Traslated from italian by Violeta Fantoni
BK, CPCL series
2021, 139 pp.
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The parts of this book could be arranged with complete impunity around one of the brightest stars in the firmament of philosophy and aesthetic reflection. Moreover, that star does not merely suggest a hypothesis of thematic correlation between the individual parts, but raises the problem of their own tendency (as parts) to have always implied a recomposition. The reference is to Kant’s third Critique, where the overall view is a preliminary condition to any fragment of knowledge and experience: if in the following pages it is possible to find a certain number of connections, it is also in relation to the problem that Kant meant to resolve by identifying a faculty that binds the exercise of the intellect to the latency of an organic framework. A framework without any content, as is well known, except precisely that of the propensity of each phenomenon to be first and foremost part of something. According to Kant, it is only by virtue of this propensity that we can enter into a relationship with the world, that we can feel and perceive it and that we enable it to mediate, through the feeling of pleasure, the experience of ourselves. This is not a requirement of the world, since it does not fall within the phenomenal and mechanical horizon of knowledge, but an indispensable projection for the subject to establish contact with the evidence of any singularity. And it will be precisely to the release of this evidence that one of the first and most enthusiastic readers of the third Critique, Goethe, will immediately associate the notions of form, morphology and metamorphosis, pinpointing an opening which, through Kantian reflection, can lead to the topics we will discuss.
Introduction: Form and Ground p. 7
Chapter One: Form and Metamorphosis p. 22
Chapter Two: Form and Matter p. 51
Chapter Three: Form and Force p. 62
Chapter Four: Form and History p. 76
Chapter Five: Form and Gender p. 89
Chapter Six: Form, Gender and Class p. 104
Chapter Seven: Form, Gender, Class and Race p. 120
Mimesis, coll. Eterotopie
2019, 642 pp.
Archiletture si interroga sui rapporti tra letteratura e architettura portandosi alla radice di una possibile relazione strutturale tra le due discipline, senza limitarsi alla pur essenziale rilevazione tematica nei testi letterari di luoghi o figure in qualche modo interessanti per la cultura architettonica. Il suo centro di interesse è l’individuazione di casi di studio in cui l’affinità strutturale tra letteratura e architettura emerge come elemento caratterizzante il processo creativo e la riflessione sui modi in cui tale affinità si manifesta. I contributi inclusi nel volume riguardano, da un lato, opere letterarie la cui matrice è una forma architettonica e, dall’altro lato, opere di architettura – disegni, scritti, costruzioni – in cui la scrittura non svolge un ruolo sussidiario nel processo creativo, ma diviene altresì strumento per includere nel progetto la componente circostanziale della vita che si immagina svolgersi, o essersi svolta, nei luoghi o in relazione agli oggetti progettati.
Andrea Borsari, Matteo Cassani Simonetti, Giulio Iacoli, p. 9
Jacques Neefs, p. 39
Giovanni Leoni, p. 59
Antonio Pizza, p. 75
Harman van Bergeijk, p. 91
Roberta Malagoli, p. 105
Matteo Cassani Simonetti, p. 121
Raffaele Milani, p. 143
Laura Ricca, p. 155
Federico Farné, p. 167
Ivano Gorzanelli, p. 175
Mauro Pala, p. 187
Giulio Iacoli, p. 205
Bertrand Westphal, p. 223
Maria Gabriella Adamo, p. 237
Marina Dalla Putta Johnston, p. 257
Gloria Bonaguidi, p. 271
Riccardo Donati, p. 291
Andrea Borsari, p. 305
Susi Petri, p. 333
Pierpaolo Ascari, p. 353
Paola Carmagnani, p. 369
Ugo Cornia, p. 385
Stefania Sbarra, p. 397
Sergio Porta, p. 417
Marina Guglielmi, p. 435
Lamberto Amistadi, p. 451
Stefano Ascari, p. 469
Michele Righini, p. 487
Sofia Nannini, p. 501
Rosita Tordi Castria, p. 515
Micaela Antonucci, 523
Daniel Naegele, p. 545
Cettina Rizzo, p. 563
Fabio Vittorini, p. 577
Francesca Privitera, p. 591
Profili biografici degli autori, p. 607
English abstracts, p. 617
sous la direction de Andrea Borsari et Manola Antonioli
Mimésis, coll. Philosophie
2020, 208 pp.
L’intention de cet ouvrage est de montrer l’importance de l’œuvre de Georg Simmel (1858-1918) en croisant différentes disciplines (philosophie, sociologie, anthropologie, théorie de l’architecture et de la ville) autour de la question de l’existence d’un « champ architectural » dans sa pensée.
Andrea Borsari et Manola Antonioli, p. 7
Andrea Borsari, p. 13
Manola Antonioli, p. 41
Denis Thouard, p. 55
Gregor Fitzi, p. 71
Pierpaolo Ascari, p. 83
Ingo Meyer, p. 95
Henrik Reeh, p. 115
Paolo D'Angelo, p. 139
Fabrizio Desideri, p. 155
Jacinto Lageira, p. 169
Alexandra Pignol et Cristiana Mazzoni, p. 183
Notes bibliographiques des auteurs, p. 199
BUP, coll. La vita e le forme
2021, 256 pp.
Il libro si propone di indagare, a partire dagli stimoli offerti dalle ricerche di alcuni filosofi e studiosi come Hadot, Agamben, Foucault, Fabbrichesi, Goulet-Cazé e Sloterdijk, la specificità dell’antico cinismo, una forma di vita molto particolare, il cui stile ha forse ancora oggi qualcosa da dire. A tale scopo, il testo ricostruisce un quadro di insieme che ricompone la peculiare forma di vita cinica, molto autarchica e polemica in relazione alle principali esperienze di vita: l’origine e la cittadinanza, il rapporto con l’economia, il potere, le convenzioni sociali, il sapere e la religione. Contestualizza inoltre la forma di vita cinica in relazione al contesto urbano, perché il cinismo si è sviluppato all’epoca della civiltà greco-romana e all’interno delle città. Nei templi o nelle piazze, attraverso comportamenti sfrontati e spudorati, veniva contestato l’abituale modo di vestirsi o di abitare, e veniva scarsamente considerato il ruolo delle normali consuetudini e delle leggi. Nella ricerca qui proposta viene inoltre indagata la persistenza di una corrente sotterranea del cinismo, con continue riemersioni, nel corso dello sviluppo della cultura occidentale, dalla fine del mondo greco-romano al diciannovesimo secolo. Riferimenti a Diogene sono anche presenti nella cultura araba e in alcune raccolte medioevali, così come in Erasmo da Rotterdam, Montaigne, Rabelais, Thoreau, Marx e Nietzsche. Per quanto riguarda il Novecento si sono analizzati alcuni motivi cinici presenti nella narrativa di vari autori come Tolstoj, Bernhard, Beckett, Hašek e Kristóf. Infine, in ambito filosofico, viene approfondito in quale modo il cinismo sia stato recuperato da Foucault e Sloterdijk, mentre per la sfera socio-economica si è cercato di evidenziarne i nessi con le proposte del pensiero della decrescita e di Ivan Illich.
Bologna University Press, collana La vita e le forme
2023, 125 pp.
