Le studiose e gli studiosi del CRESPI ricordano e ringraziano Francesco De Bartolomeis (Pellezzano, 20 gennaio 1918 – Torino, 29 giugno 2023)
Pubblicato il 11 luglio 2023
La scuola attiva; la Pedagogia come scienza; il Laboratorio come centro di una nuova didattica; il rapporto fra Scuola e Università; il rapporto fra Scuola e Territorio; la Scuola come Sistema formativo; la coerenza fra modelli didattici e strumenti/metodi /strategie.
Leggendo le tematiche trattate nei principali libri di De Bartolomeis, si colgono immediatamente l’attualità e la preveggenza del pensiero di una delle più fini intelligenze della Pedagogia del ‘900. Allievo di Codignola e sempre orientato dal pensiero deweyano, Francesco De Bartolomeis costruisce negli anni il suo Credo pedagogico attraverso il continuo dialogo fra teoria e prassi, fra università e scuola, fra ricerca e sperimentazione sul campo, nella piena lucidità del ricercatore e con la vis polemica del pensiero critico che non teme di creare rotture e spiazzamenti.
Come ricercatori e ricercatrici non possiamo non accogliere il suo invito a rifuggire da modalità di ricerca che si risolvano in finzioni accademiche e tecnicismi incapaci di mettere a nudo i limiti dei metodi tradizionali dell’insegnamento, anche quando siano travestiti da false innovazioni (tecniche fini a sé stesse, “indipendenti dal quadro socio-politico in cui operano e dal potere che controlla il processo educativo”). L’analisi del ruolo politico e strumentale della didattica porta infatti De Bartolomeis a pensare alla ricerca come “anti-didattica, cioè opposizione alla didattica come azione unidirezionale e ambiguamente apolitica”.
Il testo cardine del suo pensiero è dunque “La ricerca come antipedagogia” in cui il pensiero divergente e la critica spietata lasciano infine il posto a una fase costruttiva, in cui egli ci mostra come proprio la ricerca (da quella teorica e storica a quella sperimentale, da quella descrittiva a quella tecnologica operativa) costituisce il mezzo rigoroso e, allo stesso tempo, accessibile, capace di boicottare l’avanzata del mercato in quella pedagogia tecnicistica e falsamente neutrale degli attuali approcci liberisti alla scuola e all’insegnamento. Il grande pedagogista ci invita a contrastare una ricerca che guarda soprattutto all’efficienza del sistema e a leggere l’adattamento dei comportamenti come un modo per soffocare le energie vitali della scuola e della società e favorire la sottomissione dei soggetti che le abitano.
La ricerca diventa strumento per l’azione, nella più autentica accezione dell’attivismo pedagogico, diventa azione volta a un fare scolastico dentro e fuori la scuola, nella profonda convinzione di un “nuovo tempo pieno”, di una reale promozione di educazione artistica, emozionale, semiotica e di una concezione valutativa che sia orientante e progettuale, sempre in una dimensione di sistema formativo allargato.
Il Centro CRESPI si pone particolarmente in ascolto di fronte alla proposta di De Bartolomeis che pensa alla ricerca come azione di gruppo: la ricerca come strumento di incentivazione dei processi di apprendimento, come impegno, responsabilità e liberazione di energie creative, come ricerca capace di uscire fuori dall’università (sappiamo infatti che De Bartolomeis, dopo aver fondato i suoi laboratori sperimentali in università, decide presto di spostarli fuori dagli atenei, dentro le scuole).
Tutto questo non può che costituire un’eredità irrinunciabile per il Centro di Ricerca Educativa sulla Professionalità dell’Insegnante (CRESPI), che si è appunto costituito pensando alla ricerca sulla professionalità docente nella prospettiva della Ricerca-Formazione, intesa come metodologia del fare ricerca nelle scuole e con gli insegnanti, orientata alla formazione/trasformazione dell’agire educativo e didattico, alla promozione della riflessività e del pensiero critico dell’insegnante.