Nell'ambito della Conferenza sul Futuro dell'Europa, il Punto Europa ha organizzato una giornata di debate rivolta agli EU Junior Expert.
Data: 17 DICEMBRE 2021 dalle 9:00 alle 11:00
Luogo: Aula 11 – Teaching Hub - Campus di Forlì, Università di Bologna | Viale Filippo Corridoni 20, 47121 – Forlì - Evento in presenza e online
Tipo: Incontri formativi
Il Punto Europa di Forlì è un Centro di Documentazione e Informazione sull’Unione europea, riconosciuto Centro di Eccellenza Jean Monnet dalla Commissione europea. In occasione della Conferenza in corso sul Futuro dell’UE, il Punto Europa è stato individuato come punto di raccolta «Hub» delle idee della cittadinanza e della comunità accademica.
Diversi sono stati i momenti di confronto organizzati, durante i quali è stato possibile ascoltare relazioni e contributi degli Uffici di Rappresentanza del Parlamento europeo o di alcune reti selezionate di attivisti e associazioni. Con l’obiettivo di stimolare al confronto e alimentare l’interesse dei più giovani nel futuro dell’Europa, in particolare di chi sta approfondendo gli studi nel campo delle Relazioni internazionali, il Punto Europa organizza una giornata di «Debate».
Suddivisi in squadre, le studentesse e gli studenti del Corso di Laurea magistrale in Scienze internazionali e diplomatiche dell’Università di Bologna, opportunamente formati per essere European Union Junior Expert, hanno discusso su alcuni temi, tra i più rilevanti per il processo di integrazione europea, per formulare nuove proposte, simulando quindi un vero e proprio processo deliberativo.
Secondo alcuni la polarizzazione dell’informazione, assieme alla diffusione di notizie false, minerebbe il modello democratico europeo ed aumenterebbe il disinteresse nei confronti delle istituzioni europee e delle sue attività. Per questa ragione, molte cittadine e cittadini deciderebbero di non recarsi alle urne e sviluppano sentimenti ostili nei confronti dell’Unione europea. Secondo altri, invece, il linguaggio di Bruxelles sarebbe troppo distante dalla vita quotidiana, per poter essere compreso anche dai non addetti ai lavori. Cosa dovrebbe fare l’UE per far coinvolgere maggiormente le cittadine e i cittadini?
Proposta: Molti cittadini e cittadine dell’Unione Europea non si recano alle urne a causa di un crescente sentimento di distacco. Infatti, tanto il funzionamento dell’UE quanto il suo linguaggio potrebbero risultare troppo tecnici. Abbiamo individuato alcune problematiche, tra cui: un linguaggio istituzionale distante da quei cittadini con cui si cerca di comunicare; l’ampia diffusione di notizie false che ostacola il diritto ad un’informazione corretta, polarizzando le opinioni dell’elettorato e creando diffidenza verso l’Unione Europea.
Per la prima problematica, riteniamo fondamentale una semplificazione del linguaggio adoperato nelle istituzioni europee, per agevolare la comprensione e ridurre la distanza con i cittadini, mettendo al centro il tema dell’inclusività. Potenziare la traduzione in tutte le 24 lingue dell’UE, moderare l’utilizzo di sigle e di termini in inglese e rendere più accessibili i contenuti tecnici delle istituzioni potrebbero apportare miglioramenti significativi.
In riferimento alla seconda problematica, siamo consapevoli che l’eccessiva semplificazione del discorso pubblico possa compromettere la complessità di alcuni aspetti inerenti all’UE. Per questa ragione riteniamo importante accompagnare la prima proposta con il sostegno all’educazione civica, incrementando le opportunità di conoscenza delle tematiche europee tramite una più profonda azione di sostegno agli interventi di educazione alla cittadinanza, che coinvolga prevalentemente le scuole.
Secondo alcuni i contrasti e le divisioni interne all’Unione europea e tra stati membri sarebbero così forti da impedire l’avanzamento (o l’approfondimento) del processo di integrazione. Infatti, si rilevano differenti visioni sullo stato di diritto o sui valori fondamentali, tanto che la Corte di Giustizia dell’UE ha anche condannato alcuni stati membri per violazione del diritto comunitario. Secondo altri, però, l’Unione europea non dovrebbe intervenire in ambiti politici che non le sono propri (come il diritto di famiglia, le politiche di istruzione, asilo o migrazione). Come vuoi che sia il futuro?
