Elena Valli
I Cantos di Ezra Pound sono il frutto di un progetto durato una vita. I primi componimenti della raccolta in particolare creano un collage di personaggi ed eventi della storia e riflettono sul valore degli archetipi nel mondo contemporaneo.
In due lettere scritte rispettivamente al padre nel 1927 e a John Lackay Brown nel 1937, Ezra Pound riportava i principali punti strutturali dei suoi Cantos (1986), iniziati nel primo ventennio del secolo.
I tre Leitmotive, scriveva, “saranno il tema della discesa agli inferi, il tema della metamorfosi che segna il passaggio da umano a divino, e una discussione generale degli archetipi della storia umana”(Cowan 1960:25)
Questa struttura generale è in linea con le ambizioni e i temi del genere epico, di cui i Cantos vogliono essere un esempio moderno. Nella tradizione, l’epica ha il fine di creare un mondo eterogeneo e di mettere in relazione elementi diversi attraverso uno schema narrativo coerente. È un genere che attinge da diversi altri generi e da archetipi ricorrenti per descrivere esperienze romanzate ma spesso universali.
Pound desiderava utilizzare spunti epici da opere come l’Odissea e le Metamorfosi ovidiane per comporre una “nuova Divina Commedia”, che desse continuità e ordine a una società che per molti versi aveva interrotto ogni legame con il passato e che si trovava a fronteggiare esperienze terribili.
L’inizio del XX secolo aveva infatti portato con sé una quantità travolgente di innovazioni radicali: lo sviluppo dell’industria e le nuove scoperte scientifiche avevano migliorato la qualità della vita, ma allo stesso tempo avevano contribuito all’alienazione dei lavoratori. I riti di una civiltà legata alla terra era stata soppiantata dai frenetici ritmi urbani e i trasporti avevano stravolto la concezione di spazio e tempo.
Molte tradizioni andavano perdendosi e allo stesso modo le certezze legate a esse: le teorie sull’origine delle specie avevano già sconvolto la società vittoriana, opponendo il pensiero scientifico alla fede religiosa, e negli anni Venti la teoria della relatività di Einstein, accanto allo sviluppo della psicologia, metteva in discussione la percezione che ogni uomo aveva di sé e del mondo esterno. In quegli anni, soprattutto, l’Europa era devastata dall’evento più traumatico di tutti, la Prima Guerra Mondiale.
I letterati reagirono in modi diversi a questa crisi sociale e religiosa, ma molti autori trovarono un punto d’incontro prima nelle avant-gardes ispirate alla velocità del nuovo secolo – futurismo, vorticismo e imagismo – sia nel più ampio movimento modernista.
Pound fu una figura chiave in entrambi i casi, riuscendo a gettare le basi ideologiche della letteratura del tempo. I suoi ideali, rielaborati poi da T.S. Eliot e James Joyce, erano ispirati alle teorie di critici come George Santayana o poeti come W.B. Yeats, che incoraggiavano lo studio della storia per rintracciare al suo interno i punti di riferimenti perduti e rileggere la propria epoca come il prodotto e la continuazione di un ciclo anziché l’inizio di un nuovo percorso.
È questo il concetto principale del mythical method, un termine utilizzato da Eliot per descrivere il metodo compositivo di Joyce in Ulysses, e impiegato da lui stesso in The Waste Land, un metodo molto vicino a quello dell’epica. Questa tecnica consiste nella sovrapposizione di vari personaggi e situazioni iconici, ectipi nati da un archetipo – l’avventuriero saggio e curioso, l’eroe di guerra, il profeta, presenti nella storia e nel mito - per dimostrarne la continuità, tenendo in conto allo stesso tempo del divario fra tradizione e contemporaneità.
Nell’epica del Novecento infatti l’archetipo si perverte, e se per Eliot tutta l’umanità può essere racchiusa nella figura di Tiresia, profeta cieco ed ermafrodita della mitologia, un tempo venerato e ora costretto ad assistere a una squallida scena di sesso in una City of London dalle tinte infernali, il viaggio del nobile Ulisse è ridotto agli spostamenti quotidiani di Leopold Bloom. Questo Ulisse dei nostri giorni, un uomo senza particolari qualità, padre e marito distante, calibra il proprio eroismo sulla situazione contemporanea, ed è l’emblema della caduta di valori canonici.
