Mattia Arioli
Nel loro graphic novel The Shadow Hero (2014), Gene Luen Yang e Sonny Liew narrano la storia d'origine di un supereroe di discendenza asiatica recuperando un vecchio personaggio dei fumetti degli anni ‘40: The Green Turtle.
Il revival di questo personaggio ha l’obiettivo di problematizzare la rappresentazione etnica nel mondo del fumetto e le convenzioni narrative di un genere, mostrando le interconnessioni che le legano. L’opera cerca di mettere in discussione un canone rivitalizzando un supereroe marginale, creato da uno dei primi autori di fumetti di discendenza asiatica.
Il graphic novel di Yang e Liew ha principalmente una funzione didattica e si rivolge a un target di adolescenti. Nonostante l'assenza di toni cupi atti ad ancorare il personaggio alla realtà, The Shadow Hero non rinuncia a presentare commenti sulla società statunitense. In particolar modo, Yang e Liew sfruttano le opportunità offerte dal fumetto per definire l'identità asiatica americana.
Ambientato negli anni ‘30, The Shadow Hero narra la storia di Hank Chu, figlio di due immigrati cinesi. I genitori svolgono lavori umili inseguendo il sogno americano: il padre gestisce un piccolo negozio a Chinatown e la madre è una donna delle pulizie. Un giorno la madre di Hank viene salvata dal supereroe Anchor of Justice e questo provoca in lei il desiderio di trasformare il figlio in un paladino della giustizia. I tentativi della madre di rendere il figlio un supereroe falliscono. Solo la morte del padre del protagonista per mano della criminalità locale metterà in moto un processo di trasformazione che porterà Hank a voler ricoprire il ruolo di vigilante. In seguito a questo evento traumatico, Hank creerà una connessione con un antico spirito dalle sembianze di tartaruga che decide di vivere nella sua ombra, donandogli in cambio l’immunità alle armi da fuoco.
Questo graphic novel si presenta come una storia di formazione in cui il protagonista diventa consapevole delle proprie responsabilità nei confronti della comunità. Un percorso caratterizzato dalla lotta contro la propria nemesi: il criminale soprannominato Grand Ten.
Nel fumetto non mancano spazi comici creati da equivoci. Ad esempio, durante la prima fase delle indagini, il protagonista non arresta il Grand Ten reale, ma un attore che lo impersona. Infatti, l'elemento “comico” del genere (in inglese i fumetti sono definiti “comics”, ndr) è recuperato con il fine di avanzare una critica sociale. L'ironia diventa un'arma vincente per (ri)discutere i cliché di un genere e i pregiudizi etnici e razziali che si annidano in determinate produzioni culturali. D’altronde, ogni prodotto culturale è influenzato dal proprio contesto storico e culturale. Per questo motivo, The Shadow Hero è ricco di allusioni a immagini e situazioni provenienti dalla cultura popolare e ricircolate su vari media. Infatti, il graphic novel usa l’intertestualità per decostruire un genere attraverso rivisitazioni umoristiche di cliché appartenenti a opere canoniche e dare voce a una comunità che per lungo tempo è stata relegata ai margini.
Gli archi narrativi del genere supereroistico possono diventare complessi attraverso eventi e crossover (ossia, storie in cui i personaggi principali di una serie appaiono come ospiti in altre collane). Un evento, invece, si sviluppa prevalentemente come serie limitata, spesso accompagnata da storie parallele alla story-line principale, definite tie-ins. Nonostante la relazione di quest'ultime con l'evento principale, la loro lettura non è necessaria per la comprensione della storia centrale. Gli eventi hanno (spesso) delle conseguenze narrative sulle collane e serie successive, presentando minacce globali (e.g. decimazione della popolazione, ecc.) e/o provocando grossi cambiamenti di status quo nel mondo dei supereroi (e.g. registrazione coercitiva della popolazione dotata di poteri, rivelazione pubblica dell'identità segreta di un supereroe, ecc.). Al fine di rinforzare la minaccia al centro dell'arco narrativo e le ripercussioni della serie principale sulle future pubblicazioni, gli eventi mettono in scena la morte di uno degli eroi principali.
