Or che soave è il cielo e i dì son belli
E gemon l’aure e cantano gli augelli
Tu chini l’amorosa
Fronte, o vergine rosa.
5 Per te non fa che il prato ove nascesti
Tiranno solitario avvampi il sole,
Quando su’ campi da la falce mesti
La polverosa estate a lui si duole,
E nel meriggio le campagne sole
10 Assorda la cicala,
E impreca al giorno, che affannoso cala,
Dal risécco pantan la rana ascosa.
Sùbito allor su’ non più verdi colli
Sorge il turbine, e gran strepito mena,
15 Spazza gli ultimi fiori ed i rampolli,
E allaga i campi d’infelice arena;
E più cresce l’arsura, e de l’amena
Ombra il conforto manca.
Tu fuggi a quella stanca
20 Ora, o vergine rosa.
Per te non fa ne’ giorni grigi e scarsi
Mirar la doglia de l’anno che muore,
Le foglie ad una ad una distaccarsi
E gemer sotto il piè del vïatore,
25 Sin che la nebbia del suo putre umore
Le macera o le avvolge
La fredda brezza e lenta le travolge
Giù ne l’informe valle ruinosa.
Allor le nubi che fuman su i monti,
30 Allor le pioggie lunghe e tristi al piano,
E l’alte ombre de’ gelidi tramonti,
Ed il triste desio del sol lontano,
E la bruma crescente a mano a mano,
E il gel che tutto serra.
35 Tu fuggi a tanta guerra,
O giovinetta rosa.