XXXTentacion: il paradigma del coltello

Giulia Panella

Jahseh Onfroy, in arte XXXTentacion, è stato un rapper statunitense apprezzato a livello artistico in tutto il mondo per il suo sound innovativo, che si presenta come una commistione di emo rap, trap, lo-fi e nu metal.

Muore a soli vent’anni in circostanze misteriose quando, mentre usciva con la propria auto da un parcheggio, un suv gli taglia la strada: dall’auto scendono due uomini armati che gli sparano ripetutamente, uccidendolo. Benché i responsabili dell’omicidio siano poi stati identificati e arrestati, resta poco chiaro quale potrebbe essere stato il loro movente. Proprio questo alone di mistero ha contribuito ad alimentare il già esistente dibattito su XXXTentacion, un personaggio estremamente controverso.

Infatti, Jahseh Onfroy aveva già fatto discutere di sé: plateali le risse che lo vedono coinvolto durante il suo primo tour, l’aggressione nei confronti di un fan, gli accoltellamenti a Deerfield Beach per cui non è mai stato incriminato ma che lui stesso sembra confessare in una registrazione resa pubblica, dopo la morte del rapper, da un informatore anonimo.

Già prima della fama, però, XXXTentacion non era estraneo alla violenza: la prima volta che aveva preso in mano un coltello con l’intenzione di usarlo per ferire era stato a soli sei anni, quando aveva cercato di pugnalare un uomo che stava maltrattando sua madre. La sua aggressività lo portò a venire cacciato dal coro di cui faceva parte, a essere espulso da scuola e a passare un anno in un carcere giovanile. 

In questo contesto nascono i suoi primi pezzi, anch’essi aggressivi, anch’essi animati da una rabbia montante che si riflette in testi forti, sessisti, sguaiati, amplificati da bassi distorti oppure in contrasto con basi quasi folk. È questo il caso del brano Revenge, tratto dall’album d’esordio 17 (2017), in cui XXXTentacion parla appunto di vendetta e scrive, in quello che probabilmente è un riferimento alla relazione con Geneve Ayala, “e tu pensavi che avrei lasciato perdere e ti avrei lasciata andare?/ [...] Non voglio lasciar perdere, quindi marcirò nella mia fossa/ ho scavato due fosse per noi”: secondo l’interpretazione più macabra che si può dare,  il rapper sembra non perdonare qualcosa alla ragazza e anzi, il riferimento alle due tombe sembra alludere a una vendetta che si articolerà in un omicidio-suicidio.

La controversia più grande per cui si discute di XXXTentacion vede coinvolta, in effetti, proprio Geneve Ayala, sua ex fidanzata. È una storia di violenza domestica, abusi, maltrattamenti e lesioni perpetrati nei confronti della ragazza da parte del rapper, appena diciannovenne. 

Per quanto lui si sia sempre dichiarato innocente, sia in pubblico che alle udienze preliminari per il processo, nella registrazione (pitchfork.com) che contiene la confessione degli accoltellamenti di Deerfiel Beach si sente XXXTentacion parlare anche -e prevalentemente- di questa vicenda: non solo è presente l’ammissione di precedenti violenze fisiche su Geneve Ayala, ma anche la minaccia, espressa senza mezzi termini, di voler uccidere la ragazza, per vendetta, e se stesso, perché non sarebbe riuscito a vivere senza di lei, idea da cui gli interlocutori cercano di dissuaderlo.

Da un lato, queste circostanze hanno portato Spotify a rimuovere dalle proprie classifiche -benché temporaneamente- i brani di XXXTentacion, che si è visto anche revocare l’accordo discografico firmato con la Caroline Records.

Dall’altro, la fanbase di X -come appunto si riferiscono a lui i suoi fan- non ha mai giustificato le sue azioni, ma nemmeno ne ha preso le distanze. 

Si tratta di un comportamento che riflette quanto affermato dallo stesso Onfroy, che in un’intervista al NoJumper Podcast ha dichiarato che essere suo fan è come far parte di un culto: “significa attenersi a tutto ciò in cui credo e supportare fino in fondo quello che faccio”. Basti pensare al testo di Look at me! (2015) per avere un riscontro, a livello artistico, della sua sete di attenzioni quasi al limite del culto della personalità.

