendenti dalla nostra volontà i programmi sono interrotti per alcuni giorni”; poi, compaiono le barre colore per tutelare l’occupazione della frequenza. Il pretore di Imola fa sgomberare gli impianti e sigilla gli studi sotto gli occhi di Giuliana Bendanti.
Il fallimento di TeleSanterno sulla stampa locale (1982)
Alla fine del 1982, per contrastare i network e compensare le perdite, il canale aveva aderito a Euro-Tv, il circuito di syndication di Callisto Tanzi, che acquisisce definitivamente l’emittente romagnola nel 1985. Sul ruolo di Tanzi nel fallimento di TeleSanterno, da alcuni giudicato anomalo, non è stata ancora fatta chiarezza. In ogni caso, nonostante il successivo risanamento dell’azienda, la tv famosa nella sua regione per la qualità visiva e produttiva delle trasmissioni, “da quel momento in poi diventò altro”, ricorda sospirando Raffaele Matteucci: “era diventata routine”.
Percorso a cura di Matteo Marinello (Università di Bologna)