Eliot e Joyce pubblicano le proprie opere nel 1922, sotto la diretta supervisione di Pound, la cui attività di mecenate è rilevante quanto quella di autore. In questo periodo egli sta lavorando ai primi Cantos, un progetto poetico che occuperà tutta la sua vita ed evolverà con essa. Entro il 1925 ne scriverà sedici, pubblicati nella prima edizione, A Draft of Sixteen Cantos. Pur ispirandosi alle opere che ha contribuito a divulgare, Pound mette in pratica in questa raccolta il principio imagista, che consiste nell’utilizzo di poche parole descrittive per evocare situazioni complesse in un istante, come un’opera d’arte. Inoltre, ritiene che la traduzione letteraria permetta di mantenere un legame con la tradizione. Il risultato è un insieme di frammenti eterogenei che illustrano vari eventi della storia umana, sotto forma di tableaux. Questi si compongono di aneddoti legati a personaggi storici e mitologici, esercizi di stile ispirati a epoche precedenti e ricchi di passaggi in varie lingue, neolatine e orientali.
Attraverso questa elaborazione personale del metodo mitico modernista, Pound intende esplorare - come nota in alcuni scritti - il rapporto tra permanenza, ricorrenza e casualità. Studiosi come James Cowan hanno osservato come i personaggi mitologici dei Cantos abbiano una funzione normativa, mentre quelli storici rappresentino una degenerazione via via sempre maggiore del modello originario (1960:26). Gli archetipi dell’epica diventano dunque casi studio per esaminare il degrado dei valori e del senso di comunità che ha portato alla situazione presente di caos.
I due archetipi per eccellenza sono, secondo Pound, i due sessi, considerati da un punto di vista fortemente stereotipico. Il principio maschile e quello femminile sono incarnati nei Cantos rispettivamente dalle figure di Ulisse ed Elena di Troia. Questi personaggi mitologici sono solo il primo esempio di una serie di uomini e donne della storia che Pound rappresenta come specchio del loro tempo. Dalla loro relazione nelle varie epoche scaturiscono conflitti politici, religiosi e sociali che formano il tessuto della storia.
Ulisse è il modello virile per eccellenza, per le sue virtù. È un viaggiatore curioso ma saggio, esperto del mondo, ma anche forte e appassionato. Omero racconta come egli abbia conosciuto molti uomini e donne. Ha rispetto per la storia, per i morti e i propri antenati, e la sua prima azione nei Cantos è la discesa nell’oltretomba, per sentire le voci del passato e le profezie per il futuro. Pound traduce in inglese il passo - tratto dall’ XI canto dell’Odissea - ispirandosi non tanto all’originale greco quanto a un testo latino di Andrea Divus, che cita. Inoltre, associa la tradizione germanica a quella classica, utilizzando per i versi lo stile allitterante tipico dei componimenti in inglese arcaico, come The Seafarer (960 D.C.). Il viaggio di Ulisse in un mondo di fantasmi del passato dunque non è tanto dissimile dall’avventura di Pound, che ci parla dall’Arena di Verona, istituita a teatro rievocativo della storia. Lui stesso dunque è in parte il protagonista della propria opera.
I volti incontrati da Ulisse nell’inferno sono quelli di gente comune, spesso morta in guerra, un elemento che si ripresenta inesorabile nel corso della raccolta. Le ombre del recente conflitto mondiale informano la scena mitica, e non a caso il primo personaggio che gli si presenta è Elpenore, un compagno che, dopo aver combattuto gloriosamente a Troia, muore sull’isola di Circe - appena lasciata dalla flotta di Ulisse - cadendo da un tetto per il troppo vino. Elpenore supplica di essere ricordato e celebrato, tanto che Ulisse tornerà indietro per dargli degna sepoltura.
L’eroe riesce a riparare la prima spaccatura di una collettività unita che andrà sgretolandosi progressivamente a causa del prevalere della violenza sull’empatia. La profezia di distruzione, vista da Pound come la principale causa degli sconvolgimenti moderni, viene fatta da Tiresia, figura chiave e archetipo dell’umanità, che annuncia al re di Itaca il ritorno a casa, ma anche la morte dei compagni nel percorso.
Una delle caratteristiche fondamentali di Ulisse è quella di essere multiforme. È così che Pound lo trasforma nei cantos II e III nel prototipo del poeta viaggiatore. Si reincarna nella figura di Sordello, il trovatore italiano narrato da Browning, Chabaneau e - come Ulisse - da Dante. Egli è un testimone degli intrighi delle corti provenzali e introduce il tema del tradimento amoroso in quanto scappa con la moglie del padrone e diviene esule - un filone che verrà discusso nel canto IV.
