Greta Luciani
Moonlight (2016) è un film attento, delicato, ma non per questo meno schietto nell’esporre lo spettatore alla quotidianità di due identità fra loro difficili da conciliare: quella dell’uomo afroamericano e dell’omosessuale. La pellicola diretta da Barry Jenkins mette a nudo l’ideale tossico di mascolinità nera e ne denuncia i vincoli all’espressione della sensibilità individuale.
Moonlight è un film di formazione, che si inserisce in un filone già florido nel mondo afroamericano letterario. Al centro delle storie di questo tipo troviamo di solito un ragazzo nero, la cui bassa estrazione sociale sembra avvinghiarlo e soffocarlo, fino al punto da segnarne in maniera irreparabile la traiettoria. Ai classici dettami del genere, tuttavia, Moonlight aggiunge un ulteriore punto di vista: il protagonista del film è gay e il suo orientamento sessuale viene percepito da lui come un’ennesima trappola.
Moonlight è un ritratto tragico, struggente, una denuncia senza mezzi termini, che dà un taglio innovativo al topos del giovane nero oppresso dalla società americana. Il tema queer rappresenta una novità ed è certamente cardine nella narrazione. Qui però la denuncia offerta è più ampia. Non ci si limita a un focus sulle storture omofobe della società nera del ghetto: a essere messo sotto accusa è l’ideale stesso di mascolinità nera, fondato sull’uso della violenza come dimostrazione di forza.
Moonlight fa luce sulle dinamiche tossiche della sottocultura afroamericana, che sono generate dall’establishment bianco ma prendono poi vita propria. In questo contesto, la vittima si fa carnefice: la fragilità, soprattutto quella maschile, non ha spazio vitale, non ha diritto di esistere.
In un mondo in cui la mascolinità nera vede come unica forma di emancipazione dall’oppressione bianca l’ostentazione della forza fisica, della violenza e della sopraffazione dell’altro, non c'è posto per la fragilità. Il protagonista Chiron, timido e gentile, lo capisce mentre scopre che la sua sensibilità devia dai canoni della virilità nera a cui, tuttavia, si deve assoggettare per sopravvivere.
Moonlight è suddiviso in tre sezioni, ognuna legata a una fase della vita di Chiron: prima bambino, poi adolescente, infine giovane adulto. In ognuna delle tre, viene esplorata la tensione fra Chiron e il mondo a cui appartiene, mettendo al centro la relazione con tre personaggi in particolare, che segnano il percorso del giovane: sua madre Paula, Juan (una sorta di padre adottivo) e Kevin (il suo primo amore).
Nella prima sezione, intitolata “Little” (piccolo, ndr.), Chiron compare per la prima volta mentre scappa, rincorso da un gruppetto di bulli che gli gridano insulti omofobi. Si rifugia in una catapecchia e, lì, incontra Juan, boss dello spaccio di zona. Se all’inizio il bambino diffida dell’uomo e ne è talmente impaurito da non volergli rivelare neppure il suo nome, dopo una notte in cui viene accolto a casa sua e della compagna Teresa, Chiron inizia pian piano a fidarsi di lui.
Juan diventa la figura paterna che manca nella vita di Chiron. Il loro è un rapporto profondo, ma ingarbugliato. Da un lato, Juan abbraccia il suo nuovo ruolo: insegna a Chiron a non aver paura degli insulti; lo esorta a decidere da sé chi vuole essere, libero da ogni pregiudizio o restrizione. Tuttavia, lo stesso Juan è fonte di dolore: è il giro di spaccio gestito dall’uomo a vendere la droga alla madre di Chiron, tossicodipendente.
Nella seconda sezione di Moonlight, intitolata “Chiron”, ritroviamo il protagonista da adolescente. Sempre silenzioso e a testa bassa, ingobbito dal peso dello sguardo altrui, la vita di Chiron apparentemente viaggia sugli stessi binari su cui l’avevamo lasciata. Tuttavia, in brevissimo tempo, scopriamo che Juan è morto.
L’avvenimento non ci viene mostrato né spiegato, quasi come se la perdita della figura paterna sostitutiva sia un dettaglio di poca importanza, parte del naturale fluire della vita nello spaccato di mondo che Moonlight ritrae. Piuttosto, apprendiamo che il nostro protagonista è rimasto legato a Teresa, la cui casa rimane per Chiron rifugio dall’incubo della tossicodipendenza di sua madre. In questo gioco di contrasti fra figure genitoriali variegate, Moonlight evidenzia la non fissità delle categorie sociali e mette in dubbio la validità dei rapporti convenzionali.
In questa sezione di Moonlight l’attenzione si concentra sulle dinamiche che coinvolgono Chiron e i suoi coetanei. A scuola, è vittima di bullismo omofobo, preso di mira perché non ostenta quella violenza fisica e verbale che è l’unico codice espressivo possibile per i giovani neri del ghetto. Ma, soprattutto, è centrale il rapporto con Kevin, forse l’unico amico che Chiron abbia mai avuto.
Grazie a Kevin, Chiron esplora la sua sessualità. Inizialmente, l’amico gli sembra interessato solo alle ragazze, come tutti gli altri. Ma la tensione fra i due è palpabile e lo spettatore riesce a intravedere un legame speciale al di là della coltre di dubbi e paure di Chiron.
