La moneta che cambia la storia, raccontata dal Punto Europa di Forlì.
Vent’anni fa, il 1° gennaio 2002, in Unione europea si assisteva alla realizzazione di un passo storico nel processo d’integrazione europea. Era l’entrata in circolazione, in 12 degli allora 15 stati membri, della moneta unica. Già introdotto tre anni prima come moneta scritturabile, l’euro sostituiva le valute nazionali e dava inizio a una nuova fase della costruzione europea.
Quando negli anni Cinquanta venne creata la Comunità Economica Europea (CEE) di moneta unica non se ne parlava. Sebbene nei Trattati di Roma del 1957 vi fosse un riferimento a un coordinamento economico e monetario, la cornice offerta dagli Accordi di Bretton Woods sembrava poter garantire la stabilità valutaria necessaria. Su questa convinzione gettarono però ombra le crisi degli anni Settanta. Già nel 1970, sulla scia degli obiettivi definiti dai Sei in occasione della Conferenza dell’Aia del 1969, che tenevano conto dei primi segnali di un’instabilità monetaria all’orizzonte, venne elaborato un importante rapporto che definiva una strategia a tre fasi per la realizzazione entro dieci anni di un’Unione Economica e Monetaria (UEM). Si trattava del Rapporto Werner, che venne approvato e di fatto avviato nel 1971, e che avrebbe rappresentato una base importante anche per il percorso che sarebbe stato formalizzato a Maastricht da lì a vent’anni. Il piano venne però affossato dagli squilibri seguiti all’annuncio degli Stati Uniti che poneva fine al sistema di Bretton Woods, ai quali la CEE reagì con la creazione nel 1972 del “Serpente nel Tunnel”, un meccanismo con cui si fissavano dei limiti massimi di fluttuazione delle valute europee in relazione al dollaro. La situazione non sembrò però risolversi, e anzi fu aggravata dalla crisi petrolifera del 1973: il Serpente perse rapidamente la sua funzione. Fu così che nel 1977 si decise per la creazione del Sistema Monetario Europeo (SME) e con esso del primo embrione di moneta unica, l’ECU. L’obiettivo era quello di garantire stabilità monetaria attraverso un meccanismo di tassi di cambio fissi, ma aggiustabili, in funzione della sopracitata moneta contabile. I risultati furono positivi, tanto da favorire la riapertura del dossier sull’UEM in occasione del Consiglio Europeo di Hannover del 1988: Jacques Delors, l’allora Presidente della Commissione Europea, fu incaricato di studiare un piano. Il Rapporto Delors, presentato nel 1989, delineò così le tre tappe fondamentali che avrebbero preceduto la creazione dell’euro.
La realizzazione di un’unione economica e monetaria è durata per tutti gli anni Novanta e si è trattato di un percorso articolato in tre tappe. La prima, dal 1990 al 1994, prevedeva il completamento del mercato interno e la rimozione degli ostacoli rimanenti in vista di un’ulteriore integrazione finanziaria. La seconda tappa, dal 1994 al 1999, ha visto la creazione dell’Istituto monetario europeo per rafforzare la cooperazione tra le banche centrali e gettare le basi del sistema europeo di banche centrali (SEBC). Questa è stata anche la fase della pianificazione della transizione all’euro e della definizione della futura governance della zona euro. Inoltre, per gli Stati membri candidati all’adozione della nuova valuta, è stato previsto il conseguimento della convergenza economica. Durante la terza e ultima tappa, dal 1999 al 2002, sono stati fissati i tassi finali di cambio ed è stata prevista la transizione all’euro. La BCE e il SEBC sono state incaricate della gestione indipendente della politica monetaria. Infine, sono state introdotte norme di bilancio vincolanti negli Stati membri dell’UE.