Per orientarsi meglio all'interno di questa pletora di narrazioni, le storie d'origine dei protagonisti delle serie principali rimangono dei punti di riferimento nella caratterizzazione dei personaggi e un elemento identificativo per il lettore. Infatti, proprio per la natura seriale del fumetto mainstream, le innumerevoli storie raccontate si perdono nella memoria del lettore. Per questo motivo, le storie di origine diventano indicatori dell'identità del protagonista: chi è, da dove viene, quali sviluppi avranno le sue avventure.
Le storie di origine costituiscono delle costanti familiari per il lettore in quanto tendono a essere reiterate frequentemente perché servono a giustificare le azioni del protagonista e la sua morale. Il lettore è dunque capace di prevedere le azioni dei personaggi attraverso questa conoscenza pregressa. La storia di origine è dunque uno dei cliché narrativi a disposizione del fumetto. Tra gli altri, contiamo la ripetizione di scene, azioni o frasi iconiche. A questo proposito si può citare uno dei cliché più famosi del mondo dei fumetti: “dai grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Un ritornello caratterizzante la moralità un personaggio (Spider-Man), ma anche un rimando alla sua storia d'origine e la morte dello zio Ben.
In The Shadow Hero, Gene Luen Yang e Sonny Liew decidono di riproporre e indagare il cliché narrativo della storia d'origine per esplorarne le implicazioni. Come anticipato, quest'opera nasce come tentativo di rivitalizzare e far conoscere la storia di The Green Turtle, il primo supereroe a fumetti creato da uno scrittore di origine cinese, Chu Hing, durante gli anni '40. Questo fumetto apparso sulla testata Blazing Comics e durato cinque numeri non ha avuto la possibilità di narrare allo spettatore l'origine del suo protagonista. Burma Boy il giovane sidekick di The Green Turtle chiede varie volte al protagonista di raccontare la sua storia, ma nel fumetto originale ogni volta la risposta è interrotta da qualche emergenza. L'origine e l'identità del protagonista, rimaste quindi ignote al lettore, sono diventate oggetto di speculazione a posteriori.
In questo senso, The Shadow Hero si presenta come un prequel al fumetto di Chu con lo scopo di rendere manifesta la relazione tra fumetto e identità etnica, un rapporto che attraversa in modo trasversale realtà editoriale e finzione narrativa.
Come affermato nella postfazione all'opera, esistono voci nel mondo editoriale che affermano che Chu avrebbe voluto creare un supereroe asiatico, ma i tempi non erano ancora maturi in quanto gli anni '40 erano ancora caratterizzati da pregiudizi razziali. La situazione non è cambiata di molto negli anni. Basti pensare agli anni '70, quando il personaggio del Dottor Strange ha subito un probabile retcon riguardante la propria etnia, da asiatico a caucasico, subito dopo le primissime pubblicazioni (Kruse, 2019). Una scelta dettata dal fatto che un protagonista di discendenza asiatica come eroe principale non era considerato remunerativo. All'epoca gli asiatici rappresentati nei fumetti avevano ancora ruoli stereotipati o marginali.
Allo stesso modo, il personaggio di Shang-Chi (creato nel 1973 per sfruttare l'ondata di successo ottenuta dai film di arti marziali di Bruce Lee) perpetua stereotipi razzisti pur essendo l'eroe protagonista della serie The Hands of Shang-Chi: Master of Kung Fu. Infatti, il padre di Shang-Chi è il criminale Fu Manchu (adattamento a fumetti del personaggio creato dallo scrittore pulp Sax Rohmer). La contrapposizione tra padre e figlio non è altro che una riproposizione di uno dei vecchi miti su cui si fondano gli Stati Uniti: l’“immigrant narrative” (Sollors, 1986). La storia originaria di Shang-Chi non sarebbe altro che una riproposizione dell'ideologia assimilazionista: l'eroe contrasta la figura paterna e la sua morale corrotta attraverso l'adozione di valori occidentali.
