Elena Valli
The American è uno dei primi racconti di Henry James. Pubblicato in volume nel 1877, introduce, in anticipo sui tempi, il confronto tra vecchio e nuovo continente che diventerà un elemento chiave della sua intera opera. Questo tema scottante nella letteratura a cavallo del XIX e XX secolo scaturisce dall’incontro ravvicinato tra le culture europea e americana, reso possibile dai nuovi sviluppi nel campo della comunicazione.
La distanza apparentemente insormontabile tra queste due realtà, rappresentata dalla vastità dell’ Oceano Atlantico, viene superata simbolicamente nel 1858, in occasione del primo messaggio telegrafico tra la regina Vittoria e il presidente americano Buchanan, e si accorcia ulteriormente negli anni successivi grazie ai nuovi mezzi di trasporto.
La trama del romanzo, seppur ancora legata in parte a un sentimentalismo di gusto ottocentesco, permette al lettore di esplorare una relazione che in seguito a questi sviluppi diventa al contempo più intima e più travagliata. Con la solita maestria, James mostra quanto il fenomeno macroscopico dell’identità nazionale sia alimentato dalla dimensione microscopica delle relazioni interpersonali, che al contempo ne riflettono i valori e ne rafforzano gli ideali.
Il Protagonista della vicenda, come spesso accade nei romanzi jamesiani, è l’archetipo del self-made man statunitense, quasi un antenato di Jay Gatsby, e, forse intenzionalmente, chiamato Christopher Newman. Il nome sottintende un atteggiamento di pazienza e profonda consapevolezza morale che lo accompagnano per tutta la vicenda, mentre il cognome sembra rimandare alla sua natura moderna di americano e lavoratore: è infatti ironicamente definito un “muscular Christian” (James,1977). Il lettore incontra Newman al suo arrivo a Parigi, e ne segue le avventure come un compagno di viaggio; non a caso, il romanzo venne pubblicato originariamente a episodi su una rivista, The Atlantic, dividendo il suo percorso in più tappe.
Nato in povertà, Newman ha fatto della propria mancanza di risorse la sua spinta produttiva e del denaro la propria vocazione. Come molti altri nella sua condizione, dopo essersi distinto per il valore in guerra ma senza alcun interesse per la sua barbarie, ha approfittato di questo trampolino di lancio per investire in varie attività, più o meno d’effetto – dalla manutenzione stradale alla produzione commerciale – senza disdegnare alcuna onesta fonte di guadagno e accumulando, nei primi anni della giovinezza, un grande capitale. La sua natura, definita fin dall’inizio come “profondamente americana”, è basata sulla completa onestà, sul duro lavoro e su una grande sicurezza nelle proprie capacità. I suoi principi morali si focalizzano, apparentemente, sulla propria crescita personale più che sulle aspettative della società: ritiene che la nobiltà sia legata più concretamente alle azioni di un uomo che a titoli arbitrari e dimostra una mentalità proattiva e concreta, emblematica del sogno americano: tutto è possibile se si agisce con ambizione e buone intenzioni.
La trasparenza e l’ineccepibilità di ogni suo comportamento lo rendono apparentemente un modello da imitare ma la sua temperanza, priva di qualsiasi eccesso, idea innovativa o caratteristica, tradisce, a tratti, incompletezza e mancanza di personalità, rendendolo facilmente influenzabile. Newman stesso teme, personalmente e in quanto parte della società statunitense, che la sua formazione in America sia incompleta.
L’Europa, alla fine dell’Ottocento, è ancora considerata la culla della cultura e il fulcro delle nuove idee. Una volta ottenuta la propria fortuna materiale in patria, dunque, Newman sembra sentire il dovere di acquisire una certa “raffinatezza” nel gusto, ottenibile soltanto all’estero, nell’iconica Parigi. Già dalle prime pagine, spiega che il suo viaggio è “di piacere”. I due continenti dunque, nella sua concezione, si differenziano fin da subito come portatori di due spiriti dissimili: quello concreto e lavoratore degli Stati Uniti e quello raffinato e idealista dell’Europa. La sua natura sobria, della quale continuerà a essere fiero, è messa alla prova dallo scontro con un sistema di valori – estetici, comportamentali, culturali – incarnati negli abitanti di Parigi, con i quali instaura un complesso dialogo.