L’ipotesi che sorregge la ricerca è che filosofia, letteratura, scienze umane e sociali del Novecento, soprattutto in ambito tedesco, ma non solo, siano state attraversate da una serie di domande che hanno interrogato le modalità con cui le varie forme della cultura e delle culture predispongono la comprensione del nuovo e il suo mostrarsi attraverso configurazioni precedenti. Formule di pathos e migrazione delle immagini, storia dei motivi letterari, filosofia delle forme simboliche e interpretazione figurale si compongono in una ideale connessione di intenti, intrecci, rimandi e conflitti che hanno nell’impresa di Hans Blumenberg una sorta di termine di comparazione e di centro di irraggiamento nelle diverse soluzioni. Per questo, il volume è racchiuso tra due interventi dedicati alla metacinetica delle metafore (A. Haverkamp) e degli orizzonti di senso epocali in Blumenberg (A. Borsari). Entro questa cornice, il libro esplora due possibili direzioni: le prospezioni sulla continuità e la discontinuità scaturite dall’energetica delle Pathosformel di Aby Warburg (A. Pinotti) e dall’affresco storico sull’unità della civiltà letteraria occidentale nella Toposforschung di Ernst Robert Curtius (F. Bertoni); gli scarti di continuità presenti nell’avvento dell’immagine fotografica secondo Siegfried Kracauer (O. Agard), nell’essere del non ancora di Ernst Bloch (M. Latini) e negli anacronismi di Alfred Sohn-Rethel (P. Ascari), nonché nel progetto di atmosferologia di Hermann Schmitz (T. Griffero).
Pierpaolo Ascari – Andrea Borsari, p. 5
Anselm Haverkamp, p. 15
Andrea Pinotti, p. 25
Federico Bertoni, p. 39
Olivier Agard, p. 53
Micaela Latini, p. 65
Tonino Griffero, p. 75
Pierpaolo Ascari, p. 87
Andrea Borsari, p. 99
Gli autori, p. 125
Springer, The City Project
2024, XI + 177 pp.
Pierpaolo Ascari, Andrea Borsari, Annalisa Trentin pp. 1-9
Andrea Mubi Brighenti, pp. 49-55
Andrea Cattabriga, pp. 123-126
Valentina De Matteo, pp. 127-130
Francesco Di Maio, pp. 131-135
Marco Iannantuono, pp. 145-148
Meltemi, collana Linee
2022, 258 pp.
L’analisi di ciò che accade negli spazi deputati all’attività commerciale ci consente di stabilire che il valore si determina in rapporto a un’esperienza estetica, anche dei luoghi. Dal grande magazzino ottocentesco fino ai shopping mall contemporanei, la morfologia di questi luoghi risulta un delicato punto di equilibrio tra la volontà di favorire le prestazioni della merce, la rielaborazione dei repertori formali che si sono sedimentati nella storia dell’architettura e l’esito sempre incerto della loro contingenza, caratterizzata dalle medesime tensioni tra artificio e spontaneità che animano qualunque altro spazio rituale. Alla metafora ormai classica della cattedrale, l’esplorazione proposta da questo volume affianca le immagini altrettanto connotate del purgatorio, dell’apocalisse, dell’Eden o del Nuovo Mondo, con l’intenzione di provare a comprendere quali siano le esperienze che si determinano nella dimensione più prosaica e terrena della vita di ogni giorno.
Pierpaolo Ascari pp. 7-19
Pierpaolo Ascari pp. 21-68
Ivano Gorzanelli pp. 69-82
Micaela Antonucci pp. 83-113
Matteo Sintini pp. 115-125
Ugo Cornia pp. 127-49
Stefano Ascari pp. 151-173
Flaviano Celaschi pp. 175-189
Vando Borghi pp. 191-218
Andrea Borsari pp. 219-249
Gli autori pp. 251-254
Ventura, collana mappæmundi
2023, 255 pp.
>https://www.mappaemundi.it/catalogo/univocit%C3%A0-e-individuazione
«C’è una sola proposizione ontologica: l’Essere è univoco. E c’è sempre stata una sola ontologia, quella di Duns Scoto». Nonostante il clamore di questa dichiarazione, il rapporto che Gilles Deleuze intrattiene con l’opera di Giovanni Duns Scoto non è mai stato analizzato nel dettaglio finora. Questo libro è la prima monografia in assoluto sul tema e colma questa lacuna negli studi critici. Attraverso la discussione delle fonti – Joë Bousquet, Maurice de Gandillac, Étienne Gilson, Pierre Bayle, fino ad arrivare allo scotismo barocco di Claude Frassen e a Gilbert Simondon –, assumono chiarezza le cause e le motivazioni di alcuni dei concetti più importanti che Deleuze mutua dal Doctor Subtilis. L’univocità dell’essere, la distinzione formale, l’ecceità: queste nozioni non solo innervano le opere del filosofo francese del 1968, Differenza e ripetizione e Spinoza e il problema dell’espressione, ma assumono un ruolo determinante anche nei testi scritti con Félix Guattari. Ed è così che Duns Scoto, sul cui volto sono ormai spuntati i «baffi imponenti» di Nietzsche, permette alla schizoanalisi di muovere la sua autocritica più importante, quella cioè rivolta al desiderio.
Abbreviazioni 7
di Lorenzo Vinciguerra
1.1 Stato dell'arte e presentazione metodologica p. 17
1.2 Deleuze e la storia della filosofia p. 20
1.3 Prime perplessità p. 28
1.4 Deleuze e i medievali p. 31
1.5 Geofilosofia e Medioevo p. 33
1.6 Per una storia del concetto d'espressione p. 50
2.1 Uno stimolo incisivo p. 69
2.2 «Quisquilie», o di un certo stoicismo p. 76
2.3 Un'«ipotesi cosmica», o di uno spinozismo mancato p. 81
2.4 «Uno spinozismo non sviluppato», o dello scotismo per Bayle p. 84
2.5 Barbouillamenta Scoti, o della distinzione p. 95
3.1 Sull'univocità degli attributi p. 113
3.2 Scoto fonte di Spinoza? p. 115
3.3 Per un'ontologia semiologica p. 119
3.4 Deleuze critico di Gilson p. 124
3.5 Sullo scotismo di Spinoza p. 152
4.1 Simondon contro Scoto p. 173
4.2 1977 p. 182
4.3 Una rilettura p. 185
4.4 Sulla storicità del concetto di soggetto p. 188
4.5 H p. 190
4.6 Simondon con Scoto p. 194
4.7 Una grammatica dell'ecceità p. 210
Conclusioni p. 219
Bibliografia primaria p. 229
Bibliografia secondaria p. 233
Indice dei nomi p. 249
Ventura, mappæmundi
2024, 281 pp.
>https://www.mappaemundi.it/catalogo/siegfried-kracauer
«Una mitragliata di intuizioni minime» per liberare la dialettica dalla filosofia della totalità. Così Kracauer scrive ad Adorno nel maggio del 1930 volendo illustrare all’amico la caratteristica del proprio lavoro. Una propria via, strutturata. Il libro vuole discutere e indagare questa via attraverso la città: le sue forme, le sue immagini, le sue metamorfosi, nei testi degli anni Venti e Trenta fino all’indagine su Jacques Offenbach e la Parigi del suo tempo (1937). Avvalendosi di saggi, articoli di giornali, testi letterari e utilizzando le figure della luce come possibile accesso a una decifrazione estetica della modernità, questa ricerca ripercorre un periodo decisivo della storia intellettuale di Kracauer. Sono questi gli anni della lotta contro quell’idealismo che egli riteneva essere uno «spettro» capace di penetrare nelle nuove forme del divertimento per irrigidirle e trasformarle in rappresentazioni vuote. Il libro vuole poi descrivere una traiettoria nelle riflessioni di Kracauer sul destino della Germania sul finire degli anni Venti e inizio anni Trenta e indaga anche attraverso carteggi con altri importanti pensatori contemporanei, quali Benjamin, Löwenthal, Adorno, Bloch, come il pensiero e la scrittura di Kracauer siano cambiati mentre cresceva tutt’attorno l’onda nera del fascismo.