Tuttavia, The Green Turtle di Chu non esita a inserire elementi che rimandano alla cultura cinese (per esempio, l'uso di ideogrammi e la scelta della tartaruga verde come simbolo dietro cui nascondere l'identità segreta del protagonista). L'inserimento di questi elementi marginali può essere visto come un atto di resistenza all'assimilazione culturale promossa dalla retorica ufficiale del periodo. Il fumetto diventa così promotore di identità complesse e non mainstream. L'ambiguità etnica del personaggio è amplificata dalle scelte grafiche (inconsuete) di Chu. The Green Turtle appare sempre di spalle e quando l'azione richiede una prospettiva frontale del supereroe il suo volto è sempre coperto da un elemento grafico. L'impossibilità di vedere gli occhi ne impedisce una chiara classificazione etnica. La pelle è esageratamente rosa quasi a voler confutare una qualsiasi appartenenza non caucasica. Questa pelle eccessivamente rosa sarà un elemento ripreso da Yang e Liew nella loro storia di origine del personaggio, diventando oggetto di ironia. Infatti, quel colore di pelle è il risultato involontario di esperimenti sul corpo del protagonista, il cui fenotipo cambia in relazione alle condizioni climatiche.
Questa ambiguità è sfruttata da Yang e Liew per identificare Green Turtle come il primo supereroe di discendenza asiatica. Per questo, nel loro graphic novel, tentano di costruire la storia d'origine del personaggio, assente nel materiale d'origine, rendendolo esplicitamente asiatico. Ecco che l'origine del supereroe si lega alla Chinatown della città immaginaria di San Incendio (probabilmente una parodia di San Francisco, porto di ingresso per la migrazione asiatica negli Stati Uniti).
Nonostante la presenza di elementi inclusivi, l'opera di Chu non è priva di caratterizzazioni stereotipate. In linea con lo spirito del tempo, The Green Turtle può essere legittimamente considerato un'opera di propaganda. Le avventure del protagonista erano principalmente incentrate sulla lotta contro le forze aeronavali nipponiche. I giapponesi sono dipinti come essere disumani dotati di artigli, zanne e occhi eccessivamente a mandorla (quasi felini). Una scelta estetica che rafforza gli stereotipi riguardanti gli asiatici e comprensibile soltanto se si tengono in considerazione i rapporti ostili tra Cina e Giappone durante la Seconda guerra mondiale. La ripetizione di quegli stereotipi può essere vista come un metodo per distanziare il proprio gruppo etnico dalla minaccia giapponese.
Una storia di origine serve dunque ad ancorare il personaggio a un contesto storico e culturale determinato. La decisione di ambientare il racconto prima della Seconda guerra mondiale non fornisce soltanto l'opportunità di costruire una narrazione antecedente agli eventi narrati nei fumetti di Chu, ma anche un'occasione per investigare gli stereotipi razzisti e la storia migratoria della popolazione cinese negli Stati Uniti.
The Shadow Hero mette in scena vari stereotipi razzisti riguardanti l'identità asiatica e resi famosi attraverso la cultura popolare (polizieschi, romanzi pulp, fumetti, ecc.). Per esempio, la raffigurazione di Red Center (una delle antagoniste e interesse amoroso del protagonista) richiama lo stereotipo della Dragon Lady (la femme fatale asiatica), il personaggio creato da Milton Caniff negli anni '30 e che appare per la prima volta nel fumetto Terry and the Pirates (1934-1973). D’altra parte, poi, la rappresentazione visiva di uno dei criminali ricorda l'immagine di Fu Manchu, mentre l'immagine stereotipata dei Coolies (lavoratori asiatici sfruttati per la costruzione della ferrovia) è evocata tramite cartoline fittizie.
