Cooperazione

L'insalata che cresce in bottiglia: orti urbani nel campo profughi di Rafah

 

La missione a Gaza dei ricercatori di Agraria dell'ateneo di Bologna con l'ong Overseas: dove l'acqua e la terra sono scarsi si può coltivare sui tetti

di ILARIA VENTURI

22 marzo 2018

L'insalata, la menta e la salvia che crescono nelle bottiglie di plastica riciclate. Sui tetti. La tecnica degli orti urbani arriva là dove le risorse di acqua e suolo sono scarse come nella striscia di Gaza. Sono i ricercatori di Agraria dell'università di Bologna ad aver fatto partire le prime colture nel campo profughi di Rafah. Dopo poche settimane le piantine sono cresciute e spuntano i primi pomodori. "Non sempre per coltivare è necessaria la terra e l'acqua in abbondanza, questi sistemi cosiddetti fuori suolo sono adatti a far crescere ortaggi anche in ambienti inospitali", spiega Giovanni Bazzocchi, coordinatore del Centro di agricoltura urbana e biodiversità dell'ateneo.


Il progetto "Social water" è finanziato dall'Agenzia italiana per la cooperazione di Gerusalemme all'interno di un bando vinto dalla Ong Overseas. Termina a maggio ed è partito con la realizzazione di sistemi di captazione dell’acqua piovana. Poi la missione degli orti urbani ad opera dei consulenti dell’università di Bologna, Bazzocchi e Nicola Michelon, con Rescue-AB e Horticity e in collaborazione con la sede locale di Union of agricultural work committees. Le coltivazioni in bottiglia e in cassetta sono state realizzate sui tetti di quattro scuole e del Women Center locale. "Con questi sistemi utilizziamo il 20% dell'acquach invece sarebbe stata necessaria per coltivare in un campo", spiega Bazzocchi.

"Le risorse sono limitate, Gaza ha grossi problemi di inquinamento delle falde acquifere e interventi di questo tipo cercano di dare un'alternativa: attività non solo per avere cibo sano, ma anche per generare un piccolo reddito per le famiglie. In questo spirito è nata l'iniziativa. In più c'è la parte di sensibilizzazione sull'ambiente nelle scuole", aggiunge la responsabile dei progetti nell'area Mediorientale e Nord Africa di Overseas Caterina La Cava.

Per la lattuga vanno bene le bottiglie, per le melanzane e i pomodori è stata costruita una struttura con pallet riciclati e legno grezzo, riempita con suolo "alleggerito con vermiculite e dotata di un sistema di drenaggio per l’acqua in accesso", spiegano i ricercatori. Altro sistema prevede piante in piccoli vasi o bicchieri di plastica bucati sul fondo e collocati su tavole di polistirolo, le quali galleggianosulla superficie della soluzione nutriente in modo da immergervi costantemente le radici delle piantine. "Questo sistema vede uno sviluppo delle piante molto veloce, ed è usato per lo più per coltivare ortaggi da foglia (lattuga, sedano, bietola) o erbe aromatiche (basilico, coriandolo, prezzemolo)". Insomma, "l'idea è di sperimentare per poi fare in modo che le singole famiglie possano coltivare sul tetto di casa propria replicando il sistema".

http://bologna.repubblica.it/cronaca/2018/03/22/news/l_insalata_che_cresce_in_bottiglia_orti_urbani_a_gaza-191924760/#gallery-slider=191929231

Orti urbani al Campo Profughi di Nurshams – Tulkarem, Palestina

 

Per vedere gli orti, visita la galleria fotografica! 

https://goo.gl/72qyaY  

Foto di Simone Anzelini

 

Nell’ambito del progetto finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo “Supporto allo sviluppo di un innovativo sistema integrato di gestione dei rifiuti e di sensibilizzazione comunitaria per i rifugiati del campo di Nurshams” e realizzato in co-partenariato con CESVI, si sono svolti a febbraio i training e seminari a cura degli esperti dell’Università di Bologna – Rescue-AB e Horticity.

