Il potere della musica: John Lennon e il pacifismo

Ci sono parole in grado di unire e parole che invece creano distanze. 

Le parole comunicate attraverso la musica appartengono alla prima categoria, in quanto il potere di quest’ultima risiede proprio nella capacità di rappresentare i sentimenti delle persone, permettendo loro di unirsi e di condividere idee, pensieri, sogni. 

Se questi sogni, poi, vengono comunicati dalla voce giusta, le parole diventano più potenti e incisive di qualsiasi arma. Tutti questi elementi si sono intrecciati perfettamente in un periodo storico ben preciso: quello della contestazione giovanile contro la guerra in Vietnam, attraverso la voce di John Lennon e i valori hippy. 

 

1. John Lennon: da icona pop a simbolo pacifista

2. Il contesto

3. Gli hippy e la musica come canale di espressione

4. Imagine, a cavallo tra pacifismo e attivismo politico

5. Conclusioni

6. Sitografia



1. John Lennon: da icona pop a simbolo pacifista

Se si dovesse dare una definizione del concetto di “voce del popolo”, il volto di John Lennon sarebbe uno dei primi a palesarsi nella nostra mente. 

Lennon è maggiormente conosciuto come cantante e compositore dei Beatles, ma di fatto è anche considerato tra i rivoluzionari della musica popolare. Nato nel mese della giornata internazionale della non violenza, sembrava quasi fin da subito destinato a svolgere il ruolo che ha ricoperto a cavallo tra gli anni '60 e' 70. Lennon si è infatti contraddistinto per i messaggi di pace e lotta non violenta, portati avanti sia attraverso la musica che mediante altre attività pratiche (come il bed-in, la luna di miele sotto ai riflettori di tutto il mondo in una camera tappezzata da slogan pacifisti). 

In questo modo, Lennon è diventato l’iniziatore di un movimento di lotta non violenta che è proseguito anche negli anni a venire. John Lennon perciò non è stato solo il membro dei Beatles o il cantante dell’immortale singolo Imagine, bensì uno dei primi artisti-attivisti della storia. La notorietà data dall’appartenenza al gruppo pop più amato degli anni ’60 non è stata dunque fine a se stessa ma ha permesso a Lennon di essere un artista a tutto tondo.

Il suo obiettivo era quello di utilizzare l’arte per trasmettere il suo pensiero e il suo sentire, in modo da stimolare una riflessione collettiva in grado di determinare un cambiamento nell’atteggiamento delle persone e permettere la costruzione di un mondo migliore. Lennon ha dunque volontariamente deciso di scrollarsi di dosso l’immagine di idolo per il quale le teenagers inglesi perdevano la testa, andando oltre la figura del semplice cantante e trasformandosi da icona pop a simbolo di pacifismo

 

2. Il contesto

L’adesione al movimento pacifista da parte di Lennon non è stata casuale e nemmeno improvvisa, ma motivata e graduale. 

Si tratta infatti di una conseguenza diretta del clima socio-culturale presente negli Stati Uniti durante gli anni ‘60, particolarmente sensibile alla questione della pace in quanto consapevole della dura verità sulla guerra in Vietnam. Quest’atmosfera così rivoluzionaria partì dagli ambienti di maggiore fermento, ovvero i campus universitari, ma quando il numero di truppe statunitensi sul suolo vietnamita raggiunse la quota di 50.000 unità, le proteste ottennero l’adesione di un numero di partecipanti molto più esteso, variegato, determinato e rumoroso.

Oltre agli studenti universitari, infatti, si aggiunsero il movimento hippy, la New Left (Nuova Sinistra) e l’American Civil Rights Movement (Movimento Americano per i diritti civili). Lennon faceva già attivamente parte di questi gruppi di protestanti non violenti, in quanto vicino ai membri della sinistra politica, e in linea con i principi del movimento hippy che dagli States si diffuse rapidamente fino al Regno Unito in cui era attivo il cantante. L’arrivo dei valori hippy dagli States furono determinanti per la sua trasformazione pacifista. 

L’adesione di Lennon alle rivendicazioni anti-belliche, inoltre, si rivelò una fortuna per i giovani cittadini ma un problema per il governo statunitense, che non mancò di intralciare l’attività dell’artista anche attraverso il coinvolgimento dei servizi segreti.

 

3. Gli hippy e la musica come canale di espressione

Il movimento hippy ha dato avvio a una vera e propria rivoluzione la cui eredità è riscontrabile ancora oggi: basti pensare allo stile di vita basato sulla libertà sessuale, al rapporto di connessione e profondo rispetto nei confronti della natura e alle rivendicazioni politico-sociali attraverso la manifestazione non violenta. 

Quello della manifestazione non violenta è un concetto che tutt'oggi esiste e resiste nella società e sembra raccogliere l'eredità culturale del movimento anni '60: dai Pride per i diritti civili e la parità dei sessi, alla lotta alle discriminazioni razziali dei Black Lives Matter; dalle marce per richiedere la tutela dell’ambiente coi Fridays for Future, fino alle manifestazioni transfemministe per i diritti specifici di genere.