Tuttavia, in contrasto con l'opera di Chu dove gli stereotipi vengono riprodotti e rinforzati per sostenere le ragioni dell'entrata degli Stati Uniti nel conflitto e denunciare le atrocità commesse dai giapponesi, nel graphic novel di Yang e Liew, gli stereotipi sono messi in scena per essere sovvertiti. Ad esempio, Ten Grand pur avendo le sembianze di Fu Manchu non è un genio del male avente l'obiettivo di far cadere la civiltà occidentale, ma un personaggio grottesco (e quasi comico). Il potenziale razzista della rappresentazione è disinnescato dalla rivelazione che questo personaggio non è altro che una maschera indossata da un teatrante bianco (Moe Bender). Questo espediente narrativo è stato utilizzato anche nel film Iron Man 3 del 2013, in cui viene rivelato che il Mandarino (il nemico del film che incarna stereotipi orientalisti) è un attore non asiatico il cui scopo è celare l’identità del vero antagonista.
Questa considerazione ci porta a notare come uno stesso espediente narrativo possa essere motivato da intenzioni distinte. Infatti, Iron Man 3 usa questa soluzione per evitare di fare i conti con le rappresentazioni razziste presenti nei fumetti (il Mandarino dei fumetti è una reiterazione del personaggio di Fu Manchu) e soprattutto non alienarsi il mercato cinese (Daniel, 2013). Pertanto, ragioni economiche portano l’azienda ad adottare rappresentazioni non basate su cliché.
Al contrario, l’opera di Yang e Liew cerca di evidenziare il modo in cui le raffigurazioni degli asiatici nei media americani adottino (spesso) una visione etnocentrica e orientalista, incapace di fornire una rappresentazione realistica dei costumi e delle tradizioni dei popoli orientali. Questo episodio è anche un riferimento alla (vecchia) abitudine di Hollywood di usare attori caucasici per interpretare personaggi asiatici. Un esempio famoso di questo fenomeno è l'interpretazione di Mickey Rooney del personaggio Mr. Yunioshi nel film del 1961 Colazione da Tiffany.
Il protagonista del graphic novel compie la maggior parte delle sue azioni eroiche sotto la pioggia, la quale ha il potere di rendere la sua pelle rosa. Questo espediente narrativo è al centro di una serie di equivoci riguardanti l’etnia e le azioni del protagonista. Ad esempio, a causa dei propri pregiudizi razziali, il detective Lawful, incaricato di indagare la criminalità a Chinatown, è incapace di riconoscere l’appartenenza etnica del protagonista. Infatti, in un momento di concitazione, il poliziotto perde le staffe e insulta tutti i cinesi attraverso generalizzazioni e usando un linguaggio razzista. Arrabbiato, Hank rivela la propria etnia e Lawful prova un profondo imbarazzo. Verso la fine del graphic novel, nonostante Hank cerchi di giustificare l’accaduto, il detective ammette di essere razzista e promette all’eroe di cercare di cambiare.
Allo stesso modo, il vero Grand Ten, l’antagonista principale di The Shadow Hero, considera il protagonista un “gwailo” (termine cantonese derogatorio per indicare gli occidentali). Questa analogia tra le reazioni di Grand Ten e del detective pone domande riguardo il modo in cui il rapporto tra eroe ed etnia è codificata all’interno della società. Infatti, i cliché sono accettati di default e internalizzati sia dal gruppo maggioritario che dalla minoranza etnica. Nonostante ci sia oggi una maggiore attenzione verso la rappresentazione delle minoranze nel fumetto, la maggioranza degli eroi continua ad appartenere al gruppo maggioritario. Questa scelta editoriale ha effetti sulla percezione dei gruppi minoritari facendo percepire determinati valori universali come marcati.
