Presentazione

IL MONUMENTO

Si tratta di uno degli edifici di culto più imponenti dell’età protobizantina, sia per le dimensioni che per la qualità degli apparati decorativi.

La basilica, a cinque navate con annessi a nord e a sud, è conclusa a est da un’abside semicircolare estradossata ed è provvista di un transetto interno e di un vasto presbiterio. Si tratta della cattedrale di Gortina, che assume rango arcivescovile in epoca giustinianea, L’edificio ecclesiale, forse ricordato già nel IV secolo a proposito della traslazione delle reliquie dei SS. Dieci, i martiri locali uccisi sotto Decio nell’anfiteatro cittadino, viene dotato di nuovi pavimenti musivi nel corso del VI secolo sotto gli arcivescovi Teodoro e Vetranio, documentati epigraficamente nella navata mediana.

All’età giustinianea sono riferibili modifiche strutturali e decorative, tra cui l’inserimento nell’emiciclo absidale di un synthronon a sette gradini provvisto di un largo peribolo praticabile, e l’assetto dell’articolazione degli spazi per la liturgia della parola nella navata mediana. Più tardi l’ambone riceve una ristrutturazione monumentale ispirata a modelli costantinopolitani. Nel presbiterio, ai lati della base del grande altare a mensa coronato dal ciborio, è stato rinvenuto un pavimento ad opus sectile: i marmi policromi di pregio del pavimento e delle tarsie parietali, la grande quantità di tessere musive parietali, i frammenti di cornici in stucco dorato e i capitelli decorati in foglia d’oro, testimoniano l’impegno decorativo di questa zona dell’edificio.

Anche alla luce dei risultati emersi negli ultimi anni nelle altre aree urbane e di una revisione generale dei materiali e delle stratigrafie è ormai definitivamente superata l’ipotesi che vedeva nel terremoto del 670 il termine d’uso della basilica.

Il monumento, dopo l’evento che ne causò l’abbandono finale, sembra essere sopravvissuto allo stato di rudere per un periodo lungo, durante il quale continuò ad essere soggetto ad una vasta opera di spoliazione dei materiali lapidei; questo processo, insieme agli interventi agricoli, ha provocato nel tempo la scomparsa della chiesa.

Mitropolis

Dal 1991 sono stati condotti scavi sistematici nel quartiere occidentale di Gortina, a sud dell’agorà e della chiesa di San Tito, in collaborazione con la 13° Eforia bizantina di Creta. Le indagini iniziarono in seguito all’individuazione da parte di A. Di Vita di alcune strutture, successivamente identificate con la solea di una grande chiesa a sviluppo basilicale. La chiesa venne poi indagata da una missione italo-greca sotto la direzione di R. Farioli Campanati e E. Borboudakis. La basilica, a cinque navate con annessi a nord e a sud, è conclusa a est da un’abside semicircolare estradossata ed è provvista di un transetto interno e di un vasto presbiterio. Si tratta della cattedrale di Gortina, che assume rango arcivescovile in epoca giustinianea, L’edificio ecclesiale, forse ricordato già nel IV secolo a proposito della traslazione delle reliquie dei SS. Dieci, i martiri locali uccisi sotto Decio nell’anfiteatro cittadino, viene dotato di nuovi pavimenti musivi nel corso del VI secolo sotto gli arcivescovi Teodoro e Vetranio, documentati epigraficamente nella navata mediana. Il nome dello stesso Vetranio è ricordato nella forma di un monogramma nei due capitelli imposta del tribelon della vicina chiesa di S. Tito, promossa dallo stesso presule gortinio. All’età giustinianea sono riferibili modifiche strutturali e decorative, tra cui l’inserimento nell’emiciclo absidale di un synthronon a sette gradini provvisto di un largo peribolo praticabile, e l’assetto dell’articolazione degli spazi per la liturgia della parola nella navata mediana. Più tardi l’ambone riceve una ristrutturazione monumentale ispirata a modelli costantinopolitani. Nel presbiterio, ai lati della base del grande altare a mensa coronato dal ciborio, è stato rinvenuto un pavimento ad opus sectile: i marmi policromi di pregio del pavimento e delle tarsie parietali, la grande quantità di tessere musive parietali, i frammenti di cornici in stucco dorato e i capitelli decorati in foglia d’oro, testimoniano l’impegno decorativo di questa zona dell’edificio.

La ripresa delle indagini dell’Università di Bologna nel 2011 dopo alcuni anni di interruzione, sotto il coordinamento di I. Baldini, in synergasia con la 13° Eforia bizantina (V. Sithiakaki), secondo il programma stipulato tra la SAIA e il Ministero greco della Cultura, ha posto in maniera sempre più chiara la necessità di approfondire la prospettiva di studio del monumento nel contesto dello sviluppo di Gortina nella prima età bizantina. Anche alla luce dei risultati emersi negli ultimi anni nelle altre aree urbane e di una revisione generale dei materiali e delle stratigrafie è ormai definitivamente superata l’ipotesi che vedeva nel terremoto del 670 il termine d’uso della basilica. Il monumento, dopo l’evento che ne causò l’abbandono finale, sembra essere sopravvissuto allo stato di rudere per un periodo lungo, durante il quale continuò ad essere soggetto ad una vasta opera di spoliazione dei materiali lapidei. Gravi compromissioni sono testimoniate soprattutto nell’area delle navate; a crolli parziali si accompagnano depredazioni sistematiche e prolungate dell’apparato decorativo e dei materiali da costruzione, un processo che, insieme agli interventi agricoli, ha provocato nel tempo la scomparsa della chiesa.

Il DSCI ha anche partecipato dal 2003 al 2008 allo scavo dell'isolato del ninfeo a nord del Pretorio. L’area era stata indagata tramite sondaggi limitati nel 1911 ad opera di A.Maiuri, nel 1970 da A. Colini e nel 1989-1990 da A. Di Vita, interventi che avevano permesso di riconoscere un impegno costruttivo pubblico a carattere monumentale. La nuova ricerca è stata condotta in collaborazione con l’Università di Roma ‘La Sapienza’(responsabile E. Lippolis)  e la Facoltà di Architettura del Politecnico diBari (responsabili G. Rocco e M. Livadiotti) . Il lavoro condotto ha permesso di ricostruire le diverse fasi di vita succedutesi nella zona, che riveste un ruolo importante nel processo di definizione urbana, mostrando sin dall’inizio della frequentazione una destinazione esclusivamente pubblica e collettiva in un ampio arco di tempo, dal Tardo Ellenismo sino all’VIII sec.d.C.

Bibliografia di riferimento: https://www.academia.edu/1152423/Il_tempio_del_Caput_Aquae_nel_tessuto_urbano_circostante