Gortina Bizantina

Gortina, capitale dal 67 a.C. della provincia di Creta e Cirenaica, mantiene il proprio ruolo di principale sede politica e amministrativa dell’isola anche in età imperiale e protobizantina, con una continuità dell’impegno monumentale e del tono urbano: numerosi dati sull’articolazione della città e sul suo sviluppo urbanistico e architettonico sono emersi nel corso delle ricerche archeologiche ed epigrafiche svolte dalla Scuola Archeologica Italiana, attiva nel sito dalla fine dell’Ottocento, ma soprattutto grazie agli scavi condotti nell’ultimo cinquantennio in diverse aree della città. L’inizio del cristianesimo a Gortina è messo in relazione dalle fonti neotestamentarie con l’episcopato di Tito, discepolo di S. Paolo, al quale la tradizione ha collegato l’intitolazione di una basilica sorta in età protobizantina nell’area dell’agorà greca, ai margini settentrionali del quartiere cristiano oggi coincidente con il territorio di pertinenza del villaggio di Mitropolis.

La prima menzione della presenza di edifici di culto è invece collegata da fonti agiografiche al martirio di dieci santi cretesi durante la persecuzione di Probo: nel IV secolo i corpi dei martiri, uccisi nell’anfiteatro, monumento riconosciuto al centro dell’attuale paese di Aghii Deka in corrispondenza della chiesa principale, sarebbero stati infatti traslati dal vescovo Paolo da un luogo di sepoltura provvisorio ad una sede più monumentale. Le notizie tramandate dalle fonti e i dati epigrafici permettono di ricostruire una lista episcopale comprendente numerosi presuli, che dal VI secolo assumono il titolo arcivescovile. Alcuni edifici di culto sono legati a questa fase della monumentalizzazione cristiana della città: a Mavropapa (tra il Pretorio e Mitropolis), sull'acropoli, nella'area della Megali Porta, nell'agorà (San Tito).

In età tardoantica la zona occupata dal Pretorio continua ad essere oggetto di interventi da parte delle autorità locali, divenendo una sorta di luogo di esibizione dei governatori locali e dell’élite politica degli ultimi decenni del IV secolo i santuari urbani vengono progressivamente chiusi e le aree ricavate nelle loro pertinenze sono occupate progressivamente da edifici privati, anche con funzioni artigianali, che dalla metà del V secolo si sovrappongono ai marciapiedi delle strade e costituiscono un tessuto insediativo fitto e ininterrotto, con un uso sempre più marcato di spolia. Considerando i dati finora disponibili, la grande monumentalizzazione cristiana sembra esclusa, in un primo tempo, dagli spazi destinati alle funzioni politiche e amministrative di Gortina.

La documentazione emersa nelle ricerche recenti offre un maggior numero di livelli conservati e un significativo arricchimento di dati, in concomitanza con lo sviluppo del pretorio e della continuità d’uso del complesso per attività pubbliche. Un momento di cesura coincide con l’abbandono delle sedi viarie lastricate. L’ultima fase, che comprende gli ultimi decenni del VII e l’VIII-IX secolo sec., mostra una totale riconversione funzionale dell’intera area. Scompaiono completamente le funzioni pubbliche;, il tessuto insediativo risulta rarefatto. Nell’VIII secolo, quindi, l’intera area mantiene una frequentazione abbastanza intensa, consistente in abitazioni molto semplici legate ad impianti produttivi impegnati nella trasformazione delle derrate agricole, con torchi, strutture affini e contenitori destinati alla conservazione. Tale frequentazione può essere messa in relazione con l’intero sviluppo della città bizantina, come emerge sempre più chiaramente dalle ricerche archeologiche degli ultimi anni nei quartieri delle Case Bizantine, dell’agorà e di Mitropolis.