Rebecca Milanesi
Sono passati ormai più di trent’anni dal debutto al cinema di Dead Poets Society
(1989, Weir), film acclamato sia dal pubblico che dalla critica, inserito dall’American Film Institute tra i 100 film più commoventi della storia ed entrato ben presto nel cuore degli spettatori grazie a citazioni memorabili e una patina da teen drama che lo rende apprezzabile per i giovani di qualsiasi epoca. ll film è infatti un incoraggiamento alla ribellione giovanile, un inno alla giovinezza, alla libertà di espressione e all’inseguimento dei propri sogni. È inoltre (e soprattutto) un elogio alla letteratura, alla poesia, al teatro, all’arte in qualsiasi sua forma.
Il film di per sé non appare rivoluzionario dal punto di vista tecnico e presenta una trama piuttosto semplice: al tradizionalissimo liceo Welton arriva John Keating, un nuovo professore di letteratura con un approccio didattico originale che fa riscoprire ai ragazzi la bellezza e l’importanza della poesia.
Col passare dei minuti lo spettatore fa conoscenza di tutti i protagonisti, un gruppo di ragazzi del liceo destinati a prestigiose università e a carriere decise per loro dai genitori.
Durante le lezioni il clima è pesante, ricco di tensione e competizione. I ragazzi iscritti a questa scuola sono infatti trattati come scatole vuote che i genitori riempiono con le proprie aspettative e speranze, creando una dittatura familiare in cui, per rispettare la figura genitoriale e non essere un fallimento, bisogna a tutti i costi seguire un destino irrimediabilmente già scritto.
Inizialmente gli studenti sono diffidenti nei confronti del professor Keating, ma dopo una sola lezione l’uomo riesce a fare breccia nel cuore dei ragazzi con una eccentrica spiegazione di una citazione di Orazio e avvicinarli così al mondo della letteratura.
“Cogli l'attimo, cogli la rosa quand'è il momento… perché siamo cibo per i vermi, ragazzi. Adesso avvicinatevi tutti e guardate questi visi del passato. Li avrete visti mille volte, ma non credo che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, vero? Avranno atteso finché non è stato troppo tardi per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale? Perché vedete, questi ragazzi, ora, sono concime per i fiori. Ma se ascoltate con attenzione, li sentirete bisbigliare il loro monito: carpe… Carpe diem… Cogliete l'attimo, ragazzi… Rendete straordinaria la vostra vita.” (John Keating, Dead Poets Society)
Le sue ore diventano per loro una boccata d’aria fresca, un modo per mettere via i righelli e i manuali ed esprimersi liberamente, riflettere sul senso della vita e del tempo e divertirsi insieme.
I ragazzi scoprono anche che il loro professore faceva parte della Setta dei Poeti Estinti (la “Dead Poets Society”, appunto), un gruppo di studenti che si incontrava di notte e in clandestinità per leggere poesie, per “succhiare il midollo stesso della vita”. Neil Perry, promettente studente di Welton, decide di riprendere questa tradizione coi compagni, che iniziano a seguire le orme del professore e si ritrovano in una grotta per leggere, fumare, suonare il sax e divertirsi insieme con la mente sgombra dalle pressioni dei genitori.
I genitori sono infatti per questi ragazzi entità astratte, che spariscono appena questi tornano in collegio dalle vacanze estive, ma che continuano a perseguitare e intimorire i figli anche da lontano con chiamate, lettere e visite inaspettate per non permettere loro di distrarsi dall’unico vero obiettivo: diventare medici, avvocati, ingegneri.
Di particolare spicco è il padre di Neil: un uomo povero di famiglia che vuole a tutti i costi il meglio per suo figlio e che fin dall’inizio preme perché quest’ultimo smetta con tutte le attività che potrebbero distogliere la sua attenzione dalla carriera di medico.
La famiglia Perry è il perfetto esempio del modello familiare americano del secondo dopoguerra: assetata di riscatto sociale e pronta a tutto per riuscire nell’intento e inseguire la ricchezza in qualsiasi modo, col matrimonio prima e iscrivendo i figli a scuole prestigiose poi.
Neil però vuole recitare e trova l’occasione di farlo quando alla scuola vicina cercano attori per Sogno d'una Notte di Mezza Estate di William Shakespeare. Il ragazzo si iscrive ai provini, firma una liberatoria a nome di suo padre e, seguendo ciò che gli è stato detto dal professor Keating, coglie l’attimo con euforia e spensieratezza.
Alla prima dello spettacolo viene riconosciuto il suo talento dai compagni e dal professore, e Neil si illude che suo padre sia presente per congratularsi, illusione che svanisce appena questo lo forza ad andarsene e lasciare la compagnia. La vicenda avrà risvolti tragici che rendono quella che a primo impatto appare come una commedia leggera un film drammatico che sa far riflettere chi lo guarda.
Tanti ricorderanno il famosissimo motto “capitano, mio capitano”, ripreso da una poesia di Walt Whitman, ma basta guardare il sistema scolastico o scambiare due parole con i genitori dei giovani di oggi per constatare che in pochi hanno veramente capito il senso del film.