La prima avventura di Newman nella grande Parigi rivela immediatamente alcuni tra i suoi pregi e limiti; intento a osservare le opere del Louvre, scorge una ragazza intenta a dipingere una Madonna, e affascinato dalla scena pittoresca, così perfettamente “europea”, decide di comprare il quadro per una cifra esorbitante da Mademoiselle Nioche, senza alcuna consapevolezza del valore artistico – infimo – del proprio acquisto. La sua innocenza lo spinge a pagare la cifra suggerita dalla pittrice, e addirittura ad accettare di prendere lezioni di francese dal padre di lei. Pur instaurando una relazione duratura con i due, basata sulla regola secondo cui “è consigliabile conoscere gente del posto durante un viaggio”, la natura mite e la fiducia nel prossimo di Newman rischiano di scadere nel ridicolo quando il lettore si rende conto, attraverso lo sguardo più realistico del parigino Valentin, che l’uomo ammira i quadri della giovane Nioche senza alcuna cognizione di causa e che ha completamente frainteso la natura della signorina stessa.
Questo primo episodio dimostra la scarsa comprensione dell’americano rispetto all’ambiente europeo: il suo viaggio nasce, in primo luogo, non da un desiderio spontaneo ma da uno stereotipo; l’uomo spiega a un amico incontrato casualmente a Parigi che il suo obiettivo è quello di sviluppare interessi e conoscenze in ambito “intellettuale”, ma questo imperativo è vissuto senza convinzione, ciecamente: “I want to see all the great things, and do what the clever people do” (James,1877). Newman mette nella propria educazione culturale lo stesso impegno sistematico che ha messo nei propri investimenti e nel lavoro d’industria, senza però alcuna sincera vocazione: girando per i paesi del continente si fa accompagnare scrupolosamente da una guida in ogni luogo di interesse, ma finisce per non comprenderne il valore profondo. Dopo tanti vani sforzi per acquisire raffinatezza, ammette la propria incompatibilità rispetto a certi atteggiamenti che ritiene, in fondo, vanitosi: “He had said that he wanted to improve his mind, but he would feel a certain embarrassment, a certain shame, even – a false shame, possibly – if he had caught himself looking intellectually into the mirror” (James,1877).
La tendenza al bello è dunque un costrutto sociale da comprendere per diventare un uomo cosmopolita, completare la propria formazione e ottenere prestigio sociale oltre a quello economico. Come in ogni campo della sua vita, Newman mette a fuoco il proprio obiettivo solo se definito in termini concreti: è così che tutto il fascino, la storia e l’eleganza del vecchio continente vengono incarnati in una donna, Madame de Cintré, il trofeo che l’americano dovrà conquistare per poter veramente comprendere lo spirito europeo che manca alla sua completezza: “I want to possess the best article in the market” (James,1877). La dinamica tra paesi è qui strutturata come relazione personale e incontro tra due ideali, lo spirito mascolino e produttivo americano e quello elegante e delicato della femminilità europea, definiti in termini generici e idealizzati.
Dopo la costruzione della propria fortuna, dunque, Newman si immerge in un nuovo compito, sempre apparentemente seguendo uno schema prefissato di norme sociali: per un giovane imprenditore come lui, piacere e progresso si uniscono nell’atto di trovare moglie, il naturale passo successivo nella sua vita da manuale. La sua ambizione sfrenata lo porta a desiderare una donna superiore a tutte le altre, che gli sia invidiata e che rappresenti, nella propria persona, il suo successo: “I have succeeded, and now what am I to do with my success? To make it perfect, as I see it, there must be a beautiful woman perched on the pile, like a statue on a monument” (James,1877).
La candidata, di cui si innamora ancora prima di averla incontrata – un atteggiamento che rafforza il valore ideale ed effimero del sentimento – è descritta come una “bellezza intellettuale”, opposta alla bellezza frivola di Mademoiselle Nioche, e contraddistinta da purezza, finezza e sobrietà. La donna viene presentata a Newman da Mrs. Tristram, la sua principale mediatrice con la società parigina. Moglie di un amico e connazionale di Christopher, rappresenta un tentativo ancora fallimentare di sintesi tra lo spirito americano e quello europeo: sposa insoddisfatta, mostra sincero affetto nei confronti del suo beniamino ma si diverte a pilotarne i movimenti, rischiando di farlo soffrire. Diventa infatti la curiosa spettatrice e organizzatrice di un crudele esperimento sociale, il matrimonio tra una nobildonna e un “commercial man”, per il semplice gusto di osservare lo scontro tra due esseri incompatibili e manovrati come marionette.
