Nel solitario verno de l’anima
spunta la dolce imagine,
e tocche frangonsi tosto le nuvole
de la tristezza e sfumano.
5 Già di cerulea gioia rinnovasi
ogni pensiero: fremere
sentomi d’intima vita gli spiriti:
il gelo inerte fendesi.
Già de’ fantasimi dal mobil vertice
10 spiccian gli affetti memori,
scendon con rivoli freschi di lacrime
giù per l’ombra del tedio.
Scendon con murmuri che a gli antri chiamano
echi d’amor superstiti
15 e con letizia d’acque che a’ margini
sonni di fiori svegliano.
Scendono, e in limpido fiume dilagano,
ove le rive e gli alberi
e i colli e il tremulo riso de l’aere
20 specchiasi vasto e placido.
Tu su la nubila cima de l’essere,
tu sali, o dolce imagine;
e sotto il candido raggio devolvere
miri il fiume de l’anima.
[1881 ?].