Proposta: L’Ue ha davanti importanti sfide interne in materia di Stato di diritto e rispetto dei diritti umani. Un compromesso su tali valori rischia di mettere in pericolo le fondamenta della nostra Unione. Nell’ambito delle competenze conferite dai trattati all’Unione europea, proponiamo di rafforzare gli strumenti a tutela dello stato di diritto. Passi avanti sono rappresentati dalla condizionalità posta al Recovery Fund nei confronti dello Stato di Diritto. In diversi paesi europei i contribuenti lamentano come i fondi del bilancio europeo vengano già utilizzati da governi giudicati corrotti o inclini a politiche illiberali per finanziare politiche che violano i diritti umani. È per queste ragioni che proponiamo di estendere la condizionalità sullo Stato di diritto oltre al Next Generation EU. I contribuiti indirizzati a mettere in atto le varie politiche dell’Unione europea, dalla politica di coesione alla politica migratoria, e i vari progetti promossi dalle agenzie europee non dovrebbero essere concessi qualora certi valori fondamentali venissero messi in discussione. Una tale misura, da accompagnare a un attento ruolo di monitoraggio da parte della Commissione che consenta di agire ben prima dell’interruzione dei fondi, avrebbe tra l’altro un significativo potere deterrente. La garanzia della democrazia e delle libertà fondamentali a favore di tutti i cittadini europei è la condizione necessaria per riformare e rafforzare l’Unione.
Secondo alcuni l’UE dovrebbe intervenire maggiormente nelle crisi politiche internazionali, anche mediante strumenti classici di hard power. Secondo altri, invece, l’UE dovrebbe prevalentemente massimizzare il benessere degli stati che ne fanno parte. Pertanto, mentre alcune politiche, come quella commerciale, traggono beneficio da una governance sovranazionale e multilivello, altre, come quella estera, sarebbe meglio che restassero al di fuori delle competenze attribuite all’UE. In che modo l’UE potrebbe rafforzare la sua posizione nel mondo?
Proposta 1: In diverse occasioni la mancanza di unità tra le voci degli stati membri e le difficoltà di ricercare un compromesso su una posizione comune hanno condotto a risultati insoddisfacenti, intentando alla credibilità dell’Unione come attore globale. Riteniamo fondamentale rendere più efficace la capacità di intervento dell’Unione in caso di crisi, superando il voto all’unanimità e riconsiderando le circostanze per le quali possa permanere il voto all’unanimità, che spesso si traduce in un potere di veto.
La strada che andrebbe perseguita è quella della graduale estensione della maggioranza qualificata su questioni come le sanzioni economiche e la protezione dei diritti umani.
Rendere più snello ed efficiente il processo decisionale per alcuni aspetti chiave della politica estera dell’UE migliorerebbe la reattività dell’UE in caso di crisi. Sul lungo periodo, in caso di messa in comune degli strumenti militari l’Unione potrebbe ampliare la maggioranza qualificata ai settori strettamente legati alla difesa, anche attraverso il ricorso alle forme di cooperazione rafforzata.
Proposta 2: L’Unione europea afferma i propri interessi strategici prevalentemente mediante il ricorso al soft power. Le recenti crisi internazionali, alcune anche ai confini dell’UE, mostrano l’esigenza di dotare l’Unione di una difesa maggiormente integrata a fronte di un contesto geopolitico sempre più instabile e dell’incertezza sul ruolo degli USA come garanti della sicurezza occidentale. Nel 2016 infatti l’EU Global Strategy ha posto l’accento sull’obiettivo dell’autonomia strategica europea, intesa nella sua dimensione industriale. Un’integrazione dell’industria europea della difesa ed un maggiore cooperazione nel settore sono i presupposti fondamentali per colmare il divario tra le ambizioni strategiche dell’Unione e le sue reali capacità operative, evitando costose decuplicazioni delle capacità militari. La PESCO rappresenta l’iniziativa più ambiziosa in tal senso, che ambisce al rafforzamento della capacità di difesa dell’UE attraverso la condivisione di risorse e lo sviluppo di armamenti in maniera cooperativa. Un suo ampliamento è cruciale per il miglioramento dell’interoperabilità tra le forze degli Stati membri e per la progressiva integrazione dell’industria europea, da perseguire promuovendo anche una maggiore partecipazione degli Stati membri a progetti comuni. Ciò consentirebbe di porre le basi per la creazione di un nucleo di forze militari stabili europee che, operando in stretta collaborazione con la NATO, garantirebbero un’actorness più incisiva dell’UE nei principali scenari di crisi a livello internazionale.
Diretta streaming dello student debate organizzato nell'ambito della Conferenza sul Futuro dell'Europa.