L'ironia non è usata per decostruire soltanto gli stereotipi razzisti presenti nella cultura popolare, ma anche i cliché narrativi di un genere. Nel tentativo di dotare il figlio di superpoteri, la madre del protagonista sottopone il figlio Hank Chu a una serie di esperimenti: agenti chimici, morso di animali radioattivi, erbe esotiche, minerali, forze occulte, pozioni, stregoni, ecc. Questo graphic novel si presenta dunque come una parodia del genere supereroistico giocando con le conoscenze pregresse del lettore.
Le scelte relative al genere, all’etnia, alle capacità fisiche e mentali e all’orientamento sessuale del supereroe non sono dunque casuali, ma rispondono a determinati cliché culturali. Quest’ultimi sono stati progressivamente oggetto di revisioni portando a un incremento di diversità nel mondo del fumetto. Questo passaggio è reso evidente durante il dialogo tra il protagonista The Green Turtle e il supereroe Anchor of Justice, un omaggio a Superman di cui condivide i superpoteri.
La conversazione tra questi due personaggi problematizza l’“immigrant narrative” su cui si basava la società americana degli anni ’30 (periodo storico in cui il fumetto è ambientato). La storia di origine di Superman incarna questa narrazione presentando una storia di assimilazione culturale. Figlio di alieni, Kal-El subisce un processo di americanizzazione, visibile già dall’assunzione di una identità americana sotto il nome Clark Kent. Sono evidenti i richiami ai miti fondativi su cui si fonda la società americana: la fattoria, il racconto biblico di Mosè, l’amore romantico (come simbolo del melting pot), l’American Way, la difesa dei valori americani da minacce esterne, ecc.
Nel graphic novel di Yang e Liew, Anchor of Justice condivide questa origine aliena e nelle pagine finali del fumetto afferma, “my parents aren’t from here, either”. Il fumetto gioca quindi con la polisemia del termine alieno sui significati di extraterrestre e straniero mostrando il diverso ruolo che i concetti di etnia e razza hanno giocato nella storia degli Stati Uniti, attraverso questo gioco di parole e il parallelismo con il mito di Superman.
Infatti, mentre l’alterità di Anchor of Justice (o Superman) viene assimilata dalla società americana, quella di Hank Chu rimane ai margini della costruzione identitaria del centro. Così l’identità “aliena” per un personaggio non caucasico ha implicazioni diverse. Storicamente, lo status giuridico di cittadinanza aliena e la percezione degli asiatici come “perpetual foreigners” hanno impedito la naturalizzazione di molti cittadini di discendenza asiatica fino al 1952. La storia migratoria degli asiatici negli Stati Uniti testimonia i limiti e le contraddizioni di una cittadinanza basata sul consenso, mostrando come diritti ritenuti universali non furono riconosciuti a componenti della società in posizione di marginalità.
Tuttavia, la rivelazione dell’identità aliena di un personaggio all’apparenza bianco ha anche un effetto destabilizzante sul lettore. Questo espediente ha lo scopo di ricordare come nella storia la categoria “white” sia stata flessibile e oggetto di riconfigurazioni frequenti. Identità che oggi vengono percepite come caucasiche potrebbero non esserlo state in passato.
Questa contrapposizione (talvolta conflittuale) tra valori universali e identità etnica è raccolta dal protagonista, che cerca di mediare tra queste posizioni al fine di definire una propria identità di supereroe. Il conflitto interiore del supereroe assume così connotazioni diverse in base alla sua identità: quando appartiene a una minoranza, il gesto eroico è sempre relazionato alla responsabilità verso la comunità di appartenenza, aggravando il peso delle sue scelte.