Sordello ritorna nel canto III assieme a Ulisse, entrambi evocati dalla figura pensosa di Pound, seduto sul molo di Venezia, intento a scrutare il mare mentre è in esilio, cacciato dalla propria università negli Stati Uniti. Questi tre personaggi sono legati dalla stessa sorte, e le tre epoche storiche (antica, medievale e moderna) si sovrappongono: la laguna del 1908 ospita un esclusivo club nautico e una società commerciale avanzata, ma le voci del passato sussurrano dal fogliame, e l’aria sembra riempirsi di driadi, ninfe e creature mitologiche, mentre le divinità celesti aleggiano sulla scena. La scena successiva introduce immediatamente un altro viaggiatore, medievale come Sordello: è Rodrigo Diaz de Vidar, protagonista del Cantar del Mio Cid, poema epico della tradizione spagnola. Come i suoi alter ego, questo condottiero, dopo essere stato ingiustamente accusato di arricchirsi alle spalle del re, fugge a Burgos senza trovare mai ospitalità, ed è costretto ad atti estremi per restaurare il proprio prestigio e ritornare in patria. Per tutti i protagonisti successivi all’eroe mitologico, l’ostacolo principale è la mancanza di una collettività unita.
Una parte considerevole dei primi sedici Cantos viene dedicata ad un altro eroe condottiero, quella di Sigismondo Malatesta. I componimenti VIII-XI, noti appunto come Malatesta Cantos, tracciano una breve epica della sua vita. Signore di Rimini durante il Rinascimento, Sigismondo viene rappresentato come un uomo avventuroso, colto e soprattutto resiliente alla sconfitta. Pound ammira la generosità del suo mecenatismo - specchio di un’epoca che attinge dal passato e alla quale si ispira - e i suoi continui tentativi di espansione, ma soprattutto il suo forte coinvolgimento, per quanto a capo di un territorio modesto, nelle dinamiche sociali, politiche e religiose del tuo tempo. Il primo canto presenta il soggetto attraverso un collage tipicamente poundiano di estratti dalla sua corrispondenza e documenti storici, nonché citazioni in diverse lingue di altri autori, mentre i tre successivi raccontano in ordine cronologico le vicende della sua vita, incentrate principalmente attorno al conflitto con papa Pio II.
Malatesta morirà nel corso di uno dei suoi intrighi politici, ma è attivo e consapevole delle sue azioni e circostanze. Lo stesso non può essere detto, tristemente, delle due incarnazioni moderne dell’eroe omerico presentate nel canto XII, immerse in un costante oblio, provocato dal denaro o dall’alcol. Il primo viene presentato come un amico di Pound: il suo nome, parodico, è Baldy Bacon. Baldy è un uomo di affari nella City, in costante movimento, e gestisce attività illecite a Cuba. La sua vita a Manhattan, tra borsa, assicurazioni e bordelli, è assimilata a quella di Ulisse, tanto che viene definito come un uomo che “conosce molti uomini” – non nella loro natura ma come possibili risorse da sfruttare. La sua nuova saggezza consiste nel saper individuare le compagnie più proficue, e in questo contesto un Hermes modernizzato gli porta provvidenzialmente non messaggi divini ma soffiate sugli investimenti più vantaggiosi. Questo canto introduce il tema dell’usura, che sarà sviluppato dall’autore fino a diventare uno dei principali della raccolta. Pound la ritiene una delle cause principali del crollo dei valori nella modernità, e ne diventerà successivamente ossessionato al punto da prendere posizioni fasciste e antisemite, fino a essere arrestato rinchiuso in un ospedale psichiatrico.
L’ultimo Ulisse, ormai scaduto nella satira, ma ancora portatore di un messaggio letterario, è il “buon marinaio”. Arrivato una notte in ospedale dopo aver bevuto troppo, viene persuaso dai medici di aver partorito un bambino, che è invece il figlio abbandonato di una prostituta. Convinto della loro parola, il marinaio rinnega la sua vita precedente per un’esistenza di sacrifici e regole, fino al momento della sua morte, quando confessa al figlio ancora piccolo di non esserne il padre ma la madre. Pur cambiando radicalmente, continua a vivere nell’ignoranza e nell’oblio, credendo all’impossibile. Allo stesso tempo, la figura dell’uomo-madre, a partire dall’ermeneutica di Socrate, è intesa in senso letterario: Pound stesso scherzava con Eliot, secondo Daniel Albright (2001:76), di essere la madre del suo poema.
