Rilievo topografico e GIS, scavi stratigrafici, fotogrammetria 3D e documentazione LiDAR, analisi antropologiche e bioarcheologiche, studio dei manufatti e della ceramica, datazioni al radiocarbonio, conservazione.
Grazie allo scavo stratigrafico e allo studio della ceramica è possibile riconoscere due fasi principali:
La torre rimase in uso per diversi secoli, probabilmente fino alla metà del II millennio a.C.
La torre di Al-Khutm (regione di Dhahirah, Sultanato d'Oman) fa parte di un paesaggio riconosciuto come Patrimonio Mondiale UNESCO, insieme al vicino complesso di Bat e alla necropoli di Al-Ayn. Quest'area conserva uno dei paesaggi culturali dell'Età del Bronzo più completi della Penisola Arabica, con monumenti funerari, torri e resti insediativi risalenti a 4000-5000 anni fa.
Nei testi mesopotamici, l'Arabia sud-orientale è indicata come la "Terra di Magan", una regione centrale per i commerci e i collegamenti culturali tra Mesopotamia, Valle dell'Indo e altre aree dell'Oceano Indiano. Nel III millennio a.C. si svilupparono forme insediative peculiari, architetture monumentali e nuove tecnologie, come la metallurgia del rame, all'interno di un contesto di crescente complessità sociale.
Sono note circa settantatré torri dell'Età del Bronzo in Arabia sud-orientale, databili dall'inizio del III millennio all'inizio del II millennio a.C. Esse sono concentrate in regioni specifiche, in particolare Hili, Bat e Bisyah, e variano per dimensioni e collocazione. La maggior parte misura 20-25 m di diametro; poche sono state completamente scavate.
La torre circolare di Al-Khutm, di circa 20 m di diametro, presenta lati leggermente appiattiti a est e a ovest per adattarsi alla forma del rilievo. Il muro, conservato per un'altezza di 3,5-4 m, è costruito con grandi blocchi squadrati (ca. 120 × 90 × 25 cm) disposti in nove filari.
All'interno, un corridoio centrale conduce a una serie di strette stanze perpendicolari. Muri perimetrali racchiudono i lati nord-orientale e occidentale; quest'ultimo, conservato fino a 2,3 m, curva per circa 45 m e presenta rientranze per adattarsi alla roccia di base. Gli scavi hanno rivelato pavimenti in argilla compatta e tracce di taglio della roccia durante la costruzione.
La torre di Al-Khutm fu documentata per la prima volta da Beatrice de Cardi negli anni Settanta, quando era in gran parte sepolta sotto oltre tre metri di crollo. Un ampio progetto di scavo e conservazione è iniziato nel 2015, diretto dal Prof. Maurizio Cattani (Università di Bologna) insieme a un team italiano finanziato dal Ministry of Heritage and Tourism dell'Oman.
L'obiettivo era liberare il monumento dal crollo, documentarlo con tecniche moderne e prepararlo per la fruizione pubblica.
Gli interventi recenti hanno mirato a stabilizzare la struttura e a migliorarne la presentazione. La rimozione dei crolli ha rivelato la forma della torre per la prima volta dopo millenni. Grazie alla fotogrammetria 3D e al rilievo GIS si è potuto creare un archivio permanente. I piani futuri includono il completamento dello scavo nel settore settentrionale e l'affinamento della cronologia grazie allo studio della ceramica e ad analisi 14C. La torre è ora integrata nei percorsi di visita e nelle strutture di accoglienza del patrimonio locale.