Madame de Cintré è la figlia di una delle più antiche famiglie parigine seicentesche, i Bellegarde, di origini inglesi. La sua presenza introduce nella vicenda una distinzione tra due tipi di eleganza, evidenti nella differenza di costume e nelle abitazioni di lei e di Newman: mentre l’uomo alloggia in un appartamento pieno di stanze smisurate e riccamente decorate da fregi dorati, secondo uno stile grandioso e vagamente kitsch (“his ideal of grandeur was a splendid facade diffusing its brilliancy outward too, irradiating hospitality” James, 1877), la dimora dei Bellegarde è caratterizzata dalla penombra e da uno stile antico ma sobrio e, al posto delle lampanti ostentazioni di ricchezza delle stanze dell’americano, contiene cimeli di famiglia appartenenti a un’epoca andata, emblemi di potere.
La famiglia appare fin da subito enigmatica agli occhi dell’uomo: la donna che ha solleticato la sua attenzione si fa trovare a casa raramente ed è controllata dal fratello maggiore e da una madre crudele e autoritaria; le circostanze del suo precedente matrimonio sono poco chiare e sulla famiglia sembra aleggiare un segreto che intensifica l’atmosfera di impenetrabilità e mistero che la contraddistinguono. In parte, dunque, il desiderio di Newman di conquistare la figlia di una nobile casata parigina si accompagna a uno sforzo perché l’onesta e concreta ricchezza americana, costruita alla luce del sole, possa inserirsi e in parte spodestare questo sistema obsoleto.
I pregi e i difetti di entrambi gli stili di vita sono rivelati attraverso le due coppie le cui dinamiche costituiscono il nodo della vicenda: la relazione burrascosa tra il principale alleato dell’eroe e fratello minore dell’amata, Valentin de Bellegarde con Mademoiselle Nioche (presentatagli da Newman) e la relazione tra Newman e Madame de Cintré. Valentin è un’altra figura intermedia nel panorama sociale, profondamente in contrasto con la propria famiglia e gli sterili ideali che essa sostiene ma, al contempo, incapace di vivere diversamente. Il tipico aristocratico senza occupazioni o ideali, ma dotato dalla propria educazione di gentilezza e innata eleganza, diventa amico di Newman fin da subito. Desiderando sfuggire al suo stato di indolenza senza obiettivi, Valentin è affascinato per qualche tempo dalle proposte di affari dell’americano, che supporta nel corteggiamento della sorella. Dopo essersi imbattuto nella grazia irriverente di Mademoiselle Nioche, tuttavia, rimarrà tristemente coinvolto in un duello per assicurarsi il suo amore – un conflitto decisamente fuori posto per l’epoca nella concezione di Newman – e morirà per difendere il proprio onore e il nome che aveva tanto contestato.
Mentre l’amico Valentin subisce la cattiva influenza della giovane pittrice, Newman fa affidamento sui suoi consigli e sulla propria sicurezza e autostima per farsi accettare dalla famiglia de Bellegarde. La sua vita sembra procedere al meglio e il giovane, malgrado gli avvertimenti e i dubbi di tutti, sembra ottenere non solo il sincero interesse della bella e altezzosa vedova ma anche l’approvazione della sua famiglia che, per quanto forzata e ottenuta solamente in nome del suo denaro, risulta necessaria alla loro unione.
Il legame tra nuovo e vecchio continente sembra quindi conformarsi come uno scambio tra denaro e prestigio – tra ricchezza accumulata e titoli ormai senza privilegi economici ma ancora rispettabili, come sarà descritto nei romanzi del primo Novecento – e Newman è più sicuro che mai del proprio trionfo e della propria invincibilità, in nome dell'onestà e del duro lavoro. È proprio la sua innocenza che gli permette di trovare tanta felicità nel ballo che, forzato da un suo intervento, celebra il suo fidanzamento con la donna. Tra gli amici aristocratici della famiglia si convince di essere finalmente a suo agio, ma a questo trionfo si sussegue un terribile fallimento: i suoi sogni di gloria vanno in frantumi quando, il giorno seguente, la famiglia forza la sposa a rifiutare il suo pretendente, ed egli scopre se stesso ingannato e la donna che ama manipolata.
