Roberto Andrés Lantadilla
Da uccello preferito di Benjamin Franklin a piatto tipico del ringraziamento: il tacchino è uno dei simboli più tipici della cultura americana.
Haliaeetus leucocephalus, l’aquila di mare dalla testa bianca, è un maestoso rapace dell’America settentrionale che dal 1782 simboleggia gli Stati Uniti d’America, con un imponente petto a stelle e strisce. Non tutti però si mostrarono d’accordo di fronte alla decisione di consacrare l’aquila come simbolo della nazione: il poliedrico Benjamin Franklin, padre fondatore e una delle figure più eccentriche della storia americana, espresse il suo dissenso verso la scelta della bald eagle, parteggiando invece per l’adozione di un altro pennuto, del tacchino.
Sebbene questa proposta non venne mai espressa in pubblico, in una lettera indirizzata alla sorella Franklin si serve dei due uccelli per indicare simbolicamente gli aspetti contrastanti della nascente nazione: da una parte l’aquila, uccello rapace e disonesto, che ruba il cibo agli altri predatori perché troppo pigro per procacciarsi il proprio; dall’altra, il tacchino, secondo lui “a much respectable Bird”, un vero nativo dell’America settentrionale. Il suo vero nome è Meleagris gallopavo ed è una specie di uccello galliforme che si è diffuso in Europa solo dopo essere stato importato dal territorio americano, nel sedicesimo secolo.
Il fatto che nella sua lingua nativa lo si chiami turkey è frutto di un errore e non ha niente a che fare con la sua provenienza. Quando sbarcò nelle coste d’oltreoceano, si pensò che fosse una variante della gallina faraona (Numida meleagris) che veniva importata dal medio oriente. Inoltre, le merci che salpavano verso l’Inghilterra facevano rotta passando dalla Turchia e venivano denominate sbrigativamente di conseguenza: in questo caso, Turkey coq.
Nel nostro immaginario collettivo è inevitabile associare questo animale alla sua sorte di portata principale del pranzo di Thanksgiving, la festività più importante del calendario statunitense. Ogni anno, il quarto giovedì di novembre, le famiglie si riuniscono intorno a una tavola strabordante di pietanze con prodotti autunnali tipici del New England, tra cui l’immancabile torta di zucca (pumpkin pie), la salsa di mirtillo rosso (cranberry sauce) e al centro lui, lo stuffed turkey.
Durante questa ricorrenza viene ricordato il banchetto di ringraziamento imbastito dai coloni puritani del Plymouth nel 1621: a metà tra osservanza religiosa e festa pagana del raccolto, i festeggiamenti del primo Thanksgiving durarono tre giorni, a seguito della fine di una dura carestia. Canonicamente, l’evento viene ricordato come un raro esempio di armonia e multiculturalismo, in cui si celebrò la pacifica convivenza dei coloni della Mayflower e della tribù locale, i Wampanoeg.
Ma tornando a noi: il tacchino divenne una merce di consumo prevalentemente in Europa, dove godette di uno straordinario successo tra i palati delle classi più abbienti. Al contrario, studi archeologici mostrano che l’uso che ne facevano i Maya fosse legato prevalentemente alla sfera rituale. Altrettanto avveniva fra le popolazioni indigene settentrionali, che avevano addomesticato il tacchino principalmente per le sue piume. Paradossalmente, il menu odierno del thanksgiving potrebbe avere a che fare più con tradizioni europee che autoctone. Un articolo recente dello Smithsonian Magazine mostra infatti come il tacchino che troviamo sulle tavole degli americani non sia altro che un discendente della varietà messicana: largamente diffusa in Europa, questa specie venne introdotta nell’America settentrionale dai coloni che volevano continuare le tradizioni culinarie della madrepatria.
Questo fatto, commenta ironicamente l’articolo, non fa che confermare lo status del tacchino come vero uccello americano, in quanto in realtà un immigrato. Data la sua ampia diffusione e popolarità nel vecchio continente, il tacchino divenne un piatto tipico delle festività, soprattutto a Natale. La tradizione culinaria venne cementata nella cultura popolare da A Christmas Carol di Charles Dickens, in cui il protagonista Scrooge in segno di redenzione regala un tacchino alla povera famiglia del suo dipendente.
Curiosamente, secondo un articolo su Slate fu anche grazie all’enorme popolarità del racconto che la tradizione venne importata negli Stati Uniti. Il coronamento di questo animale come piatto forte del ringraziamento è indissolubilmente legato alle origini della festa stessa: tutt’altro che immediato, il consolidamento di questa ricorrenza si deve principalmente agli anni della guerra civile, in cui l’unione della nazione sembrava essere al collasso.
Sebbene si celebrasse saltuariamente in precedenza, fu solo nel 1863 che Abraham Lincoln dichiarò il Thanksgiving una festa nazionale, grazie all’influenza di Sara Josepha Hale. Editrice della rivista femminile più importante dell’epoca, il Godey’s Lady Book, Hale vide nella festa del ringraziamento un’opportunità per rafforzare lo spirito collettivo della nazione.
Dopo una campagna pluridecennale per l’adozione di tale ricorrenza, partita con il suo romanzo Northwoods del 1827 e portata avanti a colpi di editoriali nella sua rivista, la proposta venne finalmente accolta per via dell’ingente necessità di unire una nazione spaccata in due. È proprio nel sopracitato romanzo che la scrittrice inserisce la minuziosa descrizione del menu, in cui il tacchino viene presentato come portata principale.
Da allora il goffo pennuto dall’apparente stoltezza è diventato il simbolo della vera essenza yankee, al punto che dal diciannovesimo secolo in poi è tradizione regalare un tacchino al presidente in carica in occasione del Ringraziamento. Questa donazione ha dato il via a una delle cerimonie più bizzarre della Casa Bianca, il National Thanksgiving Turkey Pardoning, ufficializzata nel 1989 durante la presidenza di George H. W. Bush. Ogni anno pochi giorni prima del ringraziamento il capo di stato concede la sua grazia a un tacchino, risparmiandolo dalla tavola della White House. Sebbene le origini di questo comico rituale siano incerte, uno dei primi a salvare il tacchino dalla sua sorte fu il figlio dello stesso Lincoln, per il natale del 1865.