Sulla consultazione delle scuole in merito al testo delle nuove Indicazioni Nazionali per il Curricolo

Alcune riflessioni

Pubblicato il 24 marzo 2025

Con Nota ministeriale del 20 marzo u.s. (Prot. n°11544), il Ministero dell’Istruzione ha avviato una consultazione tra le scuole del primo ciclo in merito alla bozza delle nuove Indicazioni Nazionali per il Curricolo. Da quanto si può leggere, non emerge una chiara finalità della consultazione stessa, se non un atto dovuto prima della adozione definitiva del testo; in tal senso – recita la Nota – “la Commissione ha preparato alcune domande su aspetti del documento ritenuti di particolare rilevanza”.

Dopo una lettura attenta della bozza delle nuove Indicazioni e del Questionario, esprimiamo alcune riflessioni.

Chi ha esperienza di ricerca empirica in ambito educativo sa bene che uno dei principali problemi che da sempre affligge il sistema d’istruzione del nostro Paese è quello della mancanza di azioni sistematiche di verifica delle innovazioni scolastiche, le sole in grado di garantire processi decisionali accorti e razionali, capaci di raccogliere e portare a sintesi le voci di coloro che l’innovazione dovranno realizzarla sul campo, indispensabili per orientare le scelte verso orizzonti di miglioramento possibile a partire dal superamento di punti di debolezza inizialmente non immaginati. Senza la verifica, insomma, come i maestri della Pedagogia Sperimentale italiana ci hanno insegnato, qualsiasi innovazione è cieca e, aggiungiamo noi, chi decide è costretto a procedere a caso.

Entro tale cornice, una consultazione sulla bozza delle nuove Indicazioni Nazionali non può che essere salutata favorevolmente: il testo – in particolare nella sua struttura complessiva e nel quadro di finalità educative e culturali che lo sorreggono, nel metodo di lavoro adottato per la sua definizione e in molti aspetti attinenti all’organizzazione curricolare degli specifici campi di esperienza e delle discipline – evidenzia scelte di campo molto esplicite in merito a un’idea di scuola e di insegnamento; proprio per tale motivo il momento delle consultazioni di tutti gli attori più significativi risulta rilevante, potremmo dire necessario: quale valutazione esprimono le parti coinvolte in merito alle direzioni che il curricolo ufficiale della scuola italiana sta delineando? E in merito a una visione della società che sta prefigurando?

In nessun caso tuttavia la Nota ministeriale parla di consultazione come momento valutativo ex ante del nuovo testo delle Indicazioni, pertanto sarebbe errato da parte nostra considerarne tale funzione. Se infatti si trattasse di un processo di valutazione – magari con finalità formativa, ossia atta ad analizzare punti di forza e di criticità del documento per poterlo migliorare – allora sarebbe stato innanzitutto necessario stabilire un’alleanza tra il committente della valutazione e i “valutatori” (in questo caso le e gli insegnanti, le e i dirigenti), in modo tale da distribuire il potere della valutazione (che sempre entra in gioco quando si valuta) in modo democratico tra i vari attori in gioco. Sarebbe stato importante insomma una sorta di patto di trasparenza e autonomia dei valutatori stessi o, ancora, una eventuale condivisione esplicita dei criteri di valutazione tra il Ministero e le Scuole: criteri di giudizio utili ad analizzare la bozza in termini di coesione e logicità interna, di validità rispetto ai quadri teorico-epistemologici e alle evidenze empirico-sperimentali attualmente più fondate scientificamente, di chiarezza della terminologia, di sostenibilità per la sua attuazione dentro i contesti. Ma forse anche di coerenza rispetto al quadro legislativo di riferimento per la scuola italiana: forse le Raccomandazioni del Parlamento Europeo del 2006 e del 2018. Forse il Regolamento sull’autonomia del 1999. Forse il dettato Costituzionale.

Se si trattasse di una reale procedura valutativa, allora questo significherebbe coinvolgere pienamente le e gli insegnanti nel processo di valutazione, esplicitarne l’oggetto, chiarire cioè i costrutti teorici e ideologici su cui la Commissione desidera ascoltare le voci dei diretti interessati. Ancora: sarebbe stato necessario rendere trasparente la finalità della consultazione, immaginare un pool di quesiti esteso e rappresentativo delle principali questioni che emergono dalla bozza del documento.

Se si trattasse di una consultazione che richiede ai rispondenti di esercitare una propria capacità di giudizio, allora si sarebbero curati gli aspetti di affidabilità della rilevazione tramite Questionario: la chiarezza e non ambiguità dei quesiti, la coerenza delle alternative di risposta con le domande, l’adeguatezza del formato della scala di risposta, la varietà e ampiezza delle posizioni teorico-valoriali che sono presenti nelle scuole.

Senza tutti questi rilevanti accorgimenti e cautele, come sappiamo, qualsiasi valutazione – che come dicevamo mette in gioco relazioni di potere – si trasforma in una specie di tranello dove qualcuno dei “giocatori” tiene le redini e non consente agli altri di conoscere pienamente le regole del gioco.

Nessuna finalità valutativa tuttavia emerge da una lettura attenta del Questionario di consultazione, che proprio in quanto tale non sembra consentire ai rispondenti di esercitare pienamente il proprio giudizio critico, ossia un atto che – pur in modi differenti – dovrebbe e potrebbe invece avere ricadute rilevanti sull’oggetto valutato.

Osservando ogni item e le sue alternative di risposta, emerge forse un’unica possibilità per chi deciderà di rispondere: quella di “uscire dal gioco”, ossia l’alternativa della “non risposta”, unitamente ai 250 caratteri previsti per eventuali “Suggerimenti e osservazioni”.

La Presidente della Società Italiana di Pedagogia, in data 20 febbraio u.s., in merito alle recenti discussioni sulle nuove Indicazioni Nazionali, faceva appello a “un dibattito ove, pur nella coscienza della pluralità delle posizioni, tutti gli interlocutori abbiano la stessa dignità e si possano incontrare nel comune terreno del rigore scientifico e della serietà culturale”. Faceva altresì appello al rispetto per la Scuola e per la ricerca scientifica che ha a cuore l’ambito dell’educazione. Ci uniamo a tale appello: la Scuola, le e gli insegnanti, il fondamentale lavoro educativo e didattico della quotidianità delle nostre Scuole crediamo meritino tale rispetto.

 

Ira Vannini per il Direttivo del Centro Interuniversitario CRESPI – per la ricerca educativa sulla professionalità dell’insegnante