La terribile notizia coincide con la morte di Valentin, il quale, in fin di vita, offre a Newman la chiave per spodestare l’intolleranza della sua famiglia, ma anche per comprenderne appieno l’orribile natura. Oltre allo shock della loro disonestà, le confidenze del più giovane tra i Bellegarde rivelano l’omicidio del padre da parte della madre e del fratello maggiore, dopo che il capofamiglia si era opposto al primo matrimonio combinato della figlia. Il suo desiderio di liberare l’amata dalle catene familiari e da un futuro di clausura religiosa lo portano a spingersi fino a Fleurieres, luogo di villeggiatura della famiglia, e a raccogliere con l’aiuto di una serva fedele le prove per ricattare i due assassini. È proprio quando si ritrova nei loro stessi panni di complottista, desideroso di vederne la sofferenza, che Newman comprende che la sua influenza di americano sulla famiglia non ha sortito alcun effetto, e realizza invece quanto essa abbia influenzato lui negativamente, tanto da farlo sentire “A hopeless, helpless loafer, useful to no one and detestable to himself” (James,1877). Le due parti, seppure attratte l’una dall’altra, rimangono divise, incapaci di unirsi in un legame fruttuoso, a causa della loro incompatibilità e della scarsa comprensione.
In un lungo periodo di riflessione, Newman lascia Parigi per continuare il giro di visite, senza però riuscire a distogliere la mente dalla propria situazione sentimentale, il più importante insegnamento che il vecchio continente gli ha riservato. Il suo pensiero va continuamente alla promessa sposa, martire moderna destinata a una vita in convento, come novizia carmelitana, pur di sfuggire al controllo dei familiari. La sua missione rimane quella di sottrarla alla morte della clausura per averla accanto a sé, un desiderio tanto più frustrante perché ostacolato da varie istituzioni – la famiglia, e ora anche la Chiesa.
Nonostante la sua impeccabile disponibilità e gentilezza d’animo, l’uomo non ha compreso appieno né la mentalità né i rituali del vecchio mondo, per il quale rimane, in assenza di un titolo che ne attesti la nobiltà, un selvaggio come lo aveva ammonito Mrs Tristram: “You are the great Western Barbarian, stepping forth in his innocence and might, gazing a while at this poor effete Old World and then swooping down on it” (James,1877).
Soltanto nel momento in cui, in un parco londinese, si imbatte nuovamente in Mademoiselle Nioche, ormai nota nell’alta società grazie alla propria faccia tosta e opportunismo, Newman rientra nel pieno possesso della propria natura: di fatto, la nobile Mme de Cintré, per quanto faticosamente, ha compiuto una scelta decidendo di restare dalla parte sbagliata, e non è tanto diversa, quanto a mancanza di sincerità, dalla pittrice musa per la quale Valentin è morto. Per un americano, abituato a prendere in mano la propria vita, tale deferenza nei confronti di un ideale è impensabile, e inaccettabile, per quanto lui stesso sia stato brevemente sedotto dal sogno europeo.
La sua decisione si concretizza dopo che, tornato un’ultima volta a Parigi, viene a sapere della consacrazione come suora di quella che sarebbe potuta essere la madre dei suoi figli: sia lei che il fratello, i Bellegarde più giovani e aperti al cambiamento, hanno dimostrato di non essere pronti a opporsi con fermezza alle proprie origini. Questo atto sancisce la fine della sua ammirazione per l’ideale europeo, compreso soltanto a fatica, che gli ha portato sofferenza ma anche una maggiore consapevolezza del mondo.
All’uomo, ancora giovane ma segnato, non resta che ritornare alle abitudini che gli sono naturali, in attesa che un altro avventuriero del nuovo mondo tenti, ancora una volta, una riconciliazione con origini distanti più che mai. James stesso, nei romanzi successivi, tornerà a riflettere sul rapporto tra americani ed europei, registrando i sentimenti contrastanti di chi, espatriato come lui, è diviso tra due paesi che rappresentano ancora due ideali, e scopre che dal dialogo con se stesso e con l’altro possono emergere contrasti e accordi, differenze e somiglianze, in uno sforzo continuo verso la comprensione reciproca.
James, Henry, The American, Project Gutenberg, 1977
Goodman, Susan.“Henry James and the American Idea”, Humanities, July/August 2011, vol. 32, n. 4
Grasso, Annalisa." ’L’americano’: la decadente Europa di Henry James " ‘900 Letterario, 29 Dicembre 2013.
“Henry James”, La frusta letteraria, 19 Dicembre 2020
Foto 1 da wikipedia.org (data di ultima consultazione: 31/08/2021)
Foto 2 da khanacademy.org (data di ultima consultazione: 31/08/2021)
Foto 4 da pinterest.it (data di ultima consultazione: 31/08/2021)
Foto 5 da pinterest.it (data di ultima consultazione: 31/08/2021)