Introduzione 9
1.1 L’arte e la vita: a confronto con Lukács p. 28
1.2 Mosaico e rappresentazione: un confitto estetico? p. 34
1.3 La «doppia esistenza» del viaggio e della danza p. 49
1.4 Georg Simmel, un’eredità difficile? p. 56
1.5 Napoli, Positano, Marsiglia: a confronto con altre immagini p. 63
1.6 Parigi, Berlino e la natura del paesaggio urbano p. 85
1.7 La luce come decifrazione della modernità p. 98
1.8 Sul metodo: leggere Kracauer p. 105
2.1 Tra due stupidità: autorappresentazione e immagine di sé p. 115
2.2 Il decoro e la rappresentazione geometrica p. 127
2.3 Anacronismo, spettri e suppellettili: Ginster e la storia p. 134
2.4 «Di fuori e di fronte»: Ginster, lo straniero p. 142
2.5 Essere altrove: il tempo osservato p. 149
2.6 Microscopi e acquari: sugli spettri, le forme e Gilbert Clavel p. 152
2.7 La radicalità della noia e quella della falsificazione p. 159
2.8 «Uno che non ha niente da fare»: stazioni, porti e rifiuti p. 170
2.9 Ginster e la ragione p. 181
3.1 Mito e immagini di città p. 194
3.2 Il mito come idealismo: contro Lukács e Buber, con Marx p. 201
3.3 Il mito e le Tillergirls: un confitto tra forme culturali p. 211
3.4 La decifrazione delle immagini spaziali come rappresentazione della disgregazione p. 218
4.1 La rivoluzione del disprezzo e le immagini di città p. 238
4.2 Napoleone III e l’ambiguità dell’operetta p. 240
4.3 Una cultura urbana chiusa p. 243
4.4 «Il mondo era diventato democratico» p. 245
4.5 Intrattenimento, ebbrezza e città p. 247
4.6 Il confitto estetico, la natura della maschera e la propaganda p. 256
Bibliografa p. 271
ombre corte, collana Culture
2019, 134 pp.
>https://www.ombrecorte.it/index.php/prodotto/corpi-e-recinti/
Le politiche per il decoro occupano da qualche tempo una posizione di punta nelle strategie per il governo dei comportamenti e delle diseguaglianze sociali. Apparentemente il divieto di stendere il bucato alle finestre o di coricarsi sulle panchine di un parco sembrerebbe rinviare al confine tra le prerogative del giudizio estetico e i problemi di ordine morale, ma osservate più da vicino tutte queste proibizioni si rivelano il prolungamento della guerra ai poveri e delle politiche migratorie con altri mezzi. Quelle che il decoro bandisce sono le impronte urbane della classe e della razza, la memoria vivente di una città sufficientemente porosa da lasciar intravvedere gli aspetti meno neutrali del paesaggio connaturato al potenziamento della rendita e del profitto. Delle pessime ragioni della pubblica decenza, dunque, è possibile tratteggiare un’economia politica che attraverso la formazione ottocentesca dei quartieri operai in Inghilterra, l’urbanistica coloniale di Algeri, gli uffici di collocamento nella Berlino degli anni Trenta, l’Italia delle migrazioni interne, gli Stati Uniti della tolleranza zero e i centri deputati allo smistamento dei migranti non ha mai smesso di assegnare allo spazio il compito di molestare e colpevolizzare le vite degli sconfitti. Ma il senso di queste molestie emerge in tutta evidenza attraverso l’analisi di quanto accade sui boulevard del Secondo Impero, dove all’allontanamento dei soggetti sgraditi dovevano innanzitutto corrispondere la produzione dei bisogni, i desideri e l’esperienza corporea dei soggetti conformi. Le politiche per il decoro, allora, si potrebbero definire forme di “recinzione percettiva”, misure di intervento sulla realtà percepita che delle vecchie enclo- sure trattengono sia la valenza predatoria che quella disciplinare, alimentando la percezione dell’insicurezza.
Introduzione p. 7
Capitolo primo: Kracauer e gli spazi tipici p. 15
Capitolo secondo: Marx e l’altro tempo p. 30
Capitolo terzo: Foucault e un certo modo di praticare la guerra p. 46
Capitolo quarto: Il boulevard p. 61
Capitolo quinto: Engels e il metodo Haussmann p. 73
Capitolo sesto: Fanon e la recinzione percettiva p. 91
Capitolo settimo: Per una critica punk al riformismo estetico p. 110
Conclusione: Nei luoghi delle merci p. 126
Mimesis, collana Eterotopie
2020, 198 pp.
>https://www.mimesisedizioni.it/libro/9788857568607
Per diventare cose, ha scritto una volta Remo Bodei, gli oggetti devono assumere una valenza soggettiva, emergendo dal campo di forze che se ne contendono il significato. Il caso più emblematico di questa emersione rimane probabilmente quello dello smartphone, il cui avvistamento tra le mani di un migrante prelude spesso allo sfogo di retoriche xenofobe e razziste. Al lato opposto della contesa, internet risulta invece il medium diasporico per eccellenza, perché solo nel cyberspazio è possibile accorciare le distanze che separano chi parte da chi rimane e coloro che partono tra di loro, trasformando dispositivi come la parabola satellitare o il telefono in un “frammento di casa”. Gli anziani che tengono a portata di mano cellulari, telecomandi, orologi, libri e interruttori riconoscono a tali dispositivi la medesima funzione, attribuendo a determinati oggetti la capacità di preservare un regime di “sicurezza ontologica”. Il presente volume, allora, si potrebbe anche intendere come un tentativo di preservare la traccia delle cose occultate dalle gerarchie di classe, di razza e di genere che ne forzano l’oggettivazione.
Pierpaolo Ascari p. 7
Selenia Marabello p. 21
Silvia Luraschi p. 37
Valeria Piro p. 53
Giuliana Sanò p. 69
Valeria Tonioli p. 85
Rosalba Nodari, Silvia Calamai p. 99
Ilaria Fiorentini p. 113
Maria Carolina Vesce p. 129
Gaia Cottino p. 143
Lidia Katia C. Manzo p. 161
Pierpaolo Ascari p. 179
Pierpaolo Ascari
Attraverso i confini
Mimesis, collana Eterotopie
2018, 112 pp.
>http://mimesisedizioni.it/libro/9788857551302
Julien Sorel ed Emma Bovary muoiono perché hanno letto certi libri: c’è pochissimo da scherzare! Senza i memoriali di guerra o i romanzi d’amore le loro vite sarebbero state diverse o, per meglio dire, non sarebbero mai esistite. Chi le ha immaginate, quindi, non avrebbe mai sottoscritto le parole con cui Italo Calvino stabiliva che “all’interno dei libri l’esperienza è sempre possibile, ma la sua portata non si estende al di là del margine bianco della pagina”. La fiducia di Stendhal e Flaubert nell’esistenza di un passaggio segreto che conduca il lettore alla scoperta del mondo è incrollabile: per questo l’attraversamento di quel confine si rivela non solo possibile, ma necessario.