I membri della comunità hippy, inoltre, si ispiravano ai valori della fratellanza, criticavano quelli della classe media ed erano profondamente contrari alle guerre: erano un gruppo di giovani controcorrente e piuttosto scomodo agli occhi del medio borghese, che riuscì spesso a urtare in modo significativo la sensibilità dell’opinione pubblica. I canali attraverso cui gli hippy riuscivano a comunicare di più erano quelli in cui le parole erano le grandi protagoniste. Le occasioni in cui si riunivano maggiormente erano i festival di musica. Qui il loro messaggio sembrava trovare terreno fertile per l'ascolto, la condivisione di ideali, l'accoglienza e il rispetto, a suon di slogan sulla libertà e sui sogni di pace. 

La fusione tra la caparbietà degli hippy, la capacità espressiva degli artisti e la diffusione su larga scala, grazie ai nuovi media del tempo, fu la chiave che consentì a quei valori di pace e di libertà di diventare di dominio pubblico e di avere una conseguenza concreta nel tessuto sociale, trovando animi sensibili anche oltreoceano.

Dato l’innegabile legame tra movimento hippy e musica, non dovrebbe sorprendere il coinvolgimento di numerosi artisti nelle attività hippy. John Lennon, infatti, non è l’unico artista ad aver abbracciato questi valori. Nella lista possiamo includere, tra i tanti, anche i celebri Mick Jagger, Jimi Hendrix, Bob Dylan e Bob Marley.

 

4. Imagine, a cavallo tra pacifismo e attivismo politico

La vocazione hippy di John Lennon è rimasta indelebile nel tempo grazie al suo singolo di maggiore successo: Imagine.  

Il pezzo è sicuramente meno introspettivo rispetto al primo tentativo di costruzione di un inno alla pace (Give Peace a Chance, brano realizzato in collaborazione con Yoko Ono), tuttavia è stato in grado di ottenere maggiori consensi da parte del pubblico.

Come suggerito dal titolo, Imagine porta gli ascoltatori a immaginare un mondo alternativo, libero dalle divisioni, senza nessuna guerra da combattere, nessuna patria da difendere e per cui morire, nessun confine e nessuna religione. Queste parole, così come la base musicale e il videoclip rilassanti, sembrerebbero una dichiarazione di buone intenzioni. In realtà, nella mente dell’artista, il brano è sempre stato più affine al partito del Manifesto comunista piuttosto che a un grande appello alla pace, anche se è doveroso sottolineare che il cantante non si è mai definito membro di alcun movimento politico.  

 

Sono sempre stato molto aperto dal punto di vista politico  sono sempre stato contro lo status quo. È abbastanza facile quando, come me, vieni cresciuto nell’odio e nella paura nei confronti della polizia, vista come un nemico naturale, e quando vieni abituato a disprezzare l’esercito come qualcosa che porta via le persone e le lascia morire da qualche parte. Ciò che voglio dire è che tutto questo riguarda la classe operaia.

 

Nonostante la pluralità di significati ideologici, Imagine è riuscita a risultare meno sovversiva grazie all’utilizzo di elementi mediatici e popolari, come il ritornello facile da ricordare e la base dolce d’accompagnamento. Di fatto, però, si tratta di un canto di protesta: una vera e propria attività politica.

 

5. Conclusioni 

Al di là delle diverse intenzioni di partenza del singolo di Lennon, ciò che è indubbio è che il potere delle parole può raggiungere livelli inaspettati, ancor più efficaci se trasmessi attraverso una produzione musicale. 

Basti pensare agli slogan pacifisti “make love, not war” presenti, in altre parole, anche all’interno di Imagine. Questa metodologia di protesta pacifista, assieme a tutti gli altri valori hippy, hanno gettato le radici della società moderna, aprendo da un lato il dialogo su discorsi considerati tabù e dimostrando dall’altro che è possibile protestare e ottenere visibilità anche senza l’utilizzo della violenza. 

 

6. Sitografia

Alberoni Francesco, Beretta Cristina Cattaneo, “Così gli hippy e il femminismo hanno cambiato anche il sesso”, Il giornale (data di ultima consultazione: 02/10/21) 

Lennon John , “il pacifista pericoloso”, La Repubblica XL (data di ultima consultazione: 02/10/21)

Pagani Alessandro, “I momenti di protesta contro la guerra in Vietnam negli Stati uniti”. alessandropaganialejo.wordpress.com (data di ultima consultazione: 02/10/21)

Ruviglioni Patrizio, “Imagine, 50 anni di utopia”, L’Espresso (data di ultima consultazione: 02/01/21) 

Tobanelli Andrea, “Gli Hippi: chi erano cosa volevano”, MyUsa (data di ultima consultazione: 02/10/21)

 

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