Dolce, una vita per i poveri

donne in azione; ultime volontà

Giotto, La Carità, 1306 ca., Cappella degli Scrovegni, Padova.

Il 26 aprile del 1300 gli ufficiali del Memoriali registrano il testamento di Dolce, una donna originaria di Firenze che ormai da tempo vive a Bologna. Nel documento viene identificata come hospitatrix pauperum, colei che ospita i poveri, dando loro assistenza: la sua doveva essere un’attività a tempo pieno e socialmente riconosciuta, visto che il notaio la identifica semplicemente con questo appellativo. E infatti nel suo testamento Dolce stabilisce che i suoi beni devono essere destinati ai poveri e dedicati all’ospitalità dei bisognosi anche dopo la sua morte. Nemmeno i suoi eredi legittimi potranno rivendere le case di sua proprietà. La testatrice stabilisce molto chiaramente le condizioni: se le sorelle si trasferiranno a Bologna, potranno andare a vivere nella sua casa sita nella parrocchia di San Tommaso del Mercato (nella zona dell’attuale via Marsala), a patto che questa rimanga a uso dei poveri che vi sono ospitati. Se le sorelle dovessero dar loro fastidio, dovranno abbandonare la casa.