Le studentesse e gli studenti Unibo potranno presentare le loro idee sul futuro dell'UE agli Eurodeputati Brando Benifei e Fabio Massimo Castaldo. Saranno presenti anche i rappresentanti del Dipartimento per le Politiche europee, della Commissione europeo e del Parlamento europeo.
Data: 17 MARZO 2022 dalle 17:00 alle 19:00
Luogo: Aula 3 (Teaching Hub) | Campus di Forlì, Università di Bologna - Evento in presenza e online
Tipo: #COFOE
Pensi che i Trattati debbano essere modificati? Vorresti preparare un emendamento ad una Legge?
È arrivato il tuo momento!
Se sei una studentessa o uno studente Unibo, puoi esprimere la tua idea sul Futuro dell’UE, scrivendo un contributo di max 1.500 caratteri. Ti suggeriamo un tema: Ripensare l’Unione europea - Come promuovere l'occupazione, la crescita e gli investimenti del futuro. Puoi partecipare singolarmente o in gruppo (max tre membri), inviando entro il 12 marzo la tua idea al Comitato scientifico del Punto Europa di Forlì. Sarai tu, poi, a presentare la tua idea giovedì 17 marzo, davanti agli eurodeputati delegati alla COFOE Brando Benifei, Presidente del Gruppi Spinelli, e Fabio Massimo Castaldo, già Vice Presidente del Parlamento europeo. Parteciperanno anche i Rappresentanti del Dipartimento per le Politiche europee, e degli uffici di Rappresentanza del Parlamento europeo e della Commissione.
Modera: Andrea BONANNI (La Repubblica)
1. di Serafino SANZA, Corso di Laurea triennale in Scienze internazionali e diplomatiche
Affrontare il tema della modifica dell’apparato legislativo europeo presuppone una presa di coscienza dei principi e degli ideali da seguire. Nella vacuità ideologica in cui si sono dissolti i partiti politici occidentali, nello scontro attuale tra pace e guerra che sembra aver abbattuto ogni certezza, è a partire dall’europeismo che bisogna ripensare, rifare politica. La nuova dottrina deve trovare la sua ragion d’essere nella tradizione indoeuropea, i cui principi fondamentali sono stati ben sintetizzati da T. S. Eliot ne “La Terra Desolata”: datta, dayadhvam, damyata. “Dare, compatire, controllare”. La palingenesi politica dell’Europa passa inevitabilmente da solidarietà, empatia e integrità. Queste devono essere le colonne portanti su cui fondare l’europeismo, riflettendo anche sulla sua applicazione. Il progetto dello Stato federale europeo deve essere parte integrante della nuova ideologia, scacciando definitivamente ogni effetto nefasto del sovranismo. Un mondo così antinomico non può essere affrontato ripiegandosi su posizioni solipsistiche, ma assumendo un’attitudine aperta alle diversità. L’europeismo è fisiologicamente incompatibile con la guerra, che deve essere totalmente esecrata, esaltando invece ciò che lega inestricabilmente gli esseri umani: la parola. Guerra è incomunicabilità, annichilimento e assoluto relativismo. Pace è dialogo e innalzamento dello spirito umano. Da queste premesse è necessario ripartire, è necessario progettare il destino europeo.
2. di Gabriele BERTANI, Andrea GUIDUZZI e Manuel VENTURI, Corso di Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche
Proposta per una politica commerciale europea che favorisca crescita, investimenti, innovazione, occupazione e sostenibilità ambientale
Considerando la rinnovata spinta protezionistica, avvenuta negli ultimi anni internamente ed esternamente all’UE, la nostra proposta prevede di rilanciare l’agenda di libero scambio Europea a lungo termine. Una prima fase prevedrebbe il rafforzamento e la creazione di FTAs con le democrazie liberali a noi affini. In un momento successivo l’obiettivo sarà razionalizzare questi accordi in un unico framework commerciale che funga da base per approfondimenti ulteriori. L’obiettivo sarebbe di ridurre drasticamente le barriere, tariffarie e non, tra questi paesi. Ciò favorirebbe la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e l’innovazione. Il suddetto framework permetterebbe anche di implementare un Emission Trading System, sul modello di quello UE, a livello superiore, creando nuovi ETSs e collegandoli a quelli esistenti. Ciò avrebbe il duplice effetto di ridurre le emissioni di CO2 e favorire l’innovazione in tecnologie green. In questa area sarebbe inoltre auspicabile creare un pool di risorse e conoscenze sullo sviluppo di tecnologie di ultima generazione (fusione nucleare, terre rare, space mining…). Questa proposta è volta a rafforzare i legami tra le democrazie liberali, che mai come oggi sono messe in discussione dalle sfide globali poste dal mondo multipolare; diminuendo l’eccessiva dipendenza dai giganti autocratici russo e cinese.