In analogia con l’esperienza appena svolta a Gaza sempre grazie a Overseas, sono stati realizzati sul tetto della Girls School e della Boys School Unrwa del campo profughi di Nurshams, alle porte della città di Tulkarem nel nord della Palestina, diversi orti urbani utilizzando Sistemi Fuori Suolo Semplificati di tre tipi: 3x2mBottle System, Box substrate system, Floating system (come spiegato nel dettaglio qui http://www.overseas-onlus.org/orti-urbani-al-campo-profughi-di-rafah-gaza ).

La grande adattabilità di questi sistemi alle specificità di ogni ambiente fa sì che gli orti siano da un lato replicabili in numerosi contesti, dall’altro li rende unici in ogni esperienza, in base al clima, ai materiali reperibili, alle caratteristiche dell’acqua, e alle persone che li realizzano.

I beneficiari diretti dei training (circa 25-30 persone in totale) sono stati: studenti degli Environmental Club delle scuole Unrwae relativi insegnanti, donne del Women Center, alcuni membri del Rehabilitation Center e delle altre Community Based Organizations del campo, alcuni sanitation workers. Essi hannoappreso come costruire e gestire gli orti prima grazie a un inquadramento teorico, ma principalmente attraverso laboratori pratici durante i quali hanno costruito i sistemi guidati dagli esperti dall’Italia, Nicola Michelon e prof. Giovanni Bazzocchi, con il supporto di Simone Anzelini e la collaborazione di Raji Najami, consulente locale in agricoltura idroponica il quale seguirà la gestione degli orti fino a fine progetto.

L’esperienza di Tulkarem ha concluso la missione dei consulenti presso i progetti di Overseas in Palestina, i quali hanno sottolineato in particolare la preparazione e l’impegno da parte dei tecnici locali che si occuperanno della gestione nel medio-lungo termine degli orti sia a Gaza sia a Nurshams, nonché la curiosità, la disponibilità e l’entusiasmo dei beneficiari verso questi innovativi sistemi. In generale, si è consolidata la percezione di essere stati ben accolti dalle comunità e che gli stessi orti siano considerati strumenti molto utili, sui quali valga la pena investire energie e risorse, anche e soprattutto a livello individuale e domestico.

L’idea di fondo, infatti, è che questi orti possano essere un supporto a disposizione di chi vive condizioni di fragilità economica (grazie all’autoproduzione alimentare a basso costo e ad alta efficienza) o sociale, in particolare quando si tratta di persone residenti in contesti difficili e marginali quali sono i campi profughi palestinesi.

Gli orti, soprattutto se condivisi/comunitari come in questo caso, costituiscono innanzitutto un’esperienza socializzante e consentono di consolidare il senso di comunità, di creare reti tra le persone e associazioni, nonché permettono di sviluppare alcuni spazi verdi (e magari habitat per flora e piccola fauna) e valorizzare i luoghi di vita in ambienti costituiti totalmente di cemento, abitazioni e, spesso, rifiuti. 

Questo tipo di sperimentazioni promuovono inoltre una dieta e uno stile di vita più sani, così come l’autoproduzione alimentare, garantendo l’accesso a ortaggi ed erbe aromatiche cresciute localmente con modalità accessibili a tutti. Sono infatti sistemi realizzabili in assenza di terreno disponibile o con poco spazio (anche su tetti o terrazzi), richiedono uno sforzo fisico inferiore rispetto agli orti con terreno e le colture registrano maggiore produttività (maggior densità e cicli più brevi) al netto di una efficienza rispetto alle risorse naturali utilizzate.

Nell’esperienza di Nurshams, l’intera comunità del campo ha reagito positivamente all’iniziativa: 

Infatti, a seguito dei training realizzati, i partecipanti hanno manifestato interesse a replicare questa esperienza a casa propria, per cui entro la fine del progetto saranno realizzati anche circa una decina di orti a livello domestico.