Premessa
Come un nemico
La discesa di Cristo al Limbo
Una storia assai complicata
L’amico di Joinville
Avevano delle amanti, loro
L’influenza del frac francese
Particolari sull’esecuzione
Myself
Polvere di vecchie sale
La magia del solo nome
Le opere più belle
Non ci capisco un bel niente
Un grande scrittore
Il pensiero del libro
Le tartine di Carlotta
Presto ci sarà un bel po’ di confusione
manifestolibri, collana Esplorazioni
2016, 98 pp.
>https://www.manifestolibri.it/shop/ebola-e-le-forme/
Mentre in Africa Occidentale la febbre emorragica uccideva migliaia di persone, in alcuni villaggi della Guinea Forestale e negli slum di Monrovia si diffondeva uno slogan: “Ebola non esiste”. Eppure il virus era lì, davanti agli occhi di tutti. Cosa stava accadendo? Si trattava di una storia di altri tempi, come sostenevano in vario modo i commentatori europei, oppure l’inconscio coloniale tendeva a esorcizzare una realtà molto più vicina e contemporanea? Forse si poteva ricavare dalla cronaca l’oggetto per un’inchiesta filosofica, che a partire dal focolaio dell’epidemia conducesse al cuore stesso della modernità, dove il “sogno politico della peste” non ha mai smesso di organizzare uno specifico rapporto tra le tecnologie di governo e le forme di soggettivazione. Attraverso le analisi di Fanon, Foucault, Debord e Derrida, ricorrendo spesso alla rappresentazione letteraria del contagio, questo libro conferisce alla ribellione dell’Africa Occidentale un valore storico, che non investe solo il piano del “nostro modo di fare affari” ma ne interpreta la consistenza politica, accorciando le distanze apparentemente continentali che separano i dannati della terra dai populismi europei, dai loro show e dalla nostra esperienza del tempo.
Eccitazioni nervose p. 9
Ai bei tempi di Ellis Island p. 15
Monsignor Ebola a Roma p. 23
Il sogno politico della peste p. 29
Milano, 1630 p. 33
Lo spettacolo della quarantena p. 39
There is not alternative p. 45
Una storia d’altri tempi p. 49
Tensioni muscolari p. 53
Un’altra maledizione p. 61
Il peut-être della contingenza nel movimento autonomo del non-vivente p. 65
Nel futuro anteriore p. 71
Delle etnostrategie p. 74
Degli investimenti p. 77
Della legge p. 80
La mamaya politica p. 85
Massa e pigiama-party p. 93
Reificazioni p. 99
Il nostro modo di fare affari p. 103
Nei frammenti di silicio p. 107
Una cosa che non è una cosa p. 111
Animali politici p. 117
Note p. 122
Machinalibro/DeriveApprodi
2024, 96 pp.
Con l’invasione dell’Ucraina e la distruzione di Gaza, nei nostri notiziari si è improvvisamente rifatta viva una vecchia conoscenza: la bomba atomica. A nominarla sono adesso ministri e presidenti che ancora una volta potranno poi celebrarne la funzione deterrente. Rischiamo così di ignorare quanto la bomba non abbia mai smesso di svolgere anche un secondo tipo di lavoro. Di questo lavoro, a partire dalla vicenda poco nota dei rifugi antiatomici promossi dall’amministrazione Kennedy nei giorni più frenetici della guerra fredda, il libro rende conto attraverso l’analisi della narrativa e del cinema di fantascienza, le fonti storiche e la cronaca di costume, il fumetto e la riflessione filosofica, per giungere alla conclusione che nonostante il loro fallimento commerciale, proprio quei rifugi avrebbero dato una forma compiuta alle proposte di salvezza che continuano a orientare il mondo sempre più pericolante in cui sopravviviamo. Insomma, ecco qua la storia di un incubo che non ha mai abbandonato le nostre vite.
Introduzione: Violenza e ironia p. 7
1. Raggi gamma p. 15
2. Stringete viti p. 21
3. Shelter morality p. 31
4. Ascensori fuori uso p. 39
5. Megalucertole p. 45
6. Macerie p. 53
7. Bill Maguire p. 59
8. Nuove frontiere p. 69
9. Parole di Dio p. 77
Epilogo: Sopravvivere alla bomba p. 83
Nota al testo p. 91
BUP, collana La vita e le forme
2018, 192 pp.
https://buponline.com/prodotto/mondo-cose-e-immagini/
Il volume propone un itinerario attraverso la riflessione della filosofia contemporanea, seguendo il filo di tre termini decisivi per la delimitazione dell’ambito estetico, «mondo», «cose» e «immagini», e prendendo le mosse dalla ricostruzione del contributo di quattro pensatori individuati per la ricchezza e l’originalità con cui hanno elaborato tali nozioni e consentito di ripensare la relazione percettivo-sensibile con il mondo e l’esperienza nel suo insieme: Hans Blumenberg, Georges Perec, Georg Simmel e Theodor W. Adorno. «Mondo» circoscrive e illustra la pluralità dei contesti di esperienza e, al contempo, segna il concetto limite della totalità della realtà e del suo senso come mondo di mondi. Le «cose» hanno assunto nell’organizzazione del pianeta e nell’agire umano un’enorme importanza, in quanto oggetti del desiderio di massa, simboli di status nella società affluente, elementi di uno stile di vita nell’epoca del trionfo dell’immagine, strumenti di una consapevole inversione di tendenza nella cultura dei limiti dello sviluppo. Anche le «immagini» hanno un carattere pervasivo nella nostra esperienza quotidiana, collegato al trasferimento dei procedimenti di costruzione delle forme visibili dal campo dell’arte alla panoplia di dispositivi della visione che producono una sorta di realtà sostituta che arriva fino a saturare il nostro orizzonte. Al centro dei vari rimandi interni al libro si trova il rapporto che Simmel fu in grado di definire tra realtà visibile, sensibile e percepibile, e teoria, nella direzione di una modalità specifica del pensare attraverso le cose e le immagini, in una sorta di «teoria sensibile della modernità».
Introduzione p. VII
1. Odisseo e la metacinetica degli orizzonti di senso p. 1
2. Per una tipologia del concetto di realtà p. 3
3. Coscienza della realtà e distanza ontologica p. 7
4. La possibilità del mondo: «Weltbilder» e «Weltmodelle» p. 14
5. Percorrere l’orizzonte p. 21
6. Metafore del mondo p. 26
7. Mondo della vita e concetto di realtà p. 31
8. Cultura tra realtà e finzione p. 39
9. L’antinomia antropologica: «Vogliamo tutto» p. 51
10. Il «più grande antropologo mancato» e l’opzione estetica p. 54
1. L’esprit des choses p. 61
2. La memoria ossessionata p. 68
3. La vita imperfetta p. 75
4. La compiutezza e l’inafferrabile p. 80
5. Lo specchio infinito p. 84
6. L’inganno dell’occhio p. 87
7. Collezionismo, rigore e passione p. 90
8. I collezionisti della Vita p. 91
9. Dai libri alle citazioni: collezionare Parigi (W. Benjamin) p. 93
10. I ricordi impacchettati p. 95
11. La memoria involontaria della collezione p. 96
1. Il «principio esposizione»: la percezione delle forme p. 101
2. Istantanee «sub specie aeternitatis» p. 114
3. Il significato estetico della distanza p. 117
4. Persistenza e transitorietà nell’immagine p. 120
5. Nucleo teorico e origine della «Kulturphilosophie» p. 121
6. Concetto e tragedia della cultura p. 124
7. Dialettica e rinascita della cultura (E. Cassirer) p. 127
8. Cultura soggettiva e cultura oggettiva p. 132
9. Costituzione storica e antropologica dell’aisthesis p. 134
1. «Mana»: genealogia antropologica di una categoria dell’estetica p. 137
2. Convergenze e dissidi sull’immagine: Adorno e Canetti p. 145
3. Una fedelissima infedeltà filosofica: Adorno, Kracauer, Simmel p. 153
4. Personalità, realtà e sguardo p. 156
5. Pathos per l’immagine e relazioni fra le cose p. 159
6. Topografia dell’essere p. 162
7. Il «filosofo della civilizzazione europea» e il «viandante tra le cose» p. 166
8. Forme della società e forme dell’arte p. 168
9. Morfologia estetica e sociale: Simmel, Kracauer e oltre p. 171
FUP, collana Studi e saggi
2012, 112 pp.
