Insediamento della Presidente Chiara Alvisi

Assemblea A.d.D.U. del 27 novembre 2020

  • Data: 27 NOVEMBRE 2020  dalle 11:00 alle 12:00

Discorso della Presidente Chiara Alvisi


Care amiche e colleghe,

confesso che quando mi è stata proposta questa candidatura ero dubbiosa. Poi, quelle di voi che mi hanno rivolto l’invito mi hanno anche fatto venire voglia di accettare di mettermi al lavoro.

Come si sa, solo chi lavora e lavora bene, fa venire agli altri voglia di lavorare. Così è stato nel mio caso: guardando all’esempio operoso delle amiche che mi hanno proposto questa avventura ho infine accettato di candidarmi.

L’AdDU nacque nel 1991 con tre obiettivi: a) favorire la circolazione delle idee e lo scambio di informazioni sull’attività di ricerca e didattica delle socie; b) promuovere l’attività di chiunque, all’interno dell’Università, abbia dato e dia prova di serietà scientifica ed impegno didattico, favorendo il raggiungimento di giusti traguardi da parte di chi lo merita; c) discutere sui problemi universitari man mano che si presentano. Da quel lontano 13 dicembre 1991, quando nella sala dell’VIII Centenario si tenne la prima assemblea delle socie fondatrici, che elessero le prime componenti degli organi associativi, nell’arco di questi trent’anni l’AdDU ha operato come una vera istituzione, attuando i suoi obiettivi statutari, dialogando coi vertici dell’Ateneo e della città, sostenendo con successo la candidatura di molte socie negli organi di governo dell’Ateneo (dal CdA, al Senato accademico fino alla carica di Pro-Rettore), organizzando convegni scientifici di rilievo nazionale ed internazionale. L’anno prossimo sarebbe bello poter celebrare il suo trentesimo compleanno in quella sala dell’VIII Centenario in cui tutto cominciò.

Il fatto stesso che oggi ci troviamo qui riunite come socie dell’AdDU, è dunque un’opportunità per tutte noi, un invito ad operare non tanto come individui accomunati dal gender, quanto come partner, socie appunto, che si mettono ad un lavoro comune (oserei dire al servizio le une delle altre) per realizzare gli obiettivi statutari, e in definitiva per produrre una nuova ricchezza: di idee, di pensiero, di saperi.

Come disse uno dei miei maestri, “molti sono i simili, ma pochi, pochissimi sono i partners”.

Nell’arco di questi trent’anni l’AdDU ha dimostrato di saper coltivare una vera partnership fra le sue socie. Oggi occorre allora ripartire dal tesoro di competenze e di saperi che ogni socia porta con sé: voi siete il capitale di questa associazione e spero che nei prossimi due anni, attraverso la collaborazione di tutte, questo capitale possa essere messo nuovamente a frutto anche grazie all’occasione o se volete allo strumento che questa associazione può rappresentare per chi vuole farsene qualcosa.

Il bellissimo logo dell’AdDU, felice scelta delle socie fondatrici, è la suonatrice di liuto di Orazio Gentileschi, un pittore che assunse il cognome materno, a sua volta padre della straordinaria pittrice Artemisia, amico di Caravaggio, il quale operò anche alla corte di Maria de Medici, l’italiana che divenne regina di Francia, prima di trasferirsi alla corte di Carlo I d’Inghilterra, dove concluse il suo percorso umano e artistico. La suonatrice di liuto è molto di più di una rappresentazione di genere. Ci mostra infatti una giovane donna, con un abito dorato, che volge le spalle all’osservatore perché è impegnata ad accordare lo strumento a diciannove corde. La vediamo mentre sta ascoltando una nota. Probabilmente si sta preparando per un concerto, evocato dall’assortimento degli strumenti musicali sul tavolo, dove riconosciamo un cornetto rinascimentale e un violino, che attendono gli altri musicisti e le altre musiciste. In particolare, il violino è reso attraverso una mirabile prospettiva che punta lo spettatore, come invitandolo a prenderlo in mano, a mettersi all’opera dunque, da qualunque prospettiva lo si guardi. Mi piace pensare che questo violino e gli altri strumenti musicali simboleggino la nostra associazione, che ci invita a mettere in scena un armonico concerto. Non a caso qualcuno ha visto in questa immagine l’allegoria di Armonia, la dea dell’ascolto e della concordia. Sul tavolo è poi visibile uno spartito musicale, un cartiglio aperto davanti alla suonatrice, che ne è quindi anche la lettrice. Anche quello della liseuse è un topos nella rappresentazione artistica della figura femminile. La lettrice, come la musicista del nostro logo, è una donna intenta ad apprendere (pensieri e saperi) per poi farne a sua volta qualcosa di nuovo, da impiegare al prossimo incontro. Si tratta di una donna al lavoro, che si prepara ai prossimi appuntamenti della sua vita.

