(III. ALESSANDRINA)
Gelido il vento pe’ lunghi e candidi
Intercolonii ferìa; su’ tumuli
Di garzonetti e spose
Rabbrividian le rose
5 Sotto la pioggia, che, lenta, assidua,
Sottil, da un grigio cielo di maggio
Battea con faticoso
Metro il piano fangoso;
Quando, percossa d’un lieve tremito,
10 Ella il bel velo d’intorno a gli omeri
Raccolto al seno avvinse
E tutta a me si strinse:
Voluttuosa ne l’atto languido
Tra i gotici archi, quale tra ’ larici
15 Gentil palma volgente
Al nativo orïente.
Guardò serena per entro i lugubri
Luoghi di morte; levò la tenue
Fronte, pallida e bella,
20 Tra le floride anella
Che a l’agil collo scendendo incaute
Tutta di molle fulgor la irradiano:
E piovvemi nel cuore
Sguardi e accenti d’amore
25 Lunghi, soavi, profondi: eolia
Cetra non rese più dolci gemiti
Mai né sì molli spirti
Di Lesbo un dì tra i mirti.
Su i muti intanto marmi la serica
30 Vesta strisciava con legger sibilo,
Spargeanmi al viso i venti
Le sue chiome fluenti.
Non mai le tombe sì belle apparvero
A me ne i primi sogni di gloria.
35 Oh amor, solenne e forte
Come il suggel di morte!
Oh delibato fra i sospir trepidi
Su i cari labri fiore de l’anima
E intraviste ne’ baci
40 Interminate paci!
Oh favolosi prati d’Elisio,
Pieni di cetre, di ludi eroici
E del purpureo raggio
Di non fallace maggio,
45 Ove in disparte bisbigliando errano
(Né patto umano né destin ferreo
L’un da l’altra divelle)
I poeti e le belle!