Il loro sentimento prende vita in una sequenza tenera e delicata. Una notte, Chiron si ritrova da solo su una spiaggia, dopo essere scappato dall’ennesimo attacco dei bulli del quartiere. Per caso, incontra Kevin e i due iniziano a parlare. Kevin tira fuori uno spinello e, improvvisamente, la scena si carica di sensualità: prima le labbra di Kevin, poi quelle di Chiron si poggiano sul filtro, suggerendo un bacio a distanza. Poco dopo, il bacio non solo si realizza, ma evolve: inizialmente Chiron e Kevin si guardano da vicino, esitano ma, non appena le loro labbra si sfiorano, la passione esplode e sfocia in effusioni sessuali.
L’idillio finisce presto: nei giorni successivi, i soliti bulli puntano Kevin e lo costringono a picchiare Chiron. Sono immagini angosciose, che mostrano come lo stesso Kevin, una figura di base positiva, è suo malgrado un ennesimo ingranaggio nel ciclo della violenza. Per Chiron questa umiliazione è un punto di non ritorno: tornato a scuola il giorno dopo, spacca una sedia sulla testa di uno dei suoi tormentatori. Conferma così di non riuscire a ribellarsi pienamente al ciclo della violenza, e, anzi, ne entra a far parte.
La terza sezione di Moonlight, intitolata “Black”, ci consegna uno Chiron giovane adulto, a capo di un giro di spaccio. La somiglianza fra questo Chiron e il ricordo di Juan è impressionante: il look, la tappezzeria della macchina, le movenze, il corpo palestrato e il vocabolario di strada sono gli stessi. Contrariamente alle esortazioni di Juan, Chiron ha scelto di indossare una maschera, di “costruirsi”, come confessa lui stesso.
Muscoli, violenza e droga sono le parole chiave nella nuova vita di Chiron. Ma un ritorno al passato ci mostrerà come dietro questo travestimento si celi ancora una sensibilità che ha poco a che fare con certe storture, come quando lo vediamo visitare la madre in un centro di riabilitazione. Sentitamente pentita, la donna si scusa della sua debolezza e del dolore provocato al figlio. La sofferenza del passato solca ancora il viso di Chiron, ne irrigidisce lo sguardo ma, alla fine, la perdona: le si avvicina e la tiene fra le braccia, mentre la donna piange.
È una scena agrodolce, ma catartica: per la prima volta in Moonlight la narrazione sembra prendere una direzione diversa. Sebbene il ciclo di violenza abbia inquinato il legame fra Chiron e sua madre, la riconciliazione indica che può essere spezzato. Cercandola, la donna incarna la libertà di essere fragili e di sbagliare, e presenta questo valore come un antidoto alla violenza che fin qui ha circondato ogni momento del racconto.
Infine, nelle scene che chiudono Moonlight, Chiron riceve la telefonata di Kevin e decide di raggiungerlo nel locale dove lavora come cuoco. Lì, si raccontano la loro vita negli anni di separazione: mentre Chiron ha preso la strada della delinquenza, Kevin ne è uscito grazie alla scoperta dell’amore per la cucina, diventando anche padre nel frattempo. La gioia nel rincontrarsi, gli occhi lucidi e l’andamento impacciato della conversazione palesano che il sentimento fra i due è ancora vivo, seppur tentennante per via del tempo, del dolore e dell’incertezza.
Alla fine del turno di Kevin, i due finiscono a casa di quest’ultimo. Dopo altri momenti di titubanza, dubbi e imbarazzo, Chiron apre di getto il suo cuore: confessa a Kevin che, da quella notte sulla spiaggia, non è mai stato toccato da nessun altro. Kevin rimane colpito, ma gli serve poco per reagire: Moonlight si chiude con l’immagine di Chiron avvolto fra le braccia di Kevin, che sceglie di amarlo ancora.
A livello visivo, il paradigma narrativo su cui si dipana Moonlight si costruisce su un contrasto interno a tutti i personaggi del film: quello fra violenza e fragilità. Questa tensione si palesa nella ripetizione di due colori: rispettivamente, il blu e il giallo. Per questo, vediamo che la tappezzeria dell’auto di Juan è blu, ma la maglietta che indossa quando incontra Chiron per la prima volta ha inserti gialli e blu. Per questo, Juan, nella scena sulla spiaggia, racconta a Chiron che una volta una signora bianca gli ha detto che tutti i ragazzi neri sono blu al chiaro di luna (moonlight in inglese vuol dire proprio “chiaro di luna”, ndr.). Per questo, infine, la scena d’amore fra Chiron e Kevin è inondata di luce blu quando sono adolescenti e di luce gialla da adulti. Il giallo e il blu sono complementari: convivono e rappresentano, in qualche modo, una negazione reciproca. Nel corso della narrazione, il giallo si prende sempre più spazio, emergendo come colore principale nel finale.
Moonlight crea un solco con la tradizione del racconto di formazione. Un distacco non evidente, in quanto non vediamo di fatto emancipazione dalle dinamiche sociali e di degrado che segnano l’esperienza afroamericana del ghetto – anzi, tutto il contrario. Nonostante ciò, una via d’uscita tenue dal ciclo di violenza viene offerta. La performance sottile degli interpreti – fra cui spicca Juan (alias Mahershala Ali, Oscar come miglior attore non protagonista, ndr.), le scelte narrative e l’uso dei colori di Barry Jenkins ci fanno intuire che la fragilità di Chiron riesce a ritagliarsi uno spazio vitale, nonostante tutto.
Foto 1 da oscarchamps.com (data di ultima consultazione: 10/10/2025)
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