3. di Luca CHIETI, Alessia MARCHESINI e Margherita MIOSOTIDI, Corso di Laurea triennale in Scienze internazionali e diplomatiche
Il nostro continente sta affrontando una grave situazione di crisi, da inserire in un contesto di disordine multipolare nel quale l’Unione Europea deve riflettere profondamente su quello che è il suo ruolo in questo quadro. Infatti questo momento, aldilà della tragicità che lo caratterizza, rappresenta per la nostra comunità un’occasione unica per rilanciare l’integrazione, come spesso è accaduto nei periodi critici che abbiamo vissuto. Il conflitto recentemente scoppiato in Ucraina mette a nudo come non mai i deficit che la nostra comunità si porta dietro sin dall’inizio, soprattutto riguardo al delicato piano strategico-militare. Tali lacune derivano dalla mancata realizzazione di un progetto concreto per la difesa comune sovranazionale. L’Unione Europea non è riuscita a adottare logiche comunitarie complete, nonostante sia evidente la volontà ideale di comunitarizzare questo settore, come si evince dal testo del Trattato sull’Unione Europea, agli articoli 24 e 42 del capitolo V. È quindi necessario dare attuazione a questa solida base giuridica tramite la creazione di un esercito comune europeo, formato da contingenti militari appartenenti agli stati membri, il quale risponderebbe unicamente ad istituzioni sovranazionali europee, in parte esistenti in parte create ad hoc. Tale concretizzazione rappresenterebbe una spinta audace al processo di integrazione, rilanciando il cammino politico verso una comunità sovranazionale più concreta e dai caratteri sempre più federali.
4. di Lorenzo FABBRI, Corso di Laurea Magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche
Gli ultimi 15 anni della nostra storia sono stati caratterizzati dalla congiuntura di varie crisi economiche e sociali, da quella finanziaria del 2008 a quella pandemica ancora in corso. Le ricadute maggiori sono avvenute sulle classi sociali più marginalizzate, meno protette dal punto di vista lavorativo e contrattuale e incapaci di fare fronte da sole alla perdita improvvisa della propria fonte di reddito; tra queste è possibile individuare giovani, ma anche donne e migranti, categorie che spesso scontano ulteriori gap salariali nel corso della loro carriera lavorativa. Una ripresa fragile e instabile come quella di questi ultimi anni sembra non riuscire a restituire alla nostra generazione quella fiducia nel futuro che aveva animato le intenzioni di chi ci ha preceduto, per questo credo che a livello europeo sia necessaria l’introduzione di una misura di reddito minimo comune, che tenga conto di soluzioni efficienti e condivise tra gli stati membri di sostegno alla ricerca del lavoro nei periodi di disoccupazione. Quest’ultimo, oltre ad essere rivolto alla mera ricerca di lavoro, dovrebbe focalizzarsi anche sulle problematiche di salute mentali che possono insorgere durante periodi di disoccupazione prolungata, le quali rischiano di aggravare situazioni delicate e tenere ai margini le persone che hanno minore possibilità di richiedere aiuto. Se vogliamo rafforzare ulteriormente la nostra visione di Europa sociale, ritengo imprescindibile tenere insieme questi due aspetti, fattore che ci permetterebbe di affrontare le disuguaglianze in maniera nuova.