https://books.fupress.com/catalogue/schopenhauer-educatore/2485
The book investigates the reflection of Arthur Schopenhauer on education, calling to mind some of the great figures who have underlined his value as educator: Nietzsche of the Third Untimely Meditation, Hadot and Foucault of the Art of Living and Care of the Self; or, from the opposite perspective, the roles that were projected onto the philosopher as a teacher: aesthetic educator who was master of artistic contemplation for numerous generations of artists and writers between the nineteenth and twentieth centuries, master of wisdom, revealer of Eastern cultures, eudaemonological model of practical philosophy. The research also examines the recent renewed interest in «formation» (Bildung) in order to repropose the problem of how to return from the viewpoint of Schopenhauer's «anthropological results» to the very conceptual core – the relationship between the educational field and philosophical universe of Schopenhauer in connection with his notion of the human subject.
Presentazione: Arthur Schopenhauer nella storia e nella crisi dell’idea di Bildung p. vii
1. Il corpus teorico e testuale di «Erziehung» e «Bildung» in Schopenhauer p. 1
2. Educazione naturale vs educazione artificiale: l’«hysteron proteron» tra intuizioni e concetti p. 4
3. Il «pensare da sé» e la «diretta apprensione del mondo» p. 6
4. Successione naturale delle conoscenze e genesi del pregiudizio p. 8
5. «Leggere nel libro della vita»: il viaggio e la concezione esperienziale della formazione p. 10
6. Educazione ed età della vita: infanzia, giovinezza, maturità, vecchiaia p. 13
7. Educazione ed età della vita: prescrizioni formative per giudizio e memoria p. 15
8. Limiti e pregi educativi della lettura, dell’erudizione e dell’università p. 17
9. «Bildung» come processo e come risultato p. 21
10. Le difficoltà di una ricezione p. 22
11. Appendice: una riscoperta tardiva p. 26
1. Direttrici di lettura filosofiche del compito educativo in Schopenhauer p. 33
2. Friedrich Nietzsche e «Schopenhauer als Erzieher» p. 34
3. Vita filosofica, immagine dell’uomo e ideale educativo p. 36
4. A che cosa debba propriamente educare Schopenhauer p. 41
5. Schopenhauer e l’educazione estetica p. 42
6. Eudemonologia (Pierre Hadot) p. 45
7. Etica ed estetica del sé (Michel Foucault) p. 46
8. Maestro di saggezza? p. 48
9. Saggezza tra Oriente e Occidente p. 51
1. Martin Heidegger lettore di Schiller: educazione estetica ed essenza dell’uomo p. 59
2. Conflitto e gerarchia delle facoltà nella definizione dell’umano p. 61
3. Arte e gioco come mezzi di educazione allo stato estetico e sviluppo dell’umanità p. 63
4. Odo Marquard lettore di Heidegger lettore di Schiller: contro il «fondamentalismo dell’arte» p. 64
5. Attesa di autenticità e pluralità della condizione umana e dell’educazione p. 66
1. Dieter Henrich: la filosofia nel processo della cultura p. 69
2. Crisi e futuro della «Bildung» p. 70
3. Condizione umana – formazione – conoscenza: Henrich con F.D.E. Schleiermacher p. 72
4. Konrad Paul Liessmann: teoria della non formazione p. 74
5. Da «Bildung» (Hegel, von Humboldt) a «Halbbildung» (Nietzsche, Adorno) e «Unbildung» (Liessmann) p. 76
6. Gli errori della società della conoscenza p. 79
1. Opere di Arthur Schopenhauer p. 89
2. Letteratura su Arthur Schopenhauer p. 90
3. Alcuni filosofi e filosofi dell’educazione in relazione a Schopenhauer e alla «Bildung» p. 94
il Mulino, collana Fondazione Collegio San Carlo di Modena
1999, 481 pp.
>https://www.fondazionesancarlo.it/pubblicazione/hans-blumenberg/
Alcuni tra i maggiori specialisti italiani ricostruiscono il pensiero e l’opera del filosofo tedesco Hans Blumenberg (1920-1996). Egli fu l’autore di libri brillanti come Naufragio con spettatore, L’ansia si specchia sul fondo, Il sorriso della donna di Tracia, che hanno alimentato con un’abilità letteraria ineguagliata nel secondo Novecento la tradizione saggistica e aforistica della filosofia tedesca, e di grandi opere come La legittimità dell’età moderna, La leggibilità del mondo, L’elaborazione del mito, Paradigmi per una metaforologia, Tempo della vita e tempo del mondo, che hanno rappresentato pietre miliari nella discussione di domande cruciali per la filosofia contemporanea. Tra queste: l’avvento della modernità fu una secolarizzazione del medioevo o una manifestazione dell’autoaffermazione umana di fronte a un creato ostile o indifferente? Che cosa segna il passaggio da un’epoca a un’altra? Esistono delle metafore fondamentali radicate nel mondo della vita e irriducibili a un contenuto concettuale, ed è possibile farne la storia? Il mito ha un’origine oppure il suo tramandamento è continua produzione di senso che include in sé il racconto della propria origine? Le prestazioni primarie della cultura umana sono quelle della messa a distanza dall’assolutismo della realtà?
Andrea Borsari, p. 9
Remo Bodei, p. 29
Fabrizio Desideri, p. 47
Barnaba Maj, p. 65
Francesca Rigotti, p. 97
Cristina Demaria, p. 109
Michele Cometa, p. 141
Ezio Prato, p. 167
di Pierangelo Sequeri, p. 201
Gianni Carchia, p. 215
Flavio Cassinari, p. 227
Bruno Accarino, p. 287
Andrea Borsari, p. 341
Bibliografia, p. 421
Tavola delle abbreviazioni dei volumi di Hans Blumenberg citati, p. 475
Gli autori, p. 477
Traducción de Carlos M. Martínez Ruiz
Universitas, coleccion Umbrales
2007, 200 pp.
El tótem y el oso espadachín es un libro de Andrea Borsari que explora las teorías de Helmuth Plessner y Arnold Gehlen sobre la relación entre el hombre y el animal a través de la mímica y la imitación. En la primera parte del libro, Borsari analiza la teoría de Plessner sobre la imitación como una forma de expresión humana y animal. Plessner sostiene que la mímica es una forma de comunicación no verbal que permite a los seres humanos y animales expresar emociones y sentimientos de manera efectiva. Borsari explora cómo esta teoría se aplica a la relación entre el hombre y el animal, y cómo la imitación puede ser una forma de conexión entre ellos. En la segunda parte del libro, Borsari examina la teoría de Gehlen sobre la imitación como una forma de adaptación humana y animal. Gehlen sostiene que la imitación es una forma de aprendizaje que permite a los seres humanos y animales adaptarse a su entorno y sobrevivir.
