Te, certo, te, quando la veglia bruna
Lenti adduceva i sogni a la tua culla,
Te certo riguardò la bianca luna,
Bianca fanciulla.
5 A te scese la dea ne la sua stanca
Serenitade, e con i freddi baci
China al tuo viso ‒ O fanciulletta bianca, ‒
Disse ‒ mi piaci. ‒
E al fatal guardo, ove or s’annega e perde
10 L’anima mia, piovea lene il gentile
Tremolar del suo lume entro una verde
Notte d’aprile.
Ti deponea tra i labbri la querela
De l’usignuolo al frondeggiante maggio,
15 Quando la selva odora e argentea vela
Nube il suo raggio;
E del languor niveo fulgente, ond’ella
Ride a l’Aurora da le rosee braccia,
Ti diffondeva la persona bella,
20 La bella faccia:
Onde a’ cari occhi tuoi, dal cui profondo
Tutto lampeggia quel che ama e piace,
Nel roseo tempo che sorride il mondo
Io chiesi pace:
25 Pace al tuo riso, ove fiorisce pura
La voluttà che nel mio spirto dorme,
E che promesso m’ha l’alma natura
Per mille forme.
Ahi, ma la tua marmorea bellezza
30 Mi sugge l’alma, e il senso de la vita
M’annebbia; e pur ne libo una dolcezza
Strana, infinita;
Com’uom che va sotto la luna estiva
Tra verdi sussurranti alberi al piano;
Che in fantastica luce arde la riva
Presso e lontano,
Ed ei sente un desio d’ignoti amori
Una lenta dolcezza al cuor gravare,
E perdersi vorria tra i muti albori
40 E dileguare. 40