Per ogni marinaio e re dei Cantos si può individuare un personaggio femminile corrispondente. Il motivo della femme fatale viene declinato allo stesso modo in diverse epoche storiche. L’archetipo in questo caso è Elena, la moglie di Menelao fuggita con Paride a Troia. Questa donna incarna un ideale di bellezza corrispondente per Pound alla poesia stessa, ma porta con sé anche molte implicazioni politiche.
L’elemento femminile viene introdotto a partire dal canto II con il motivo del mare, dalla cui spuma è nata Venere. Tornati alla mitologia, viene descritto il momento in cui Elena giunge nel suo nuovo regno. Si trasformerà nei secoli in Elena di Tiro, prostituta e moglie di Simon mago, convinto che fosse un’incarnazione della precedente, e in molte altre figure minori, fino a rivivere in Eleonora di Aquitania, una delle più potenti e colte signore del Medioevo. Elena racchiude in sé il rischio e l’invito della seduzione, i due valori opposti di amore e morte: gli anziani di Troia pregano che venga portata indietro, e Pound, usando un gioco di parole di Eschilo, scherza sull’etimologia del suo nome definendola “distruttrice di città e navi”. In questo passo è associata ad Atalanta, un altro personaggio mitologico la cui bellezza causa molta rovina ai fratelli.
Il rapporto tra uomini e donne che si sviluppa nei Cantos è piuttosto travagliato. Uno dei temi più ricorrenti nelle dinamiche amorose della raccolta è quello della metamorfosi, ispirata all’opera di Ovidio. Poiché le donne rappresentano per Pound la bellezza della poesia, la loro reincarnazione è vissuta come un’operazione simile a quella traduttiva, uno sforzo tendente all’immortalità dell’arte. Nel canto II alcuni marinai assistono allo stupro di Tyro da parte di Poseidone. Come nella vicenda di Apollo e Dafne narrata da Ovidio, dove la ninfa diventa una pianta di alloro, Tyro si trasforma in corallo. Il cambiamento di forma come opposizione della bellezza alla violenza ritorna come tema centrale del canto IV.
La mitologia greca viene abbandonata con la visione di Troia in fiamme e si passa a quella latina delle Metamorfosi: Tereo stupra la sorella di sua moglie Procne, Filomela, la quale si trasforma in allodola per sfuggire alla violenza; Procne, per vendetta, uccide il proprio figlio Ityn e ne serve il cuore al marito. A questa vicenda si sovrappone quella di Cabestano che, innamoratosi secondo una leggenda celtica della moglie del proprio padrone, viene ucciso e portato in pasto alla donna. La vittima si butta giù da una finestra, rievocando il volo di Filomela.
Le vicende delle donne dei Cantos si accompagnano agli sviluppi della poesia. Il canto VII si concentra sul tema della bellezza che accomuna entrambe e che è stata rovinata dalla modernità. Pound riflette sullo sviluppo letterario e su come l’arte romana sia sempre stata considerata inferiore a quella greca. Inserisce poi a citazioni da Virgilio e Dante: entrambi hanno sviluppato il proprio lavoro attingendo alla tradizione precedente.
La carrellata di modelli stilistici si arresta nel XX secolo dopo alcuni passi tratti da Un Cuore Semplice di Flaubert (1877) e con la prosa di Henry James: la descrizione di oggetti materiali, ostacolo all’espressione astratta e causa di alienazione, segna il confine tra l’epica e la prosa contemporanea. Pound, che continua a fare riferimento ai fantasmi del passato, li visita letteralmente riferendosi al circolo dei poeti del limbo dantesco.
Nel mondo contemporaneo, al contrario, l’Eliseo è soltanto un albergo lussuoso che frequenta. Il mondo è industrializzato, pieno di bottiglie di birra e cianfrusaglie, e il passato si può intravedere soltanto negli intarsi superficiali del mobilio. I fantasmi dell’amore compaiono accanto a quelli della poesia, nel poema di Liu Che – Pound è tra l’altro un grande estimatore dell’Oriente - che vede l’amante morta trasformata in una foglia secca sull’uscio. La modernità non ha lasciato scampo alla bellezza: come lei, Pound immagina la propria amante, una ballerina morta in giovane età che incontrava in quell’albergo. Le grandiose metamorfosi del passato, le figure di Tyro, Eleonora, Elena, Atalanta, accanto a quelle nuove di Nicea e Didone, non sono più capaci di sbocciare in una nuova forma, ma si ritrovano rinsecchite e sterili.