Abreviaturas, p. 9
1. El "Teatro de Marionetas" y el oso espadachín, p. 33
2. Lenguaje y expresión mí: hombre y animal, p. 38
3. Gesto-signo y mímico-expresivo: convencíon, inmediatez, interpretacíon, semejanza, p. 46
4. Antropología de la imitación : reciprocidad de la mirada y del esquema corpórea, p. 53
5. Acto imitatorio como "monopolio del hombre": ontogénesis y tipología, p. 60
6. Conditio humana: rol, actor, máscara, juego, p. 71
7. Plessner y el problema de la mimesis, p. 85
1. El tótem y la caverna, p. 95
2. Las estructuras sociales de las sociedades primitivas: reciprocidad, exogamia, unilateralidad, totemismo, p. 108
3. "El hombre" desde los "sistemas supremos de guía" al "totemismo", p. 121
4. Totemismo y antropología filosófica: transponerse a otro, imitación, oportunidad objetica secundaria, p. 137
5. Antrpología del totemismo y represantión imitativa, p. 148
6. Actuar figurativo y teoría de las instituciones, p. 158
7. Gehlen y el problema de la mímesis, p. 165
1. Mímesis e imitación, p. 173
2. Antropología filosófica, p. 176
3. Helmuth Plessner, p. 180
3.1 Obras de H. Plessner, p. 180
3.2 Obras acerca de H. Plessner, p. 182
4. Arnold Gehlen, p. 185
4.1 Obras de Arnold Gehlen, p. 185
4.2 Obras acerca de Arnold Gehlen, p. 187
5. Otros textos citados, p. 192
Rubbettino, coll. Atti di convegni
2005, 286 pp.
È meno paradossale di quanto forse appaia il fatto che proprio quando si è cominciato a parlare di “post-umano” l’antropologia filosofica, dopo una fase di oblio, torni a suscitare interesse. Essa aveva avviato una nuova indagine sulla natura umana, sul senso da dare alla nostra identità, sicché molti aspetti oggi discussi riscoprono un ampio patrimonio di analisi e riflessione. Il volume raccoglie gli atti del primo Convegno internazionale in Italia su Helmuth Plessner (1892-1985) figura centrale dell’ antropologia filosofica del primo Novecento, la cui opera ben si presta al lavoro di comprensione e di riflessione sulla odierna condizione umana. Opera tanto articolata e stratificata nell’impianto teorico quanto suggestivamente agile nella varietà di temi che tocca: la logica del vivente e della sensorialità, la mimica, il riso e il pianto, il potere, lo spazio pubblico, i ruoli sociali. Originalità, spessore filosofico, penetrazione analitica ed ermeneutica fanno dunque di Plessner un autore chiave per alimentare il dibattito sull’antropologia, sul “personaggio uomo” nell’età che viene dopo, oltre l’umano. I contributi presenti in questo volume, fornendo una panoramica dell’opera plessneriana, ci mettono nel vivo di tale dibattito.
Marco Russo, p. 5
Joachim Fischer, p. 21
Marco Rucco, p. 33
Vallori Rasini, p. 51
Ubaldo Fadini, p. 67
Christoph Wulf, p. 83
Andrea Borsari, p. 93
Renato Troncon, p. 135
Remo Bodei, p. 153
Salvatore Giammusso, p. 161
Bruno Accarino, p. 177
Luca Mori, p. 193
Carlo De Rita, p. 203
Hans-Peter Krüger, p. 235
Gregor Fitzi, p. 245
Karl-Siegbert Rehberg, p. 261
The Davies Group
2011, 286 pp.
>https://www.thedaviesgrouppublishers.com/baraldi.htm
This exploration of the various fields covered by the study of culture presents different approaches to the relationships between language, culture and society, and focuses on the importance of culture in modern and contemporary historical studies. By applying a variety of new analytical tools and concepts, the contributors demonstrate the usefulness of interdisciplinary approaches—based on anthropology, communication studies, cultural studies, history, linguistics, and philosophy—in understanding the multi-dimensionality of culture. The volume contains four sections, each representing a different theoretical approach. Each section is introduced by an interpretation of the theoretical background of the papers that summarizes the original spirit and contents of the conferences at which the papers were presented. The studies presented in this volume not only share a common theme (“study of culture”), but also imply openness to confrontation and negotiation between the different theoretical approaches that are represented.
Cesare Giacobazzi
Andrea Borsari
Michael Tomasello
Christoph Wulf
Pier Giorgio Solinas
Claudio Baraldi
Jan Nederveen Pieterse
Donal Carbaugh
John O’Regan
Augusto Carli
Marina Bondi
Alessandro Duranti
Bernard McGuirk
Michele Nani
Dietrich Harth
Robert Lumley
Agincourt 2010, 555 pp.
Luigi Ballerini, Andrea Borsari, Massimo Ciavolella, p. 13
Andrea Borsari, p. 17
Roberto Esposito, p. 25
Nadia Urbinati, p. 33
Otto Pöggeler, p. 39
Adriaan Peperzak, p. 43
Claude Bénichou, p. 48
Paolo Francesco Pieri, p. 76
Paola Mieli, p. 88
Fausto Petrella, p. 107
Efrain Kristal, p. 123
Christof Wulf, p. 135
Lina Bolzoni, p. 154
Francisco Jarauta, p. 169
Luigi Bonaparte, p. 177
Giacomo Marramao, p. 189
Geminello Petrerossi, p. 200
Marco Revelli, p. 217
Massimo Cacciari, p. 233
Michelangelo Bovero, p. 241
Giuseppe Cacciatore, p. 257
Giovanni Mari, p. 268
Umberto Curi, p. 287
Sergio Sánchez
Mario Pezzella, p. 324
Tomaso Cavallo, p. 338
Alfonso M. Iacono, p. 359
Vanna Gessa Kurotshka, p. 372
Barbara Carnevali, p. 384
Salvatore Veca, p. 407
Sebastiano Maffettone, p. 416
Maurizio Viroli, p. 428
Remo Ceserani, p. 440
Francesca Rigotti, p. 456
Roberta De Monticelli, p. 466
Franca D'Agostini, p. 482
p. 491
Remo Bodei, p. 548
BUP, collana DA - Collana del Dipartimento di Architettura,
2019, 232 pp.
https://buponline.com/prodotto/la-manifattura-tabacchi-a-bologna/
Costruita in diverse fasi tra il 1949 e il 1963, la Manifattura Tabacchi di Bologna è stata uno dei simboli della rinascita di una città fortemente colpita dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Dopo decenni di intensa attività, nel 1998 inizia un periodo di graduale dismissione fino alla chiusura nel 2008. Quindi il degrado: finché nel 2011 la Finanziaria Bologna Metropolitana bandisce un concorso internazionale per la trasformazione del complesso in Tecnopolo della città. Il progetto di recupero della Manifattura Tabacchi rappresenta una grande sfida e una preziosa opportunità per recuperare alla città contemporanea un complesso architettonico e urbano così significativo, che questo volume si propone di conoscere in tutti i suoi aspetti: le vicende storiche, i caratteri costruttivi e tecnologici, il legame tra forma e funzione in una “estetica della fabbrica”, il rapporto tra architettura, produzione e contesto socio-urbano, il confronto con analoghe esperienze europee. Tra i protagonisti della storia della Manifattura emerge la figura di Pier Luigi Nervi (1891-1979), uno dei protagonisti dell’architettura e dell’ingegneria del Novecento che, nel corso della sua lunga carriera, ha progettato e costruito un grande numero di edifici per la produzione industriale mettendo a punto un modello originale in cui le necessità funzionali e strutturali trovano forma in soluzioni esteticamente innovative e fortemente espressive, del quale la Manifattura Tabacchi di Bologna rappresenta un caso tra i più significativi e interessanti.
