Adria

La città di Adria sorgeva nel bacino deltizio del fiume Po, lungo uno dei suoi rami secondari, in una posizione estremamente vantaggiosa per il commercio. Il nome stesso recupera, infatti, il rapporto indissolubile fra questo porto e il mare Adriatico. La posizione del sito non era casuale: da un lato permetteva un facile collegamento con l’entroterra etrusco e venetico tramite il sistema fluviale Po-Tartaro-Adige proiettato verso il mondo transalpino, dall’altro la proiezione sul mare apriva ai contatti con il mondo greco, testimoniati già in epoca antica da ceramiche di importazione di età tardo micenea e che diventeranno fondamentali nella seconda metà del VI sec. a .C.

Ad una prima fase di frequentazione dell’area, testimoniata dall’abitato dell’Età del Bronzo medio-recente in località Amolara, segue una fase di abbandono, causata forse dall’instabilità idrica della zona. La trasformazione urbana dell’emporio viene definita nella seconda metà del VI sec. a.C. Già dalle prime fasi, il carattere multietnico dell’insediamento è testimoniato dalla compresenza di elementi greci, etruschi, venetici, e in seguito, celtici, come attesta la documentazione epigrafica del sito.

L’abitato di VI sec. era leggermente spostato rispetto all’attuale centro cittadino, occupando il settore meridionale (area dove attualmente si trovano il Museo Nazionale di Adria e l’Ospedale). La pianificazione urbana presenta un carattere propriamente etrusco: la zona abitativa era organizzata secondo uno schema regolare, suddiviso in lotti residenziali da canali ortogonali che permettevano una regolamentazione dell’acque, problema particolarmente sentito in area deltizia. Intorno all’abitato erano disposte ad anello le aree funerarie, che circondavano il centro a sud, est e nord.

Nello stesso periodo, si assiste ad una riorganizzazione del territorio adriese (chora), grazie al posizionamento strategico di insediamenti secondari lungo i dossi fluviali, probabilmente destinati al controllo dei traffici commerciali e allo sfruttamento del territorio (ad esempio, il sito di San Cassiano di Crespino).

Se nel IV sec. Adria incontra un momento di crisi, documentata dalla scarsità di documentazione proveniente sia dalle necropoli che dall’abitato, con il secolo successivo si assiste al rifiorire della città. Questa fase perdura fino all’entrata della città nella sfera di interesse dell’espansione romana, richiamata dalla posizione strategica del sito rispetto ai commerci diretti all’Italia settentrionale e al Mediterraneo. La piena romanizzazione dell’abitato è visibile già dal pieno II sec., mentre nelle necropoli il fenomeno può considerarsi concluso alla fine del secolo.

 

Nota bibliografica:

S. Bonomi, L. Zega, La sezione etrusca: Adria e il basso Polesine tra i secoli VI e III a.C., Rovigo 2007.

A. Facchi, Adria. La città etrusca che ha dato il nome al mar Adriatico, in L. Bentini, M. Marchesi, L. Minarini, G. Sassatelli (a c.), Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna, Milano 2019, pp. 419-420.

A. Gaucci, La fine di Adria e Spina etrusche, in E. Govi (a c.), Il mondo etrusco e il mondo italico di ambito settentrionale prima dell'impatto con Roma (IV-II secolo a.C.), Roma 2016, pp. 171-223.

  • adria_1

    Il delta del Po (in A. Facchi, "Adria. La città etrusca che ha dato il nome al mar Adriatico", in L. Bentini, M. Marchesi, L. Minarini, G. Sassatelli (a c.), "Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna", Milano 2019, fig. 1).

  • adria_2

    Pianta della città di Adria con indicazione delle necropoli di fase etrusca (in A. Gaucci, CIE IV, I.1, Roma 2017, p. 3).

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    Piede di coppa con iscrizione etrusca "mi larisal uselnas" = io (sono) di Laris Uselna (inizi del V secolo a.C.).

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