Le trasformazioni, tuttavia, non sono esclusivamente femminili. La scena successiva si incentra su Atteone, il cacciatore che spia Diana e le sue ninfe mentre fanno il bagno nel folto del bosco, fino a quando la dea non lo trasforma in cervo e non lo fa inseguire dai suoi stessi cani. Una sorte simile tocca a Vidal, un trovatore sbranato dopo aver indossato una pelliccia di lupo in onore della propria amata, Loba. Il lago di Pergusa, dove Diana è stata spiata, diventa poi il lago di Salmacis, la ninfa che, tentando di stuprare Ermafrodito, si unisce a lui in un unico essere. Altre trasformazioni maschili sono suggerite dalla vicenda di Ulisse – egli viene nel primo canto dall’isola di Circe, la strega che ha trasformato i suoi compagni in porci – e qui dal figlio di Nettuno, che per non battersi contro Achille lascia la propria armatura vuota e diventa cigno.
In generale, le relazioni amorose sono simboliche e legate indissolubilmente alla società in cui si sviluppano, nonché alle dinamiche politiche. L’amore si incarna nella figura del giovane Bacco nel canto II. Egli salpa sulla nave del marinaio Acete – un altro Ulisse – e viene riconosciuto e rispettato da quest’ultimo, mentre la brama di ricchezza dei suoi compagni li spinge a tenerlo prigioniero per avere un tornaconto economico. Ancora una volta, la solidarietà lascia spazio alla violenza e all’egoismo.
Sia Ulisse che Sordello hanno delle vicende sentimentali complesse. Entrambi conoscono altre donne durante i loro viaggi e con il trovatore inizia una tradizione di intrighi amorosi. Sordello si innamora infatti della moglie del proprio padrone, Cunizza da Romano, e scappa con lei. Dinamiche simili sono esposte nel canto IV, dove Gige, la guardia del corpo di re Candaule, lo uccide per sposarne la moglie dopo averla vista nuda – un risvolto diverso della vicenda di Atteone e Diana – e il trovatore Polhonac sfrutta il proprio padrone per fargli cantare una canzone in modo da sedurre sua moglie. Il matrimonio e la lussuria sono contrapposti , come si osserva nel canto successivo: qui il matrimonio è visto come un rito ancestrale, l’unione di terra e sole, che ha dato vita all’astronomia e alla città di Ecbatana, una metropoli iraniana la cui architettura riflette perfettamente l’ordine cosmico e che si trasformerà nel tempo in città come Atene, Roma, Londra. Il tema delle nozze è celebrato da echi dei componimenti amorosi di Catullo e Saffo, e dall’evocazione di Aurunculeia, la sposa romana per eccellenza. Questa visione idilliaca trova il suo opposto nella storia di Poicebot, un monaco che, divenuto trovatore, è assalito dalla lussuria e parte alla ricerca di avventure sessuali.
Un suo pari è, nel canto VI, Guglielmo di Aquitania, noto per aver portato con sé durante le crociate un gruppo di concubine, rendendosi ridicolo. Quest’ultimo è anche il primo trovatore e l’antenato di Eleonora, l’Elena del Medioevo. Questa importante figura storica sposa Luigi XII molto giovane e, dopo averlo tradito con Saladino nelle cruciate, divorzia per diventare moglie di Enrico II.
La sua presenza introduce il tema del matrimonio come prigionia e riflette su quanto il territorio sia legato, come nel caso di Sigismondo Malatesta, al singolo individuo: passando da Luigi a Enrico, infatti, Eleonora divorzia e sposa le sorti di Francia e Inghilterra. La sua forza politica è tanto rilevante che, per tenerla a bada, Enrico la imprigiona per molti anni. Sulla sua scia, Pound narra anche la vicenda di Bertrand de Ventadorn, che imprigiona l’amante - secondo il ricorrente cliché, moglie del suo padrone.
I rapporti matrimoniali hanno un forte impatto anche sulle vicende di Sigismondo nei Malatesta Cantos: una buona parte di questi componimenti è dedicata ai suoi matrimoni con la moglie Ginevra e successivamente con Polissena Sforza: egli viene accusato di averle uccise entrambe dopo essersi innamorato di Isotta degli Atti, sua amante storica e un’altra Elena. Il matrimonio è per lui una scelta politica. Allo stesso modo, un passaggio del canto IV mette in guardia contro le faide familiari dei Medici e dei Borgia, un altro atto di disgregazione della comunità.
