Gemono i rivi e mormorano i venti
Freschi a la savoiarda alpe natia.
Qui suon di ferro, e di furore accenti.
Signora di Lamballe, a l’Abbadia.
5 E giacque, tra i capelli aurei fluenti,
Ignudo corpo in mezzo de la via;
E un parrucchier le membra anco tepenti
Con sanguinose mani allarga e spia.
Come tenera e bianca, e come fina!
10 Un giglio il collo e tra mughetti pare
Garofano la bocca piccolina.
Su, co’ begli occhi del color del mare,
Su, ricciutella, al Tempio! A la regina
Il buon dì de la morte andiamo a dare.