Sergio Pace, p. 7
Micaela Antonucci, Annalisa Trentin, p. 15
Alessio Costarelli, p. 21
Sofia Nannini, p. 49
Thomas Leslie, p. 77
Micaela Antonucci, p. 101
Vando Borghi, p. 129
Pierpaolo Ascari, p. 155
Gabriele Neri, p. 173
Annalisa Trentin, Tomaso Trombetti, p. 207
Mimesis, collana Eterotopie
2022, 146 pp.
https://www.mimesisedizioni.it/libro/9788857589398
Cosa stiamo realmente osservando davanti a un intervento di writing o a un’opera di street art? E qual è il rapporto che questi linguaggi intrattengono con un semplice muro imbrattato? Per tentare di rispondere a queste due domande, abbiamo convocato una serie di ambiti disciplinari che spaziano dagli studi culturali alla criminologia critica e al diritto, dall’educativa di strada all’antropologia, dalla storia dell’arte all’analisi degli stili, con l’obiettivo programmatico di alzare lo sguardo rispetto ai regimi discorsivi che trattengono la rappresentazione della città nel campo delle politiche securitarie e delle strategie di estrazione del valore.
Pierpaolo Ascari, Pietro Rivasi, p. 7
Pierpaolo Ascari, p. 9
Pietro Rivasi, p. 33
Sarah Gainsforth, p. 53
Tamar Pitch, p. 65
Giorgia Silvestri, p. 73
Francesco Spagna, p. 81
Claudio Musso, p. 89
Fabiola Naldi, p. 101
Stefano Ascari, p. 109
Enrico Bonadio, p. 117
François Chastanet, p. 125
Luca Borriello, p. 133
Mimesis, fuori collana
2011
https://www.mimesisedizioni.it/libro/9788857505251
Frutto di una ricerca pluriennale promossa dalla Fondazione Mario Del Monte con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, il libro è articolato in quattro parti. Nella prima sezione viene ricostruita la storia delle politiche culturali a Modena dall’inizio degli anni sessanta fino ai giorni nostri: storia delle istituzioni, ma anche delle trasformazioni sociali, delle iniziative e dei protagonisti che ne hanno caratterizzato gli orientamenti. La seconda sezione è dedicata allo studio dei rapporti tra il campo della cultura e la sfera pubblica, con particolare riferimento al problema dei mutamenti che sono intervenuti nella dimensione della publicness, attraverso l’analisi di alcuni casi esemplari. Nella terza parte gli spazi generati dalle attività degli istituti e dei centri di cultura sono stati rappresentati nella loro evoluzione storica e – contemporaneamente – nella chiave critica che nel tempo hanno assunto per la città. Come si è inscritta la cultura nel tessuto urbano? Che cosa ha spinto la politica modenese a occuparsi di cultura? Fino a che punto una politica culturale si può dire ancora pubblica? E quali sono le risposte che a queste domande possono dare gli archivi, la ricerca sociale e l’analisi dei luoghi? Nel tentativo di evitare qualsiasi semplificazione, il lavoro si completa con una quarta sezione dedicata all’approfondimento dell’apparato concettuale con cui ci si è confrontati nel corso della ricerca e della sua rielaborazione.
Mimesis, coll. Estetica/Mente/Linguaggi
2018, 154 pp.
https://www.mimesisedizioni.it/libro/9788857549132
Mimetismo (mimicry) o “lusso pericoloso tra natura e cultura”. Ciò che è in gioco nella famiglia di termini che, nel più vasto plesso mimesis, imitazione, mimetismo, delimita l’ambito in stretta connessione con il mondo animale è l’interesse per i fenomeni che in esso, o per analogia con esso nel mondo umano, si svolgono al di sotto, o comunque al limite, del livello della coscienza. Il “divenire animale” che si propone qui di indagare nelle sue implicazioni estetiche trova la sua posta conoscitiva nel rivendicare le ragioni di un sapere figurale e di una conoscenza “inconcettuale”. In particolare, tale sapere viene visto dispiegarsi, in maniera esemplare, nell’opera di Elias Canetti (1904-1994) e nella sua idea di metamorfosi, a proposito dei simboli della massa, dei deliri del potente, delle rappresentazioni pittoriche dell’orrore, delle riproduzioni imitative del copista e delle imagines agentes, fino a implicare un intero immaginario zoologico nei vari passaggi del suo riscatto creaturale. E nell’opera di Roger Caillois (1913-1978) e nella sequenza di immagini scaturita dalla sua tentazione mimetica, che va dall’identificazione zoomorfa con un principio aggressivo e distruttore illudendosi di poterne regolare il contagio, fino alla traduzione del mimetismo in principio di analisi dei fenomeni estetici e culturali, il gioco, il travestimento, la mimica, la mimetizzazione, le diverse gradazioni della somiglianza, l’imitazione e il mimo, la maschera e la metamorfosi.
edizione italiana a cura di Andrea Borsari
BUP, coll. La vita e le forme
2017, 416 pp.
https://buponline.com/prodotto/mimesis/
Testo di riferimento nella letteratura internazionale sull’argomento, tradotto nelle principali lingue di studio, Mimesis. Cultura, arte, società costituisce il lavoro di ricognizione d’insieme più esteso dedicato al problema della mimesis, dopo la monumentale opera di Erich Auerbach (1956) da cui prende esplicitamente le mosse, e ricostruisce le tappe principali dell’elaborazione della nozione dall’antichità classica, attraverso i teorici medievali, rinascimentali, sei e settecenteschi, fino al grande romanzo dell’Ottocento e alla filosofia contemporanea. Il termine “mimesis” non indica soltanto il processo di imitazione; oltre che all’ambito dell’estetica e dell’espressione artistica, si riferisce anche a una più ampia capacità di mimetismo, somiglianza, assimilazione, rappresentazione, simulazione, registrazione, espressione, anticipazione mimetica. La facoltà mimetica concerne le attività umane nel loro complesso e gioca un ruolo centrale nell’antropogenesi, nella nascita del soggetto e della socialità, nello sviluppo della personalità di ciascuno.
Springer, The City Project series
2024, XI, 281 pp.
https://link.springer.com/book/10.1007/978-3-031-71473-3.
This book offers a multivocal and interdisciplinary arena that brings together a wide range of thoughts and approaches addressing the intricacies of dealing with the historical city today. Spanning across a multitude of humanistic, sociological, and technological outlooks, it provides a multifaceted overview of current research on the city and its historicity. Based on revised and extended contributions presented at two international conferences, namely “The Historical City as a Critical Reference and Role Model for Innovative Urban and Metropolitan Development” (January 26-27, 2023) and “The Historical City as a Field for Critical Exercise. Criticism, Politics, Actors” (April 17, 2023), both held at the University of Bologna, this book is an insightful and thought-provoking read for researchers in Architecture, History, Urban Studies, Social Sciences, and the Arts, as well as professionals and policy makers dealing with historical cities.