La letteratura è infatti al giorno d’oggi ancora vista dagli adulti solo come uno svago e come una materia tutto sommato inutile per costruire su fondamenta solide la società moderna. Dai ragazzi, inoltre, è vista come un male necessario per poter finire la scuola dell’obbligo (citando Umberto Eco: “un classico è un libro che tutti odiano perché sono stati obbligati a studiarlo a scuola”).
Tale materia è però necessaria per poter formare nelle scuole gli adulti del futuro: permette loro di vedere la realtà da diverse angolazioni, come il professor Keating ricorda invitando i ragazzi a salire in piedi sulla cattedra:
“Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù. Non vi ho convinti? Venite a veder voi stessi. Coraggio! È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva.” (John Keating, Dead Poets Society)
Dà la possibilità di conoscere nuove realtà diverse da quella a cui si è abituati e insegna a non giudicare, a non discriminare, ma a riflettere e vedere di ognuna limiti e possibilità di crescita. Proprio per questo i libri, che siano di poesia, narrativa o teatro, possono educare gli alunni alla diversità e a vederla come una ricchezza invece che come uno svantaggio, istruire loro al rispetto degli altri e allontanarli dal razzismo, dall’omofobia e dal bullismo.
Prova dell’importanza della letteratura nell’educazione (e la rieducazione) sociale è la testimonianza di molti detenuti italiani, che grazie al teatro di William Shakespeare hanno trovato un modo per reinserirsi nella società. In “La Tempesta di Sasà:”, Salvatore Striano racconta come l’autore rinascimentale e la pratica del teatro in carcere l’abbiano salvato e aiutato a ritrovare la propria strada nel mondo.
Allo stesso modo ogni anno i ragazzi del carcere minorile Beccaria di Milano si cimentano in spettacoli come Romeo e Giulietta o lo stesso Sogno di una Notte di Mezza Estate e riscoprono i valori della famiglia, dell’amicizia e della legalità.
“Qualsiasi cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo.” (John Keating, Dead Poets Society)
Ed è così che la letteratura si stacca dalla mera costruzione di mondi diversi e si avvicina alla presentazione di tali come terre inesplorate da scoprire con entusiasmo, studiare, accettare e vivere rispettando la soggettività del singolo e non affidandosi soltanto a dogmi scientifici o oggettivi.
Riscoprendo una lezione del grande Umberto Eco all’Alma Mater Studiorum di Bologna, la letteratura crea memorie e la memoria è fondamentale per poter permettere alla società di vivere, migliorarsi e svilupparsi. Le biblioteche diventano quindi una garanzia assoluta della sopravvivenza della memoria collettiva e un’occasione per avere maggiore personalità e una vita più lunga. L’autore afferma infatti di avere avuto la sensazione di vivere un’infanzia lunghissima e piena di ricordi rubati ad altri, a personaggi come D’Artagnan, Sandokan, Yanez, o gli stessi Renzo e Lucia.
“Sono grato a tutti coloro che scrivendo per me mi hanno concesso una vita talmente lunga che non riesco a ricordarla tutta in un colpo e devo ricordarla a rate.” (Umberto Eco)
Se è vero che i classici sono semplicemente libri che sono sopravvissuti alla selezione naturale storica e sociologica, è anche vero che questi permettono non solo di vivere più a lungo, ma anche di capire meglio gli altri esseri umani e sviluppare più empatia nei loro confronti. Nei classici si possono anche scoprire aspetti vicini alla realtà storica contemporanea al lettore che gli danno la possibilità di notarne i limiti in modo più ragionato.
La famosa frase di Valentino Bompiani “un uomo che legge ne vale due”, non si riferisce infatti all’importanza di avere una cultura maggiore o più ampia per avere successo, ma alle innumerevoli vite che il lettore ha la possibilità di aggiungere al suo bagaglio di esperienze.
È per questo che è necessario, oggi più che mai, reimparare dal professor Keating a insegnare in modo efficace la letteratura nelle scuole, ad avvicinare i ragazzi alla lettura, all’arte, al teatro, a trovare nei libri le risposte alle grandi questioni della vita.
Di eguale importanza è non smettere mai di leggere, di esplorare, di scrivere e di allontanarsi anche solo per un momento dalla monotonia della vita di tutti i giorni, aprire un libro e immergersi in altre sconosciute realtà.
“Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino. Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana. E la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore, sono queste le cose che ci tengono in vita.” (John Keating, Dead Poets Society)
Cavecchi, Mariacristina. 2017. «Brave New Worlds. Shakespearean Tempests in Italian Prisons». Altre Modernità, novembre, 1-21. doi.org (data di ultima consultazione 24/05/2021)
Eco Umberto - Perchè i Classici: https://www.youtube.com, (data di ultima consultazione 24/05/2021)
Locatelli, Claudia. 15 marzo 2017. Letteratura Oggi. Perché? Per Chi?. https://webmagazine.unitn.it (data di ultima consultazione/23.05.2021)
Striano, Salvatore. 2016. La Tempesta si Sasà. Chiarelettere edizioni.