Sostenibilità ambientale e sociale

Certificazione Biologica

L’agricoltura biologica è un sistema di produzione che minimizza l’impatto sull’ambiente salvaguardando il territorio, dalla fase di coltivazione alla distribuzione del prodotto. Agricoltura biologica significa sviluppare un modello di produzione che eviti lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, in particolare del suolo, dell’acqua e dell’aria, utilizzando invece tali risorse all’interno di un modello di sviluppo che possa durare nel tempo.

L’agricoltura biologica è l’unica forma di agricoltura controllata in base a leggi europee e nazionali. Non ci si basa, quindi, su autodichiarazioni del produttore ma su un Sistema di Controllo uniforme in tutta l’Unione Europea. L’azienda che vuole avviare la produzione biologica notifica la sua intenzione alla Regione e ad uno degli Organismi di controllo autorizzati.

L’A.U.B. ha ottenuto il 23 settembre 2020 la certificazione biologica secondo il Reg CE 834/07 (con numero IT BIO 007 n° EUP81RDG, codice di controllo IT BIO 007 P81R) valida fino al 23 settembre 2023 per le colture e gli impianti frutticoli siti in Via Sant'Andrea, 53, Ozzano dell'Emilia (BO) di uva da vino, frumento tenero, orzo, pisello e Camelina sativa. Sono attualmente in conversione alcune colture di frumento tenero e orzo. 

L’organismo di controllo e certificazione accreditato MIPAAFT è Bioagricert srl Unipersonale - Via dei Macabraccia 8/3-4-5 40033 Casalecchio di Reno (BO).

La lotta integrata

L'impegno dell'A.U.B. per la sostenibilità ambientale si traduce nell'utilizzo di buone pratiche agronomiche e la realizzazione di iniziative a tutela dell'ambiente.

Sui restanti terreni di A.U.B. dove non è attiva la produzione biologica si effettua la lotta integrata. Si tratta di una pratica di difesa delle colture che prevede una drastica riduzione dell'uso di fitofarmaci attraverso l’uso di prodotti di origine naturale, selettivi, facilmente biodegradabili e a bassa tossicità, la lotta agli insetti dannosi tramite la confusione sessuale (uso di diffusori di feromoni), la lotta agli insetti dannosi tramite le tecniche di autocidio, come la tecnica dell'insetto sterile (SIT), la lotta agli insetti dannosi tramite l'inserimento di altri che siano loro predatori naturali e che non siano dannosi alle coltivazioni (lotta biologica), l'uso di varietà colturali maggiormente resistenti, l'uso della rotazione colturale, con particolare attenzione ed eliminazione di piante infette.

I limiti della lotta integrata sono costituiti dai maggiori costi di produzione, dalla necessità di una assistenza tecnica qualificata, e dalla obbiettiva difficoltà nel certificare il prodotto. L’utilizzo di mezzi biologici di controllo, ad esempio gli antagonisti naturali dei parassiti e di tecniche di lavorazione del terreno che ostacolano in modo naturale lo sviluppo delle erbe infestanti (pacciamatura, adeguata irrigazione, ecc.), fanno della lotta integrata un buon metodo di produzione, a metà tra agricoltura convenzionale e biologica.

Il progetto "Km 0"

Da alcuni anni, in Italia, si è diffusa la cultura del “kilometro zero”, sempre più consumatori si recano nelle aziende agricole per acquistare i prodotti alimentari. Si tratta di un modo semplice per verificare il luogo di provenienza, la tecnica colturale e soprattutto, il consumo dei prodotti nella piena maturazione, con conseguente elevate integrità e salubrità.

Dal 2015 l’Azienda Agraria promuove la vendita dei proprio prodotti, incentivando i consumatori a conoscere ed apprezzare i prodotti agricoli tipici del territorio, seguendone l’andamento stagionale. Nell’Azienda, inoltre, si coltivano anche specie minori di alberi da frutto e numerose sono le varietà, alcune delle quali possono considerarsi dei veri e propri “frutti antichi”.

I prodotti venduti dall’azienda agraria sono: frutta, verdura, miele, marmellate, succhi, vino.

Per l'acquisto, consultare il link

La sostenibilità sociale

A partire dall’anno accademico 2015/2016 l’Università di Bologna ha avviato un progetto denominato “Unibo for Refugees”, in collaborazione con il Comune di Bologna, per l’integrazione degli studenti rifugiati nel mondo universitario. L’impegno di UNIBO è quello di tutelare e favorire l’integrazione degli studenti costretti all’interruzione del proprio percorso di studi perché perseguitati o fuggitivi da zone di guerra. In questa direzione sono state approvate misure a tutela degli studenti richiedenti protezione internazionale, offrendo loro la possibilità di iscriversi all’Università e prendere parte a diversi tirocini extracurriculari.

Nell’ambito di questo progetto e in collaborazione con il Circolo Acli “Vet for Africa” del Prof. Arcangelo Gentile del Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, le Acli di Bologna ed altri enti, si è resa possibile l’assunzione di due rifugiati richiedenti asilo, provenienti rispettivamente da Ghana e Gambia, come operai part-time con contratto di tirocinio. Il percorso formativo iniziato nel 2016 ha permesso ai due rifugiati di acquisire le conoscenze e le competenze necessarie per rivolgersi al mondo lavorativo, e nel 2017 ha portato all’assunzione di uno dei due operai proprio in A.U.B., per occuparsi della gestione dei piccoli ruminanti del caprile didattico di Ozzano dell’Emilia, da cui viene ricavato latte destinato alla vendita a caseifici della zona; nello stesso anno invece il secondo operaio è stato assunto presso un’azienda agricola della zona per occuparsi della gestione di un allevamento di capre di oltre cento capi.

Dunque, anche in termini di inclusione sociale l’Azienda Agraria dell’Università di Bologna punta a raggiungere obiettivi coerenti con i 17 Sustainable Development Goals (SDGs), cooperando insieme all’Ateneo a perseguire il target numero 10 per la promozione dell’inclusività e la riduzione delle ineguaglianze.

Inoltre presso l’azienda agraria sono attualmente assunti come operai agricoli due operai con permesso di soggiorno temporaneo.

Articolo su "Il Resto del Carlino" del 04/06/2020 https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/kwabena-la-favola-che-attende-un-lieto-fine-1.5186316