L’uso di cliché narrativi ha lo scopo di inserire la storia all’interno di una tradizione narrativa americana. Ad esempio, la morte della figura paterna a causa della criminalità locale, l’impegno del supereroe a ottenere giustizia e la realizzazione dei propri doveri nei confronti della comunità sono dei topos letterari che ritroviamo (tra gli altri) anche in Spider-Man e Daredevil. Allo stesso tempo, queste convenzioni si arricchiscono attraverso processi di ibridazioni, integrando al racconto elementi appartenenti alla cultura e alla mitologia cinese.
Considerando le allusioni a Superman presenti in The Shadow Hero, non stupisce che Gene Luen Yang sia stato scelto dalla DC Comics come l’autore del fumetto New Super-Man, uscito nell’ambito del rilancio editoriale Rebirth. Scritta da Gene Luen Yang e disegnata da Viktor Bogdanovic, New Super-Man racconta la storia di un adolescente cinese che ha ricevuto una parte dei poteri di Superman. Questa scelta mostra come le storie possano essere adattati a nuovi contesti ibridandosi. Ancora una volta la storia di Superman viene adattata al fine di mostrarne le implicazioni razziali e discutere il modo in cui la nazione immagina se stessa. Infatti, il corpo e i valori dei supereroi riflettono spesso identità mainstream.
Infine, quest’esperienza ha inoltre fornito a Yang l’opportunità di riflettere sul proprio rapporto con gli Stati Uniti. Come discusso dall’autore nel suo blog,
as I began to write, I realized that my feelings about Kenan Kong mirror my feelings about America. When you look at America’s history with China — when you look at America’s history with people and nations of color in general — America has been a bully. It’s undeniable. Yet, as an American, as someone who is thankful for so much about this country, I have to believe that America can be a hero, too (Yang, 2018).
L’opera di Yang può essere vista dunque come un’indagine dello spazio che intercorre tra i termini “Asian” e “American” che diventa simbolo di una mediazione identitaria non sempre facile.
L’opera di Yang e Liew dimostra come i cliché possono essere decostruiti attraverso l’uso l’ironia. Il fumetto diventa quindi uno strumento per insediare dubbi nel lettore e aprire la strada a contro narrazioni. Infatti, la scrittura di un prequel a The Green Turtle ha l’ambizione di mettere in luce l’esistenza di una storia parallela a quella ufficiale e nel perseguire questo scopo il fumetto mette in discussione il canone supereroistico. Il fumetto cerca quindi di problematizzare la rappresentanza delle minoranze nelle pagine del fumetto, ma anche nel settore artistico e editoriale. Questo atto di riscrittura del canone fornisce opportunità di ibridazione, mostrando come l’identità “Asian American” sia al tempo stesso il frutto di una mediazione costante tra due eredità culturali e al tempo stesso espressione di un’esperienza non riassumibile attraverso la somma delle parti di cui è composta.
Daniel, James (2013). Iron Man 3 execs 'changed film for Chinese audience' by adding four minutes to the film with Chinese actors. Dailymail.co.uk. Testo completo: https://www.dailymail.co.uk/news/article-2324077/Iron-Man-3-execs-changed-film-Chinese-audience-adding-4-minutes-Chinese-actors.html (ultimo accesso 01/07/2019)
Eco, Umberto (2001[1964]). Apocalittici e integrati: Comunicazione di massa e teorie della cultura di massa. VI Edizione. Milano: Bompiani.
Kruse, Zach (2019). Doctor Strange and the Racial History of a Marvel Icon. PopMatters. Testo completo https://www.popmatters.com/doctor-strange-and-race-2631242477.html (ultimo accesso 11/08/2019).
Sollors, Werner (1986). Beyond ethnicity: Consent and descent in American culture. New York: Oxford University Press.
Yang, Gene Luen e Liew, Sonny (2014). The shadow hero. New York: First Second.
Yang, Gene Luen (2018). THE FINAL ISSUE OF NEW SUPER-MAN COMES OUT THIS WEEK! Testo completo http://geneyang.com/the-final-issue-of-new-super-man-comes-out-this-week (ultimo accesso 11/08/2019).
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