Su le cime de la Tenca
Per le fate è un bel danzar.
Un tappeto di smeraldo
Sotto al cielo il monte par.
5 Nel mattin perlato e freddo
De le stelle al muto albor
Snelle vengono le fate
Su moventi nubi d’òr.
Elle vengon con l’aurora
10 Di Germania ivi a danzar.
Treman l’ombre de gli abeti
Nere e verdi al trapassar.
De la But che irrompe e scroscia
Elle ridono al fragor,
15 E in quel vortice d’argento
Striscian via le chiome d’òr.
Freddo e nitido è il lavacro,
Ed il sole anche non par.
Su la vetta de la Tenca
20 Incominciano a danzar.
Bianche in vesta, rossi i veli,
I capelli nembi d’òr,
Che abbandonano ridenti
De gli zefiri a l’amor.
25 Poi con voce arguta e molle,
Sì che d’arpe un suono par,
Le sorelle de la Carnia
Incominciano a chiamar.
Tra il profumo de gli abeti
30 Ed il balsamo de i fior
Da le valli ascende il coro
Del mistero e de l’amor.
Su la rupe del Moscardo
È uno spirito a penar:
35 Sta con una clava immane
La montagna a sfracellar.
Quando vengono le fate,
Egli oblìa l’aspro lavor;
E sospeso il mazzapicchio
40 Guarda e palpita d’amor.
Che le fate al travaglioso
Mai sorridano, non par:
Il selvaggio su la rupe
Si contenta di guardar,
45 E tal volta un cappel verde
Ei si mette per amor,
E d’un bel mantello rosso
Ei riveste il suo dolor.
Ahi, da tempo in su la Tenca
50 Niuna fata non appar:
Sol la But tra i verdi orrori
S’ode argentëa scrosciar,
E il dannato su ’l Moscardo
Senza più tregua d’amor
55 Notte e dì co ’l mazzapicchio
Rompe il monte e il suo furor
Ahi, le vaghe fantasie
Dal mio spirito esulâr,
E il torrente di memoria
60 Odo funebre mugghiar:
Niun fantasima di luce
Cala omai nel chiuso cuor,
E lo rompe a falda a falda
Il corruccio ed il dolor.