Date al vento le chiome, isfavillanti
Gli occhi glauchi, del sen nuda il candore,
Salti su ’l cocchio; e l’impeto e il terrore
Van con fremito anelo a te d’avanti.
5 L’ombra del tuo cimier l’aure tremanti,
Come di ferrugigno astro il bagliore,
Trasvola; e de le tue ruote al fragore
Segue la polve de gl’imperi infranti.
Tale, o Roma, vedean le genti dome
10 La imagin tua ne’ lor terrori antichi:
Oggi una mitra a le regali chiome,
Oggi un rosario che la man t’implichi
Darti vorrien per sempre. Oh ancor del nome
Spauri il mondo e i secoli affatichi!