DA ZEITGEDICHTE DI H. HEINE
Mio padre era un balordo astemio Cesare,
Un sornïone in trono:
Io bevo la mia zozza, ed un magnanimo
Imperatore io sono.
5 Oh magica bevanda, indovinata
Dal mio paterno core!
Io bevo la mia zozza, e si dilata
La Cina tutta in fiore.
Il mio regno del centro apre e si spampana
10 Come un bocciuol di rosa.
Io quasi quasi un uom divento, e gravida
Si trova la mia sposa.
È una cuccagna! I moribondi in festa
Dànno calci a le bare:
15 Del mio Confucio imperïal la testa
Annaspa idee più chiare.
A’ miei prodi soldati il pan di segala
Diventa mandorlato,
E gli straccioni de l’impero marciano
20 Tutti in seta e in broccato.
Quegli invalidi frolli, quelle ignude
Zucche de’ mandarini,
Ripigliano il vigor di gioventude
E scuotono i codini.
25 Compiuta è alfin la gran pagoda, mistico
Asil di fede e imago:
Già gli ultimi giudei vi si battezzano
E han l’ordine del drago.
Posa ogni senso di ribellïone,
30 E gridano i Mansciù:
‒ Noi non vogliam la costituzïone,
Noi vogliamo il kansciù,
Vogliam la verga! ‒ Il medico di corte
Fa gli occhi spaventati.
35 Esculapio, io vo’ ber fino a la morte
Per il ben de’ miei stati.
E zozza ancora! e zozza ancora! un gócciolo
Ancor di questa manna!
Il mio popol, vedete, è in visibilio,
40 E canta Osanna osanna!