L’omicidio di XXXTentacion non ha fatto che intensificare il sentimento di devozione dei suoi fan e anzi, come spesso succede quando entra in gioco la morte, è stato come se le sue colpe gli siano state in qualche modo perdonate, messe da parte di fronte alla grandezza di un ragazzo dall’aura mistica scomparso prematuramente, violentemente, ingiustamente: si è fatto di lui un martire.

Invece no, non è possibile dimenticare che Jahseh Onfroy era un violento, non è possibile mettere in secondo piano il dolore -fisico e non solo- che ha causato, e se è vero che questa parte di lui non rappresenta tutto ciò che era, è altrettanto vero che anche questa parte va ricordata. 

XXXTentacion, l’idolo, il talento, alla fine si riduceva a un uomo che picchiava a sangue la persona che diceva di amare, riproduceva un paradigma che forse è lo stesso contro il quale, a sei anni, aveva impugnato un coltello per aiutare sua madre.

Allora questa diventa anche una storia di fragilità e di impotenza. È lecito domandarsi, nella ferma consapevolezza che non c’è assoluzione, se ci può essere perdono. E in questo caso è lecito anche chiedersi se è possibile separare l’uomo dall’arte.

L’arte ha valore in sé oppure resta sempre inscindibilmente prodotto della persona da cui scaturisce? 

In effetti, è vero che nelle produzioni di XXXTentacion risulta evidente una trasformazione -della cui genuinità però non si può avere certezza- di contenuti e di attitudine, per esempio, tra gli album 17 e ? (2018). Le tracce del secondo album, infatti, trasmettono messaggi e trattano temi notevolmente differenti, come si intuisce già dai titoli: Hate will never win sembra una contestazione a Donald Trump, Hope invece è un tributo alle vittime della sparatoria avvenuta in una scuola a Parkland, Florida, e questa volta XXXTentacion non parla di vendetta, ma di speranza e fiducia in un futuro migliore. 

In un video pubblicato a fine 2017, l’assertività aggressiva di Look at me! viene intramezzata da un altro singolo, Riot, e si trasforma così in un pretesto per parlare dell’odio razziale che dilaga e per dire che sì, serve giustizia, ma che anche in questo caso vendicarsi non servirà a nulla.  

SAD! è forse il pezzo che rappresenta più emblematicamente il cambiamento nei lavori di Onfroy: nel video della canzone si vede XXXTentacion che partecipa al proprio funerale e, guidato da una figura incappucciata che si presenta come Gekyume e che sembra appartenere a un’altra dimensione, combatte contro se stesso, sconfiggendo la propria versione passata.

Forse, però, il messaggio soccombe al carattere inquietante che la clip acquisisce perché viene pubblicata dopo la morte -questa volta vera- del rapper, e in quanto, tra le frasi pronunciate dalla misteriosa guida, ce n’è una che recita “presto il mondo sarà un posto migliore, vedrai”. 

A posteriori è facile leggervi una sorta di profezia rispetto alla morte di XXXTentacion che, in quanto sceneggiatore e direttore creativo del video, aveva personalmente deciso di inserirvi questo monito.

Ovviamente non si sono fatte aspettare le voci idolatre: X stava cambiando, forse più di quanto si potesse immaginare, aveva una sensibilità al di fuori del comune. Può essere, chissà, oppure può essere che era tutta una retorica audiovisiva.

Non sono possibili agiografie, solo riflessioni.

Sitografia 

Flashback: XXXTentacion Explains How He Has a Cult Fanbase, youtube.com (data ultima consultazione 31/12/2020).

The Complete History of XXXTentacion’s Controversial Career, vulture.com (data ultima consultazione 31/12/2020).

The cult of XXXTentacion: how fans pay tribute to an abusive rapper, theguardian.com (data ultima consultazione 31/12/2020).

XXXTentacion Confessed to Domestic Abuse and Other Violent Crimes in Newly Obtained Secret Recording, pitchfork.com (data ultima consultazione 31/12/2020).

 

Foto 1 da rollingstone.it (data ultima consultazione 19/07/21)

Foto 2 da soundcloud.com  (data ultima consultazione 19/07/21)