5. di Federica DE TURRIS, Corso di Laurea Magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche
Revisione dei criteri del Regolamento di Dublino
Con l'attivazione della direttiva sulla protezione temporanea, allo scopo di dare accoglienza al massiccio afflusso di profughi provenienti dall'Ucraina, l'Unione europea ha dato prova di grande solidarietà, coesione ed ambizione. Tuttavia, l'eccezionalità delle misure adottate di fronte alla crisi ucraina dovrebbe innescare una più ampia riflessione sul principio di solidarietà sancito dall’art.80 TFUE e sulle fragilità dell’attuale sistema comune d'asilo europeo. Il Nuovo patto sulla migrazione e l'asilo, proposto nel 2020, ribadisce la centralità della solidarietà tra Stati membri ma lascia quasi del tutto inalterato l'impianto di fondo del sistema di Dublino, che impone oneri sproporzionati sugli Stati di primo ingresso. Appare, dunque, opportuno recuperare degli elementi fondamentali dell’innovativa proposta di riforma del sistema avanzata dal Parlamento europeo nel 2017: tra questi, il superamento della responsabilità automatica dello stato di primo ingresso attraverso un meccanismo correttivo di assegnazione, da applicarsi a monte secondo una chiave di distribuzione, senza che siano previste soglie di crisi o di pressione migratoria come condizioni preliminari per una sua applicazione. Una modifica in tal senso appare necessaria per costruire un sistema d’asilo europeo che traduca il concetto di solidarietà in meccanismi concreti e che risulti più efficiente e resiliente verso shock futuri, nonché capace di suscitare una maggiore fiducia nei cittadini europei.
6. di Michele PIMPINICCHIO, Michela IEZZI ed Eleonora CAPPA,Corso di Laurea Magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche
L’Ue ha davanti importanti sfide interne in materia di Stato di diritto e rispetto dei diritti umani. Un compromesso su tali valori rischia di mettere in pericolo le fondamenta della nostra Unione. Nell’ambito delle competenze conferite dai trattati all’Unione europea, proponiamo di rafforzare gli strumenti a tutela dello stato di diritto. Passi avanti sono rappresentati dalla condizionalità posta al Recovery Fund nei confronti dello Stato di Diritto. In diversi paesi europei i contribuenti lamentano come i fondi del bilancio europeo vengano già utilizzati da governi giudicati corrotti o inclini a politiche illiberali per finanziare politiche che violano i diritti umani. È per queste ragioni che proponiamo di estendere la condizionalità sullo Stato di diritto oltre al Next Generation EU. I contribuiti indirizzati a mettere in atto le varie politiche dell’Unione europea, dalla politica di coesione alla politica migratoria, e i vari progetti promossi dalle agenzie europee non dovrebbero essere concessi qualora certi valori fondamentali venissero messi in discussione. Una tale misura, da accompagnare a un attento ruolo di monitoraggio da parte della Commissione che consenta di agire ben prima dell’interruzione dei fondi, avrebbe tra l’altro un significativo potere deterrente. La garanzia della democrazia e delle libertà fondamentali a favore di tutti i cittadini europei è la condizione necessaria per riformare e rafforzare l’Unione.
7. Di Luca NICOSIA e Federica DE TURRIS, Corso di Laurea Magistrale in Scienze Internazionali e Diplomatiche
L’Unione europea afferma i propri interessi strategici prevalentemente mediante il ricorso al soft power. Le recenti crisi internazionali, alcune anche ai confini dell’UE, mostrano l’esigenza di dotare l’Unione di una difesa maggiormente integrata a fronte di un contesto geopolitico sempre più instabile e dell’incertezza sul ruolo degli USA come garanti della sicurezza occidentale. Nel 2016 infatti l’EU Global Strategy ha posto l’accento sull’obiettivo dell’autonomia strategica europea, intesa nella sua dimensione industriale. Un’integrazione dell’industria europea della difesa ed un maggiore cooperazione nel settore sono i presupposti fondamentali per colmare il divario tra le ambizioni strategiche dell’Unione e le sue reali capacità operative, evitando costose decuplicazioni delle capacità militari. La PESCO rappresenta l’iniziativa più ambiziosa in tal senso, che ambisce al rafforzamento della capacità di difesa dell’UE attraverso la condivisione di risorse e lo sviluppo di armamenti in maniera cooperativa. Un suo ampliamento è cruciale per il miglioramento dell’interoperabilità tra le forze degli Stati membri e per la progressiva integrazione dell’industria europea, da perseguire promuovendo anche una maggiore partecipazione degli Stati membri a progetti comuni. Ciò consentirebbe di porre le basi per la creazione di un nucleo di forze militari stabili europee che, operando in stretta collaborazione con la NATO, garantirebbero un’actorness più incisiva dell’UE nei principali scenari di crisi a livello internazionale.