Le mille e una messa

donne in azione, ultime volontà

Affresco di Ugolino di Prete Ilario (1356-1364), Cappella del Corporale, Duomo di Orvieto

I cittadini e le cittadine bolognesi che negli ultimi secoli del Medioevo facevano registrare il proprio testamento non solo erano mossi dal desiderio di nominare gli eredi dei loro beni e di predisporre nel dettaglio le proprie esequie, ma vedevano anche in questi documenti un’ultima opportunità per fare i conti dei propri peccati e influire sulla salvezza della propria anima. Si usava dunque prevedere lasciati alle opere pie, ai poveri, agli ospedali e alle chiese a questo scopo e lasciare somme di denaro utili a celebrare il canto di messe appositamente destinate all’anima del testatore. Il 24 luglio del 1348 Braterxia figlia del fu Giovanni Donati si recò dal notaio addetto ai Memoriali con questo proposito, ma anziché predisporre il canto di 20, 30 o 100 messe per la salvezza della sua anima, come spesso si usava fare, decise che a lei ne servivano 1000!
Era forse molto scrupolosa e pia? O sapeva di avere molti peccati che pesavano sulla sua coscienza?