Ilaria Cattabriga, Enrico Chinellato, Arshia Eghbali, Ramona Loffredo, Zeno Mutton, pp. 3-7
Zeno Mutton, Alex Rhys-Taylor, pp. 49-55
Andrea Borsari, Arshia Eghbali, Joe Blakey, pp. 57-63
Giacomo-Maria Salerno, pp. 67-72
Alessandro Bozzetti, Nicola De Luigi, Ilaria Pitti, pp. 103-110
Enrico Chinellato, pp. 151-159
Matteo Cassani Simonetti, pp. 195-205
Ilaria Cattabriga, pp. 207-217
Giovanni Bellucci, pp. 227-236
Valentina Allegra Russo, pp. 253-260
a cura di Aurosa Alison
BUP, coll. La vita e le forme
2024, 120 pp.
https://buponline.com/prodotto/somaestetica-architettura-e-citta/.
Consolidata come disciplina filosofica da oltre vent’anni, la Somaestetica si sviluppa attraverso il principio migliorativo dell’esperienza. Nel contesto di ridefinizione dell’estetica in termini percettivi e propriocettivi, Richard Shusterman rielabora negli anni Novanta l’estetica pragmatista attraverso il soma, inteso come corpo vivente, che allo stesso tempo percepisce e crea. Superando un’idea dell’estetica incentrata sull’apprezzamento, Shusterman si è concentrato soprattutto sull’aspetto applicativo e pratico che mette sullo stesso piano artista e fruitore. Viene così favorito il dialogo con discipline che si prestano ad un riscontro applicativo, come quelle dell’architettura e dell’urbanistica. Prendendo in considerazione gli aspetti progettuali, esperienziali e sociali, Shusterman interpreta l’architettura attraverso la partecipazione attiva del soma e, di conseguenza, i rapporti sociali, culturali e performativi con la città.
BK, CPCL series
2022, 435 pp.
https://books.bk.tudelft.nl/press/catalog/book/803
How does the ecological thinking affect architects, designers and the design culture itself? The Anthropocene is a geological event, but also a political one that lies in overcoming the idea of crisis. Acknowledging this change means rethinking the very ecology of the project in environmental and atmospheric terms. The changes we face don’t depend on missing balances, but on compromises reached between conservation and exploitation. The Anthropocene is in our suggested reading the time of the end of our representations and the time of the beginning of other narratives that belong to a non-linear dimension. Anthropocene is a category which has the merit of challenging our conventions in an oblique manner by reconnecting the history of mankind with the history of the Earth. In this respect, design visions can be the tool for activating new relations. Within this process of change, how do the figures of architects and designers rethink their role, their knowledge, experimenting with new design approaches? The conference wants to explore these issues from different points of view, in particular the “socio-bio-geosphere in its uncertain becoming by making the disciplines of the project communicate and by varying the scale of analysis, from the molecular scale of the environmental effects on our heritage, to that of the world’s flow of goods and capital.
Loreno Arboritanza, Anna Chiara Benedetti, Karilene Rochnik Costa, Simone Gheduzzi, Rosa Grasso, Ivano Gorzanelli, Simona Rinaldi, Ilaria Ruggeri, Laura Succini, Ilaria Zedda, p. 1
Loreno Arboritanza, Anna Chiara Benedetti, Karilene Rochnik Costa, Simone Gheduzzi, Rosa Grasso, Ivano Gorzanelli, Simona Rinaldi, Ilaria Ruggeri, Laura Succini, Ilaria Zedda, p. 13
Laura Centemeri, p. 18
Emanuele Leonardi, p. 32
Miriam Tola, p. 56
Stefano Ascari, p. 68
Gabriel Alonso, Elena Brea, Pablo Ferreira Navone, María Buey González, p. 86
Yael Eylat Van-Essen, p. 102
Andrej Radman, p. 118
Gionata Gatto, Alessia Cadamuro, p. 133
Tuğba Deringöl, Sema Serim, p. 149
Alberto Petracchin, p. 162
Craig Jeffcott, p. 174
Luca Barbieri, Alberto Calleo, Giorgio Dall’Osso, Ludovica Rosato, p. 187
Oscar Buson, p. 202
Formafantasma, p. 217
Eugenia Morpurgo, p. 223
Franziska Pilling, Paul Coulton, p. 240
Rachel Armstrong, Rolf Hughes, p. 255
Elisa Zatta, p. 273
Marta Bonci, Davide Prati, Cecilia Mazzoli, p. 290
Ilaria Vanni, Alessandra Vaccari, Paolo Franzo, p. 305
Maurizio Carta, p. 318
Federico Diodato, p. 332
Saverio Massaro, p. 349
Matteo Vianello, p. 365
Elena Ferrari, p. 380
Elena Vai, p. 394
Dario Scodeller, Eleonora Trivellin, Davide Turrini, Marco Manfra, p. 408
Marietti, PT
1992, 262 pp.
https://www.fondazionesancarlo.it/pubblicazione/lesperienza-delle-cose/
Un’immane distesa di cose si affolla nella nostra esperienza quotidiana. Sotto forma di oggetti tecnologici, di beni di consumo, di effetti personali, di arredi della casa e della città, oppure nella veste più ambigua di oggetti artistici o di presenze e desuete, proliferano a dismisura in ogni parte della nostra vita. Prodotti, scambiati, consumati, gli oggetti diventano parte integrante dell’identità degli individui e delle comunità. Incorporano i ricordi, le aspettative, i sentimenti e le passioni, le sofferenze e il desiderio di felicità. Attraverso di essi si mostrano concezioni, norme e valori del sistema culturale e, se costituiscono il canale mediante il quale gli individui si scambiano informazioni sulle definizioni che danno di loro stessi e sul mondo, nondimeno le stesse relazioni sociali li percorrono. La loro configurazione sensibile, il modo in cui sono progettati e costruiti, definisce gesti, comportamenti, modalità d’uso. Intorno a essi si produce comunicazione, le molte possibilità di significato che costituiscono il loro alone semantico vengono rese produttive dalla pubblicità. Oggetti del desiderio nel consumismo di massa, simboli di status nella società affluente, elementi di uno stile di vita nell’epoca del trionfo dell’immagine, strumenti di una consapevole inversione di tendenza nella cultura dei limiti dello sviluppo, comunque nella storia recente le cose hanno attratto su di sé il baricentro dell’agire umano. Attraverso il confronto con un’ampia scelta di campi disciplinari (filosofia, antropologia, sociologia, psicanalisi, semiotica, estetica, letteratura, scienza della progettazione) i quindici interventi del volume propongono una ricognizione, sullo statuto degli oggetti nella società contemporanea e sulle principali strumentazioni concettuali disponibili per l’interpretazione della nostra esperienza delle cose.
Andrea Borsari
Alfonso M. Iacono
Franco La Cecla
Luisa Leonini
Andrea Semprini
Ezio Manzini
Daniele Del Giudice
Nadia Fusini
Wanda Tommasi
Chiara Zamboni:
Giorgio Franck:
Stefano Zecchi:
Remo Guidieri
Birgitta Nedelmann
Marshall Sahlins
Le cose e la memoria: Georges Perec
Andrea Borsari
Nota bio-bibliografica sugli autori