A ben pensarci, non c’é nulla di più triste di un appuntamento mancato. In fondo, il male di vivere è proprio il venir meno agli appuntamenti della vita. Numerosi ed importanti sono peraltro gli appuntamenti che attendono le ricercatrici e le docenti dell’AdDU.

Ecco allora il programma di lavoro che vorrei proporre, come un suggerimento a tutte voi per mettere a frutto questo appuntamento che è innanzitutto l’adesione all’AdDU.

  1. Vorrei che la nostra associazione tornasse ad essere visibile sul web, attraverso un proprio sito internet, che riportasse le iniziative dell’associazione ed anche, attraverso una newsletter pubblicata periodicamente sul sito, le iniziative e le pubblicazioni che le socie intendono segnalare. Mi piacerebbe inoltre che il sito riportasse la “storia gloriosa” della nostra associazione e sarò grata a quelle di voi che vorranno impegnarsi in questa opera di ricostruzione della memoria.
  2. Il Comitato scientifico potrebbe poi curare la recensione periodica di iniziative o di pubblicazioni selezionate, di cui dare notizia sul sito dell’associazione.
  3. Si potrebbe immaginare anche l’edizione annuale di un premio, da assegnare alle ricercatrici più giovani e meritevoli, intitolato alle docenti dell’Università di Bologna che si sono distinte nella storia del nostro Ateneo per meriti scientifici dal XVIII al XXI secolo.
  4. L’associazione potrebbe inoltre valutare, di volta in volta, di impegnarsi in iniziative di advocacy, facendo sentire la propria voce su questioni di interesse scientifico o istituzionale o sociale, pur mantenendosi rigorosamente fedele alla propria vocazione laica, apolitica e non sindacale.
  5. Vorrei inoltre che l’AdDU continuasse ad agire come un’istituzione fra le istituzioni civili e scientifiche, promuovendo seminari interdisciplinari o simposi se preferite, nei quali dialogare con personalità del mondo scientifico ed istituzionale. La cornice di questi appuntamenti potrebbe intitolarsi “la pensée est féminine” – che in italiano si traduce “il pensiero è femminile”. La lingua francese conserva nella grammatica, che vuole di genere femminile il sostantivo “la pensée” la memoria di un sapere intorno alla struttura del pensiero: il pensiero è femminile perché è ricettivo, modus recipientis. Ciò che anche l’iconologia ribadisce, proponendo la rappresentazione delle arti e delle scienze attraverso allegorie tutte al femminile.

In conclusione, ma prima di ogni altra cosa, vorrei che ogni socia potesse davvero partecipare a questa associazione e dare un contributo di idee e di competenze alla realizzazione del programma di questo biennio in quanto, come mi è stato fatto notare, l’attività associativa può rappresentare anche l’occasione di una convivialità che consenta di incontrarsi e conoscersi meglio, dalle assemblee sociali (che spero potranno tornare presto in presenza) fino a fare network in ogni ambito.

Auspico infine che questa associazione possa essere per ognuna di noi un luogo in cui riflettere su cosa è la scienza, la libertà di pensiero e l’amicizia. Per questo conto sull’aiuto di tutte voi.

Grazie