Una data storica nel compimento dell’unione è rappresentata dalla firma del trattato sull’Unione europea, avvenuta nel Consiglio europeo di Maastricht del dicembre 1991, quando i capi di stato e di governo sono convenuti nell’adozione di una valuta unica, solida e stabile entro fine secolo. Il processo, non semplice, ha incontrato tra le maggiori difficoltà il raggiungimento di una convergenza economica, da soddisfarsi previo conseguimento dei “criteri di convergenza”, già presenti nel TUE. Tali criteri prevedevano il verificarsi di determinate condizioni economiche, quali la stabilità dei prezzi, la buona salute della finanza pubblica, la stabilità dei tassi di cambio e della convergenza. L'euro è apparso il 1° gennaio 2002, sebbene per i primi due mesi sono state consentite transazioni anche in valuta nazionale, in vista di un loro graduale ritiro dal mercato e di una contemporanea immissione della nuova moneta. La scelta del simbolo € non è casuale. Scelto al Consiglio europeo di Madrid, questo richiama la lettera greca epsilon (Є) e rappresenta inoltre la prima lettera della parola “Europa”, mentre le due barrette parallele stanno a indicare la stabilità.
Ne risulta una moneta forte e stabile, e la Banca Centrale Europea, istituita il 9 giugno 1998 sostituendo l’Istituto Monetario Europeo del 1994, si trova ad assicurare una crescita economica sana cercando di contenere l’inflazione entro il 2%. La BCE opera insieme alle Banche centrali nazionali per armonizzare le valute degli Stati membri attraverso il Sistema Europeo delle Banche Centrali mentre insieme alle sole Banche centrali dei Paesi che hanno adottato l’euro forma l’Eurosistema per decidere la politica monetaria della moneta unica.
Alla guida della BCE si succedono: dal 1998 l’olandese Wim Duisenberg, dal 2003 il francese Jean-Claude Trichet, dal 2011 l’italiano Mario Draghi e dal 2019 la francese Christine Lagarde.
La crisi del 2008 stravolge la situazione. In una prima fase gli Stati membri si vedono costretti a salvare le banche e, la BCE partecipa iniettando liquidità a cui si sommano le misure non convenzionali di finanziamento decise dai ministri nazionali nel Consiglio. Nella seconda fase la crisi si trasforma in crisi dei debiti sovrani a causa delle politiche fiscali attuate dagli Stati nella prima fase quindi, dal 2010 la BCE interviene attivamente a sostegno dei Paesi dell’Eurozona in difficoltà. La situazione rimane precaria e dal 2011, sotto la guida del nuovo Governatore Mario Draghi, la BCE avvia operazioni di prestito e acquisto titoli di stato da attuare fino al 2017 e nel 2018 se ne registrano gli effetti positivi.
La crisi ha lasciato importanti eredità e trasformazioni nell’area euro: la BCE assume il ruolo di prestatore di ultima istanza attraverso il c.d. Fondo salva-Stati sperimentato nel 2010 e migliorato nel 2012, dal 2014 la BCE vigila sulla salute delle 125 banche dell’Eurozona, mentre delega alle Banche nazionali i controlli di quelle minori; dal 2016 il meccanismo di risoluzione unico della nuova Unione bancaria consente alla BCE, alle autorità nazionali e al Consiglio la vigilanza. Ma l’eredità più importante è la dimostrazione che la moneta unica abbia assicurato stabilità all’Eurozona in uno dei momenti di maggiore incertezza, pur basandosi sulla sola politica monetaria.
Ad oggi, sono 19 i paesi membri dell’Unione Europea che hanno deciso di adottare la moneta unica. Come stabilito dai Trattati, questo è uno step obbligatorio per ciascuno degli stati che rispetti i criteri di convergenza stabiliti a Maastricht, tra cui una permanenza di 2 anni della valuta nazionale all’interno dell’Area Europea di Cambio (AEC II) che stabilisce un cambio fisso tra questa con l’euro per un periodo limitato. Tuttavia, la questione rimane complessa sul piano politico: paesi come Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia continuano a rimandare la loro adesione all’AEC, impedendo il raggiungimento formale dei parametri di convergenza.
L’ingresso nell’area euro resta una questione altamente divisiva per l’opinione pubblica, come riportato annualmente dai sondaggi svolti da Eurobarometro. La crisi del 2008 ha sicuramente avuto un ruolo importante in questo processo, alimentando un malcontento che ha fatto dell’euro uno dei suoi principali capri espiatori.
A fronte degli importanti risultati raggiunti dalla moneta unica in soli 20 anni di storia, è necessario che le istituzioni europee continuino a lavorare per migliorarne i meccanismi di governance, e riuscire così a superare quelle divergenze politiche che separano l’Unione Monetaria Europea dal suo pieno compimento.