Gli ultimi tre Cantos di questa sequenza giovanile giungono dopo un avvertimento finale di Confucio, che invita alla compassione filiale e fraterna. Poiché questi precetti sono stati ignorati, ci troviamo negli Hell Cantos. Pound ricrea l’universo dantesco applicandolo al suo tempo e chiude circolarmente il viaggio tra le ombre cominciato con Ulisse che fa da filo conduttore ai componimenti. In una Londra infernale simile a quella di Eliot si agitano tutte le figure chiave della vita urbana, che Pound definisce seduttori, ipocriti, ladri, cattivi consiglieri, falsi. Tra i peccatori più esecrabili pone i bugiardi, perché pervertono consciamente il valore delle parole. Il mostro peggiore in questo luogo surreale è Usura, nato dal desiderio di ricchezza e capace di dividere gli uomini. La poesia ha perso tanto valore che ad accompagnare Pound non è Virgilio ma Plotino, un filosofo alla disperata ricerca della luce.
Il sedicesimo e ultimo canto è particolarmente importante per comprendere a fondo la disperazione di un’epoca in cui la guerra ha rovinato ogni ideale politico e letterario. Il poeta immagina di ritrovarsi con Dante all’imboccatura dell’inferno e di muoversi verso la luce. Accanto a loro appaiono William Blake, un poeta che si è interrogato per tutta la vita sulla natura del male, e Peire Cardinal, un trovatore contro la violenza bellica, accanto a Sordello e Sant’Agostino, che nella Commedia denunciano la mancanza di coraggio dei condottieri del loro tempo. Mentre nella gola si scorgono ancora i peccatori travolti dalle “acque morte” del lago infernale, il paradiso ospita i valorosi come Sigismondo Malatesta, che ha lo sguardo intento sulle proprie terre. Seguono altri esempi di eroismo, destinato però a fallire, in particolare quello di Gallifret, un comandante nella battaglia di Sedun che fu inviato con pochi contro un intero esercito durante la guerra franco-prussiana da Napoleone III.
Pound desidera mostrare la futilità della violenza, e lo sfruttamento del coraggio in una società disinteressata al valore dell’individuo. Allo stesso modo, ci dice, è colpa di figure come l’imperatore Francesco Giuseppe d’Austria - che richiama il nipote Francesco Ferdinando - se tanti amici e artisti sono morti nella guerra mondiale. Negli ultimi versi del poema non gli resta che contare le vittime che lui e la sua società hanno perso, secondo la profezia di Tiresia: l’imagista Richard Aldington ha rischiato la morte accanto a tanti giovani; Henry Gaudier, uno scultore, è morto assieme alle sue statue ancora non scolpite. Thomas Hulme, cofondatore delle avanguardie, è sepolto simbolicamente dalle bombe assieme ai libri della London Library, e accanto a lui hanno combattuto Wyndham Lewis, Guy Baker, Ernest Hemingway. L’amico li dipinge ridotti a bestie e bambini indifesi, e riporta l’entità del danno: cinque milioni di morti.
Per Pound, la guerra sembra corrispondere alla morte assoluta della civiltà, e di tutto ciò che è stata in grado di produrre. Questi primi Cantos sono di fatto segno di un continuo rimuginare, ripercorrere la storia per riappropriarsene, per comprendere quando la linea del tempo si sia spezzata. Per quanto i personaggi di ogni epoca sembrino sul punto di combaciare, il processo di degrado è il vero fil rouge che li accomuna. Il valore di questi componimenti sta in ogni caso nella perseveranza e nello spirito di ricerca che lega il presente al passato.
Albright, Daniel. “Early Cantos I-XLI” in The Cambridge Companion to Ezra Pound, ed. Ira B. Daniel, 2001, Cambridge: CUP, pp. 59-91.
Cowan, James. “The Classical Figure as Archetype in Pound’s Cantos I-XXX”, Twentieth Century Literature, 6.1 (1960), pp. 25-32.
Pound, Ezra. The Cantos of Ezra Pound. 1975, London: Faber & Faber.
Terrell, Carroll. A Companion to the Cantos of Ezra Pound, vol. I. 1980, Berkeley: University of California Press, pp. 1-72.
Foto 1 da Cesena Today (data di ultima consultazione 29/08/2021)
Foto 2 da Twitter (data di ultima consultazione 29/08/2021)
Foto 3 da Pangea (data di ultima consultazione 29/08/2021)
Foto 4 da Wikipedia (data di ultima consultazione 29/08/2021)