Persone | Franco Gallo

Prendere atto dell’attuale degenerazione delle classiche democrazie liberali non travolge, certo, l’esistente modello, formale e legislativo, di democrazia rappresentativa. Ne segnala, semmai, la crisi. Legittima, in particolare, la domanda se, in prospettiva, iniezioni di democrazia diretta – fondate su referendum propositivi e su comunicazioni, informazioni e interventi diffusi via internet – siano in grado in correggere in senso più partecipativo e in meglio l’attuale sistema o, addirittura, possano sostituirlo. È evidente la difficoltà di dare una risposta soddisfacente a questa domanda in un contesto, come l’attuale, in cui lo strumento telematico, del quale dovrebbe necessariamente avvalersi la democrazia diretta digitale, appare sempre più difficilmente regolabile e controllabile a causa del suo carattere planetario ed è, quindi, soggetto ad abusi e manipolazioni da parte dei gestori e degli stessi utilizzatori. In un tale contesto una democrazia diretta che non sia complementare o solo integrativa di quella indiretta parlamentare, corre il rischio di essere solo virtuale e di restare, comunque, fuori dai paradigmi giuridici del nostro moderno costituzionalismo.