Anche altre persone si sono dimostrate incuriosite una volta visti i sistemi realizzati, in particolare anche la popolazione maschile del campo ha manifestato interesse a imparare le tecniche utilizzate e sarà coinvolta nella realizzazione degli orti nell’area che Cesvi e Overseas stanno riqualificando a Nurshams per adibirla a zona verde e coltivabile.

Inoltre, la direttrice della Girls School Unrwa ha chiesto di poter creare un video sulle attività del progetto (orti, workshop, attività di educazione ambientale), al fine di presentarlo come buona pressi alle altre scuole e alle altre dirigenze scolastiche.

Intanto, le attività di Overseas proseguono al Campo di Nurshams, ed è già in fase di preparazione una nuova visita dei consulenti sul campo a fine aprile, al fine di monitorare l’andamento della gestione degli orti, la crescita delle piante, eventuali aggiustamenti necessari e per completare l’allestimento dell’area verde riqualificata che sarà a disposizione dell’intera comunità.

http://www.overseas-onlus.org/orti-urbani-al-campo-profughi-di-nurshams-–-tulkarem-palestina

Orti urbani al Campo Profughi di Rafah - Gaza

Per vedere gli orti, visita la galleria fotografica! link http://bit.ly/2HgiqGE

Foto Simone Anzelini.

Nell’ambito del progetto finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo “SOCIAL WATER: miglioramento dell'accesso all’acqua e dei servizi di supporto psico-sociale per minori e famiglie vulnerabili del campo rifugiati di Rafah – Striscia di Gaza” da fine Gennaio è iniziata la realizzazione, grazie alla missione dei consulenti dell’Università di Bologna – Rescue-AB e Horticity e in collaborazione con la sede locale UAWC (Union of Agricultural Work Committees), degli orti urbani in cinque aree del Campo Profughi di Rafah, Gaza. Gli interventi sono infatti stati realizzati sui tetti di quattro scuole UNRWA (Prep. Boys School F, Prep. Boys School C, Prep. Girls School D, Zahrat al Madaine) e sul tetto del Women Center locale.

Gli orti delle scuole utilizzeranno l’acqua proveniente dai sistemi di captazione dell’acqua piovana costruiti da Overseas tra Dicembre 2017 e Gennaio 2018 nell’ambito dello stesso progetto, e già entrati in funzione dopo il passaggio di consegne alle direzioni scolastiche Unrwa. Gli orti realizzati invece sul tetto del Women Center serviranno alla produzione alimentare privata delle donne e delle proprie famiglie, nonché potrà stimolare alcune micro-attività generatrici di reddito.

Scopri di più: http://www.overseas-onlus.org/orti-urbani-al-campo-profughi-di-rafah-gaza

Conferenze Finali a Nurshams e Gaza

 

Tra fine Aprile e inizio Maggio 2018 si sono svolte le due conferenze finali dei progetti, entrambi finanziati dal programma Emergenza AID 10910 dell'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, che coinvolgono Overseas in Palestina, in occasione della presenza dei consulenti dell’Università di Bologna e Horticity, Nicola Michelon e Giovanni Bazzocchi. 

Scopri di più: http://www.overseas-onlus.org/conferenze-finali-nurshams-e-gaza

Un orto africano a pochi chilometri da Bologna: il progetto dei richiedenti asilo

Iniziativa degli ospiti del centro accoglienza straordinaria di Crespellano, in Valsamoggia. I prodotti raccolti sono cucinati dai ragazzi. Valentina Tiecco (Cooperativa Arca di Noè): “L’idea è che i ragazzi stessi possano diventare a loro volta formatori, anche per gli ospiti di altre strutture”.

 

http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/513271/Un-orto-africano-a-pochi-chilometri-da-Bologna-il-progetto-dei-richiedenti-asilo